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Sheena is a punk rocker

Nell’ultima settimana mi è capitato due volte di trovarmi di fronte il punk (inteso come musica) declinato in salsa bimbominkia.

La prima su facebook, dove su chissà quale gruppo cui chissà perché sono iscritto un tizio, uno studente che prepara la tesi, invitava i membri a riempire un semplice questionario online. Era sulle preferenze musicali, ma alla fine al tizio interessavano due cose: se ti piacevano i Green Day, e se ti piacevano alcuni altri “artisti punk”.

Tra le scelte, oltre ai Green Day e ai Blink 182 (questi ultimi secondo la vulgata corrente avrebbero scritto “Behind blue eyes”, il pezzo dei Who del ’71…) c’era roba come Avril Lavigne, i Fall Out Boy e i My Chemical Romance, e a quel punto ho fatto notare che non si poteva proprio vedere una robaccia così, e non ho riempito nulla.

Ieri invece al lavoro il collega DJ mi ferma per il corridoio e mi dice che ha bisogno di una consulenza musicale sui Green Day (aridaje…). La consulenza e’ dire il nome di una canzone su youtube che non ha il titolo. Me la fa sentire e invece che i Green Day sono i Blink 182 col loro pezzo più famoso, “All the small things”. Appurato questo, si viene a sapere che ha bisogno di alcuni pezzi punk per suonarli ad un matrimonio, dove gli è perlappunto stato chiesto un po’ di punk, tipo (cito il messaggio che gli han mandato) “…Green Day …Blink 182”.

Io gli ho tirato giù cinque o sei pezzi facili che non credo suonerà mai a quel matrimonio, ma il punto è che oramai “punk” significa una cosa completamente diversa da quella di trenta o quaranta anni fa, sia musicalmente che socialmente. Una cosa che a me fa schifo quanto immagino faccia schifo ad uno che ascolta musica classica sentirsi mettere Giovanni Allevi tra Bach e Dvorjak.

Quello che oggi si chiama punk è una batteria veloce e martellante fine a se stessa più che al pezzo suonato, una linea di basso che quasi non si sente e sopra tutto una chitarra ipereffettata che anestetizza tutto. Cambi di ritmo sincopati, voce dissonante e parlata, abbigliamento alla skateboardista… insomma, tutte le piccole cose che piacciono ai gGiovani d’oggi:

Il punk di ieri erano i Dead Kennedys e Jello Biafra, i Ramones della Sheena che da il titolo al pezzo, i Clash (che resero la vecchia “I fought the law” un capolavoro e che se la fanno i Green Day è obiettivamente sette livelli sotto), i Sex Pistols, e anche questi tizi qua sotto che qualche anno fa, imbolsiti dall’età ma sempre uguali a quarant’anni prima mi sedevano accanto a bersi una pinta prima del loro concerto:

Io non ho niente contro i Blink 182 o i Green Day, ma per favore non si dica che fanno punk rock.

“Pop punk” può andare, anche se mi sa tanto di culo e quaranta ore…

 

Barney

In busta chiusa, lettera “P” di Politica (e di Punk)

p_barney

“The best argument against democracy is a five-minute conversation with the average voter”

E’ Winston Churchill, e la frase è il migliore epitaffio al suffragio universale che sia mai stato scritto. Potrebbe già bastare, credo. Se uno volesse altre prove, potrebbe leggersi qualunque post su facebook d’un grillino, o d’un leghista presi a casaccio: rafforzare le proprie convinzioni fa crescere nel carattere, si dice…

Ma io vado oltre, che scherziamo? Devo parlare di Politica, ma siccome tra le parole che potevo scegliere c’era pure Punk parlerò anche di musica. Di musica politica. Non di politica musicale perché non ne sono capace, ne’ degno. Ma di punk -e di musica in generale- come espressione d’una ribellione anche ad una certa politica si, perché no?

Sarà una busta che contiene molta musica, quindi. Auguri.

