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Still life: the Barber of Seville, the Bald Dwarf and all the other business

Non ho potuto resistere all’accostamento assolutamente casuale provocato da un incivile viaggiatore che ha buttato via il giornale, dal vento che ha mischiato le pagine e dalla splendida giornata di sole:

IMAGE00194A me piace soprattutto il manico di ombrellino di cioccolato verde in basso a sinistra, che colora tutto il resto -la massicciata e le cicche di sigarette, essenzialmente- e lo ravviva.

Ma il pezzo forte son le due pagine di giornale, “Il Barbiere di Siviglia” a sinistra e l’uomo con i capelli disegnati a destra.

Quello che ha svenduto l’Italia, insomma.

Barney

Precipita?

berlusconiTombolaQuella dietro i fiori bianchi e’ la mummia di Silvio. La bionda in primo piano dovrebbe essere la badante della mummia.

L’articolo con filmato e fotosequenza completa qua.

La colonna sonora e’ obbligatoriamente questa, invece:

Barney

Epifania

epifanìa s. f. [dal lat. tardo epiphanīa, gr. ἐπιϕάνεια, in origine agg. neutro pl., «(feste) dell’apparizione» e quindi «manifestazione (della divinità)», da ἐπιϕανς «visibile», der. di ἐπιϕαίνομαι «apparire»]. (www.treccani.it)

Al_SilvioA vedere questa foto a me viene in mente Brian De Palma. Non so chi consiglia SB sul look, secondo me deve essere uno con molta nostalgia della Chicago degli anni ’30…

“Sei solo chiacchiere e distintivo! Chiacchiere e distintivo, solo chiacchiere e distintivo!”

Barney

Dudù, Dudina, e il budello di su ma’ vestito da pirata

Tale padrone, tale cane: anche a Dudu’ piacciono minorenni…

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La fonte e’ ovviamente il Giornale, da leggere i commenti dei lettori inferociti per questo scoop effettivamente d’un certo livello: inarrivabile da tanto che siamo in basso.

 

Ora ci vuole la musica. Ci starebbe bene “Vattene amore”, o “Donne” (dududu, in cerca di guai). Io opto per un classico De Gregori.

Il terzo e’ una cagna, peraltro…

 

Barney

Le grandi battaglie civili nell’Italia del 2014

Ho letto poco fa che Alessandro “faccia come il culo” Sallusti, -che dovrebbe dirigere il Giornale, l’house organ di casa Berlusconi- ha intrapreso una importante battaglia per i diritti civili di un vecchio innocente e indifeso, cui pare la magistratura starebbe per impedire il legittimo desiderio di continuare a far politica, tanto da sbarrargli la strada per Strasburgo-Bruxelles. L’ometto vecchietto e’ ovviamente Silvio B., quello che alla fine della fiera da’ i soldi all’eroico Direttore Indipendente (col cazzo) e obiettivo (con lo stracazzo).

E allora il Nostro eroico Direttore s’e’ inventato la campagna di disobbedienza civile “Disobbediamo” (oltre che la simpatia, pare che dalle parti di Via Negri 4 anche la fantasia non abbondi. Obiettivita’ e coerenza invece sono direttamente non pervenute…).

Tutti possono aderire, inviando un fax o una mail secondo le istruzioni che trovate qua.

Ma prima di firmare, vi chiederei di leggere l’articolessa che Sallusti ha prodotto stamane. La copincollo direttamente  perche’ merita di rimanere negli archivi della rete per sempre. Tanto fa schifo, sia chiaro.

