Archivi categoria: Lo spread e l’arte della manutenzione della baionetta

E alla fine si voto’

Commento a caldo sul voto dagli esiti scontati del 25 settembre,

Non so chi sperasse in un risultato diverso da quello che le urne hanno consegnato, le sorprese sono poche e dal mio punto di vista si riassumono nella sostanziale tenuta (sebbene al ribasso) di Forza Italia, il partito con il Presidente di plastica, e -in misura minore ma conseguenza del punto precedente- nello speculare non sfondamento al centro della combo improbabile Calenda-Renzi.

Che la Lega venisse nuclearizzata dalla Meloni era piu’ o meno certo, essendo il precedente exploit di Salvini figlio della posizione anti-establishment della Lega del tempo. Governare -o far finta di governare quando conviene, per poi nascondere la mano quando non conviene piu’- raramente porta consensi, mai in periodi di crisi…

Che il PD potesse sopravvivere alla assoluta assenza di un’idea qualsiasi (non di sinistra, si badi bene: sarebbe bastata un’idea) a parte il frenare la “slavina fascista” era impossibile. Considerando poi che Letta e con lui il PD ha deciso di perdere quando non ha ratificato ne’ l’alleanza con Azione, ne’ quella con i 5 stelle in una partita che premiava le coalizioni, mi pare che il 19% sia addirittura un successo… e magari lo scopo era proprio quello di perdere, chi lo sa? Non lo so di certo io, ma credo nemmeno la segreteria del PD. Di certo so che come nelle migliori tradizioni nazionali, per il PD la sconfitta e’ colpa di qualcun altro: Conte, Calenda, il cane Lassie, Cirpo, sarcazzo chi…

I 5 stelle capitalizzano alle urne il credito che Conte aveva con chi ha avuto accesso al reddito di cittadinanza e ai vari bonus edilizi, arroccandosi laddove soprattutto la prima misura e’ sfruttata; si e’ inoltre fatto forte del fatto di essere la causa prima della caduta del governo Draghi, quindi sostanzialmente quello piu’ vicino a FdI come “partito NON di governo” (pur avendone fatto parte per mesi e mesi).

Il resto sono percentuali da zero virgola anche quando siamo vicini al 3% (+Europa) o sotto al 2% (Paragone, Unione Popolare, Italia Libera e Sovrana); per i tre partiti no-tutto mi verrebbe da dire che i miei connazionali non sono poi cosi’ coglioni, pero’ se si fossero messi assieme avrebbero raccattato piu’ del 4,4% dei voti, e magari anche qualche parlamentare, e mi si gela il sangue.

Giggetto Di Maio, infine, perde tutto e torna alla vita reale. Forse.

E’ stata una campagna elettorale breve e soporifera per ovvii motivi (i tempi, l’estate, la guerra, le bollette…) in cui in sostanza si sono viste due cose:

  • i leader di partito che con le loro comparsate dovunque hanno sostituito i programmi elettorali, con conseguenze benefiche per FdI e 5* e letali per Lega e PD. Questo personalismo e’ diventato la regola non solo da noi (citofonare Trump, per dire uno a caso), e probabilmente e’ figlio dei tempi in cui viviamo. Ricordo che oggi esiste il mestiere di influencer, e che le cose piu’ di sinistra in campagna elettorale le ha dette proprio Chiara Ferragni… Nel campo dei leader di partito Berlusconi -che e’ l’inventore della politica per slogan da telemarketing- fa storia a se, oramai e’ la caricatura di se’ stesso e si rivolge credo solo ai redattori di Blob.
  • La netta divisione “con Draghi/contro Draghi”, in varie sfaccettature: da chi lo invocava come se fosse la Madonna di Montenero (Calenda-Renzi) a chi lo ha ripudiato come nemmeno San Pietro (Salvini), con in mezzo una serqua di distinguo e precisazioni infinite.

S’e’ in molti casi votato “il cambiamento”, perche’ i “poteri forti” ci hanno portato in questa situazione disastrata (magari sono stati anche causa della pandemia, no?), s’e’ deciso di levare il potere dalle mani dei “sinistri” (questo detto dai “destri”, che pero’ si dichiarano di centro-destra) e di tornare a pensare di piu’ “agli italiani”. In questo contesto, come succede sempre da noi, chi ha governato prima ha la colpa di non avere risolto qualsiasi situazione scabrosa in due balletti.