Mi tocca iniziare citando per l’ennesima volta gli Zen Circus, con questa versione di “La democrazia semplicemente non funziona”:

che ha nella maglietta di Qqru la summa theologica che travalica pure il pensiero di Churchill: Io credo nei Ramones. Il sottinteso è “col cazzo che credo nella politica, e figuriamoci se credo nella democrazia“. E come possiamo dar torto agli Zen, se il governo Renzi è espressione più d’un accordo tra bojardi che il risultato di elezioni -che peraltro NON CI SONO STATE-? E il precedente orribile governo Monti, allora? E il governicchio Letta (povero Enrico, brava persona ma hic sunt squalones, bimbo…)? E quelli di prima? Via, ragazzi: votare non serve, far scegliere al Presidentissimo nemmeno… resta la riffa di fine anno, chi fa cinquina per primo è ministro, chi fa tombola è Premier. Meglio, no? Si risparmierebbero soldi e tempo, tanto  la democrazia non funziona, molto semplicemente.

E torniamo agli Zen. O ai Ramones, che è anche meglio:

Ma una sana deriva anarchica, allora? Un bellissimo “Don’t know what I want but I know how to get it“? Non vi danno un clamoroso senso di deja vu’ (o entendu) i Sex Pistols? “Non so cosa voglio, ma so come ottenerlo”: più che a Johnny Rotten e Sid Viciuos uno pensa a “Mafia Capitale”, ad appalti truccati, ar magna magna che accomuna destra e sinistra in un continuo scoprire modi nuovi di ottenere ciò che non si sa bene cosa sia (oddio, in realtà si capisce benissimo…):

D’altra parte “How many ways to get what you want I use the best I use the rest“…
Tout se tient, ça va sans dire.

Certo, il comunismo… Ah, signora mia! Quando aveva addaveni’ Baffone a sollevare i Lavoratori contro le angherie dei Padroni… E poi anche lui (o Lui?) s’e’ adeguato all’andazzo generale e ha salutato veramente il signor Padrone. Sull’attenti, scattare, salut’arm! E via a fare affari con l’antico nemico, che lo sterco del dimonio non è più il denaro, ma il sudore. E di risaia siamo stufi, e a casa nostra vogliamo andar!

Ma anche il comunismo è ormai morto, Dio anche e non è che io stia poi benissimo… Da noi, ora come ora, gli unici due partiti che riscuotono consensi crescenti sono i M5* e la Lega. Entrambi han capito dal Maestro (Silvio, chiaramente) e dallo studio dei classici (Joseph Goebbels) cosa ci vuole per ottenere il successo elettorale in un’epoca in cui cultura e conoscenza sono appannaggio di pochi: populismo in dosi massicce, ricerca di un nemico cui addossare le colpe, e continua ripetizione di una bugia sinchè essa non diventa verità. Da piani diversi e su strati di elettorato differenti Grillo e Salvini intercettano l’assoluta mancanza di fiducia nella “vecchia” politica da Prima Repubblica. Il primo Renzi ha giocato le stesse carte con meno astio, e ha ovviamente trionfato davanti al nulla assoluto rappresentato dai suoi avversari. Poi, s’è svegliato tutto bagnato e ha cominciato a capire che non basta promettere, declamare, annunciare: se governi devi fare.

Ecco: il fare è la parte che in assoluto manca di più ai politici nostrani. Il fare per noi, intendo. Perché per molti di loro “fare” qualcosa -o molto- per se stessi ed i relativi famigli è l’imperativo categorico, per dirla alla Kant.
Manca molto la consapevolezza del momento, della società, di quanto costa un chilo di pane o un litro di latte, di quanto sia difficile trovare un posto all’asilo per tuo figlio se non sei Ministro, di come tirare avanti se fai l’operaio -ma pure l’impiegato in ufficio- e devi pagare mutui e bollette. Manca perché adesso questi non sono più problemi loro. Rimangono nostri, e chi dovrebbe governare distoglie l’attenzione dal resto con ricorrenti falsi bersagli, o con dosi massicce di retorica vuota. Il paese reale è altro, ma chissene:

A chi non fa politica – a chi la subisce, stavo per scrivere- mancano sia le opportunità sia -diciamocelo- la volontà di reagire costruttivamente a questo stato di cose che si autoalimenta da decenni e decenni, con i politici che coltivano cloni di loro stessi perché ne vengano sostituiti al naturale decadimento degli originali. Credo che molto dipenda, di nuovo, dall’assoluto appiattimento culturale in cui viviamo, di cui molta colpa ha la standardizzazione cerebrale operata dalla televisione. Reality e talk show definiscono oramai gusti musicali, sessuali e culinari; la politica è stato solo il primo passo.

