Come no? Ieri la notizia principale sui media italianiera Zuckeberg che al Congresso ha fatto ammenda della leggerezza con cui Facebook ha stretto accordi con Cambridge Analytica (e in una botta sola le azioni dell’azienda di Menlo Park hanno riguadagnato quasi il 5%).
Oggi per caso ho acceso la tv su Rai1 alle 20, e nel sommario tra le notizie principali del tg c’era quella del cane abbaione che -grazie ad una petizione bBobolare- e’ stato liberato dal canile di Sarcazzo di Sotto (giuro che e’ vero).
Adesso capisco quegli strani bagliori che tempestano le strade cinesi di notte, quando passi con la macchina sotto tralicci stracolmi di telecamere: ti fanno il flash come con l’autovelox, ma di continuo, anche se il limite non lo superi.
E se questo non bastasse a far capire che il problema non è Zuckeberg, c’è quest’altra notizia sempre dalla Cina: controllo attraverso riconoscimento facciale delle minoranze musulmane [1], e allerta automatico alla polizia se uno della minoranza si allontana troppo dalla sua “safe area”, la riserva indiana in cui può stare liberamente.
Fuori no, chissà cosa può combinare.
Se comunque siete tra quelli che credono che il male sia solo Cambridge Analytica (che è il male, ma solo perché l’end user inetto gli da i dati…), leggetevi questo pezzo che spiega come si derivano -dalla serqua di quizzettini del cazzo che impestano Facebook- importanti e pregiati tratti della vostra personalità.
Poi, come sempre, condividete.
Su Facebook.
[1] incredibile, ma ci sono posti nel centro e nord della Cina in cui ci sono moschee che neanche alla Mecca. Lanzhou -che è una delle mie mete di lavoro-è uno di questi.
Visto che ci sono stato oramai un po’ di volte, posso permettermi di condividere alcune dritte per chi si volesse avventurare in Cina e avesse bisogno di un supporto spirituale di modestissima caratura.
Vi dico pero’ che avrete un’altra guida, di ben altro spessore: Guy Delisle, sceneggiatore, animatore e fumettista canadese di lingua francese che con i suoi reportage a fumetti e’ diventato famosissimo.
Il suo primo libro di reportage a fumetti non e’ stato quello che gli ha dato la fama (che e’ arrivata cinque o sei anni dopo), ma e’ la mappa perfetta per la Cina. Si intitola “Shenzhen” e ve lo consiglio a prescindere (come vi consiglio “Pyongyang” e “Cronache di Gerusalemme”).
Io e Delisle abbiamo visto posti diversi: lui si ferma per mesi a Shenzhen per seguire una produzione di animazione per ragazzi subappaltata ai cinesi, io in genere vado a Shanghai-Pechino-Lanzhou per una settimana (giusto il tempo di riprendersi dal jet lag, cosi’ ti puoi rincoglionire di nuovo col viaggio di ritorno) e sto nelle citta’ per un paio di giorni al massimo. Ma vi assicuro che quello che trovate in “Shenzhen” e’ la Cina delle grandi citta’, con magari differenze nei cibi (ottimi ovunque), ma il resto e’ uguale.
A cominciare dalle camere di albergo: qualsiasi categoria voi occupiate (e siccome siete occidentali, non scenderete mai sotto le tre stelle cinesi), la vostra stanza avra’ alcune caratteristiche tipiche:
dotazione in bagno di almeno spazzolino, dentifricio e pettine;
tubature gorgoglianti;
il bollitore per the-minestre calde-acqua calda (la bevono come noi beviamo il caffe’);
un televisore che prende solo canali cinesi;
una WiFi ballerina – un cavo per connessione cablata comunque ballerina;
e soprattutto la pulsantiera.