Quindi, ben venga chi non ha mai governato sino a qua, vediamo cosa si inventa Giorgia (che secondo me ha un enorme vantaggio rispetto al ganassa Salvini: conosce i suoi limiti e in genere si affida nelle questioni delicate a persone che ne sanno piu’ di lei) e vediamo quanto durera’ l’innamoramento dell’elettorato e la possibilita’ di dare la colpa a qualcun altro: le bollette saranno salatissime anche con lei come Presidente del Consiglio, la guerra chissa’ quando finira’, e speriamo che il COVID almeno ci dia un inverno di tregua.

Ma di sicuro i treni arriveranno in orario, no?

Lascio ai Pink Floyd la spiegazione a Letta sul come si sarebbe potuto non dico vincere, ma almeno non perdere senza giocare.

Barney

(Di)Visioni diverse #2 e #3

E’ un filone inesauribile, come già sospettavo.

Ieri avevamo questo parallelo:

Stamani la situazione è la seguente:

E’ abbastanza evidente come la linea editoriale de “La Nazione” prediliga -al netto della carenza di morti eccellenti/truculenti- una titolazione “da cronaca locale” con aggiunta di contenuti speciali (ad oggi dovremmo dire “premium”) variegati e del tutto scollegati dalla notizia principale -la giornata dell’acqua e i mondiali (di cosa, poi?)-, mentre “Il Tirreno” punta al solito so(l)do e alle tasche dellagGente.

In tempi bui come questi, presumo che la praticità del secondo quotidiano locale paghi più del tentativo di aggrapparsi alle chiacchiere da comare del primo, ma è una mia impressione (peraltro supportata dal fatto che nel bar dove in genere prendo il caffé quando lavoro da remoto l’unico quotidiano a disposizione è appunto Il Tirreno…).

Una nota per chi non è lucchese (i.e., tutti fuorché me): nella civetta del Tirreno in alto, la notizia su sfondo nero riguarda le prossime elezioni comunali, alle quali concorrerà anche (forse, non si sa ancora di preciso…) Giorgio Del Ghingaro. Che ha una storia molto simile a quella di Mourinho: prima sindaco di Capannori (il mio comune natale, uno dei più grandi d’Italia con i suoi quasi 170 chilometri quadrati di estensione) sotto le insegne del PD, poi -dopo due mandati- si candida in una lista civica di sinistra alle elezioni comunali di Viareggio (??!!!!) e VINCE, da straniero in terra straniera. Adesso -con la città di Viareggio in subbuglio perchè la sua amministrazione ha sostanzialmente risanato un comune oltre l’orlo del fallimento- è tra i papabili a Primo Cittadino di Lucca, ma dice di voler correre solo sotto la bandiera di una lista civica col suo nome, senza simboli politici a far ombra a se stesso.

In una parola: l’attuale stato della politica italiana, fatto di personalismi più che di idee. Che magari ci sono anche, per carità… Ma quello che conta è primariamente la faccia.

Ad onore di Del Ghingaro, c’è da dire che lui la faccia ce la mette sempre -nel bene e nel male-, e che riesce a fare cose che i nostri politici a Roma si sognano.

Forse proprio perché lascia i partiti in quarto piano?

Commento musicale che non c’entra nulla con il resto di Anna Calvi:

Barney

(Di)Visioni diverse #1 (forse)

Era un po’ di tempo che avevo in mente di sfruttare una fonte quasi quotidiana di spunti interessanti, che si rinnova e si evolve tutte le mattine: le civette dei due quotidiani locali che l’edicolante sotto casa espone fuori dal suo negozio.

Stamani le due storie di locandina de “La Nazione” (soprannominata “La Fazione” dal Vernacoliere) e de “Il Tirreno” esploravano ambiti molto differenti della natura umana:

A sinistra abbiamo prima di tutto un episodio che avrebbe potuto essere tragico, ma s’è fermato al drammatico, e sotto una strizzata d’occhio agli animalisti.

