E’ tempo di report (indipendenti, di terze parti, positivi)

[Premessa: questo post non contiene bibliografia, ne’ il necessario numero di link a lavori o siti esterni, perche’ altrimenti mi rubano l’idea/sono sotto NdA/sto brevettando lo sblindonio/le cavallette. Chi non si fida e non crede a quel che c’e’ scritto, faccia come se l’autore si chiamasse Andrea Rossi, e vedra’ che tutto s’aggiusta]

E’ tempo di dar di conto dei mirabolanti risultati che un manipolo di sette savi (NON di Sion) ha ottenuto sperimentando –quasi liberamente- la versione ad alta temperatura dell’E-Cat di Andrea Rossi. Che, con evidente carenza di fantasia almeno per quel che riguarda i nomi, e’ chiamato “Hot Cat”, o “E-Cat HT”. Io avrei giocato su robe tipo “HellCat”, ma forse sono malato…

This was an Hot Cat, from Hell...

Il Grumman F6F HellCat

Allora, il 16 maggio e’ apparso su arXiv un articolo che si intitola (tadaaaaa…..): “Indication of anomalous heat production in a reactor device“. Gli estensori dell’articolo sono il fisico G. Levi di UniBo, E. Foschi che lavora in una ditta emiliana di radioprotezione, T. Hartman, R. Pettersson e L. Tegnér di UniUppsala, ed H. Essén del Royal Institute of Technology di Stoccolma.

Prima di passare alla rapida disamina dei risultati e ad un paio di considerazioni, c’e’ da dire  che la pubblicazione su arXiv non e’ peer reviewed (checche’ ne dicano i Monaci Diacci Marmati della Chiesa degli Ultimi Giorni, arXiv stesso e’ assolutamente chiaro, a voler leggere…): e’ sufficiente che uno degli autori sia un “endorser” qualificato. Nel nostro caso, Essén e’ l’endorser, nessuno e’ un reviewer. Chiusa parentesi.

Ok, che dice questo articolo? In due parole, che l’Hot Cat produce molta piu’ energia di quella che “consuma”, molta di piu’ che se la reazione (o il processo, o quel che vi pare) che avviene al suo interno fosse esclusivamente chimica. Quasi quanto una reazione nucleare, pero’ senza scorie ne’ radiazioni. Il Nirvana dell’energia, insomma.

Ma quanta energia produrrebbe, questo marchingegno? Beh, le misure derivate da due campagne sperimentali (dicembre 2012 e marzo 2013) danno un COP (Coefficiente di Prestazione) di 5,6. Semplificando per i non tecnici come me, praticamente quel numero ci dice che se buttiamo nell’accrocchio una unita’ di potenza (nel nostro caso, potenza elettrica), riusciamo a tirarne fuori 5,6 (stavolta stiamo parlando di potenza termica), il che e’ assolutamente strabiliante. Sempre che sia vero, riproducibile e controllabile.

Un altro indicatore che i Monaci sopra nominati chiamano spesso a testimonianza della bonta’ dell’E-Cat e’ il Diagramma di Ragone, che visualizza la potenza massima accumulabile per unita’ di massa di varie sostanze, in funzione dell’energia massima estraibile dalla stessa unita’ di massa.

[Per i lettori ingegneri/fisici: Se sbalio, mi coriggerete, ovviamente]

Ecco qua il Diagramma di Ragone classico, con l’aggiunta -in alto a destra- dell’Hot Cat. Ordini di grandezza meglio der mejo sulla piazza sino ad oggi, come si vede a occhio ignudo.

Image

Da Prometeon.it

Quasi “troppo meglio”, per essere vero.

E quando una cosa e’ “troppo meglio”, ci (a me e all’omino del mio cervello) viene in mente Stan Lee che fa dire allo zio di Peter “Spidey” Parker: “Da un grande potere derivano grandi responsabilita’“. Tradotto in italiano significa che affermazioni clamorose (“Ho inventato un sistema che permette la produzione di energia illimitata, quasi a gratis, non inquinante, non radioattiva, che funziona con un materiale abbondantissimo e a buon mercato!“) hanno bisogno di prove altrettanto clamorosamente definitive.

