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A simple prop to occupy my time

Come sa bene chi mi conosce io adoro discutere con chi non la pensa come me, su qualsiasi argomento. E’ per questo che tra i vari contatti sui social media ho gente (o gGente) che chi mi conosce poco non sa spiegarsi: complottisti, sovranisti, populisti, credenti nelle peggio puttanate scientifiche, antivaccin… no, aspetta: quelli no.

Bene, tra i miei contatti c’è un tizio (di cui non dirò il nome) che ha fondato un partito politico (che non svelerò), partito che si è addirittura presentato alle scorse Europee.

Costui posta ininterrottamente su Facebook frasi apodittiche in cui Soros, la UE, il MEC, il PD, il signoraggio, l’usura e qualcos’altro che adesso mi sfugge si scambiano i ruoli ma alla fine il risultato è lo stesso: dobbiamo stampare subito 100 Miliardi di Euro per poterci salvare. Ah, prima bisogna riprendere la sovranità monetaria, ovviamente.

Più o meno le cazzate di Borghi sui miniBOT-Torte di Fango, argomento che mi sta particolarmente a cuore perchè per credere a una vaccata simile devi spegnere il cervello dopo avere inalato gas mostarda.

Ordunque, qualche giorno fa mentre aspettavo il treno per andare al lavoro apro Facebook, e mi appare il messaggio del tizio in questione, che fa più o meno così:

Ogni 18 minuti un greco si toglie la vita. Colpa dell’€uro. Se l’Europa sapesse, potrebbero salvarsi.

Mi colpisce la frequenza (uno ogni 18 minuti, non ogni 20), e penso che se uno scrive una cosa simile ci deve essere qualcosa di vero. E mi metto a fare quello che faccio sempre: cercare i numeri. Non mi aspetto di trovare esattamente 29.200 (uno ogni 18 minuti, moltiplicato per 24 ore, moltiplicato per 365 giorni) casi di suicidio l’anno, in Grecia, ma almeno una frazione significativa di quel numero si (SPOILER: che cretino che sono…).

Con una ricerca che mette a dura prova l’algoritmo di Google, quindi al di fuori della portata dell’utente sovranista medio di un social media a caso (“numero di suicidi in Grecia”), arrivo come risultato numero due (ricordatevelo, questo particolare) della ricerca ad una pagina scritta da Soros, dalla Merkel e dai membri della Trilateral Commission a una riunione del Club Bilderberg (“Wikipedia”), questa qua per la precisione.

L’infida pagina mi avverte che tutto quello che leggerò da quel momento in poi è derivato dai dati di un’altra organizzazione sionista-illiberale-comunista-gender (l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per gli amici OMS), e mi snocciUola subito una tabella lunghissima con l’elenco delle nazioni, e il numero di suicidi ogni 100.000 abitanti -addirittura con tassi di suicidi maschili e femminili-.

Sono fiducioso di trovare la Grecia nelle prime posizioni, non proprio al top ma vicino. Invece, dopo l’esorbitante 83 suicidi ogni 100.000 abitanti della Groenlandia, trovo la Lituania (con un tasso di 36,7), la Corea del Sud, la Guyana…

Ma dove sta la Grecia?

Scorro la classifica.

Al 10° posto c’è la Lettonia, al 20° il Bhutan. La Grecia non è ancora uscita, e siamo già scesi a 16,7 suicidi ogni 100.000 abitanti. Gli USA occupano un decente 30° posto, il Canada è 40°, la Serbia 50°, al 64° posto troviamo l’Italia con 6,5 suicidi ogni 100.000 abitanti, al 70° c’è Panama, all’80° abbiamo l’Honduras e finalmente, all’ottantottesimo posto in questa poco invidiabile classifica, troviamo la Grecia. Con 3,5 suicidi ogni 100.000 abitanti.

Si, i dati sono del 2009, ma siccome in Grecia vivono un po’ meno di 11 milioni di persone, in quell’anno si sono suicidati -a stare larghi- in 400.

Ma i dati sono del 2009. E il primo risultato della difficilissima ricerca su Google mi dava un articolo allarmante, dal titolo “Grecia, ma quale fine della crisi: è record suicidi, sanità al collasso“, che citava senza linkarlo un report della Commissaria UE per i Diritti Umani.