A destra si va subito al so(l)do con il primo titolo, e sul classico del lunedì per la seconda notizia in ordine di importanza.

Potete vedere da soli quindi che domenica non è successo nulla di eclatante, e soprattutto non è morto nessuno (il morto è sempre un acchiappalettori, almeno dalle mie parti), e quindi i titolisti han dovuto e potuto sbizzarrirsi a loro piacimento.

In attesa di altre e migliori perle (ce ne saranno, sicuro come le tasse), lascio la parola ai Thee oh Sees:

Barney

Non è un paese per vecchi, né per giovani

Mi riaffaccio qua intanto per dare presenza della mia esistenza in vita, il che non fa mai male.

Poi per raccontare un episodio piccolo che m’è capitato qualche giorno fa.

Dunque: saprete che esiste questo fantasmagorico Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (o PNRR per gli amici), che mette a disposizione del nostro paese una caterva di miliardi di Euro, parte a fondo perduto (traduzione: gratis et amore dei), parte da restituire ma ad interessi agevolati. Questa carrettata di soldi va impiegata per far ripartire il carretto Italia: per ammodernare le Pubbliche Amministrazioni, per realizzare infrastrutture, per supportare la transizione verso Industria 4.0 (qualsiasi cosa ciò significhi, ovviamente)… cose così insomma.

Questa montagnola di soldi è un’opportunità, ma anche un problema per l’Italia perchè va impegnata prestissimo e secondo criteri che dovranno passare il vaglio della Commissione Europea. Insomma: non si può fare alla cazzo di cane come al solito, né usare il malloppo per “ridurre le accise sul gas e la benzina” (cit. Meloni e Salvini), né tantomeno rifinanziare il reddito di cittadinanza per come è oggi.

Queste due condizioni (spendere PRESTO e BENE) hanno già prodotto nel settore di cui mi occupo io (lo Spazio) la simpatica conseguenza che una buona fetta di investimenti italiani per l’industria aerospaziale, volti soprattutto allo sviluppo di sistemi satellitari di osservazione della Terra, sono stati dati in gestione all’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) invece che a strutture nazionali. Si tratta di circa 1,4 Miliardi di Euro, non esattamente bruscolini, e la gestione di bandi, controlli e collaudi costerà all’Italia il 6% di quei 1,4 Miliardi di Euro.

Intendiamoci: questi soldi dovranno essere spesi da aziende italiane, e dovranno generare profitto in Italia, e l’ESA non è poi così inefficiente nel gestire grandi programmi. Però questa scelta è un segnale: come paese non siamo bravi (pietoso eufemismo) ad allocare soldi dove servono, né tantomeno a spenderli velocemente.

Ma veniamo a me.

Leggo pochi giorni fa, a fine novembre, che c’è un bando pubblico per la selezione di esperti che supporteranno i vari Ministeri nella gestione del PNRR. Bene: è un lavoro a tempo, si tratta di cose che conosco abbastanza bene (e aggiungo che le conosco “dalle due parti” per aver lavorato in entrambe: quella della Pubblica Amministrazione che bandisce le gare ed eroga i finanziamenti, e quella dell’azienda che risponde ai bandi e spende i soldi), pagano -per una volta- molto bene… Decido di candidarmi, alla fine saremo in migliaia e anche se fossi selezionato potrei rinunciare (nel caso di un attacco di pazzia improvvisa, dico).

La candidatura si fa solo attraverso il “Portale del Reclutamento” (quando leggo “Portale” io pronuncio “Porcale”, metto mano alla bestemmiatrice e imposto il tiro sulla raffica) della PA.

E va fatta molto velocemente. perchè il tempo concesso è dal 30 novembre al 6 dicembre 2021. Una settimana scarsa.

Ok, andiamo sul Porcale.

Si entra solo con SPID. Bene: ce l’ho. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto con errori di server da ambo le parti (quello delle Poste Italiane che mi ha cortesemente offerto lo SPID gratis, e quello del Portale del Reclutamento) scopro che servono due devices, perche’ con quello su cui hai lo SPID devi inquadrare un QRCode dalla pagina del Portale, ma alla fine riesco ad entrare e il sistema riempie le prime tre o quattro caselle della domanda di partecipazione (nome, cognome, sesso, data di nascita e codice fiscale). Eccellente partenza, invero.