Si, perche’ in qualsiasi camera vi troviate, avrete il problema delle luci. Che si sostanzia in un pannello di controllo accanto al comodino, fatto esattamente come ce lo disegna Guy:
Quelle due rotelle ai lati dei pulsanti sono i comandi per le abat-jour. Tutte le scritte sono in cinese, ovviamente. E non v’e’ alcuna relazione tra la posizione dei pulsanti e la luce da essi comandata. Andrete a caso, come tutti, fino a riuscire a spegnere o accendere quella giusta.
I bagni sono un’altra caratteristica cinese, per vari motivi. Intanto ce ne sono di diversi tipi: il cesso classico all’occidentale e’ reperibile in genere nei ristoranti e negli hotel, ma in giro e’ pieno di bagni pubblici (vista la quantita’ di the che bevono, e’ in effetti comprensibile) dotati di turche di foggia strana. Uno dei piu’ incredibili e’ una sorta di scatola allungata di ceramica che sara’ larga 15 centimetri e lunga 40, e non si capisce come ci si possa cagare dentro. Pero’ pare sia usato per questo. I cessi normali poi vanno alla rovescia: sono sempre pieni d’acqua e se tiri lo sciacquone si apre una valvola in fondo che risucchia il contenuto e riempie la tazza di acqua pulita. La carta igienica e’ una rarita’: finisce sempre -per cui e’ utilissimo portarsi dietro pacchettate di fazzoletti-, si taglia solo con il machete e viene buttata (usata, ovviamente…) in un secchio della spazzatura vicino al cesso. Questo credo perche’ le tubature sono un po’ ballerine, e il rischio di intasatura e’ alto a buttarla dentro anche per la sua tenace consistenza. Le turche hanno lo sciacquone a pedale, oltre il buco. Comodissimo per provare il senso di equilibrio dell’utilizzatore…
Delisle racconta un’altra enorme verita’: le file in Cina sono un’opinione, e ve ne accorgerete in ogni dove. Se si lascia un minimo spazio con quello che ci sta di fronte, arriva qualcuno a colmare il gap e a fottervi il posto. Se non vi capita prima, sperimenterete la cosa all’aeroporto, quando tenterete di fare il checkin (a meno che non siate viaggiatori business). Gia’ che ci siamo, vi dovesse capitare di prendere un volo interno (a me capita sempre…) attenzione a due cose al controllo sicurezza: accendini o fiammiferi e batterie al litio oltre una certa potenza. I primi non possono viaggiare neanche in stiva, i secondi sono visti come bombe atomiche e vi consiglio vivamente di lasciare a casa sia batterie di ricambio, sia i vietatissimi power pack per il cellulare. Ai controlli sicurezza, poi, sarete sempre perquisiti a prescindere dal fatto che il metal detector abbia suonato o no: lo fanno con tutti, non e’ razzismo. I voli interni cinesi sono comunque botte dalle 2 ore e mezza in su, e vi daranno sicuramente da mangiare almeno un panino.
I ristoranti: come ho gia’ detto in Cina si mangia benissimo anche nella peggio bettola che vi capiti di frequentare. Anzi: spesso e’ meglio la bettola che il ristorantone, soprattutto se siete a un pranzo formale con una quantita’ infinita di portate che dovete per forza assaggiare. Sara’ difficile capirsi con i camerieri, nelle bettole. A me e’ capitato un locale in cui nessuno parlava inglese e ce la siamo cavata perche’ avevamo scelto il ristorante con menu’ fotografico. Abbiamo cannato le quantita’ (abbiamo ordinato roba per sei, eravamo in due…) ma mangiato benissimo. L’altro lunedi’ a Lanzhou siamo riusciti a mangiare spettacolari arrosticini di pecora facendoci capire con un misto di inglese e di mimo. Il punto dolente e’ la birra, che nel nord viene servita calda. A Shanghai invece la portano fresca al punto giusto. Il cibo e’ vario e saporito, se proprio siete schizzinosi evitate di chiedere cosa c’e’ nel vostro piatto. Assaggiate e basta.