Che triste sfilata, come cantava Mike Stipe:

When I tried to tell my story
They cut me off to take a break.
I sat silent 5 commercials
I had nothing left to say
The talk show host was index-carded
All organized and blank
The other guests were scared and hardened
What a sad parade…

Barney

 

In Busta Chiusa n. 16, un progetto di Cartaresistente
Lettera P di Barney Panofsky

Illustrazioni di Davide Lorenzon

Le sette piaghe della societa’ moderna: i rollinz

Ma a che cazzo servono, questi pupazzetti orribili che fino all’altro giorno ti davano “in regalo” all’Esselunga ogni venticinque Euro di spesa?

Ecco una delle millanta collezioni complete che i miei colleghi hanno accumulato con la scusa di figli piccoli o di pargoli che prima o poi verranno:

rollalo

Sono obiettivamente orrendi, raccolti in una “astronave” di  cartone che dovrebbe essere la Millennium Falcon, e nella quale si suggeriscono usi ludici del tutto improbabili, tipo “la corsa attorno all’astronave”, a colpi di nocchini[1], o una lotta a chi casca in terra prima, sempre a nocchinate. Orripilante, quasi quanto i rollinz stessi.

Eppure, da settimane c’e’ la febbre di questi butt plug, e posso capire mia figlia che se li scambia con gli amici in classe (spero senza secondi fini :-O), ma il resto del mondo, diciamo gli adulti, proprio no. Addirittura ci sono commerci di questa merda rollinz su Ebay, a prezzi variabili e stupefacenti se si pensa che sono “omaggi” sugli acquisti.

E’ un’ulteriore prova di quanto in basso la societa’ dei consumi sia arrivata: la corsa a chi spende di piu’ per accaparrarsi in omaggio il pupazzetto del cazzo, lo scambio dei doppioni che neanche quando quarant’anni fa ero alle scuole elementari e si commerciavano le figurine o le biglie (si, ma allora avevo dieci anni…), la richiesta quasi pietosa di doppioni ai colleghi (“che, ce l’hai Obi Wan Kenobi giovane? Se me lo dai ti porto Boba Fett!”), il tutto per un prodotto che fa davvero schifo al majale.

E poi da piccolo io mai mi sarei sognato di chiedere a mio padre si mi trovava la figurina “x” del giocatore del Novara, o la biglia marmorizzata. Sarebbe stata una umiliazione solo il pensarci, senza considerare che i nostri padri avevano vaga contezza dell’esistenza delle figurine e delle bilie, pensavano ad altro. Se ci fossimo azzardati a chiedere la figurina di Benetti ai nostri padri, sospetto che la cosa migliore che ci sarebbe potuta capitare era il salto della cena. La piu’ probabile una visita dal medico generico, per vedere se s’era in salute. Soprattutto mentale.

Mah, mi pare l’ennesimo segno che stiamo andando verso una societa’ neotenica, basata sulla fuffa e sul commercio della fuffa… E sulla vendita di tutto il vendibile, meglio se in regalo c’e’ una bella collezione di butt plug rollinz.

 

[1] il nocchino e’ il colpo di dito in genere dato con l’indice che viene fatto scattare a molla dopo averlo unito al pollice. A Subbuteo, invece, il nocchino si puo’ dare solo con l’unghia dell’indice o del medio, ma senza usare il pollice come molla, equivarrebbe al rullare a biliardino e non si fa. Mai.