Ha fatto scalpore la notizia che Uli Hoeness, patron del glorioso Bayern Monaco, abbia rinunciato a fare appello contro la sentenza che lo condanna a tre anni e mezzo di carcere per una evasione fiscale di 27 milioni di euro.
«Ho sbagliato, devo pagare», ha fatto sapere con un comunicato. Più d’uno ha messo in relazione questa decisione con quella di Silvio Berlusconi di ribellarsi alla pena subita per una accusa analoga, tanto da annunciare la volontà di candidarsi alle elezioni europee nonostante l’interdizione dai pubblici uffici. Impariamo dai tedeschi – è la tesi – come ci si comporta di fronte alle decisioni della magistratura.
Cominciamo col dire che la magistratura tedesca non è quella italiana. A differenza di quello che è accaduto con Berlusconi, non risulta che alcuno dei pm e giudici che si è occupato di Hoeness sia iscritto a una corrente politica a lui avversa, o che abbia espresso giudizi personali su di lui, o che abbia partecipato a manifestazioni pubbliche contro il Bayern. Nessuno ha rilasciato interviste ostili o preconcette, nessuno si è candidato (come da noi Ingroia) contro di lui per prendergli il posto, a lui non sono stati negati testimoni a difesa. Insomma, siamo di fronte a una magistratura apparentemente serena che ha fatto il suo lavoro, non al quarantatreesimo tentativo bislacco (tanti ne ha subiti Berlusconi) di incastrarlo per toglierlo di mezzo.
Chiedere a Berlusconi di ammettere un reato che lui ritiene di non aver commesso è solo l’ultima di una serie di inaudite violenze. Le sentenze si subiscono, non necessariamente si devono accettare. Solo nei regimi autoritari firmi confessioni false ed estorte per mettere fine alle sofferenze tue e dei tuoi cari. Solo in un regime il presidente della Repubblica firma la clemenza non in base a fatti oggettivi e buonsenso ma in cambio di una piena sottomissione all’ingiustizia.
Berlusconi, per fortuna sua e nostra, non è uomo da sottomissioni. E per questo non mi stupisce la sua volontà di volersi comunque candidare alle elezioni europee. Io penso che la sua battaglia debba diventare la nostra perché togliere dalla competizione con una sentenza truffa il leader politico del centrodestra è cosa che non possiamo subire in silenzio. Il mio è un invito a essere tutti complici di una disobbedienza civile, pratica, il più delle volte nobile. Cito Wikipedia: «Negli Usa i diritti civili dei neri, pur concessi sulla carta, sono stati resi effettivi solo dalle campagne di disobbedienza civile di massa degli anni Sessanta. L’emancipazione nazionale indiana non sarebbe stata possibile senza le azioni di disobbedienza civile di Gandhi, che parlava anche di resistenza civile. Lo stesso Gandhi affermava: noi cessiamo di collaborare coi nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. Questa è la resistenza passiva. In Italia ebbe una buona notorietà il saggio del 1965 L’obbedienza non è più una virtù di don Lorenzo Milani che appoggiava l’obiezione civile contro il servizio militare».
Come vedete, siamo in buona compagnia. Chi vuole disobbedire insieme a noi può testimoniarlo inviando una email con nome e cognome a berlusconi.candidato@ilgiornale.it o un fax allo 02.72.02.38.59. Facciamo sentire forte la nostra voce. Ne vale la pena, indipendentemente dal risultato che otterremo. E lo dobbiamo al Presidente per averci permesso di vivere questi vent’anni di libertà, bislacchi e pasticciati fino a che si vuole ma meglio che sudditi di una sinistra mascalzona.

DISCLAIMER LEGALE: Tutta la roba in italico, qua sopra, e’ ovviamente ©, ®, ™ Il Giornale, e l’ha scritta il Direttore Alessandro Sallusti.

Oh, purtroppo e’ tutto vero. Dalla non citazione di Martin Luther King (ma si sa che al Nostro i negri piacciono poco, quindi e’ bene rimanere sul vago) a quelle fatte e finite di Gandhi e don Milani. Sino al colpo di genio di citare Wikipedia come fonte storica (immagino che sino a ieri la Rete fosse il dimonio, per Sallusti and Friends).

E il tutto che parte con il parallelo con Uli Hoeness. Ma lui, che accetta la condanna e non fara’ appello, e’ tedesco, e in Germania i giudici sono bravi (specialmente a Berlino dice ce ne sia uno incredibile…), non schierati, e tifano tutti Bayern.

Mica come in Italia, dove le sentenze si subiscono, ma non necessariamente si devono accettare. Soprattutto se il condannato e’ convinto di essere nel giusto, di essere innocente.

