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Filosofia da muro #168

Non è proprio su un muro, ma è una cosa che da qualche tempo mi incuriosiva, e siccome ha resistito settimane, vado a presentarvela.

La premessa: nella mia città i rifiuti adesso li si mette in appositi raccoglitori, apribili con chiave elettronica personale. L’iniziativa è stata battezzata dalla municipalizzata “Garby”, che è l’anglicizzazione del toscano garbo (che alla fine è una parola italiana, ma non so perché penso la si usi correntemente solo qua). Io l’ho subito rinominata “SGarby”, e qua sotto vi faccio vedere l’installazione che uso più di frequente. Sta sotto una specie di passaggio coperto tra le case, ma ve ne sono una infinità in centro storico, devo dire quasi sempre ben mimetizzate in vicoli e anfratti al di fuori del salotto buono, quindi non semplici da trovare per lo straniero invasore.

Cinque contenitori, da sinistra a destra abbiamo “Indifferenziata“, “Vetro“, “Rifiuti organici“, “Carta” e infine “Plastica e metalli“. Per aprirli si pigia il pulsante rosso corrispondente al contenitore che ci interessa, si avvicina la scheda magnetica, il sistema ti riconosce, ti saluta (“Buongiorno, AB01345893“) e ti permette di aprire il coperchio.

Sul contenitore “Plastica e metalli“, se ci fate molto caso riuscirete a intravedere una cosetta biancastra, in basso a destra rispetto all’apertura.

Eccola in tutto il suo splendore:

Capirete anche voi che sono settimane che mi scervello per capirne il senso. E’ stata messa lì appositamente, qualcuno addirittura s’è preparato prima la scritta e si è portato lo scotch per attaccarla… ma mi sfugge il motivo. Non può essere una frase diretta a chi fa uso del cassonetto per la plastica e il metallo, perchè allora non capirei la discriminazione degli altri contenitori.

Oppure potrebbe essere il risultato di un casuale ritrovamento in terra della scritta già scotchata e appiccicata a caso proprio su quel cassonetto, ma mi sembrerebbe una coincidenza astrale poco probabile.

Avevo anche pensato a robe tipo “caccia al tesoro”, con il messaggio successivo che magari era sotto il coperchio del cassonetto, ma allora i partecipanti avrebbero dovuto toglierlo, alla fine del gioco.

A intricare ancora di più la storia non ci sono segni di punteggiatura, né faccine che ridono/piangono/fanno altro: non è quindi una battuta, o se lo è potrebbe essere stata scritta da Pio e Amedeo (uso questi due su una personale scala dell’ironia che parte da loro e arriva a Groucho Marx).

Rimane un mistero, almeno per il momento. Quasi quasi ci attacco un contro-messaggio, pure questo senza punteggiatura, tipo “come una Pasqua“, o “anche se piove e tira vento” così, per vedere se succede qualcosa…

Nel frattempo ascolto i Dry Cleaning, band londinese che mi rammenta addirittura i primi Velvet Underground, o una giovane Patti Smith. Quindi, non certo “rock”, visto che oramai quello lo fan soltanto i Maneskin. No?

Barney

Filosofia da muro #163

Ogni tanto anche nella mia città appaiono nuove scritte.

Questa è freschissima, a un passo dal mio portone:

Scusandomi per la pessima qualità dello scatto (d’altra parte la foto l’ho fatta ieri sera, sotto una fastidiosa pioggerella), e per la pochezza della scritta (questa non è colpa mia…), due parole sul contenuto.

E’ chiaro il messaggio, meno chiaro almeno per me il contesto logico nel quale il contenuto del messaggio va inserito. Il Presidente della Repubblica non fa pena allo scrivente, che probabilmente ha vergato il testo a valle del messaggio di fine anno di Mattarella. Messaggio che mi ricordo avere intravisto in sottofondo, e del quale m’è rimasto impresso il giallore della faccia del Presidente. Forse questo incipiente ittero è la spiegazione del “non mi fai pena”?

Meno difficile da spiegare l’A.C.A.B. che sta sotto, e la croce celtica a firmare (beh, firmare…) il tutto: connotazione politica a parte, sembrerebbe che chi ha scritto il tutto sia un ultras, abituato a cariche della Celere e a scontri con la tifoseria avversaria.

Il livello di “pensiero” sviluppato nelle poche parole qua sopra mi fa propendere per l’ipotesi che l’anonimo graffitaro sia pure terrapiattista e no-vax, e se mi sbaglio chissenefrega.

Barney

Filosofia da muro #156

In questo periodo di complotti, di fake news e di political correctness, questo stencil comparso sui muri del Mercato cittadino mi sembra ci stia benissimo:

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Il significato è chiaro: pedine nelle mani dei poteri forti!!1!!1! (TM e (C)), carne da cannone in prima linea a prendere le fucilate al posto dei vari Alfieri, Cavalli, Torri e -soprattutto- Re e Regine.