Le affermazioni clamorose non mancano: da tre anni Rossi e compagnia vanno avanti imperterriti con:

  • guadagni -raccontati- del 200% (maanche 600% eeeee oltre!!1!11!) rispetto all’energia immessa nel sistema;
  • dichiarazioni di reazioni LENR tra idrogeno e nickel, a dare come prodotto finale della fusione nucleare rame, che pero’ non si trova nella polvere, la quale peraltro non viene mai fatta analizzare per paura che si scopra l’ingrediente segreto (la polverina di Campanellino, forse…);
  • dichiarazioni sull’assenza di raggi gamma, o se ci sono si “termalizzano” e quindi non fanno male, anzi: non escono proprio dall’apparato;
  • ma, contestualmente, asserzioni sulla presenza di una schermatura di piombo, poi questa scompare, poi c’e’ ma fonde e comunque non vi preoccupate tanto i gamma non ci sono (un loop if-then-goto della migliore specie);
  • annunci di inizio vendita di impianti turnkey da un giorno all’altro, che poi si trasforma nel giorno dopo e poi in quello dopo ancora, a dimostrazione che il detto “Oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente” e’ sempre, per definizione, vero;
  • A corollario dell’affermazione sopra, dichiarazioni su 1 impianto venduto, poi erano 7, infine 13 pero’ non vi si puo’ dire nessun nome di cliente perche’ c’e’ il segreto. E per adesso s’e’ visto solo un prototipo
  • Affermazioni su impianti di produzione in serie di E-Cat da 100.000 pezzi l’anno, localizzati in USA, poi da qualsiasi parte ma  non in USA, poi se ne perdono le tracce. Comunque ci sono e sono impianti tutti robotizzati. Ma non si possono vedere, ne’ si puo’ sapere dove siano.

E via di questo passo, con balletti e dichiarazioni in contraddizione con quelle rilasciate un ora prima che a un certo punto Silvio Berlusconi m’e’ cominciato a sembrare un dilettante, al confronto di Rossi. Che pero’ dai Monaci Diacci e’ sempre giustificato, perche’ deve proteggere il segreto industriale (whattafack?!?!?!), e la sua invenzione dall’assalto dei kattivi delle multinazionali del petrolio.

L’ultima delle promesse di Rossi era -da sette o otto mesi “oggi no, domani forse, dopodomani…” oramai l’avete capito :-)- la pubblicazione di questo benedetto third party report. Che inizialmente era stato annunciato esser pubblicato su una rivista peer reviewed, poi s’e’ visto sopra che han ripiegato su arXiv (scelta onesta e santa, basta pero’ non millantare faticose revisioni del lavoro e passaggi da accaniti arbitri tecnici).

Comunque, come gia’ detto i risultati sembrano promettere un futuro in cui tutti avranno l’energia necessaria gratis, e nulla inquinera’ piu’ il cielo e le acque, e il leone e l’agnello berranno alla stessa fonte… Bello, vero?

Pero’, come sono stati ricavati quei risultati a me non sconfiffera per nulla. Ora, io non sono un tecnico (o meglio, non lo sono piu’; lo ero in altro ambito, ed ero comunque abituato a metter su setup sperimentali e a misurare fenomeni), ma un paio di appunti su come queste incredibili misure sono state prese le posso fare pure io.

Per esempio: s’e’ deciso di misurare la temperatura con una termocamera. E’ un sistema sicuramente lecito ed utilizzabile (con alcuni vantaggi tipo la misurazione a distanza e contactless), pero’ quello che si misura e’ la temperatura esterna, inferendola -attraverso calcoli complicatissimi- dalle tonalita’ di colore che assume l’oggetto quando si scalda e -di conseguenza- emette radiazione infrarossa.  Pero’… Pero’ un sistema ancora migliore e piu’ semplice e’ piazzare una decina di termocoppie in giro sul cilindro e magari dentro di esso, e leggere in continuo l’output. Si avrebbero n misure da confrontare l’una all’altra, cosi’. Troppo difficile? Troppo poco innovativo?