Bello questo punto di vista, vero? Pensate per un attimo a un condannato per stupro plurimo. Lo stupratore seriale ha tutto il diritto di non accettare la condanna, se egli e’ convinto nel profondo che le sue vittime non sono state violentate, no: loro avrebbero voluto fare sesso con lui, ma in quel momento erano distratte e gli han resistito. E lui, in perfetta buona fede, le ha dovute violentare! Non fa una grinza, no?

O lo spacciatore sotto casa vostra, che vende roba buonissima ed e’ fermamente convinto di svolgere un ruolo importantissimo nella societa’ moderna, e di compiere un lavoro rispettabilissimo. Voi potete condannarlo, ma non chiedergli di rispettare la sentenza che lo vuole per una decina di anni al gabbio!

Forza, Sallusti: attiva sta cippa di cazzo di numero di fax anche per i mafiosi, i corruttori, i tangentari, gli assassini. Scommetto che tutti i condannati con sentenza definitiva sotto sotto sono convinti di avere ragione.

E magari potrebbero addirittura avere l’ardire di volersi pure loro candidare per le elezioni europee, chissa’?

Gli vogliamo togliere questo diritto, Alessa’?

La colonna sonora mi pare appropriata.

Barney

La ragazza in coma

Tocca scrivere due bischerate sulla decadenza di Silvio da Senatore (che poi uno si stupisce di Caligola che fece Senatore il suo cavallo. Almeno lui -il cavallo, dico- non faceva cene eleganti…), il tutto funzionale a mettere su un par di canzoncine a tema.

Un annetto fa usci’ un documentario italo-inglese che raccontava il ventennio berlusconiano visto dall’esterno: lo stupore e l’incredulita’ di Bill Emmott, dell’Economist, di fronte a un paese che accettava supinamente qualsiasi puttanata (e qualsiasi puttanone) che Silvio gli propinava.

Il titolo del docu-film era “Girlfriend in a coma“, dal titolo del primo brano della serata. Scritto e suonato da Morrissey e gli Smiths nel 1987, e’ sicuramente immune, come ispirazione, dagli influssi forzitalioti. Eccovelo, cantato pochi anni fa da un Morrissey imbolsito ma sempre intonatissimo:

La ragazza in coma ritorna poche settimane fa in “L’eternita’ di Roma“, e sospetto che Simone Lenzi avesse in mente la stessa situazione che ha ispirato non il brano degli Smiths, ma il film della Piras e di Emmott. Qui la band livornese in versione acustica e in quattro sesti suona in un set acustico alla Feltrinelli di Roma (meglio quello del Pisa Book Festival, senza dubbio):

Ed eccoci dunque alla fine: una ragazza che e’ rimasta in coma per vent’anni (l’Italia) ha -forse- oggi la possibilita’ di risvegliarsi e prendere atto del tempo che e’ trascorso con lei che dormiva.

Forse, perche’ non sono del tutto convinto che Mr. B. sia uscito dal tavolo da gioco.

Ne’ che la ragazza voglia svegliarsi, se devo essere sincero…

 

Barney

Jame e Silvio, Precious e Dudu’

Jame “Buffalo Bill” Gumb e’ un protagonista d’un film di Jonathan Demme, che ha vinto un fottio di Oscar qualche anno fa.

Silvio si sa tutti chi e’.

Precious ha recitato con Jame.

Dudu’ recita con Silvio.

Buffalo Bill si faceva il vestitino di pelle, Silvio non lo so ma mi pare un particolare di secondaria importanza, perche’ il resto (a partire dai cani da calcio del cazzo) e’ uguale. Have a look:

 

Barney

Anatomia d’una fine (sottotitolo: non vendere mai la pelle dell’orso prima d’averlo ammazzato…)

Le rughe…

Le mani, che tremano e toccano il cuore ormai fermo,
la destra, che punta l’utente assonnato e lo sprona: “Ti voglio!  Su vieni!”.
Gli zigomi -pieni di biacca e cerone- puntuti ed osceni nel loro vecchiume…

L’antica balena che muove a pieta’ l’arpione dell’Achab, o a schifo (chissa’?),
E la testa, perdio!: i capelli che sembrano veri ma sono dipinti, le orecchie (due plinti
di rara bruttezza), le gote ripiene d’ovatta e cotenna…

