La guerra è l’elemento che accomuna i due libri di oggi: “300” di Frank Miller (con gli splendidi colori di Lynn Varley) e “Fanteria dello spazio” di Robert Anson Heinlein.
Due opere discusse, ritenute un inno (quasi) fascista al machismo del combattimento, due libri da cui sono stati tratti due film di opposta fortuna (“300”, sostanzialmente una prova d’autore che ripropone fedelmente il fumetto, spesso con inquadrature identiche alle tavole di Miller, è stato accolto positivamente dal pubblico ed ha incassato parecchie centinaia di milioni di dollari, “Starship troopers” è considerato un “B movie” e si allontana in molti aspetti dal romanzo), due letture comunque di sicuro impatto emotivo.

“Fanteria dello spazio” usa una guerra con una popolazione di ragni alieni come canovaccio per parlare anche – anzi: soprattutto – di politica e di filosofia. Nel futuro immaginato da Heinlein solo gli ex soldati possono votare, e solo loro possono insegnare Storia e Filosofia. Il Professor Dubois (per quanto detto prima, ex-fante spaziale) così sentenzia rispetto ai valori universali dell’uomo:
“Le cose più belle della vita sono al di là del denaro. Il loro prezzo è agonia, sudore, devozione, e il prezzo richiesto per la piu’ preziosa di tutte le cose della vita e’ la vita stessa, costo ultimo per un valore perfetto.”
Un altro insegnante, il Maggiore Reid, spiega i motivi del successo del sistema politico in vigore:
“Dunque, dove sta la differenza? Ipotesi ne abbiamo ascoltate abbastanza, perciò ora vi darò io la definizione esatta. Con il nostro sistema, ogni elettore e ogni governante è un uomo che ha dimostrato, con anni di duro servizio volontario, di considerare il benessere della maggioranza più importante di quello personale. Questa è l’unica differenza pratica con il non elettore. Può mancare di saggezza, può scarseggiare in virtù civiche ma la sua prestazione media è assai migliore di quella di qualsiasi altra classe dirigente della storia.”
[Questa considerazione di Reid potrebbe spiegare perche’ la politica italiana degli ultimi venti anni ha questa bassissima qualita’…]
“300” racconta – romanzandola per tavole sviluppate in orizzontale in un inconsueto formato rettangolare “largo” – la battaglia delle Termopili, dove un piccolo esercito di Greci riuscì a ritardare di molti giorni l’avanzata della colossale macchina da guerra approntata da Serse. Il sacrificio di quelle poche migliaia di greci (e dei trecento spartani del titolo) compattò l’intera nazione e permise – nei mesi successivi – la vittoria.
La prosa di Miller è epica e cameratesca. Delio, il cantore della battaglia, vede così il glorioso primo giorno di combattimento:
“Con i cuori uniti in un canto muto… attacchiamo. Spalla a spalla, scudo contro scudo… con gli occhi fissi su quelli dei nostri odiati nemici, assaporando il loro crescente terrore… colpiamo. Uniti, fusi come una sola creatura… indivisibili, impenetrabili, inarrestabili… incalziamo.”
Nelle ultime pagine, alla fine di una strenua e sanguinosa resistenza, oramai vicino alla capitolazione, Leonida spedisce Delio a Sparta, perché la memoria dell’eroismo dei trecento si tramandi. Ecco come i due si accomiatano:
“Sire… Avete qualche messaggio per la Regina?”
“Niente che vada detto a voce”
In “300” molte cose non sono dette a voce: le immagini (come e’ giusto che sia in un fumetto) hanno il sopravvento sulle parole, ma proprio le parole – alla fine – risulteranno l’arma determinante per vincere la guerra; ugualmente, in “Fanteria dello spazio” – romanzo dedicato per più della metà alla formazione del fante spaziale prima e dell’ufficiale poi – le lezioni filosofico – politiche quasi prevalgono sull’azione (che pure è molto presente), a sottolineare anche lì l’importanza del pensiero e del ragionamento.
Barney
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