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Quello che c’era dietro le orecchie da coniglio, quel che ci sarà nelle urne di maggio

La scorsa settimana è assurta agli onori della cronaca tal “Candy Candy Forza Napoli”, che sulla pagina Facebook dell’INPS a supporto di chi ha fatto domanda per il Reddito di Cittadinanza è stata sbeffaggiata dal responsabile della pagina, stufo di spiegare per l’ennesima volta a Candy Candy -e per la millesima volta nella giornata- come si ottiene il PIN per creare un account sul sito dell’INPS.

La risposta famosa all’ennesimo “non so come fare, mi puoi aiutare?” è stata “beh, se sai postare un selfie con le orecchie da coniglio su Facebook, sei anche in grado di richiedere il PIN sulla pagina dell’INPS”.

Il che sembrerebbe avere una sua logica, ma purtroppo è completamente falso. Intanto azzardo un paio di previsioni sul responsabile della pagina Facebook dell’INPS (si, lo so che è una donna, ma il punto non è il suo sesso): è giovane, direi sotto i 35 anni, e non ha mai interagito con la pagine dell’INPS oltre alla schermata con cui si richiede il PIN.

Sul secondo punto torno dopo. Il primo punto non ha a che fare con lo scazzo (o la blastata, come hanno imparato a scrivere i giornalisti italiani) del curatore, ma con l’assunzione che chi sa postare un selfie con le orecchie da coniglio su Facebook abbia gli strumenti informatici minimi per essere autosufficiente al di fuori dei social media “classici”. Io che ho un po’ piu’ di 35 anni sono convinto che questo ragionamento sia non solo falso, ma pericoloso. E non per Candy Candy, né per il curatore della pagina INPS.

Facebook= internet= informazione è quello che pensa molta gente. Su Facebook sono capaci di andare tutti, il flusso di post è ininterrotto e l’interazione con gli altri utenti limitata a un like o a una faccina, spesso dati con la speranza che chi li riceve poi ricambi il gradimento sulla foto del gattino o sulla ricetta delle polpette di patate che andremo a postare noi.

Facebook= informazione è una equazione vera, ma non per gli utenti di Facebook. Tutti sanno dello scandalo “Cambridge Analytica“, qualcuno -spero- avrà visto il bel TED Talk di Carole Cadwalladr sul tema, di cui si trova agevolmente la traduzione in italiano (e se sapete postare il selfie con le orecchie da coniglio, ecc. ecc. ecc.). Il racconto delle sue interviste surreali in un paesino del Galles dopo il voto per la Brexit, è agghiacciante. In un posto dove il “Leave” ha preso più del 60% dei voti la gente si lamentava del fatto che l’Europa non avesse fatto nulla per loro (metà paese è stato ricostruito con fondi UE) ed era terrorizzata dall’invasione degli immigrati che secondo chi ha risposto invadevano le loro strade (risulta un solo immigrato in quel buco del Galles, dall’Europa dell’Est). Tutto questo l’avevano letto su Facebook, quindi doveva essere vero.

Certo, come no?

Facebook (ma anche Instagram, e Twitter) hanno il pregio di poter essere usati da tutti, e rappresentano un potente strumento di indirizzo delle masse (chiedete Goebbels come fosse importante negli anni ’40 controllare i media…). Sembrano anche strumenti controllabili, danno la finta consapevolezza di essere dei geni della tastiera perchè siamo in grado di tirare fuori gli emoticon in un clic (io neanche in sette), ma rendono l’iscritto un mago dell’informatica quanto il guidare una Panda renda me un pilota di Formula 1 (per togliere qualsiasi dubbio: non sono un pilota, in nessuna categoria).