Dimentica però il bombolettaro anonimo che un pedone, nel giUoco degli scacchi (quel giUoco per il quale adesso si discute se l’apertura delle ostilità affidata da sempre al bianco sia da rivedere in quanto non conforme alle norme di sarcazzo cosa) ha caratteristiche interessanti, che lo differenziano dal resto dei pezzi.

Puoi muoverlo, il pedone, di una O di due caselle, la prima volta che lo muovi, ad esempio. E puoi mangiare “en passant” (o “al varco“, detta in italiano) un altro pedone, mossa unica che solo lui può compiere, in un solo momento della partita, e che ha un mondo filosofico dietro (ti mangio “al varco” perchè hai cercato di evitare lo scontro, brutto vigliacco).

Ma soprattutto ogni pedone, di qualsiasi colore esso sia, se arriva all’ultima riga della scacchiera -quella che ospita i pezzi avversari- si trasforma in qualsiasi pezzo il giocatore voglia. A parte il Re.

Per cui s’è andati a dimostrare come l’esser pedoni a volte è come esser bruchi (il che apre pure la questione gender, se vogliamo dirla tutta, quindi meglio chiuderla qua…).

 

 

Barney

Filosofia da muro #155

In lockdown nella città per vecchi, godo d’una certa libertà di movimento sia per le dimensioni della Metropoli dove abito (il centro storico e’ circondato da un giro completo di mura di 4,3 km, fate voi i conti di quanto potrà essere ampia…), sia perchè adesso in giro ci siamo solo noi residenti (credo meno di ottomila).

Girando cerco sempre nuove scritte, ma il periodo non è certamente propizio per un graffitaro, che oltre al fatto che teoricamente dovrebbe starsene chiuso in casa deve anche fronteggiare una -immagino io- carenza di bombolette spray.

Ma una scritta nuova l’ho scovata, e non mi pare tra le più tranquillizzanti:

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A me ha fatto subito venire in mente uno stalker che si rivolge minaccioso alla sua vittima, con un avvertimento che potrebbe essere l’ultimo prima di alzare le mani.

In quel vicoletto non ci abita nessuno, va detto, e oltre io che vado in caccia di scritte ci passa davvero poca gente (ieri ci ho trovato uno che faceva i saltelli con la corda, per allenarsi, sicuro che non sarebbe passata anima viva), ma per sicurezza terrò d’occhio la zona, e drizzerò le orecchie quando ci passo, tanto adesso oltre ai merli e ai gabbiani non ci sono altri rumori.

 

 

Barney

 

Filosofia da muro #150 e #151

In realtà sarebbe una sola filosofia da muro: l’ennesimo murale di Random-guy su un muro di Lucca, pieno centro storico. Questo qua, che è più che liberamente ispirata a Banksy e all’attualità politica italiana:

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Stamani una mano amica del personaggio rappresentato sopra, il famoso CapiTone, ha trasformato il graffito così:

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Sull’Italia gettata via come fosse una molotov adesso campeggia un foglio di carta con su scritto “Parlateci Di Bibbiano!”, con la P verde e la D rossa, se qualcuno non avesse capito che “ha stato il PD”, a Bibbiano -e non solo-, qualsiasi cosa sia successa.

Sono tentato di aggiungere una immaginetta della Beata Maria che ha compiuto gli anni solo pochi giorni fa, o di Padre Pio, ma credo desisterò.

Il livello è questo: Bibbiano. O Moscopoli se tifi la squadra avversaria.

Anche la street art ci va di mezzo, e per onor di cronaca dico che al povero Random-guy hanno già demolito un altro murale, che rappresentava il sindaco di Lucca -del PD- vestito da writer con bomboletta in mano a scrivere sul muro “Welcome to Lucca”. La scritta e’ rimasta, il sindaco è durato quanto un gatto sull’Aurelia.

Basta: parliamo di Bibbiano. Come se importasse a qualcuno dei bambini coinvolti, come se il motivo per cui se ne dovrebbe parlare non fosse solo ed unicamente per gettare merda sul nemico.

Parliamone: sarebbe interessante vedere quante frasi in italiano corretto riuscirebbe a mettere insieme l’anonimo leghista (o forse fratello d’Italia) che ha attaccato il cartello.

Via, sentiamoci il cuore immacolato che è meglio.

 

Barney

Filosofia da muro #149

Oltre alle scritte, sui muri ci sono appiccicati a volte dei manifesti.

Possono essere manifesti funebri, pubblicità, anticipazioni di concerti e spettacoli teatrali, inviti a sagre e feste paesane…

Oppure possono essere robe come questa qua:

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L’assenza di timbri comunali indica una afissione abusiva, ma questo è francamente il minore dei problemi del nostro Filippo.

Già colpisce il colore, rosso sangue (che avrebbe voluto -immagino- essere un rosso passione), ma il messaggio e il font danno il colpo di grazia alla composizione, senza parlare del fatto che accanto all’opera d’arte di Filippo campeggia il manifesto della trentacinquesima sagra del rigatone…

Il font: deve essere della famiglia del Comics Sans, una delle cose peggiori che un word processor possa mettere nelle mani di un bimbominkia.