Ho quindi scaricato il report (è difficilissimo trovarlo. Una ricerca sul deep web -Google-con il nome della Commissaria e “Greece report” vi fa infatti scaricare tutte e 28 le pagine in un formato illeggibile -pdf-) e cercato “suicide” nel testo. Lo troviamo tre volte, e il dato dell’aumento dei suicidi (che viene dato così: “il tasso aumenta del 40% dal 2010 al 2015“) è ricavato da uno studio scientifico linkato pero’ come notizia su un sito giornalistico greco (tecnicamente lo si definirebbe “un link alla cazzo di cane”). Che tra l’altro sbaglia a citare gli autori (si diceva “a cazzo di cane”, appunto). Ma qualcuno (non io) l’ha scovato, è un lavoro serio, addirittura pubblicato su Nature, e riporta il numero di suicidi in più, in Grecia, nel 2014 rispetto al 2009. Anno in cui abbiamo visto i suicidi siano stati (cito me stesso) “400 a stare larghi”. Ecco, nel 2014 i suicidi in più sono stati 174. CENTOSETTANTAQUATTRO. Ovvero, nel 2014 in Grecia ci sono stati più o meno 574 suicidi.

Che a casa mia e anche a casa vostra non fanno in alcun modo “un suicidio ogni 18 minuti”, nè tanto meno 29.200 suicidi l’anno.

Qualcuno -i sopravvissuti sin qui, quelli che non sono andati ad ingrassare le fila dei suicidi nostrani- si chiederà dove stracazzo voglio andare a parare.

Il punto è che quel post del tizio che non nominerò ha raccattato un’ottantina di “like” (‘na miseria, diciamolo), e dieci commenti. Tre sono miei, molto meno prolissi di questa roba qua: nel primo riporto la pagina di Wikipedia e i calcoli fatti al volo su quanti suicidi c’erano stati l’anno prima in Grecia. Dopo poco una tizia commenta “Ma perchè nessuno ne parla??22???“, a lei rispondo “semplicemente perchè i dati sono falsi. In breve, è una cazzata“. Il terzo mio commento è in risposta ad un successivo tizio che chiedeva “Qualcuno sa quanti sono i suicidi in Italia all’anno?“. Rispondo che lo so io, e che avrebbe potuto saperlo anche lui, visto che avevo dato sia i numeri che il link per controllare dieci minuti prima.

Sono serviti a qualcosa, i miei commenti?

Se almeno uno dei due cui ho risposto s’è fatto venire il dubbio, direi di si.

Ma sono un inguaribile ottimista…

 

Ah, qualcuno penserà adesso di ascoltare “The one I love“, dato il titolo del post. E invece vi beccate “Drive”, son sempre i R.E.M..

Se non ci credete, cercate su Google.

 

 

Barney

 

Sardine e Salvini

Vado subito al punto, così sia le Sardine che i leghisti afferreranno almeno il succo dello sproloquio: i due movimenti “d’opinione” sono esattamente la stessa cosa vista da due punti diversi.

Se infatti Salvini è un maestro nello scovare soluzioni semplici (comprensibili da tutti, massimamente dai suoi elettori) a problemi complessi (che nessuno dei suoi elettori capisce), le Sardine sono perfette nel non vedere i problemi reali e purtuttavia nel definire soluzioni ipercomplesse ad altre questioni non centrali.

Il vero problema dell’Italia non sono né le sardine, né Salvini: è il fatto che la quantità di persone che provano a ragionare sulle cose in maniera acritica e senza sembrare tifosi da curva Sud è in costante diminuzione.

Pensare è diventato faticoso, insomma.

E allora si lascia tutto in mano a Salvini, che chiede le firme per abolire il MES a persone che non sanno un cazzo né del MES né di Europa, né di finanza. Ma si fidano di Salvini (che non sa un cazzo di nulla nemmeno lui, ma sembra esperto perchè ammanta il suo non saperne un cazzo di nulla di visione profetica, manco fosse il nuovo Messia), quindi firmano per l’abolizione di un accordo a loro ignoto sia nei termini che nelle conseguenze.