Altra caratteristica della Cina sono i cantieri. Costruiscono sempre, giorno e notte: palazzi da 30-40 piani (a decine, tutti uguali!), strade, ferrovie, metropolitane… E’ facile tornare in un posto dopo sei mesi e trovare lavori enormi che hanno drasticamente cambiato la morfologia del luogo. Spesso si costruisce per investire: se il prezzo del terreno e’ ritenuto basso, si compra e ci si fa sopra un bel palazzo, convinti che in pochi anni i prezzi saliranno e ci sara’ un bel guadagno.
Il clima e’ vario agli estremi: si passa dal deserto all’alta montagna all’umidissima Shanghai in un volo, letteralmente.
Infine, anche in Cina ci sono discrete rock band, il che non guasta mai:
Per una coincidenza astrale quasi incredibile, mi ritrovo oggi nello stesso posto in cui ero due anni fa, durante i mondiali di calcio in Brasile.
Quel giorno c’era Italia-Paraguay, decisiva per il passaggio del turno. E tutti sanno come e’ andata.
Bene, anche stanotte assistero’ ad Italia-Belgio dalla stessa citta’ in mezzo al nulla cinese (Lanzhou), e per aggiungere particolari scaramantici negativi saro’ con lo stesso collega dell’altra volta.
Quindi, se siete particolarmente superstiziosi sapete adesso di chi e’ la colpa (nel caso vada male) o il merito (se per una incredibile botta di culo la nazionale si mettesse a giocare bene e vincesse…).
Il mio unico rimpianto e’ che in contemporanea ci sara’ anche gara sei delle finali di basket. Nessuno o quasi in Italia vedra’ Reggio tentare di allungare la serie con Milano, o giocarsi il match point (scrivo di sabato, senza sapere come e’ andata gara 5), e le mie speranze di poter vedere questa partita invece che il calcio sono praticamente nulle.
Bene, e’ tempo di andare a cercarsi un barraccio cinese in piena notte, e sperare che almeno una delle due partite vada bene. Quella con il pallone arancione, se devo proprio scegliere 🙂
E invece, Shanghai e’ la Los Angeles di Blade Runner, soprattutto di notte e con la bruma che sempre incorona i grattacieli immensi e colorati.
Stavolta molto meno illuminati e colorati, perche’ il sindaco ha deciso di non permettere l’accensione di tutto il campionario di enormi pannelli che ricoprono i lati dei palazzi di Pudong, per evitare l’affollamento che ha portato alla morte di una trentina di persone a capodanno.
Qua sotto la citta’ nuova (il quartiere degli affari di Pudong, perlappunto), vista dalla torre della televisione e dal Bund. In fondo, un classico pranzo cinese in un classico ristorante cinese nella periferia di Shanghai. La prima foto buffa e’ un selfie dei miei piedi sulla terrazza panoramica con pavimento in vetro a 259 metri, sulla TV tower.
“Find the river” dei R.E.M. non c’incastra una mazza, ma mi piace:
Ecco qua alcuni scatti indegni pure di “Cronaca Vera”. A grandissima richiesta c’e’ pure il cappello francese in trasferta cinese sulla testa di un italiano: ‘na barzelletta, insomma 🙂
Ancora tanti cavi e grattacieli
Sempre le montagne desertiche del Gansu, pare di essere su Marte!
La nuova galleria per gli acquisti di Wanda Plaza. Ci sara’ di tutto, tra pochi giorni. Adesso e’ tutto in rifinitura
Downtown visto dalla collinetta sull’altro lato del fiume Giallo
Da Lanzhou a Shanghai si sorvola il territorio arido e desertico della regione del Gansu. Quella roba bianca e’ l’unica acqua che c’e’ adesso. Ghiacciata…
Ancora uno scorcio dello shopping mall di Wanda Plaza
Una scultura ancora dedicata alla via della seta
Palazzi da quaranta piani nuovi di pacca, sempre a Wanda Plaza
Micoscopico lampadario a sette o otto metri dal suolo, sempre nella hall
Telecamere, cavi e grattacieli
Arazzo di lana a grandezza-parete. Sempre via della seta
Il ponte di ferro dei tedeschi
Le colline di sabbia e/o fango della citta’. Tutte terrazzate a mano, nella inutile speranza di farci crescere sopra qualcosa.