Da qua in poi si deve “caricare il Curriculum“. Che non significa prendere l’ultimo CV che hai, magari in formato Europass, magari in inglese, oppure connettere il Portale alla tua pagina Linkedin.

No: significa proprio riempire tutte le fottute caselle, tutte fottutamente indispensabili per passare a quelle successive.

Bene, e’ sabato e mi metto di buzzo buono nell’impresa.

Che fallisce immediatamente allo step 1: Titolo di studio.

Io non è che non abbia titoli di studio, eh? E’ che essendo oramai cinquantaquattrenne, e non avendo mai dato alcun significato al pezzo di carta non ho copie incorniciate di Laurea e Dottorato di Ricerca per la casa. Mal me ne incoglierà, come vedremo.

Le caselle da riempire sono:

  • Ciclo di dottorato seguito
  • Data di conseguimento del titolo
  • Università che l’ha rilasciato
  • Votazione

La tesi di Dottorato la discussi nel 1997, ma la data esatta è buio totale. Cerco disperatamente di ricordarmi almeno il ciclo, scopro che è(ra) il IX (dell’era fascista, probabilmente…), e provo a vedere se in rete esistono dei database. Ne esiste uno gestito dal CINECA che però parte dal XII ciclo (borbonico, suppongo) e da questo database si ottiene quasi nulla di significativo, non certamente i nomi dei vincitori del concorso, ad esempio. Né tantomeno la data di conseguimento del titolo.

Ok, piano B: scrivere all’Università che ha rilasciato il titolo. Nel mio caso dovrebbe essere Roma 1, l’esame finale lo feci lì oramai più di vent’anni fa. Dal sito riesco a trovare un indirizzo email dell’ufficio Dottorati, e scrivo per sapere come caspita si fa ad ottenere un certificato di addottoramento. La risposta anonima (che inizia con un inconcepibile “Gentile Dott.ssa” che non mi offende per nulla, ma che la dice lunga su quanto devono aver letto la mail in quell’ufficio) arriva a bando oramai chiuso da un par di giorni; mi si dice che tutti i certificati di Dottore di Ricerca conseguiti fino al 1999 possono essere richiesti esclusivamente al MIUR secondo le modalità che un cortese link mi spiega.

Intanto apprendiamo immediatamente che “I Diplomi non possono essere spediti per posta“. Quindi, per entrare in possesso della pergamena che attesta che ho il titolo io devo andare (o mandare qualcuno con delega firmata da me) direttamente al MIUR, avendo cura di aver con me:

  • il certificato sostitutivo del titolo, rilasciato dalla Università dove è stato sostenuto l’esame finale, dopo la consegna degli attestati di deposito delle tesi presso le Biblioteche Nazionale di Roma e Firenze;
  • una marca da bollo di € 14,62.

Per la marca da bollo nessun problema, per il certificato sostitutivo invece temo che dovrei mettermi a scavare in qualche antro-segreteria alla ricerca di quel “certificato sostitutivo” che incautamente mi pare (non ne sono sicuro) di non avere mai richiesto.

Capirete che non ho applicato, alla fine.

Ma questa storia è paradigmatica di come funzionano le cose nella Pubblica Amministrazione, anche quando ci sono –forse, gli dò il beneficio del dubbio- le migliori intenzioni di fare qualcosa per bene:

  • Hai un problema grosso (spendere i soldi presto e bene, ricordiamocelo), e ti accorgi che con la struttura inefficiente che hai (la macchina della Pubblica Amministrazione Italiana) non lo potrai gestire.
    1. Se sei Colao, applichi la soluzione semplice ad un problema complesso: deleghi a qualcuno che si suppone sappia gestire ‘ste cose (per ESA 1,4 Miliardi da gestire sono bruscolini, alla fine).
    2. Altrimenti fai un bando per selezionare chi potrebbe aiutarti, MA…
      • Tieni aperto il bando per sei giorni (forse perchè la presa di coscienza che il problema è grave c’è stata tardivamente…), e
      • Alla fine selezioni “naturalmente” chi in questi contesti ha già tutto pronto: il concorsista pubblico seriale. Che è esattamente colui di cui NON HAI BISOGNO.