Dall’altra parte ci sono le sardine, che invece che guardare la Luna (ovvero i problemi strutturali di un paese in declino da trent’anni, per mille motivi che se volete vi dico, ma sarebbe lunghissimo. Quindi fidatevi, come vi fidate di Salvini) si fissano a osservare il dito (ovviamente il Salvini di cui sopra). Interrogate su questioni “di sostanza” le sardine dimostrano pure loro di non sapere un cazzo di nulla, mi dispiace dirlo ma è così. Come i leghisti i sardiniani inseguono una vulgata senza contenuti, come i leghisti fanno del numero di consensi il termometro del nulla che propugnano.

“Mangiate merda, milioni di mosche non si possono sbagliare” è una didascalia che si può applicare ad entrambi gli schieramenti, se andiamo a vedere i contenuti dei rispettivi messaggi.

Beh, questo è quanto; costretti a scegliere tra il nulla e lo zero assoluto, senza alcuna capacità di approcciare analiticamente i problemi, l’Italia è un paese in cui il messaggio quotidiano delle 18,40 della Madonna di Medjugorjie ha la stessa valenza di un teorema di geometria non euclidea: nessuno capisce un cazzo né dell’uno, né dell’altra.

 

Barney

 

 

Filosofia da muro #98 (hat trick: Tratto d’Unione)

Restano moltissime foto da pubblicare tra quelle gentilmente fornitemi millenni fa da Tratto d’Unione. Una, a tema stagionale, e’ questa qua sotto:

Finisce_il_mare

Questo e’ sicuramente un muro, e’ certamente filosofia -di quella minimalista e proprio per questo piu’ vera-, e va a pennello con il caldo torrido di questo estate iniziata con troppo anticipo che chissa’ se e quando finira’.

Ma che sto dicendo? Di sicuro finira’: come dice la scritta tutto finisce.

Frase apocrifa, non so chi sia il pensatore o la pensatrice e cio’ mi dispiace perche’ meriterebbe la citazione.

Tra lo sterminato compendio di canzoni italiane ce ne sarebbero millemila a tema, pero’ io preferisco il buon signor Stipe che fa la cover di un famoso brano di Legadue (nei sogni bagnati di qualcuno, forse e’ davvero cosi’…).

 

 

Barney

 

 

L’obbligo

Per non far mancare niente a nessuno, la scorsa settimana il Parlamento ha legiferato sull’obbligatorieta’ di una serie di vaccini per i bambini in eta’ prescolare.

Le vaccinazioni previste sono 12, e son inserite nella legge multe salatissime a carico dei genitori che non seguiranno il protocollo. Se non ho capito male  c’e’ addirittura l’ipotesi di togliere la patria potesta’ ai genitori particolarmente antivaccinisti.

Non ho una grande considerazione dei nostri ministri attuali, e Fedeli e Lorenzin sono due che pare abbiano comperato ai saldi l’abbonamento a posizioni poco popolari. Nel caso specifico, pur essendo io assolutamente a favore delle vaccinazioni, devo rilevare come l’obbligatorieta’ e’ di per se un elemento che scatena il complottista, che stimola il “si, sono a favore, ma…”, che facilita la confusione tra il culo e le quaranta ore (alcuni esempi a caso: obbligare NO, informare SI; Vaccini obbligatori? E perche’ non si obbliga anche la gGente a smettere di fumare?; i figli sono miei e decido io come curarli).

Io, per dire, fossi stato il ministro (ipotetica inglese del terzo tipo) non avrei messo l’obbligo. Pero’ avrei imposto sanzioni pesanti per gli antivaccinisti fuffari che campano di social network e puttanate -e soldi dei loro seguaci-, la radiazione dall’albo dei medici di pozionari e santoni (per un Gava radiato ci sono decine di casi di cialtroni che curano il cancro con il bicarbonato o l’aloe vera in liberta’), l’obbligo di pubblicazione di smentita su qualsiasi media in caso di articoli palesemente idioti (costruiti come un qualsiasi servizio delle Iene, insomma), e il cambio di tutte le ore di religione nelle scuole dell’obbligo con ore di educazione alla scienza. Fatte da professionisti non scelti dalla Curia.