Peraltro, l’uso eccezionalmente efficace che fa Luca Morisi (il guru del marketing online di Salvini) dei social media è dimostrazione del livello dell’elettorato generale di oggi (non ce l’ho solo con i leghisti, sia chiaro): dovesse affidare ad un articolo di giornale il nulla cosmico che questo governo produce ogni giorno il povero Luca si troverebbe in difficoltà. Invece, una foto e dieci parole a caso colpiscono il cuore dei fans, che rispondono con (immaginate un po’?) migliaia di like e fiumi di faccine. Preparatevi dunque ad un maggio fittissimo di foto, frasi a caso e like ancor più a caso di persone che poi andranno a votare convinte che gli zingari in Italia siano dodici milioni (cit. Gero Arnone), e che quello di cui c’è bisogno oggi è una Beretta calibro 9 in ogni casa col colpo in canna.

Ma siccome s’è fatto tardi arrivo all’altro punto della storia di Candy Candy Forza Napoli: il fatto che la poveraccia non riesce a interagire con il sito dell’INPS. Ecco, l’altro giorno ho scoperto di essere se non l’unico uno dei due o tre che tra i miei colleghi (una cinquantina di persone) usa il portale per la dichiarazione ISEE. Tutti gli altri vanno dal Patronato, e si parla di gente che se ti va male ha una laurea. In ingegneria. E io lo faccio perchè sono testardo, che se dovessi affidarmi all’usabilità di quel sito morirei di stenti nel tentativo di capire la logica da scimmia ubriaca che ha guidato la definizione dell’interfaccia e dei contenuti.

Ma forse il portale INPS è fatto così pour cause: perchè la gente “esperta” di Facebook continui a non capire un cazzo del resto, pur essendo convintissima di capire invece tutto, e molto profondamente.

Perchè gliel’ha spiegato Luca Morisi, che in effetti credo sia bravissimo a farsi i selfie con le orecchie da coniglio…

 

Barney

 

 

Filosofia da muro #139 (hat trick: Rudi e Antonella)

Nelle campagne lucchesi ogni tanto escono fuori scritte interessanti, come questa qua:

sicurezza

La foto è rubata ad Antonella, perchè la versione inviatami dal compagno Rudi era veramente impubblicabile (il che è oltremodo strano, visto la splendide foto che fa), il muro e la scritta sono gli stessi nei due scatti.

Il messaggio è chiaro e illuminante, così come la connotazione anarchica di chi scrive e la sua totale non adesione alla tranquillizzante e narcolettica sicurezza -che immagino per lui significhi controllo-.

Notevole la precisione di scrittura, l’accento giusto, la spaziatura pulita… Capisco che l’atto vandalico in se sia più impattante che il messaggio veicolato, ma francamente se i problemi dell’Italia fossero le scritte sui muri saremmo a cavallo.

Si, è stato commesso un reato. Ma scommetto che anche questo potrebbe essere giudicato non passibile di pena, si mettesse su un sondaggio in rete…

 

 

Barney

La fusione farsa

Gli appasssionati di fuffa e i Monaci Diacci Marmati della Chiesa degli Ultimi Giorni sapranno già che il 31 gennaio scorso il Capo Monaco Andrea Rossi ha prodotto l’ennesima “dimostrazione” che il suo ciottoro funziona, ovvero che se ci butti dentro qualche centinaio di Watt di energia elettrica, lui ti ributta fuori 22 kW di calore. E ci stai larghino.

Al contrario delle altre esibizioni, questa era -a detta del Rossi- prettamente commerciale, volta a dimostrare ai potenziali clienti che l’aggeggio è pronto per essere installato come produttore di calore in aziende americane, svedesi e giapponesi. Il resto del mondo arriverà con calma.

Ora, da commerciale io non ricordo di aver visto robe così impresentabili; addirittura ho memoria di Testimoni di Geova più convincenti di questa baracconata inguardabile. La cosa più interessante è stata la sigla, in cui due pupazzi alla Muppet (uno era Rossi, l’altro Galileo Galilei) introducevano roboantemente la successiva tragedia.

Il resto è stato impressionantemente vuoto, se siete masochist interessati il video è qua, altrimenti potete passare agli screenshot qua sotto.