Vorrei spendere due parole sull’ultimo punto. In casi come questi dove i soldi che gireranno sono parecchi e le possibilità di -come dire?- circuire il finanziatore (ossia lo Stato) numerose, sarebbe il caso di arruolare nel novero di coloro che controllano le cose qualcheduno esperto in -come dire?- circuiti circonvenzioni. A partire dall’inizio, ossia da quando si scrivono i bandi, per continuare nella loro assegnazione tramite gara e nel controllo degli stati di avanzamento. Per prendere un pirata informatico non assumi un programmatore PHP, per dire: meglio convincere un hacker a lavorare per te, perchè i trucchi per sfondare il tuo firewall l’hacker li conosce, probabilmente il programmatore PHP no.

Non so cosa ne sua uscito, dalla selezione ultrarapida con modalità da PA old style di centinaia di “tecnici” di supporto all’attuazione del PNRR. Per me poco di significativo, a parte l’avere impegnato un par di milionate per il pagamento delle consulenze. Per arrivare alle centinaia di miliardi bisognerà fare molto, molto di più.

Perché alla fine, come cantava Lou Reed, raccoglierai quel che hai seminato.

Barney

La vita ai tempi del virus #2

Come ampiamente prevedibile il trend di crescita dei contagi rilevati è in crescita dappertutto. Anche -putroppo…- il numero di morti, soprattutto per adesso in Italia (ma speriamo che la tendenza si arresti presto) ma prevedibilmente in tutto il mondo a brevissimo.

I dati di ieri l’altro sempre presi dall’EDC danno la situazione del grafico qua sotto, che è grave ma forse lievemente meglio di quello che ci si poteva aspettare, almeno in Italia. Per gli altri stati, e qua ne ho presi alcuni a caso, ho invece tremendi dubbi.

cumulativi200318a

La linea di tendenza per tutti i paesi e’ una polinomiale di 4° grado.

Ciò detto, io spero che Trump e BoJo abbiano letto questo splendido ma inquietante studio dell’Imperial College di Londra, sull’impatto delle varie “strategie” di contrasto all’epidemia. Incluso il non fare nulla, o fare poco, che avevano in mente i due geni con la paglia in testa di cui sopra. Penso in realtà che BoJo sia tornato sui suoi passi quando ha avuto in mano il report, e magari ha chiamato The Donald…

Per il resto, abbiamo che tutti i maggiori produttori di auto al mondo -Tesla a parte- chiudono gli stabilimenti “per almeno due settimane“, che New York sta pensando di convertire alcuni Hotel cittadini per la cura di pazienti “non-COVID-19”, che le aziende che fanno Telecom sono le uniche che prosperano, e il motivo lo sapete tutti: smartphone e PC sono rimasti tra i pochi sistemi per comunicare attraverso la rete per lavoro, affetti, amore. Ovviamente questo comporta ingolfamenti e disservizi a catena (l’altro giorno una call organizzata da enorme multinazionale straniera attraverso un sistema di videoconferenza si è dovuta trasformare in una chiamata telefonica senza condividere nulla, giusto per fare un esempio che mi ha visto coinvolto). E negli ospedali dello stato di Washington si fanno mascherine con le robe che si trovano in ufficio, a dire che nessuno era preparato a questo, anche se Jared Diamond aveva descritto perché nel passato abbiamo avuto tutto e soprattutto perché sarebbe risuccesso  nel suo splendido “Guns, Germs and Steel” già nel 1997.

Legetevelo, quel libro: c’è anche in italiano e pur essendo un saggio scientifico scorre come i migliori gialli di Simenon.

Tanto dovete stare in casa, no? Ve lo dicono anche i Fugazi di avere pazienza:

 

Barney

 

La vita ai tempi del virus

SPOILER: Non moriremo tutti.

Edit: qua si spiega meglio quello che cerco di dire li’ sotto.

Qualche immagine tanto per iniziare bene, poi vediamo la situazione. Le ho fatte io, quindi graficamente fanno schifo. Ma i numeri sono corretti.