Arredi urbani bellini
La hall, piccolissima, del piccolissimo albergo Wanda Vista (e’ in realta’ una roba immensa di una ventina di piani)
Ecco il cappello, anzi: le chapeau!
L’albero di Natale! Il 20 gennaio!
Polvere sulle auto
Elemento di decorazione urbana che ricorda la via della seta.
E’ in mezzo alla Cina, a 1500 chilometri da Pechino, tra colline di sabbia e il fiume Giallo (che in realta’ e’ marrone) che la taglia in due, ma non cambia di una virgola una delle caratteristiche meteorologiche della citta’: avere un tasso di umidita’ ridicolo, cosi’ che molte delle aiuole sono finte, e sulle montagne attorno (siamo a 1600 metri di altezza) gli alberi paiono messi li’ apposta da solerti giardinieri. Infatti, e’ esattamente quel che succede: le montagne sono terrazzate a mano, e stentati cespugli perdono continuamente la guerra contro gli elementi. La pioggia e’ rara come il sole a Milano, la neve che c’e’ nei dintori dell’aeroporto e’ artificiale. Il freddo (ora siamo a -14°) e’ comunque sopportabile, perche’ il vento non c’e’.
Il fatto di stare in alto, circondata da montagne che bloccano il vento, fa si che Lanzhou abbia un’altra caratteristica poco simpatica: risulta essere la citta’ piu’ inquinata della Cina (Pechino e’ meglio, e ho detto tutto…), e una delle piu’ inquinate del mondo. Le macchine sono tutte coperte da uno strato di polvere che mi fa pensare che i moltissimi fumatori siano quelli piu’ fortunati, qui: i filtri delle sigarette sicuramente evitano di inalare PM10 e altra bella roba.
La citta’ e’ un continuo cantiere: le gru e i camion riempiono ogni metro libero di spazio per costruire incessantemente palazzoni di quaranta piani. Wikipedia dice che gli abitanti sono 3,6 milioni, ma a me da l’idea che siano molti di piu’.
Trovandosi sulla Via della Seta vanta una storia bimillenaria, ma credo che le cose antiche siano pochissime: una di queste e’ un ponte in ferro, che mi dicono sia stato fatto dai tedeschi un centinaio di anni fa. Il resto invece e’ molto piu’ recente, o ancora da venire. Come la metropolitana.
Una caratteristica comune ad altre citta’ cinesi e’ l’illuminazione notturna (che invariabilmente viene spenta alle 22,30 0 -d’estate- alle 23): sembra di essere in un perenne e fantasmagorico presepe. Infatti davanti all’albergo c’e’ ancora un enorme albero di natale di plexiglas, ovviamente illuminato sino alle 22,30.
Gli occidentali non sono tantissimi, e quelli biondi (sto parlando dei tre capelli che mi restano, chiaramente) e con la barba ancora meno: io in tre volte che sono venuto qua sono stato oggetto di osservazione divertita da parte di molti bambini (vulg.: mi stanno a piglia’ per il culo senza ritegno, o mi si presentano come se avessero visto la donna barbuta del circo Barnum, credo che poi lo raccontino in classe per bullarsi con gli sfortunati compagni che non han goduto dello spettacolo), e stamani un canetto da calcio, al guinzaglio di una signora distinta, alla mia vista e’ quasi impazzito; ha cominciato ad abbaiare e a tirare il guinzaglio manco avesse visto il diavolo in persona. Mah… Forse ha disturbato il fatto che avessi anche il cappello?