Ecco il fantasmagorico barroccio a vapore:

ilciottoro

L’ambientazione è a metà tra uno scantinato in cui si inceppano a cottimo zoccoli cambogiani e il tinello della casa dei nonni. In alto, quelle cose color ottone sono i tubi di ingresso e uscita dell’acqua da scaldare. Sopra ci sono due scatolette bianche, un modem e un sistema di controllo che fa invidia al Baby Monitor della Chicco. Il coso rosso nell’angolo in alto a destra è un rilevatore di neutroni, perchè l’aggeggio non emette radiazioni ma non si sa mai. E poi un coso rosso fa sempre il suo porco effetto, noi markettari lo sappiamo bene.

Di quello che c’è dentro ovviamente non si è saputo nulla (una “spiegazione” che non consiglio ai deboli di immaginazione la trovate qua) , ma buona parte delle due ore e mezza del video è stata occupata da questo eccezionale cocktail di supercazzole:

ecatsk

Sette diversi schermi che mostravano cose a caso: un oscilloscopio in alto a sinistra, uno spettro di emissività subito sotto, quella roba iperluminosa accanto allo spettro sarebbe il reattore vero e proprio, in cui “il plasma raggiunge i 10.000° C” e che Rossi chiamava “the ballerina”, accanto abbiamo un misuratore di radiazioni e una bilancia (??!!!) che avrebbe dovuto provare che l’aggeggio non cambiava di peso durante la ripresa, in alto a sinistra due rilevatori a bolle e al centro il sistema di controllo (!!!???).

Ogni tanto sullo schermo apparivano deliri manoscritti sul rendimento totale del bussolo, scritti a mano da Rossi stesso. Toh, so che non ci credete:

Mottescpiego

Poi qualche domanda che arrivava dai fans, e ogni tre per due si sottolineava che l’E-Cat è sul mercato e che può essere fornito “in settimane” (“al massimo anni”, aggiungerebbe Toninelli) a clienti interessati e selezionati. Da notare che comunque Rossi non vende l’aggeggio, ma il calore prodotto. Mi pare di aver capito che lui installerebbe il cassone e lo controllerebbe da remoto attraverso larRete…

Tutto qua, Stefano Marcellini l’ha raccontato un po’ meglio (anche se con qualche errore, va detto: si vede che non segue la vicenda come me :-P), e non so se sul canale dove l’ha seguito lui c’erano più dei 277 (duecentosettantasette) visitatori che ho contato io nei tre minuti che ho gustato dal vivo.

Purtroppo i veri credenti non si faranno scoraggiare dall’ennesimo teatrino, anzi: son tutti a gioire del nuovo entusiasmante risultato ottenuto (quale?). Io aspetto con curiosità il primo cliente che acquista il servizio: potrebbe essere un side market interessante per alcuni nuovi prodotti che mi stanno venendo in mente…

 

Barney

xkcd: Name Dominoes

Una vignettona, comprensibile anche ai non esperti, nella quale Randall ci presenta il domino dei nomi. Vi consiglio di cliccare sull’immagine sotto, per godere della versione a grandezza doppia.

name_dominoes

L’alt-text invita al fair game:

In competition, you can only play a name if you know who the person is. No fair saying “Frank … Johnson. That sounds like a real person! Let me just Google him real quick.

 

Barney

Il concerto fine-di-mondo

Eh, una vittoria della liberta’ contro il terrorismo.

Mavaffanculo, va’, parliamo di musica seria, che il titolo acchiappa click ha gia’ svolto la sua funzione.

Questo pezzo lo conoscono tutti (nel senso chel’han sentito tutti almeno una volta), ma in pochi conoscono chi lo canta. E in meno ancora sanno che e’ una canzone folk di origini incerte, con mille interpretazioni di cosa sia la “Black Betty” del titolo: un fucile col calcio di legno, una bottiglia di whisky, una frusta, il cellulare che porta i galeotti in prigione…

Il pezzo e’ Black Betty che in genere si ascolta in questa versione degli sconosciutissimi Ram Jam, gruppo merregano degli anni ’70 che di dischi ne ha fatti credo due:

La storia piu’ accreditata del pezzo e del suo significato ve la potete leggere su Wikipedia, pero’ la cosa e’ discussa parecchio, alcuni la considerano un brano folkloristico inglese del 1600.