Italia200310

Questi qua sopra sono i casi giorno per giorno (curva azzurro chiaro) e cumulativi (curva blu) in Italia, fino a stamani. Sappiamo già che stasera i cumulativi totali (ammalati, guariti e morti) sono da noi 12.462, il che spiega bene come mai Conte continui a cercare di limitare i nostri spostamenti. Le linee tratteggiate sono l’interpolazione lineare (quella più bassa, ottimistica) e la polinomiale di secondo grado (quella che va più in verticale, pessimistica) per i prossimi 10 giorni. E come possiamo già capire sono entrambe sbagliate.

Abbiamo però una fortuna enorme rispetto a quello che vedrete tra poco, perchè da noi da tre o quattro giorni siamo praticamente in coprifuoco. Gli effetti si vedranno nettamente tra una settimana/dieci giorni, ma mi aspetto una discesa del numero di contagiati al giorno già entro domenica.

Vediamo come stavano in Germania, Francia, Spagna e USA stamattina. Sono i paesi che ci stanno trattando da appestati, e che fino a cinque giorni fa avevano casi che si contavano sulla punta delle dita di una mano.

Ecco la Germania:

tedeschia-200310

(stasera il dato tedesco dice 1908 contagiati, numero che l’interpolazione polinomiale prediceva tra 4 giorni…).

Questa è la foto della Francia di stamani:

Francia-200310

Il modello peggiore prevedeva per oggi circa 1700 casi, e qua ci siamo: adesso sono 1798 i contagiati. Ma mancano i coglioni vestiti da Puffo dell’altro giorno.

La Spagna:

Spain200310

La curva blu sale repentinamente qualche giorno fa, e oggi la situazione è di 2277 contagiati. Quasi mille in più rispetto a stamattina, crescita esponenziale. Un disastro.

Gli Stati Uniti erano così:

USA200310

Stasera siamo già a 1133 casi, e sappiamo tutti che la stima qua è drammaticamente affetta dal fatto che i test si pagano salati e i kit non ci sono, e pure dal fatto che il Commander in Chief non crede al Corona Virus più di quanto crede al Global Warming. Ma faccio notare al Commander in Chief che oggi MIT e Harvard (che non sono proprio la YouTube University…) hanno sospeso le lezioni frontali a tempo indeterminato, con proibizione di accesso ai campus agli studenti. Anche l’Ames Research Center della NASA ha chiuso i battenti per COVID-19. E pure che la E3 Conference 2020, la kermesse di riferimento per i videogiochi, è stata cancellata. I tre fatti c’entrano l’un l’altro come il culo con le quaranta ore, ma danno un’idea di come persone con un minimo di cervello capiscano al volo che tra Trump e COVID-19 la cazzata non è certo il virus.

Sia la Germania che gli altri stanno seguendo l’esatto trend italiano, e il contagio lì sembra essere davvero solo all’inizio. E mancano Olanda, Svizzera, Ungheria, UK… Per non parlare dei dati farlocchi della Russia dove secondo questo fantastico aggregatore della Johns Hopkins University (che peraltro non ha alcuna colpa, perchè si basa sui dati forniti da ciascun Ministero della Sanità) i contagiati a stasera sono venti. E io sono la marmotta viola che incarta la cioccolata.

Questo è il quadro che si evolve di ora in ora, e che potete seguire anche voi scaricandovi quotidianamente l’elenco di tutti i casi in ogni singolo paese del mondo, per ogni giorno della settimana dallo scorso novembre e giocando un po’ con filtri e cumulative.

Se ne esce? Sicuramente, abbiamo passato la peste bubbonica e il vaiolo, supereremo anche COVID-19.

Presto? Non domani, ma sono fiducioso che prima o poi (più prima che poi) un vaccino esca fuori.

Nel frattempo cerchiamo di comportarci da responsabili. Ascoltiamoci ad esempio Delila Paz:

Barney

Sardine e Salvini

Vado subito al punto, così sia le Sardine che i leghisti afferreranno almeno il succo dello sproloquio: i due movimenti “d’opinione” sono esattamente la stessa cosa vista da due punti diversi.