Il messaggio: a naso l’idea che il buon Filippo voleva dare al suo amore era una roba del tipo “non posso vivere senza di te”. Io cerco di immedesimarmi nel destinatario (o destinataria), e l’unica cosa che mi viene da dire è “bene: trattienilo, il respiro. Ma tanto, eh?”

La firma peggiora il tutto, ancora più Comics Sans, a dare l’idea di un corsivo fatto a mano.

Un consiglio non richiesto a Filippo: la prossima volta vai di bomboletta: la scritta risulterà sicuramente più onesta e sincera di questa roba qua sopra.

E ispirati a questa canzone, se vuoi parlare di respiro:

 

Barney

Filosofia da muro #102

Ogni tanto trovo qualcosa anche io, tipo oggi.

Mi sono imbattuto sotto casa in questa nuova scritta, sul muro di un hotel 5 stelle chiuso per mancanza di clientela:

mesiversario

Uno attento alle ricorrenze come me (che le canno tutte) non puo’ non essere incuriosito dalla mente di chi ha vergato la scritta, infarcita di cuoricini e cuoricioni e firmata con una sorta di glifo che unisce -immagino- le iniziali dei nomi dei due che festeggiano.

Che poi in realta’ festeggia solo uno/una, ossia chi ha scritto. Dell’altra meta’ della coppia nulla sappiamo, ma a parte questo due cose noto: il fatto che festeggiare tutti i mesi il mesiversario puo’ portare all’internamento in psichiatria in breve tempo (direi tre o quattro mesiversari…), e soprattutto l’infelicissima scelta del muro su cui lasciare la scritta.

La grata di ferro battuto che prima dava luce e aria alle cucine sovrasta infatti adesso la scritta, come un memento mori in tre dimensioni, a rammentare al tapino scrivente che sovente l’amore si tramuta in gabbia…

E a volte nella gabbia c’e’ una piccola iena.

 

Barney

 

 

 

Still life with Hulk and a Schweppes

Sali le scale che dal sottopasso ti indirizzano sul solito binario 4, dove tutte le mattine lavorative prendi il treno per Pisa, e fatto l’ultimo scalino con la coda dell’occhio t’accorgi di una macchia verde sul muretto.

Ti giri, e vedi questa composizione qua:

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Il pupazzetto e’ malmesso, la mano sinistra quasi staccata dal braccio, l’espressione e’ smarrita e sembra quasi che Mr. Banner si scusi: “Guarda che non mi ci sono messo da solo qua, eh? E guarda che l’acqua tonica io non la bevo. Mai”.

Dopo essermi accertato che nessuno in giro stava reclamando Hulk, ho scattato.

Stamani omin action figure e bottiglietta non c’erano gia’ piu’.

 

UPDATE: Mi segnalano che… Il mostro verde fa parte dei cosiddetti “Tiramostri” e dovrebbe essere il Mostro di Frankenstein. Potevi allungargli le braccia e se gli schiacciavi la testa usciva il cervello.

 

Barney

Another lazy -but sunny :-)- sunday

Decadenza provinciale per immagini: una citta’ per vecchi, alla fine.

Peccato…

Barney

Il sabato del villaggio in biblioteca

Ieri mattina, sabato, sono andato a restituire un libro in biblioteca. Era “Dalia nera” di James Ellroy, che volevo rileggere e che a casa non trovavo, ma questo ci interessa poco. La biblioteca civica di Lucca e’ in un ex-convento a pochi passi da casa, il chiostro interno in una giornata di sole appare cosi’:

Immagine

Ma come sempre divago.

Ordunque: riconsegnato il libro decido di farmi un giro nella biblioteca, che ospita pure una fornita emeroteca sempre gremita di lettori a sbafo. In emeroteca mi fermo per leggere a sbafo qualche quotidiano che non ho mai occasione di sfogliare. Inizio con il Fatto Quotidiano, che pero’ e’ oramai RadioGrillo: illeggibile se non sei un cinquestelle. Mi butto quindi su quel che’ e’ rimasto, Il Giornale e Libero. Opto per Libero (la colazione leggera e il fatto che comunque il pezzettino in prima pagina lo scrive Facci mi facilitano la scelta), e non me ne pento: il quotidiano diretto da chissa’ chi ieri era una vera raccolta di perle di giornalismo di transavanguardia. Ecco un po’ di articoli a caso indegnamente ritratti da me medesimo in qualita’ nordcoreana:

Gli articoli sono veramente esilaranti, dai titoli si capisce il livello del contenuto.

Prima di uscire mi sono imbattuto in un’altra perla: il Dizionario omeopatico d’urgenza, che pare un ossimoro ma tant’e’…

IMAGE00125… e nella voce del Dizionario che spiega come curare gli aspiranti suicidi:

IMAGE00128Si legge malissimo, ma in sostanza dice che si deve attendere il medico e nel frattempo seguire i consigli per la cura della malinconia. Spero sia contemplato l’uso di alcoolici o altre droghe leggere perche’ altrimenti la vedo dura…

Ora che ci penso, forse e’ per la lettura della voce sui suicidi che la sera sono poi andato a vedere “Non buttiamoci giu'”? 🙂

Barney