Non sara’ in diretta su Rai Uno, non avra’ venduto 220.000 biglietti, non sara’ un pezzo sull’amMore, o sulla pace che vince l’odio e l’indifferenza, ma preferisco i Ram Jam a Vasco, se non s’era ancora capito.

 

Barney

Once in a lifetime: ‘na ricetta

Tra i blog a tema fanno furore i foodblog, che spesso si trasformano in posti dove si fanno marchette a ristoranti o prodotti alimentari. E i foodblogger sono una setta a se, un gruppo in cui immagino tensioni e invidie da fare invidia alle curve dei tifosi di calcio.

Le ricette sono riportate con precisione micrometrica: dosi, strumenti, temperature di cottura, tempi… tutto riportato alla terza cifra decimale, i passaggi elencati con scarna prosa da verbale del brigadiere Cacace, e illustrati da foto che per essere scattate han richiesto scenografie da calendario Pirelli. Ci sono eccezioni, ovviamente, ma la maggioranza mi pare sia di questa fatta, e col fiorire di MasterCheffi e HellsKitchens la tendenza e’ all’aumento esponenziale, sia di questi blog che dei loro lettori.

Food is the new porn, insomma.

Detto cio’, vado a descrivere qua sotto in maniera del tutto anarchica, senza immagini e con quantita’ casuali una delle ricette che a me vengono meglio: il couscous.

Non la faro’ lunga sulla parte vegetale e animale della ricetta, dove ogni foodblogger che si rispetti mi potrebbe fare le scarpe in due secondi, mi concentrero’ invece sulla cottura della semola.

Dove in molti di questi novelli Artusi mi scivolano come su una buccia di banana.

Si, perche’ da molte parti si legge che cuocere il couscous e’ una cazzata: basta seguire la semplice ricetta scritta sulla confezione. Che dice piu’ o meno testualmente:

fate soffriggere 500 grammi di couscous in un po’ di olio extravergine d’oliva (qui il foodblogger avrebbe scritto “OLIO EVO”, ma io non sono un foodblogger…), aggiungete due bicchieri di acqua bollente, un po’ di sale, spegnete il fornello, incoperchiate e lasciate riposare cinque minuti. E il vostro couscous e’ pronto.

Col cazzo.

La roba che otterrete in questo modo e’ -per fare un esempio culinario- quello che vien fuori a fare la polenta con le buste ValBrembana (si, il nome non e’ quello, ma a me la polenta ValBrembana mica mi paga…). O il pure’ di patate coi fiocchi. Otterrete insomma una roba veloce che risulta appena mangiabile, pesante e nemmen lontanamente parente del prodotto vero.

Adesso ve lo racconto io, come si cuoce il couscous.

La premessa: cuocere ammodo il couscous e’ come fare la lotta nel fango con un maiale. Se ne esce abbastanza insozzati, e il couscous -come il maiale- si diverte piu’ di voi.

La ricetta: si parte con la stessa semola precotta che potete cuocere alla disperata in due minuti. Pero’ stavolta la metterete in un bel contenitore tipo zuppiera bassa (o insalatiera, o quel che avete. Piu’ e’ largo il contenitore, meglio e’). Aprite la confezione di couscous e versatela nel contenitore. Prendete un bicchiere di acqua fredda, mescolateci un cucchiaino di sale fino e poi versate il tutto a freddo sulla semola, impastando con le mani per fare assorbire l’acqua. Poi aggiungete sempre a freddo della curcuma o dello zafferano, per colorare il vostro couscous.