Se infatti Salvini è un maestro nello scovare soluzioni semplici (comprensibili da tutti, massimamente dai suoi elettori) a problemi complessi (che nessuno dei suoi elettori capisce), le Sardine sono perfette nel non vedere i problemi reali e purtuttavia nel definire soluzioni ipercomplesse ad altre questioni non centrali.

Il vero problema dell’Italia non sono né le sardine, né Salvini: è il fatto che la quantità di persone che provano a ragionare sulle cose in maniera acritica e senza sembrare tifosi da curva Sud è in costante diminuzione.

Pensare è diventato faticoso, insomma.

E allora si lascia tutto in mano a Salvini, che chiede le firme per abolire il MES a persone che non sanno un cazzo né del MES né di Europa, né di finanza. Ma si fidano di Salvini (che non sa un cazzo di nulla nemmeno lui, ma sembra esperto perchè ammanta il suo non saperne un cazzo di nulla di visione profetica, manco fosse il nuovo Messia), quindi firmano per l’abolizione di un accordo a loro ignoto sia nei termini che nelle conseguenze.

Dall’altra parte ci sono le sardine, che invece che guardare la Luna (ovvero i problemi strutturali di un paese in declino da trent’anni, per mille motivi che se volete vi dico, ma sarebbe lunghissimo. Quindi fidatevi, come vi fidate di Salvini) si fissano a osservare il dito (ovviamente il Salvini di cui sopra). Interrogate su questioni “di sostanza” le sardine dimostrano pure loro di non sapere un cazzo di nulla, mi dispiace dirlo ma è così. Come i leghisti i sardiniani inseguono una vulgata senza contenuti, come i leghisti fanno del numero di consensi il termometro del nulla che propugnano.

“Mangiate merda, milioni di mosche non si possono sbagliare” è una didascalia che si può applicare ad entrambi gli schieramenti, se andiamo a vedere i contenuti dei rispettivi messaggi.

Beh, questo è quanto; costretti a scegliere tra il nulla e lo zero assoluto, senza alcuna capacità di approcciare analiticamente i problemi, l’Italia è un paese in cui il messaggio quotidiano delle 18,40 della Madonna di Medjugorjie ha la stessa valenza di un teorema di geometria non euclidea: nessuno capisce un cazzo né dell’uno, né dell’altra.

 

Barney

 

 

La crisi di governo spiegata ai leghisti

Allora: ci sono due tizi che non hanno la minima idea di come si giochi a poker, ma per una botta di cul un caso fortunatissimo si trovano al tavolo finale di un torneo da milioni di dollari.

Il primo ha un poker di re servito di mano, non chiede carte e fa una puntata interlocutoria per attirare l’altro e alzare il piatto.

L’altro vede, e rilancia: all in.

Il primo inizia a cagarsi addoss ad avere paura di cosa può avere in mano l’avversario, ma oramai è in gioco, e comincia ad affastellare le fiches necessarie per vedere.

Man mano che mette le fiches sul piatto, la paura cresce: avrà mica una mano migliore, l’avversario? E a un certo punto folda, sorridendo e dicendo che aveva scherzato. Anzi, pensava che si fosse capito che scherzava, e che era tutta una burla. Anzi, guarda: è meglio se ridiamo le carte e si rigioca la mano. Ok?

L’avversario, che fino a quel momento s’era nascosto dietro un paravento e non aveva mai vinto una mano (ma che dico vincere? Mai giocato una mano!) gli dice duro sul muso che se non ha il coraggio di giocare, che vada pure affanculo: lui la gioca. Perchè si, anche se nei 15 giri precedenti sembrava un pupazzo di pezza e s’è fatto bluffare per dritto e per rovescio.

Il primo resta di sasso, e spera che avvenga un cataclisma naturale che ribalta il tavolo così da poter ricominciare la partita con un mazzo di carte nuove, magari quelle che ha in tasca lui (segnate così male che anche un cieco se ne accorgerebbe alla prima smazzata).

L’arbitro viene svegliato e deciderà nei prossimi giorni cosa fare, ma al momento il poker di re del primo giocatore vale quanto una moneta da tre euro.