 

Barney

 

Di cani, di peni e di altre Madonne

La mi sia ‘honsentito i’ttitolo leggermente blasfemo, ma non son riuscito a fare di megl peggio.

Il fatto e’ che oggi mi sono imbattuto in una serie di articolesse che non potevo esimermi dal mischiare (non shakerare) il tutto e servire in un tumbler con un’olivina di numero, un cubetto di ghiaccio e una fettina di limone.

Non so come e’ cominciato il tutto, ma a un certo punto son capitato qui. Ho riletto tre o quattro volte la notizia, non perche’ non mi capacitassi della cosa (de gustibus non est disputandum, suvvia…), ma sono un po’ duro nel rappresentare le relazioni tra persone.

Qua abbiamo una tizia che rientra a casa in anticipo, e scopre la coinquilina sua e di suo fratello (che e’ anche il fidanzato della coinquilina) che se la spassa con Spike. Ma poi si scopre che se la fa anche con Dick (o come si chiama), e chissa’ con chi altro. A questo punto l’uomo tronca la relazione (non perche’ geloso, ma per divergenze di opinioni sui pet credo…), ma la coinquilina decide di avvelenarli con un mix di alcool e detergente per wc (sic!), pero’ gli va male (cazzo, la cena aveva quel vaghissimo retrogusto di merda e Anitra WC!) e viene arrestata. Prima che chiamiate la neurodeliri: sto riportando fedelmente (bau! Bau!) una “notizia” che si trova sull’edizione online del Messaggero, non del giornalino di Superpippo.

Il quale Messaggero si rivela, ad un’attenta (basta non chiudere gli occhi) analisi della colonna delle stronzate (la parte destra della pagina del cane lupo sopra linkata), una vera e propria miniera di vaccate inenarrabili, tutte spacciate per “notizie“.

In un crescendo rossiniano (qualsiasi cosa cio’ significhi per uno come me che ha a schifo l’opera lirica) ci si imbatte nelle seguenti perle da Pulitzer:

Senigallia, sorpresa in auto a fare sesso con il suo stalker (ovvero: la sindrome di Stoccolma all’ennesima potenza)

 

Da’ un passaggio ad una sconosciuta, poi le offre solo 13 dollari per fare sesso: lei lo evira (ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno sapra’ quanto costa la mia liberta’)

 

Mamma 36enne fa sesso con 12enne, condannata a 10 anni (trovate il numero successivo nella sequenza)

 

Da fuoco al marito dopo una lite: aveva spruzzato diserbante sul prato. “Era pericoloso per i cani” (Animal house)

 

Ma per non esser da meno, il 18 agosto scorso Libero (ovvero: le Mille e una Notte delle stronzate) ha calato il carico da undici, affidando ad Antonio “stranocristiano” Socci un’analisi articolata (dalla cui lettura francamente non ho ricavato una beata cippa di minchia) del quarto (sic) mistero di Fatima. Come dire una dissertazione sulle proprieta’ endocroniche della tiotimolina risublimata, per citare me medesimo di solo un par di giorni fa. Comunque, il quarto segreto sarebbe (vi tolgo la suspance perche’ sono stronzo) che si stiantera’ tutti a breve in una Apocalisse annunziata da segni inequivocabili.  Che ne so, le guerre per esempio, o Ebola. O i terremoti, i vulcani attivi che eruttano tutti insieme…

Mancano le cavallette e la pioggia di sangue, ma ci stiamo attrezzando. Il meteorite e’ troppo hi-tech, su certi ambienti non fa un cazzo di presa.

Colonna sonora dedicata a Spike, povera bestia…

 

 

 

Barney

Borderline, Pisa: CJ Ramone, Reconquista tour 2013

A uno che comincia a suonare a mezzanotte con il posto pieno di gente tatuata e vestita di nero, e che ti attacca il set con questa roba qua:

e te lo finisce, un’ora e mezza dopo in una sala piena di birra e sudore, cosi’:

 

A uno cosi’, che ha suonato con l’anima per tutto quel tempo, che gli vuoi dire se non:

Gabba Gabba Hey?

 

🙂

 

 

Barney