E alla fine ce l’abbiamo fatta (io e l’omino del mio cervello) a farci spedire la prova provata del fatto che “Pisa Merda” puo’ vantarsi d’essere uno dei motti che e’ andato piu’ lontano. Non siamo ai livelli delle scritte sulle sonde Voyager, ma insomma…
Con una -decisamente notevole: bravo al mio omino del cervello!- simil-crasi tra un brano di Simon & Grafunkel (“50 ways to leave your lover”) e uno dei primissimi R.E.M. (“The one I love”), peraltro antitetici come contenuto, e peraltro assolutamente irrilevanti rispetto a cio’ che andro’ a raccontare, vado a parlar d’un piccolissimo episodio che, come un banale scherzo, m’ha permesso d’occupare (siamo ancora ai R.E.M., per i distratti…) i quasi trenta minuti di viaggio tra Pisa e Lucca, stasera.
Il treno e’ piu’ o meno quello che prendo sempre, quando c’e’ e quando l’incrocio con l’autobus me lo permette. Stasera lo prendo quasi al volo, e riesco addirittura a trovare un comodo posto libero da solo; la solitudine dura i cinque minuti che passano per arrivare dalla stazione centrale alla succursale, dove vengono raccolti gli studenti di varie facolta’.
Di fronte a me si siede una ragazza, sicuramente una studentessa del primo o del secondo anno. Giovane, insomma, con il borsone da studente e il necessario -oramai- gomitolo di cuffie e telefonino-lettore MP3 che sembra un’indispensabile appendice per i giovani moderni.
Io, come quasi sempre succede, leggo (non e’ importante sapere cosa legga. Se vi interessa, e’ una rilettura di “Solaris”, di Stanislaw Lem), ma non posso non osservare cosa fa la tipa di fronte a me. Non mi attira il suo aspetto fisico, non sono attratto dalle sue letture (in realta’ non legge niente, come scoprirete presto) ne’ dal modello di cellulare ipertecnologico che porta con se: piu’ semplicemente sono ipnoticamente preso dal suo comportamento. Che si ripete uguale e identico a se stesso per tutto il fottutissimo viaggio di quasi trenta minuti.
La tipa non si rifa’ il trucco, ne’ si toglie le pellicine dalle unghie. Non lavora a maglia un intricato maglione per il fidanzato, ne’ cerca di risolvere il difficile (non difficilissimo, per carita’…) Bartezzaghi di questo numero della Settimana Enigmistica. Non e’ alla ricerca delle venti differenze tra le vignette, non gioca con suoi estemporanei compagni di viaggio a “Chi vuole esser Milionario” usando l’iPhone o qualche altra minchiata simile, e non risponde “Aidi!” alla domanda “Un personaggio dei fumetti che inizia per A” (questa l’ho sentita solo qualche settimana fa, sempre sul treno chiaramente). No, piu’ semplicemente riesce a reiterare per tutto il tempo una semplice azione: cercare tra le sue chiome le pericolosissime doppie punte, e togliersele schiantandole tra le dita.
La tizia scende con me, e rimango con il dubbio che il viaggio non sia stato sufficiente a permetterle una approfondita esplorazione, che qualche doppia punta si sia salvata, infrattata dietro un follicolo troppo sviluppato o nascosta da un riccio ribelle.
Beh, domani e’ un altro giorno, un nuovo viaggio si prospetta, e una nuova caccia al tricotillo bifido potra’ essere scatenata. Fino alla prossima, provvidenziale, visita al parrucchiere ricchione che ci pensera’ lui a risolver la questione, almeno sino al prossimo viaggio. Come ci canta si’ mirabilmente l’Elio qua sotto:
Cravatte per Trekkers con loghi prima serie, di colori diversi a seconda delle mansioni.
Costano solo 49,99$, ovviamente su ThinkGeek. Ma cosa son cinquanta dollari, al cospetto della soddisfazione di poter sfoggiare queste fighissime cravatte in riunioni ufficiali, e magari chiudere l’incontro con un bel “Beam us up, Scotty!”, eh?
Mapstalgia e’ un tumblr che raccoglie i lavori artigianali degli appassionati videogiocatori “old style”, che cercano di risolvere livelli e settori affidandosi a foglio e matita. Tutti i disegni sono dati come rigorosamente eseguiti “a memoria” :-O. Un tuffo nel passato, con alcune mappe fatte veramente bene; ma tutte, secondo me, inutili per il visitatore occasionale: ogni giocatore capisce solo le sue mappe 🙂
Dopo lo sfrangimento di maroni del disco, che se uno non lo comperava che natale sarebbe stato? il fetido e inutile coro femminile (?????!!!!!!!) belga (su, dai… E’ uno scherzo, vero?) Scala & Kolacny sta per sbarcare in Italia ad inizio marzo. Le date non le so e non le direi manco le sapessi, ma se ascoltate la radio vedrete che la notiziona vi tartassera’ il cervello piu’ volte all’ora.
Il mio interesse per questi guitti della -scusate- musica e’ pari a zero, ma siccome anche loro hanno voluto copiare Vasco Bossi e coverizzare “Creep”, non posso non mandare Scala & Kolacny affanculo, assieme alle ben duecento fanciulle che fan salire il Belgio al primissimo posto nella lista dei paesi da nuclearizzare pesantemente.
Dopo avere portato via tutta la loro birra, sia chiaro. Tanto, gente che ascolta Scala & Kolacny non ha alcun diritto su niente.
Titolo politicamente scorrettissimo per presentare un quintetto di fisarmoniche (?!!) nordcoreane (!!!!!) che re-interpretano con brio, verve sbarazzina, incoscienza inconsapevole e due presine di sale grosso un classico del pop di serie “z” degli anni ’80. Here it is!
Si: e’ proprio “Take on me” degli a-ha in salsa oriental-romagnola, ma a mia discolpa posso dire che fa parte di un progetto multiculturale norvegese di cui si trova traccia, forse, qui e qui.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)