E mille milioni di Alfani e Brunetti che ancora gli credono!
Le foto, gli articoli (carta ed inchiostro) sprecati a rincorrere ancora quell’osso
tirato alla gente in attesa del pane…

E rane, che gracidano liete del bove la morte, e s’accorgon di niente
che l’IMU e’ levata, e l’IVA non cresce
e vedrai che la mummia di nuovo ci riesce
a togliersi da dosso dell’onta l’afrore
del lodo imbrodato da nostro signore dell’audience perfetta:
messaggio, massaggio e partita in diretta del diavolo a strisce
che gente lo chiede!

La sera sia lieve al reo non confesso che strepita e sbava dal solito posto:
lo schermo appannato di vent’anni fa
quando era piu’ giovane e grasso meta’
ma non meno scaltro, ne’ un ette piu’ onesto

Ma non regge botta, l’omino di gesso:
arriva alla fine col fiatone grosso
sparando le solite, trite cazzate che piacciono tanto alle dame imbiancate.

Sara’ la stagione, saranno gli affanni, sara’ la continua grangnuola degli anni
che cadono addosso persino all’omino, ma ieri l’ho visto calare un pochino…

Vai, forse ci siamo!
S’e’ spento nel viso!

Non pare lo stesso, il signor Berlusconi:
nel duemila e trentotto ce lo leviamo dai coglioni!

Barney (?)

Undicisettembre duemilatredici, Italia

Uno screenshot illuminante della prima pagina di Repubblica online di stasera, da tramandare ai posteri:

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La prima notizia e’ la bocciatura del “metodo stamina“, sul quale ho gia’ sprecato anche troppo sudore e pelle dei polpastrelli. E’ fuffa, sfrutta la disperazione di malati e parenti e in un paese civile il dottor (di sta minchia) Vannoni sarebbe gia’ ai lavori socialmente utili: sterro e trasporto pietre per massicciate ferroviarie. Punto.

A sinistra abbiamo l’ennesimo aggiornamento che non dice nulla su Silvio Berlusconi, di cui prende accorate difese la figlia Barbara (che non so mai se e’ quella del matrimonio con il signorino insignificante, indi dell’amore infinito per Pato prima e per il sirenetto muscolare dopo, o l’altra. Non che cambi molto le cose, ma per la precisione vorrei avere il quadro famigliare piu’ chiaro, ecco) con una prolusione che parte subito con la negazione dell’evidenza (“Mio padre non e’ un delinquente”. Ah, e allora cosa e’, di grazia?) e finisce chissa’ dove.

Al centro campeggia la fantastica fuffa filosofica (adoro le allitterazioni al mattino :-)) che oggi ha riempito pure il giornale cartaceo: il carteggio tra il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, e Papa Francesco (che a me viene sempre in mente DJ Francesco, lo so che sembra un moccolo ma non ci posso fare nulla…) su “credere e non credere“. Notevole il titolo (“Lettera a chi non crede“, che mi sa tanto di “Ramanzina sull’alcool agli astemi“, o “Reprimenda sul furto fatta alle persone oneste“, ma sicuramente sono io che son limitato), e anche la frase successiva: “Dio perdona chi segue la propria coscienza“, che a pensare male potrebbe essere una assoluzione piena per il Silvio che appare appena a sinistra del Papa. Sempre che l’unto abbia una coscienza, il che non e’ sicurissimo, anzi… Chiusura del titolo con l’orgogliosa segnalazione (trad.: godono come ricci in calore) della notizia riportata sui siti esteri. Parliamone, anche male: basta parlarne, insomma.

 La colonna di destra (la c.d. “colonna delle stronzate“, da Repubblica chiamata pudicamente “Il Notiziometro“) s’apre con la segnalazione di un determinante contributo alla discussione sui fatti dell’11/9/2001. E’ il deputato Bernini, del M5*, quello del controllo della popolazione con i chip sottopelle, che dichiara lapidario “fu un complotto“.  E ora siam tutti piu’ sereni e ttranquilli: se lo dice il Bernini, deve essere quanto meno verosimile, no?