C’e’ un solo motivo per cui quel che hanno concordato i nostri ministri ha un senso (e sospetto che purtroppo questo motivo NON sia quello che ha spinto per la legge di cui sto vaneggiando…): i numeri forniti dall’Organizzazione Mondiale per la Sanita’.

Concentriamoci sulla vaccinazione antimorbillo, che e’ quella piu’ discussa da chi avversa sia la legge che le vaccinazioni tutte (con piu’ o meno sfumature).
I dati MONDIALI sono qua  -spero tutti considerino l’OMS un Ente affidabile, ma so che la speranza e’ vana- e ci fanno vedere due cose:
1) nei paesi dove NON c’e’ l’obbligo, si vaccinano quasi tutti;
2) in Italia il tasso di vaccinazione e’ ridicolmente basso, rispetto a qualsiasi paese del G30.

Siamo messi cosi’, in confronto all’Europa (i dati li ho filtrati io, la tabella originale e’ immensa):

 

WorldVacc

Chi si chiedesse perche’ San Marino fa peggio dell’Italia dovrebbe sapere che a Rimini c’e’ una delle concentrazioni piu’ alte di antivax.

Ora, lasciando stare le varie teorie del gombloddoh, i dati ci raccontano una realta’ oggettiva. Son belli per questo: puoi anche NON interpretarli, basta leggerli.

E dopo aver visto che la media nazionale di vaccinati per il morbillo e’ dell’85% (con interessanti deviazioni da regione a regione), e che quella di molti paesi a noi vicini oscilla dal 90% al 98%, potremmo chiederci se veramente possiamo decidere di fare come cazzo ci pare oppure dovremmo sottostare a delle regole democratiche piu’ alte che tengono conto di quanto e’ facile oggi spostarsi da Roma a Mosca, da Pechino a Sidney.
Potremmo chiederci insomma se e’ nostro diritto decidere su tutto, oppure considerare che se i nostri comportamenti mettono a rischio altre persone, allora forse sarebbe giusto rinunciare a un po’ della nostra liberta’.

Oppure, potremmo continuare a fare come sempre: invocare la democrazia di fare il cazzo che ci pare senza rotture di coglioni.

Salvo poi precipitarsi alla ASL quando c’e’ l’epidemia di qualcosa. Allora pare che anche i piu’ strenui dubbiosi si convincano che i benefici di farsi il vaccino sono molto superiori ai costi.

New Test Leper ci va bene come al solito, anzi piu’ del solito:

 

Barney

In busta chiusa, lettera “P” di Politica (e di Punk)

p_barney

“The best argument against democracy is a five-minute conversation with the average voter”

E’ Winston Churchill, e la frase è il migliore epitaffio al suffragio universale che sia mai stato scritto. Potrebbe già bastare, credo. Se uno volesse altre prove, potrebbe leggersi qualunque post su facebook d’un grillino, o d’un leghista presi a casaccio: rafforzare le proprie convinzioni fa crescere nel carattere, si dice…

Ma io vado oltre, che scherziamo? Devo parlare di Politica, ma siccome tra le parole che potevo scegliere c’era pure Punk parlerò anche di musica. Di musica politica. Non di politica musicale perché non ne sono capace, ne’ degno. Ma di punk -e di musica in generale- come espressione d’una ribellione anche ad una certa politica si, perché no?

Sarà una busta che contiene molta musica, quindi. Auguri.

Mi tocca iniziare citando per l’ennesima volta gli Zen Circus, con questa versione di “La democrazia semplicemente non funziona”:

che ha nella maglietta di Qqru la summa theologica che travalica pure il pensiero di Churchill: Io credo nei Ramones. Il sottinteso è “col cazzo che credo nella politica, e figuriamoci se credo nella democrazia“. E come possiamo dar torto agli Zen, se il governo Renzi è espressione più d’un accordo tra bojardi che il risultato di elezioni -che peraltro NON CI SONO STATE-? E il precedente orribile governo Monti, allora? E il governicchio Letta (povero Enrico, brava persona ma hic sunt squalones, bimbo…)? E quelli di prima? Via, ragazzi: votare non serve, far scegliere al Presidentissimo nemmeno… resta la riffa di fine anno, chi fa cinquina per primo è ministro, chi fa tombola è Premier. Meglio, no? Si risparmierebbero soldi e tempo, tanto  la democrazia non funziona, molto semplicemente.