Nel frattempo che la semola riposa, avrete preparato il vostro spezzatino con verdure e spezie, di cui non vi daro’ la ricetta per pigrizia assoluta. Vi dico solo che cipolle e cumino a fiumi sono indispensabili, e che alla fine si dovrebbero agiungere dei ceci. La cosa fondamentale e’ che cuociate questo spezzatino -o stufato- in un pentolone alto, sopra il quale si possa incastrare perfettamente o una vaporiera, o uno scolapasta di acciaio, o la cuscussiera. Li’ dentro (ossia, nella vaporiera/scolapasta/cuscussiera) andra’ versata la semola quando la pietanza che sta sotto sta cuocendo. Senza timore che esca dai buchi e finisca tutta nello spezzatino: il vapore bagnera’ il contenitore e non ci saranno problemi. Messa la semola, doveta tappare con un coperchio il tutto e lasciare cuocere il couscous per un po’, diciamo 15-20 minuti.

Passati i suddetti minuti, muniti di presine o di guanti da forno, alzate la cuscussiera dal pentolone, e versate il couscous nella stessa insalatiera o zuppiera iniziale. Brucera’ parecchio, e i granelli salteranno qua e la’, sappiatelo. Poi prendete un mestolo e innaffiate la semola con uno-due mestolate di brodo di carne-vegetale che avrete avuto cura di far bollire in parallelo con lo spezzatino (vi servira’ anche per bagnare lo spezzatino durante la cottura, m’ero dimenticato di avvertirvi), e se siete molto coraggiosi sgranate il couscous bollente a mani nude. Altrimenti potete usare una forchetta. Lasciate riposate la creatura una decina di minuti cosi’, fuori dal fuoco, poi riprendete la cuscussiera e rimetteteci dentro la semola (che andra’ a giro per i cazzi suoi, come sempre), tappate col coperchio e impilate sullo stufato che continuava a cuocere (magari mettete nello stufato una mestolata o due di brodo, che senno’ s’attacca tutto) e lasciate tutto sul fuoco un’altra decina di minuti.

Passati anche questi dieci minuti, ripetete l’operazione di togliere la semola dalla cuscussiera, metterla nella zuppiera, bagnarla di brodo bollente, sgranare e far riposare altri dieci minuti.

Rifate tutto questo un’altro paio di volte almeno, e alla fine avrete una cosa che quando ve le metterete in bocca -con lo spezzatino ben speziato- vi chiederete come avete fatto fino ad allora a poter mangiare couscous cotto come dice la confezione.

Ah, raccomandazione tardiva: attenzione che mezzo chilo di semola cotta cosi’ cresce abbastanza, non lesinate sulle dimensioni della cuscussiera.

Vino o birra a vagonate, e se proprio volete fare le cose ammodino salsa harissa, che e’ l’equivalente maghrebino del wasabi.

Buon appetito.

 

Barney

Filosofia da muro #77 (hat trick: Pendolante)

Katia “Pendolante” -che fa foto sempre belle- mi spedisce questa splendida immagine che e’ filosofia da treno (e da Pendolante che ci dobbiamo aspettare?):

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La colonna sonora e’ del Re dei Troll 2016, quello che ha fatto sbroccare la Mussolini e migliaia di leghisti a caso, che e’ anche autore della “rima” vergata sul vagone.

 

Barney

 

La Luna, Madonna, Dr. Manhattan e Mr. Gorsky

1969.

20 luglio.

Neil Armstrong e’ il primo uomo a posare i piedi su un altro corpo celeste, e nel farlo pronuncia la famosissima frase “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanita’”. Fa un paio di giri sul suolo lunare, rimbalzando come una palla di 100 chili che in realta’ li’ e’ come se ne pesasse una ventina, poi ritorna sul modulo di allunaggio. Dicendo –forse- qualcosa.

Nella seconda meta’ degli anni novanta quel “forse” diventa “sicuramente”, e quel “qualcosa” una delle leggende metropolitane piu’ note in ambito scientifico, soprattutto aerospaziale.

Diventa questa roba qua:

“Good luck, Mr. Gorsky”

Abbiamo gia’ due degli elementi che compongono il titolo, e adesso capirete cosa c’entrano Mrs. Ciccone (che tutti conoscono) e Dr. Manhattan (che invece ahime’ non ha la stessa fama di Madonna).