La colonna delle stronzate prosegue agile con un altro fondamentale tassello della cultura italiana delle ultime settimane: il matrimonio di Belen con sarcazzo quale tronista/ex partecipante di “Amici”/ballerino di Salsa, matrimonio che pare nessun prete vuole celebrare perche’ c’e’ troppo interesse mediatico attorno (credo si intenda “attorno alle tette e al culo di Belen”). Ma non mi dire…

Insomma, un giorno saremo vecchi e ripenseremo a tutto questo con la consapevolezza che se e’ successo e’ anche per colpa nostra.

 

Barney

La Brandina (come “l’Amaca” di Serra, ma meno comoda)

Le vicissitudini giudiziarie di Silvio Berlusconi ci accompagnano da piu’ di vent’anni, e rappresentano lo specchio fedele d’una nazione che ha fatto del tifo calcistico la propria caratteristica distintiva.

E’ impossibile, infatti, non osservare come i due schieramenti (gli “innocentisti” e i “colpevolisti“) si autodescrivano tautologicamente, si connotino per le divise differenti e i diversi colori sociali, e si impermeabilizzino alle descrizioni altrui, si’ da mantenere inalterate e pure le proprie caratteristiche e far quadrato a possibili incursioni del nemico.

Ieri abbiamo avuto i parlamentari del PdL che han dato uno spettacolo francamente increscioso, agguattandosi in pelliccia e tette siliconate (oppure in toupet e abitaccio Facis, c’est la mème chose) fuori dal palazzo di Giustizia di Milano, a manifestare solidarieta’ al loro Lider Maximo, impedito da una uveite (o congiuntivite, o anche una cippa di nulla) dall’andare ad ascoltare le arringhe finali di chissa’ quale processo. Ruby, forse…

Dall’altro lato, i giustizialisti di segno politico contrario si scalmanavano a minimizzare il malanno fisico dell’impresentabile palazzinaro, e chiedevano a gran voce la sua testa su un vassoio d’argento, a chiudere degnamente un ventennio di non politica che pero’ s’e’ potuto verificare perlappunto grazie alla santa presenza del capro espiatorio con le scarpe rialzate. Solo grazie ad un Berlusconi facente i cavoli suoi ha infatti potuto esistere una sinistra ne’ di lotta, ne’ di governo. Anch’essa determinata nel fare i cavoli propri e a lasciar vivere uno spauracchio qualsiasi da poter chiamare “nemico”.

I due schieramenti, per tornare a ieri, han mantenuto le loro posizioni, alla faccia del senso del ridicolo, oramai calpestato e vilipeso quanto e piu’ di Silvio stesso. S’e’ cosi’ assistito a dichiarazioni come quella della Micaela Biancofiore, che -candida come il suo cognome fa pensare- chiedeva all’incredulo giornalista: “Ma lei lo sa se Ruby era o no la nipote di Mubarak?”. Il povero cristo ha provato a ribattere, scoppiando in risate  “Penso che ormai sia comprovato!”, ma non c’e’ stato nulla da fare.

In attesa d’una risposta certa sui gradi di parentela che separano Ruby dall’ex leader egiziano, noto con raccapriccio che su “Repubblica” di carta il dossier sulla recessione e il suo impatto sulle famiglie italiane e’ relegato a pagina 13. Prima abbiamo il teatrino della politica (in tutte le salse) e la lettera di Celentano. Che devo dire non ho capito benissimo di cosa parlasse, ma di sicuro era piu’ importante del crollo del 5% del potere d’acquisto delle famiglie italiane, del fatto che il 25% dei giovani di questo paese non studia e non lavora, del crollo del PIL e di altre bischeratelle di tale fatta.

Priorita’, insomma. Che sono certo i grillanti provvederanno a sistemare nel giusto ordine, basta che non si chieda loro d’appoggiare alcun governo e che vengano proposte leggi uguali a quelle inserite nel loro programma.

Mah, meno male che almeno la fumata per il Papa e’ stata nera…

Per riassumere con una frase la situazione (drammatica, ma non seria): “war, children, is just a shot away”. Meno male che c’e’ ancora la guitarra di Keith Richards a graffiare:

Barney