E torniamo agli Zen. O ai Ramones, che è anche meglio:

Ma una sana deriva anarchica, allora? Un bellissimo “Don’t know what I want but I know how to get it“? Non vi danno un clamoroso senso di deja vu’ (o entendu) i Sex Pistols? “Non so cosa voglio, ma so come ottenerlo”: più che a Johnny Rotten e Sid Viciuos uno pensa a “Mafia Capitale”, ad appalti truccati, ar magna magna che accomuna destra e sinistra in un continuo scoprire modi nuovi di ottenere ciò che non si sa bene cosa sia (oddio, in realtà si capisce benissimo…):

D’altra parte “How many ways to get what you want I use the best I use the rest“…
Tout se tient, ça va sans dire.

Certo, il comunismo… Ah, signora mia! Quando aveva addaveni’ Baffone a sollevare i Lavoratori contro le angherie dei Padroni… E poi anche lui (o Lui?) s’e’ adeguato all’andazzo generale e ha salutato veramente il signor Padrone. Sull’attenti, scattare, salut’arm! E via a fare affari con l’antico nemico, che lo sterco del dimonio non è più il denaro, ma il sudore. E di risaia siamo stufi, e a casa nostra vogliamo andar!

Ma anche il comunismo è ormai morto, Dio anche e non è che io stia poi benissimo… Da noi, ora come ora, gli unici due partiti che riscuotono consensi crescenti sono i M5* e la Lega. Entrambi han capito dal Maestro (Silvio, chiaramente) e dallo studio dei classici (Joseph Goebbels) cosa ci vuole per ottenere il successo elettorale in un’epoca in cui cultura e conoscenza sono appannaggio di pochi: populismo in dosi massicce, ricerca di un nemico cui addossare le colpe, e continua ripetizione di una bugia sinchè essa non diventa verità. Da piani diversi e su strati di elettorato differenti Grillo e Salvini intercettano l’assoluta mancanza di fiducia nella “vecchia” politica da Prima Repubblica. Il primo Renzi ha giocato le stesse carte con meno astio, e ha ovviamente trionfato davanti al nulla assoluto rappresentato dai suoi avversari. Poi, s’è svegliato tutto bagnato e ha cominciato a capire che non basta promettere, declamare, annunciare: se governi devi fare.

Ecco: il fare è la parte che in assoluto manca di più ai politici nostrani. Il fare per noi, intendo. Perché per molti di loro “fare” qualcosa -o molto- per se stessi ed i relativi famigli è l’imperativo categorico, per dirla alla Kant.
Manca molto la consapevolezza del momento, della società, di quanto costa un chilo di pane o un litro di latte, di quanto sia difficile trovare un posto all’asilo per tuo figlio se non sei Ministro, di come tirare avanti se fai l’operaio -ma pure l’impiegato in ufficio- e devi pagare mutui e bollette. Manca perché adesso questi non sono più problemi loro. Rimangono nostri, e chi dovrebbe governare distoglie l’attenzione dal resto con ricorrenti falsi bersagli, o con dosi massicce di retorica vuota. Il paese reale è altro, ma chissene:

A chi non fa politica – a chi la subisce, stavo per scrivere- mancano sia le opportunità sia -diciamocelo- la volontà di reagire costruttivamente a questo stato di cose che si autoalimenta da decenni e decenni, con i politici che coltivano cloni di loro stessi perché ne vengano sostituiti al naturale decadimento degli originali. Credo che molto dipenda, di nuovo, dall’assoluto appiattimento culturale in cui viviamo, di cui molta colpa ha la standardizzazione cerebrale operata dalla televisione. Reality e talk show definiscono oramai gusti musicali, sessuali e culinari; la politica è stato solo il primo passo.