Il cibo e’ vario e piacevole (per me, anzi: direi che e’ davvero buono) e include stranezze come le meduse, le classiche zampe di gallina in umido, i noodles freddi (?!!) da mangiare anche a colazione (!!!???), l’agnello fatto in tremila modi differenti, e un the’ aromatico molto particolare. Quello che quai chiamano “vino bianco” e’ in realta’ una grappa di riso che ha almeno 50°, e va bevuta a shottini ad ogni giro di brindisi (in una cena “ufficiale” tutti devono brindare a qualcosa almeno una volta).
La gente e’ simpatica (a me stanno simpatici un po’ tutti, pero’. Quindi il mio giudizio e’ assolutamente irrilevante), e data la posizione centralissima c’e’ un mix di etnie notevole.
Un posto interessante, dove forse l’unica cosa che per me non sarebbe sopportabile a lungo andare e’ la barbara usanza di servire la birra calda.
Domani si torna nel caos di Shanghai, per abituarci al ritorno nel Bel Paese (del cazzo).
Non vorrei portare merda gufare, ma mi dite quante possibilità ci sono che un’ora fa, qui a Lanzhou, la seconda città più inquinata al mondo, la radio locale passi “Notti magiche”?
Ecco, per la gioia degli scaramantici irriducibili è successo… Ora non ci resta che prepararci per andare a vedere la partita con i nostri ospiti locali, per fare il giusto casino italiano.
Ho con me il cappello con la stella rossa di Mao, stasera sarà la mia bandiera di guerrigliero capitalista nel posto più capitalista che ci sia ora come ora al mondo.
Sono sempre vivo, sebbene temporaneamente in giro per la Cina. Solito giro Pechino – Lanzhou – Shanghai in cinque giorni di corse verso l’aeroporto di turno, pranzi strani con cibo in genere ottimo (ma speziatissimo), e riunioni a nastro, chiaramente.
Foto e approfondimenti tematici (es.: le varie tipologie di cessi cinesi) al mio ritorno, che il il muro di fuoco della grande muraglia mi secca tutte le connessioni.
In economy class si dorme malissimo, cosi’ i due viaggi ravvicinati in Cina mi hanno premesso di osservare un bel pezzo di Terra da una decina di chilometri di quota. Cerchero’ qua sotto di riportare quello che ho visto e provato guardando giu’, mentre ascoltavo in cuffia un mix di Pink Floyd, Radiohead, Nick Cave, Creedence Clearwater Revival e Bob Dylan gentilmente offerti dalle compagnie aeree con le quali ho volato assieme ai miei colleghi.
La cosa emozionalmente piu’ potente e’ stata passare la linea del terminatore, domenica scorsa.
il terminatore su Mercurio (C) NASA
Il terminatore sulla Terra, visto dalla ISS
L’atmosfera terrestre diffonde la luce solare, per cui la situazione non e’ netta e definita come sarebbe sulla Luna o su Mercurio, come si vede dalle immagini qua sopra, ma volare a 900 chilometri all’ora verso il Sole (che si muove verso di te ad una velocita’ apparente di 1.600 chilometri all’ora), lasciandosi dietro il buio della notte fa un effetto corroborante: sembra di rinascere, la luce si diffonde sempre piu’ velocemente, a spingere via il nero che pure l’aereo si lascia dietro. Poi, finalmente, il rosso aranciato dei primi abbaglianti raggi ti piglia in faccia e annuncia la nascita ufficiale del nuovo giorno. E tu puoi ricominciare a guardare dal finestrino il mondo ancora addormentato.