Nel 1995 quella frase viene “inventata” da qualche buontempone, e “spiegata” piu’ o meno in questo modo qua: da piccolo Neil Armstrong giocava a baseball, quando la palla fini’ sotto le finestre dei vicini, la famiglia Gorsky. Mentre il giovane Neil si china a raccogliere la preziosa palla, ode da dentro casa un dialogo piu’ o meno in questi termini: “Tu vuole me fare sesso orale te? Tu sogna! Quando piccolo Neil qua vicino andra’ su Luna, io faro’ te chupachupa!

E’ importante il come viene diffusa questa non-notizia. Intanto, il nome della famiglia di vicini e’ spesso una variazione di Gorsky, ma sempre comunque un cognome polacco. Il modo di parlare –che ho cercato di riprendere qua sopra- vuole imitare quello di una famiglia di immigrati, probabilmente ebrei perche’ si dice che l’avversione degli ebrei per il sesso orale sia pari a quella dei cattolici per il sesso in generale. A parole, ovviamente.

Famiglia polacca, di religione ebraica ortodossa: un classico delle storielle, dove la caratterizzazione estrema e’ funzionale al plot. Woody Allen ci ha fatto i soldi, per dire.

Un anno dopo intervistano Armstrong, e gli chiedono –strizzando l’occhio-: “Allora, Neil, poi come e’ andata a Mr. Gorsky?”.

Armstrong non capisce.

Gli riportano la leggenda, e lui strabuzza gli occhi. Non ha mai pronunciato quella frase.

Caso chiuso? Ovvio, no. In moltissimi continuano a crederci, la storia e’ troppo bella per non essere vera. Zack Snyder la pianta nei titoli di testa di “Watchmen” (che come avro’ avuto modo di dire duemila volte e’ secondo me la piu’ bella sequenza di titoli della storia del cinema): la pronuncia Armstrong, ovviamente, sulla Luna, mentre viene filmato da Dr. Manhattan.

E’ uscito fuori pure lui, e adesso e’ semplice per tutti capire cosa caspita ci sta a fare Madonna la’ sopra.

C’e’ per la sua uscita di una settimana fa, quella che prometteva pompe fatte bene agli elettori di Trump che avessero cambiato idea e votato invece per Clinton.

Ora, lasciando il commento sul fatto a gente come Lucia Scozzoli, che da “La Croce” (dovrebbe essere un quotidiano dei cattofascisti de noartri, quelli che qui fanno il verso ai TeoCon americani per capirsi) tuona contro il sesso orale in tutte le articolazioni che volete, ma anche sul sesso fatto non guardandosi in faccia, ma anche sul sesso in generale, via diciamocelo… lasciando a loro li’ l’indignazione per tutto quello che e’ espressione libera di un qualsiasi rapporto umano, vorrei dire un paio di cosine sulla Madonna Ciccone.

La prima e’ che a me non risulta che Madonna sia candidata alla presidenza degli USA, quindi accostare la sua sparata alla serqua di stronzate dette da Donald Trump e’ –come si dice dalle mie parti- mischiare il culo con le quaranta ore.

La seconda e’ che questa frase oramai famosa e’ stata detta ad uno spettacolo –credo in cui si raccoglievano fondi per i democratici- come introduzione ad una comica che avrebbe preso il palco di li’ a poco.

A prenderla sul serio penso si dimostri il livello cui siamo arrivati: possono piacere o meno sia il sesso orale, sia quel che ha detto Madonna ma porca miseria: era su un palcoscenico, non ad una conferenza stampa. E invece giu’ litrate di inchiostro, comprese le mie che pero’ hanno il pregio di aver fatto conoscere a qualcun altro la storiella di Mr. Gorsky, e di farvi rivedere i titoli di “Watchmen”.

Che vi possono non piacere, ma c’e’ Dylan che canta. E Doc Manhattan che filma Armstrong sulla Luna mentre augura buona fortuna a Mr. Gorsky

 

Barney

Il premio “Coglione del Millennio”

Si assegna oggi il premio “Coglione del Millennio“, ed e’ un premio condiviso, che non avra’ altre edizioni da qui al 3560 d.C..