Sembra “romance in Durango”, è la politica italiana di agosto 2019.

 

Barney

The end

Forse il governo Serpeverde è arrivato alla fine.

Dico forse perchè anche dopo la sfiducia del CapitOne, recapitata stamani al Senato, non si può escludere l’ennesima giravolta.

Ma il paziente è messo parecchio male.

Stamani si sperticavano le spiegazioni sul perchè er Felpa avesse accelerato i tempi nelle ultime ventiquattro ore.

La vulgata classica dell’Homo sapiens medio, quello che dopo anni di televisione, serie TV, social media e reality show riesce ancora ad articolare un pensiero compiuto, è che nessuno della Lega ha voglia di prendersi la responsabilità dello sfascio dei conti che -come un muro di cemento armato- si avvicina a gran velocità al redde rationem del DEF di autunno. Lì anche il valligiano più convinto che la colpa di tutto è dei negri che ci invadono potrebbe avere un barlume di ragionevolezza, e accorgersi che la colpa è tutta dei politici. Inclusi quelli che ha votato lui.

Una lettura facile, con abbondanti dosi di verità, che sposo anche io assieme all’omino del mio cervello. Il quale però aggiunge anche la semi-bocciatura del Decreto Sicurezza bis, ieri promulgato da Mattarella “salvo intese” (come direbbero i Serpeverde) e con abbondante dose di schiaffetti al Ministro dell’Interno, il quale non l’avrà certo presa bene.

Quindi, elezioni a ottobre.

Forse.

Quello che è sicuro è che avremo l’invasione di tutti i mass media, più di quella attualmente in corso, con dirette Facebook dalle otto alle 22, senza soluzione di continuità. Con tanti bacioni ad amiche ed amici, e tante promesse che al prossimo giro, con le mani meno legate, vedrai come si risolvono i problemi della nazione!

A cominciare dai negri, ovviamente.

 

Nell’attesa, i Pulp: ci stanno sempre bene.

 

Barney

 

Biometrics

Ad aprile scorso è venuto fuori per la prima volta che alcune compagnie aeree, in alcuni aeroporti, usano un sistema di riconoscimento facciale al posto del controllo del passaporto per farvi accedere al vostro volo. La cosa è abbastanza esplosa da aprile, e i boarding biometrici sono oramai diffusissimi.

Ci sono mille motivi per cui questo non è buono, a cominciare dalla vostra privacy, e prima o poi dovrò scrivere un racconto su come la tecnologia si sta diffondendo e prende possesso delle nostre vite (chi usa Alexa in casa, o un qualsiasi assistente vocale sullo smartphone spero abbia notato quanto sono intrusivi questi sistemi [1]), ma se proprio devo scegliere un esempio del perchè il buon vecchio controllo umano è migliore, beh, c’è questo pezzo qua che dovrebbe bastare.

In sintesi: un sistema per riconoscere dei sospetti attraverso un sistema di riconoscimento facciale biometrico in prova alla polizia londinese ha cannato nell’81% dei casi. Su 5 fermati, 4 si sono rivelati assolutamente estranei a qualsiasi fatto criminale. Un lancio di dadi avrebbe fatto meglio, e meno male che il sistema è in prova, e che prima di agire qualcuno (un uomo) ci abbia pensato tre volte, altrimenti avremmo avuto un ottimo mezzo per sfoltire la popolazione mondiale.

Siamo solo all’inizio, e le cose non potranno che peggiorare.

 

 

Barney

 

[1]: due episodi che mi sono capitati nelle ultime settimane: una sera a cena parlavo con i miei figli di startup americane, e in particolare di quelle che producono e vendono beveroni energetici saltapranzo. Nessuno aveva il cellulare in mano, ma dopo la cena, appena sono andato su Internet, mi sono arrivate una decina di pubblicità proprio di questa roba, che io non ho certo cercato. Pochi giorni dopo, al lavoro, parlavo con dei colleghi, e a un certo punto ho detto “ragazzi, sono io il commerciale”. Dalla tasca di uno dei colleghi l’assistente di Google ha parlato “Hai cercato “Commerciale” nelle vicinanze. Ecco i risultati”.