Che triste sfilata, come cantava Mike Stipe:

When I tried to tell my story
They cut me off to take a break.
I sat silent 5 commercials
I had nothing left to say
The talk show host was index-carded
All organized and blank
The other guests were scared and hardened
What a sad parade…

Barney

 

In Busta Chiusa n. 16, un progetto di Cartaresistente
Lettera P di Barney Panofsky

Illustrazioni di Davide Lorenzon

Superstiziosi e tifosi di calcio? Ahi, ahi ahi…

Per una coincidenza astrale quasi incredibile, mi ritrovo oggi nello stesso posto in cui ero due anni fa, durante i mondiali di calcio in Brasile.

Quel giorno c’era Italia-Paraguay, decisiva per il passaggio del turno. E tutti sanno come e’ andata.

Bene, anche stanotte assistero’ ad Italia-Belgio dalla stessa citta’ in mezzo al nulla cinese (Lanzhou), e per aggiungere particolari scaramantici negativi saro’ con lo stesso collega dell’altra volta.

Quindi, se siete particolarmente superstiziosi sapete adesso di chi e’ la colpa (nel caso vada male) o il merito (se per una incredibile botta di culo la nazionale si mettesse a giocare bene e vincesse…).

Il mio unico rimpianto e’ che in contemporanea ci sara’ anche gara sei delle finali di basket. Nessuno o quasi in Italia vedra’ Reggio tentare di allungare la serie con Milano, o giocarsi il match point (scrivo di sabato, senza sapere come e’ andata gara 5), e le mie speranze di poter vedere questa partita invece che il calcio sono praticamente nulle.

Bene, e’ tempo di andare a cercarsi un barraccio cinese in piena notte, e sperare che almeno una delle due partite vada bene. Quella con il pallone arancione, se devo proprio scegliere 🙂

 

 

Barney

Filosofia da muro #50 (hat trick: Claudio)

Questa pregevole opera a tecnica mista, multitemporale e in progress la dobbiamo a Claudio e al suo ravanare in una vecchia memoria SD:

persempreono

La sequenza temporale che mi immagino io e’ la seguente:

  1. “X” scrive a bomboletta turchese “frou frou” la sua dichiarazione d’amore imperitura ed immortale, che parte gia’ malissimo con i tre stramaledetti puntini di sospensione del cazzo. Che si sa dove portano, no?
  2. “Y”, con decisa bomboletta nera, prende -come dire- le distanze, con quel “ne riparliamo” che straborda dal muro quasi ad entrare nella grata di ferro e ci assicura che si: non andra’ a finire bene.
  3. “X” con timida manina e bomboletta sempre frou frou, ma stavolta verdino stinto (o turchese alla canna del gas), prova a ricucire con uno “scusa” sussurrato a capo chino.
  4. “Y” la prende benissimo, e sempre di nero verga una bella ics sulla frase scritta da “X”.

Non serve altro messaggio, “X” ha capito che il “per sempre” molto spesso e’ “fino a domani“.

E’ la vita, va cosi’.

E per raccontare la storia di “X” e “Y” in musica non trovo di meglio che riproporre (o forse proporre per la prima volta) la mia (e di Mr. Stipe) canzone preferita dei R.E.M., che di una storia finita tra un “X” e un “Y” parla:

 

 

Barney

Filosofia da muro #46 (hat trick: Massimo S., sei di sei-sei-sei)

Dopo avere introdotto un po’ di sano satanismo nel titolo, vado ratto e veloce a presentare l’ultima scritta muraria gentilmente fornitami da Massimo S.:

dersesso

E’ una scritta composita, a quattro mani, in cui i due scribi da muro viaggiano su ambiti filosofici e lessicali differenti.

Il primo, poetico e mieloso anche nella inutile e disturbante punteggiatura di sospensione alla fine della prima riga, chissa’ a cosa pensava. Forse c’e’ un nesso con l’ “11” e il cuoricino a sinistra, di cui ignoriamo il significato: un periodo temporale “positivo” -“undici mesi che stiamo insieme“-? Uno “negativo” -“11 giorni che ci siamo lasciati“-? Chi puo’ saperlo se non l’ignoto graffitaro?