Il 95% del premio va ai piu’ di 15 milioni (milioni) di inglesi -e qua si mischia il culo con le quaranta ore, intendendo inglesi anche i gallesi, gli irlandesi, gli scozzesi e gli abitanti delle Isole del Canale- che han votato “Leave” al referendum.

Ma c’e’ un 5% rimanente, che si divide equamente tra David “Sborone” Cameron (che questo referendum ha fortemente voluto, pensando che vincesse il “Remain“) e questo cialtrone qua:

farage

Quest0 cavallo d caccia alla volpe e’ Nigel Farage. E’ quello che ha giocato per mesi sul “Leave” sperando pero’ di perdere. Ma il 95% dei vincitori del premio “Coglione del Millennio” hanno creduto al cavallo, e hanno votato come lui non voleva che si votasse.

Ecco, oggi il cavallo ha rassegnato le dimissioni, dopo che le aveva rassegnate anche Cameron, il coglione al 2,5%.

Credo resti disponibile Kermit la Rana, per guidare il Regno Unito verso il “Leave“. Forse, a meno che non rassegni le dimissioni anche lui e allora proprio non so come i vincitori potranno gioire della loro vittoria. Tra una martellata sui coglioni e la successiva, tutte a segno, ovviamente.

GLi Smiths con “Panic” danno la cifra della situazione (come succede dal 1980, peraltro). Il video e’ splendido, il bambino da solo vale la visione.

 

Barney

 

Brexit 2 – a bocce ferme

A bocce ferme a me e all’omino del mio cervello risultano le seguenti cose:

  1. il referendum (consultivo) e’ stato il risultato di una lite tra pastori per questioni di eredita’ (cit. De Andre’) tra Cameron e Johnson. Cameron l’ha indetto un per d’anni fa solo per ammazzare politicamente Boris il Biondo, suo compare di partito. Mission accomplished, ma col cazzo.
  2. E’ sicuramente non vero che hanno votato “Remain” solo i giovani e “Leave” i vecchiardi. Soprattutto perche’ i giovani sono andati pochissimo a votare.
  3. Ma e’ quasi certamente vero che i giovani, diciamo i 18-35enni, sono in UK messi nelle peggiori condizioni per votare[1], soprattutto se metti il referendum di giovedi’.
  4. In Italia io personalmente ho assistito al seguente spettacolo: gli elettori di destra ad esultare indistintamente, quelli di sinistra ad invocare in questo caso il riconteggio o il secondo turno di voto. A prescindere da cosa s’era votato. In UK…
  5. Chi ha votato in UK “Leave” lo ha fatto sulla spinta di una campagna orchestrata sostanzialmente solo da Nigel Farage, il vero vincitore morale del torneo “martellate sui coglioni” (forse oggi se ne sta accorgendo, ma ne dubito in verita’). Ho sentito Farage parlare per la prima volta la sera del referendum. Non mi riusciva di identificare la voce calda e impostatissima, dall’inglese perfetto, che sentivo. Credevo fosse un attore, un calciatore, un cantante. Non un politico. E infatti Farage parla al suo pubblico come un guitto da teatro; il pubblico ha bisogno di discorsi semplici e immediatamente traducibili in azioni. Non parla come un politico, Farage; e’ nella medesima condizione del leghista italiano: ottimo a fare opposizione e ad alzar le masse contro immigrati e lacciuoli della Commissione Europea, pessimo a governare o a fornire alternative che non siano “Loro fuori, poi se ne discorre”. Per il passaggio successivo ci vuole un po’ piu’ di impegno: sono buoni tutti a fare casino, in meno a rimettere a posto. Farage non e’ tra i secondi. Come non lo e’ un altro cialtrone come Salvini, sia chiaro[2].
  6. Chi ha votato “Leave” credo l’abbia fatto perche’ i negri, gli arabi, i diversi li stavano invadendo. Ecco: gli stessi negri, arabi e diversi sono secoli che li stanno invadendo. Il vero problema e’ che…
  7. … l’UK e’ composto da due nazioni: la ricca Londra e il resto del mondo. Il resto del mondo, sulle isole della Regina, se la passa forse peggio che l’italiano medio. Mentre il londinese medio vive piu’ o meno come sempre, ossia alla grande. Stupisce che i negri, gli arabi e i diversi colonizzino di piu’ le periferie? Beh, visti i costi delle case a Londra, direi che e’ una cosa normale. Ma in tempi di crisi, come diceva il Maestro Eisner, basta fomentare la massa in difficolta’ contro il diverso, additare a lui tutte le colpe. Il resto e’ automatico.E la cosa funziona da sempre: ha funzionato in Russia, ha funzionato con gli ebrei in Germania, con gli oppositori di Pol Pot in Cambogia… E’ un classico che non delude mai.
  8. Quindi, il problema “Leave-Remain” s’e’ tramutato in un “via i negri e gli arabi” Vs. “non sa/non risponde/se ne fotte”.
  9. Ma alla fine questi isolani inventori del calcio che si fanno perculare a calcio dall’Islanda, cosa stracazzo volevano? Erano in Europa pur mantenendo la loro fottutissima moneta, continuavano a usare unita’ di misura ridicole (le inches, il chicco di riso, la pisciata piu’ lontana, la minchia di segugio e via cosi’ di stronzata in stronzata, per essere “imperiali”. Mavaffanculo…), a guidare a sinistra, potevano addirittura mettere bocca nelle leggi degli altri paesi… Gli dava noia la regolamentazione della lunghezza dei cetrioli? Benissimo. Adesso decideranno da soli questa fondamentale misura. In piedi. Imperiali.
  10. Trovo che tra i comportamenti piu’ stupidi vi siano quelli che oltre a danneggiare gli altri, facciano del male a noi stessi. Il referendum inglese e’ la summa teologica della stupidita’, in questo senso.
  11. E chiudo: il commento piu’ sensato sul referendum brexit l’ho sentito da Noel Gallagher, il che da la cifra del tutto. Egli ebbe a dire nei giorni precedenti il tragicomico voto: “Cazzo, io ho eletto dei politici per prendere delle decisioni su materie fondamentali. E questi rompono i coglioni a me, che non ne so nulla di quali saranno le conseguenze dell’uscire o del restare in Europa? Mavaffanculo!“.

 

Ora vi aspettate gli Oasis, vero? Eh, buonanotte…

Un Gallagher ve lo beccate, ma e’ quello buono, oramai purtroppo morto. Suonava il blues da dio.

E dopo il pezzo ci son le note, eh?

 

 

 

[1] Da http://www.phme.it:

“In questo caso negli anni recenti i governi conservatori hanno introdotto una serie di misure che hanno teso a rendere più difficile il voto ai giovani Inglesi. Per votare, è necessario recarsi al distretto dove si paga la council tax. La tassa comunale è estremamente costosa (io pago 150£ al mese per 38mq, altro che IMU!), ma i giovani hanno diverse agevolazioni che permettono agli under 25 che non siano stabiliti semi-permanentemente di evitarla. Unita alla grande mobilità dei britannici (la maggioranza studia e lavora lontano dalla casa paterna), un sistema di trasporti costosissimo e inefficiente (ovviamente non rimborsato) e la turnata elettorale infrasettimanale determinano che, per un numero non trascurabile di giovani, può essere un investimento insostenibile. Solo i più idealisti possono spendere centinaia di sterline per il viaggio e chiedere uno o due giorni di permesso (magari in un lavoro pagato a ore), per dare il loro contributo democratico.”

[2]: “E allora Renzi?” Chiedera’ il leghista tipo. Guarda, Renzi e’ uguale a Salvini. Sei contento ora, o hai bisogno di martellarti i coglioni un’altra mezz’oretta? E dopo la mezz’oretta, ruspa? Oppure raspa?

 

Barney