Ammennicoli di Pensiero mi manda questa foto, che lui stesso colloca in una “stazione ferroviaria sotterranea di una più o meno ridente città padana” (e più non dimandare):
All’inizio ero convinto che il “sei” iniziale dovesse leggersi “si”, così da generare una specie di aforisma da talent show o da reality (livello basso, insomma).
A rileggerlo invece può benissimo essere che la frase sia stata voluta proprio così, e che invece che una generica affermazione valida per tutti si riferisca a una particolare donna.
Non che il livello si alzi di chissà quanto, eh? Ma la cosa assume una sfumatura personale che rende il tutto più intrigante: quali danni potrebbe aver subito la donna, e in quanti anni?
Ah, solo chi passasse di nuovo nella stazione ferroviaria sotterranea di una più o meno ridente città padana potrebbe casualmente imbattersi nello scribacchino e domandarglielo.
Barney
Anch’io sono rimasto con quel dubbio… Sei o si? Chissà…
(a guardare altre frasi nella stazione, per la verità, viene più semplice pensare a un mondo di analfabeti nemmeno in grado di graffitare una frase di senso compiuto, ma tant’è…)
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Il bello sta proprio nell’immaginare cosa ci sta, dietro le scritte. E chi.
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