Il secondo, tipico prodotto della Toscana da bosco e da riviera, riporta la scena sulla Terra con brusca ma realista virata verso una prosa che non lascia scampo. Sin dall’attacco ambiguo e multiverso: e’ un “xo’” da bimbominkia? Un piu’ probabile e sicuramente piu’ toscano “Eh, oh” trascritto foneticamente con “e o’“, o anche “e’ o“? Altro a piacere? E il “ci vòle” -ve lo rendo foneticamente anche io, che cosi’ va pronunciato-, ce lo vogliamo scordare?

Ma poi che importa di questi piccoli particolari? La chiusa e’ degna del miglior rimatore pisano, con quel “der” al posto del “del” che da solo ti fa capire che la cosa sara’ divertente per entrambi, e che magari alla fine della scritta ci potrebbe benissimo stare un moccolo, e alla fine “der sesso” un par di bicchieri di vino.

Rosso.

Ora, fossi un altro metterei un Ligabue a caso, o un’altra roba cosi’ che fa pensare subito “ar sesso” perche’ te lo dice esplicitamente. Ma siccome che non sono un altro, metto quello che mi pare. Ecco, a me “I can taste the ocean on your skin” eccita piu’ dell “odore del sesso”, e non perche’ c’e’ Kirsten Dunst nel video.

 

Barney

 

La costante della iena mediatica

La variabile indipendente in questi casi di attacchi terroristici, e’ da qualche anno (diciamo “da quando i social hanno dato voce alle legioni di coglioni a giro per il mondo“) la fioritura di teorie alternative, di confutazioni della versione ufficiale sulla base di nulla piu’ che la parola di un cialtrone a caso, di ipotesi di false flags come se piovesse e come se chi invoca la false flag capisse qualcosa di sociologia e controllo delle masse.

E’ la sagra del maelstrom di merda, per semplificare la cosa.

Questi poveri cazzari dei nostri tempi – che ne so: il famoso Rosario “sciekimike” Marciano’, o Salvo Mandara’, o chi vi pare pescato a caso dal mazzo dei grillini piu’ in vista- si proiettano subito sul palcoscenico mediatico, e iniziano a pescare a strascico i coglioni che, numerosi come i granelli di sabbia sulla spiaggia- li seguono come la falena segue la luce di notte. Tralascio le ultimissime stronzate partorite da questi graziati da Facebook (e dalla mole incredibile di coglioni in giro allo stato brado, ri-sottolineamolo), altrimenti condannati a una giusta vita da stronzi invisibili e inutili, e mi concentro su Salvo Mandara’, un grillino della prima ora che e’ vivo mediaticamente parlando solo perche’ esiste internet (e perche’ il mondo e’ stracolmo di coglioni ignoranti, lo ridico per non dimenticarcene).

Costui stasera alla radio ha prima denunciato il complotto globale che vede intere troupes cinematografiche girare il mondo per fornire comparse (sempre le stesse) ai vari attentati, poi ha tirato fuori la storia che degli attentati di Bruxelles all’aeroporto si hanno le immagini prima, le immagini dopo, ma non ci sono quelle durante. Ora, anche un coglione di quelli che segue Salvo Mandara’ dovrebbe capire che e’ raro avere le immagini del durante, e poi che spesso queste immagini non escono subito perche’ magari la polizia ne puo’ ricavare informazioni importanti. Ma il cialtronissimo non si ferma qua: lui non ha visto nessuno dei 34 morti, nessuno dei 250 feriti, e quindi non dice che l’attentato non e’ avvenuto, ma insomma, questa mancanza di iconografia e’… strana.

A parte che di immagini di feriti ce ne sono a bizzeffe (e quelle dei morti -se non si e’ davvero iene come Feltri o Belpietro- magari non le si pubblica per pudore…), quello che trovo interessante nel modo di ragionare di questi qua e’ che se una cosa non la vedi, non ci credi.

O cosi’ dicono loro.

Perche’ in realta’ la questione e’ diversa: se non la vedi sui loro canali (i loro canali youtube in primis, o i loro siti aggregatori di sterco), caricata da gente fidata, non ci credi lo stesso.