Questa volta la luce del Sole ci ha colto poco dopo Ulan Bator, e sotto l’aereo e’ apparso un paesaggio selvaggio e disabitato, fatto di montagne coperte di neve e valli desolate, d’un grigio-nero che fa pensare all’ardesia invece che alle pendici verdeggianti delle nostre vallate alpine. Raramente si vedono dall’alto segni di vita: soprattutto in questi posti mancano le strade (almeno, quelle grosse), e le tracce sul terreno somigliano piu’ a mulattiere, che a volte convergono verso quel che sembra essere un villaggio distante chilometri e chilometri da tutto.
Dopo le montagne grigie e innevate inizia un lunghissimo tratto di pianura completamente deserta, di un bel colore rossastro che non puo’ non far venire in mente una visione satellitare di Marte. Anche qua i segni di vita sono rarissimi, ogni tanto si indovina un primo indizio certo della presenza umana: la ferrovia che corre dritta per lunghi tratti, magari vicino ai torrenti e ai fiumi della zona. Gli agglomerati sono sempre rari, ma somigliano meno a villaggi di iurte, e piu a mucchi di case ammucchiate le une alle altre. I campi coltivati sono rarissimi, ogni tanto si notano enormi rettangoli di terreno che pare arato, e uno si domanda cosa caspita ci possa venir su, in quella terra rosso-nerastra. Alberi non se ne vedono, da nessuna parte, magari quei campi non sono altro che enormi scavi per tirar su chissa’ quale minerale o terra rara.
Ancora piu’ avanti (e siamo sicuramente in Cina, adesso) il deserto rosso e’ punteggiato da cose che sembrano laghi circolari, pieni di liquidi dall’inquietante colore pastello (verdolino, ocra, rosso, azzurro…), che spero sia naturale. Le cicatrici rettangolari dei campi arati aumentano in numero e diminuscono in dimensione, si vede finalmente un po’ di verde e poi, alla periferia di Pechino, enormi agglomerati di capannoni dai tetti blu elettrico, delle dimensioni d’un borgo dei nostri, e fuori quelle che sembrano povere case messe a caso.
Poi inizia la cappa di smog, che quando e’ presente rende l’atmosfera quasi irreale, a tutte le del giorno e della notte, avvolge Pechino con il suo manto di polvere appiccicosa e rende impossibile vedere a piu’ di cento metri di distanza.
Ad agosto ero al finestrino nel viaggio di ritorno, ed e’ stato splendido vedere l’evolversi dei paesaggi dalle periferie di Pechino, ai deserti montuosi mongoli, fino alle enormi praterie russe, pure esse deserte ma d’un verde spettacolare. Anche nel viaggio verso l’Italia si passa da una presenza quasi invisibile dell’uomo a piccole fattorie con stradine a collegarle a quelle vicine, a paesi circondati da campi di molti colori, a citta’ piene di case, strade, ferrovie, aeroporti. Questa volta abbiamo fatto scalo a Mosca, l’aeroporto e’ una trentina di chilometri a nord della citta’, ed e’ cosi’ circondato dalla taiga, che dall’alto non capisci come possa esserci una metropoli da 11 milioni di abitanti poco distante.
Tutto quello che e’ fatto dall’uomo pare piu’ ordinato e pulito di qua dagli Urali, tutto e’ sicuramente piu’ verde, tutto pare meno inquinato, i paesaggi da Mosca in poi sono familiari, con campi e strade e case in numero sempre crescente a chiedere prepotentemente spazio a boschi e prati.
Poi, se parti da Mosca e vuoi tornare in Italia, passi l’Ucraina, la Moldova e la verdissima Romania, prima degli stati dell’ex-Jugoslavia e del mare Adriatico costellato dalle isolette croate.
Poi e’ gia’ Italia, e’ gia’ casa, anche se manca ancora un volo e anche se a Fiumicino la prima cosa che ci accoglie e’ la notizia che i ministri del PdL (stavo per scrivere “di Berlusconi”, e non sarebbe stato mica sbagliato, no? Dopo tutto, sono di sua proprieta’…) si dimetteranno in massa non ho ancora capito perche’.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)