Non vorrei ritirare fuori il 9/11, in cui tra i millanta filmati i tre o quattro che girano tra i complottisti alla Mandara’ o alla Marciano’ sono quelli in cui secondo loro si scoprirebbe la “caduta libera” del WTC7, o si vedrebbe il pod sotto gli aerei che colpiscono le torri. Ma il concetto e’ quello: le cose per essere vere le devi vedere sulla rete, nei luoghi “della verita’” -perche’ la tv o i giornali sono conniventi con la gGrande operazione di Coverup GlobBale-.

Altrimenti gli avvenimenti non sono credibili. Oppure fanno parte del teatrino globBale.

Questo atteggiamento di estrema chiusura mentale (oltre che di coglionaggine suprema) secondo me e’ una prova che le persone hanno smesso di pensare con la loro testa per provare ad incamerare informazioni e poi farsi una idea propria, e che in qualche modo s’e’ persa la capacita’ di collegare in modo logico alcuni fatti per derivarne uno scenario non dico complessissimo, ma un minimo coerente con la realta’.

Come s’e’ persa la capacita’ e la voglia di leggere un libro, di ascoltare musica non commerciale, di vedere film non di cassetta. Di non essere mainstream, alla fine.

E la cosa ironicamente divertente e’ che i komplottardi si sentono profondamente “diversi”, profondamente antimainstream.

Non si rendono conto che i primi ad avere portato i cervelli all’ammasso sono proprio loro…

 

 

Barney

Questione di stile

I jeans coi risvoltini, come diceva il numero 500, sono una delle calamita’ dei nostri giorni assieme ai dischi di Emma Marrone (e di chiunque altro sia sortito da Amici-X Factor-The Voice der budello di su ma’ vestito da pirata).

E allora, volevate che il nostro Presidente del Consiglio non sposasse convintamente la moda dei risvoltini all’acqua in casa?

risvoltini2

risvoltini1

Si, lo so: la notizia e’ vecchia. Ma i calzoni cosi’ corti davvero non si sopportano.

E poi, e’ tutto funzionale all’agenda setting politico, mica volete che alimenti il fuoco del canguro del Senatore piddino Marcucci (cristo santo, come esprimiamo il peggio noi lucchesi con i nostri eletti al Senato non c’e’ nessun altro…), o le stronzate che dice la Taverna per giustificare la vittoria dei grillanti a Roma che poi non sapranno che stracazzo fare e allora la colpa e’ di chi li ha votati (e qua non posso che essere d’accordo: votare Grillo e’ peggio che mettere la fetta di salame nella scheda. O tirarsi una martellata sui coglioni, se proprio devo essere diretto), o la steppechild adoration, eh? Che poi Niki Vendola ne approfitta addirittura prima della legge e se ne vola in Canada per affittare un paio di uteri e farci il pargolo…

Qua sta crollando il mondo economico come lo conosciamo  (la prospettiva piu’ ottimistica e’ il ritorno al baratto, fate un po’ voi…), e il nostro Presidente del Consiglio se ne va in giro vestito come un bimbominkia di sedici anni. Tanto tanto e’ un bimbominkia pure lui?

Direi che tout se tient, sotto questo sole pre-primaverile: risvoltini, faccia da ebete e calzini blu elettrico. Tutto e’ funzionale a distrarre l’attenzione della gGente dai problemi veri. Ma il povero Babbeo Renzi mica e’ solo in questa sua inesauribile fatica: ieri l’altro giullare da riporto, il Primo Burattino di TelespallaBob, s’e’ messo in sequenza maschere da Leone e da Lupo (non Giovanni, ne’ Alberto), a significare chissa’ quale altissimo pensiero. Non metto le foto perche’ di sicuro violerei qualche copyright Casaleggiano, ma non credo che ce ne sia bisogno.

Il paese va a puttane, lo facesse almeno con stile ci sarebbe da ammirarne la caduta. Purtroppo, non ci e’ data nemmeno questa soddisfazione.

Ma non vi preoccupate troppo: Lenny Bruce is not afraid…

 

 

Barney