Ancora: la misura della potenza elettrica immessa nel marchingegno e’ stata demandata ad una telecamera che riprendeva lo schermo di un wattmetro. Cristo santo: o collegare quel wattmetro ad una presa USB d’un PC e far registrare in continuo la potenza no, eh? Roba troppo moderna? Troppo accurata?

Sembra quasi che i sette dell’apocalisse si siano preoccupati di non produrre risultati definitivi, per paura di esser giudicati di parte sono risultati di partissima.

Infine: e’ stato sollevato da piu’ parti il lecitissimo dubbio che vi fosse una alimentazione “nascosta” del sistema, che si accendeva quando si spegneva quella “lecita”. Non v’era mezzo, con l’apparato sperimentale messo su dai sette saggi, di scoprire se questo sia avvenuto o meno, semplicemente non si puo’ escludere che vi fosse il trucco (di sfuggita, devo far notare che e’ parimenti vero che con quegli esperimenti non si puo’ certo escludere che l’accrocchio funzioni davvero. Non si puo’ provare nulla, insomma).

E comunque, a prescindere da tutti i miei dubbi, i Monaci han trovato in questa pubblicazione un nuovo elemento di rafforzamento della loro incrollabile fede nel nuovo e rivoluzionario sistema di generazione d’energia. Che se ne fotte della termodinamica, ma chi se ne frega, se ci garantisce millenni di gozzovigli e risparmi sulle bollette del gas?

A raffreddare i bollori dei Diacci Marmati si levano in rete molti cori di protesta, alcuni piu’ alti di altri, alcuni che inneggiano alla censura preventiva dell’eresia tramite radiazione dall’albo dei ricercatori di coloro che hanno osato tentar la via del Santo Graal Fusore.

Questi ultimi li capisco poco e li reputo al servizio inconsapevole dei Monaci stessi, che possono agevolmente piangere di repressioni e razzismi culturali nei loro confronti.

Ma per fortuna oltre ai blog, a Facebook, a siti e servizi pseudogiornalistici, c’e’ ancora l’ultimo baluardo dell’Internet di trenta-trentacinque anni fa che non vuole morire sotto i colpi di social networks e chat d’o cazz: Usenet, l’ultima frontiera dei vecchi navigatori (over quaranta, per evidenti motivi anagrafici), che -come una splendida oasi naturalistica ricca di fauna in via d’estinzione- ospita gente come il gia’ piu’ volte citato Leonardo Serni, che vola un par di chilometri sopra le teste dei vari Rossi e Levi, e tira fuori questo capolavoro qua, da tramandare ai posteri:

Serni_ECatAntani

In conclusione: ci tocchera’ pagare gas e luce per molti, molti anni ancora.

 

 

Barney

13 pensieri su “E’ tempo di report (indipendenti, di terze parti, positivi)

      1. ijk_ijk

        http://www.swas.polito.it/services/Rassegna_Stampa/dett.asp?id=4028-169769587

        «Sono stato campione italiano dì corsa su pista nel 1970 e detentorc a 19 anni del record mondiale juniores nella 24 ore di marcia, con 186 chilometri coperti. Ancora oggi, il record è mio» (abbiamo sentito la Fidai, che conferma parzialmente: «Rossi ha stabilito la miglior prestazione italiana Assoluta e Juniores della 24 ore di corsa su pista a Brescia, il 23 e 24 aprile 1970, con metri 175.144»).

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  1. ijk_ijk

    Comunque ho smesso da tempo di seguire la vicenda. Se voleva veramente dimostrare che il suo coso funziona avrebbe potuto farlo in mille modi inconfutabili anche senza aprire la sua Black box. O più semplicemente poteva staccare la spina dal muro e far vedere che il processo si autososteneva indefinitivamente.

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    1. Barney Panofsky Autore articolo

      E’ verissimo, ma e’ comunque etologicamente divertente vedere come le persone sono propense a credere a tutto.

      In ogni caso, resta la domanda: e’ vero che Rossi dichiara di avere il record di corsa sulle 24 ore? No, perche’ a me viene subito in mente Stephen King e il suo “La lunga marcia”… :-O

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  2. Cimpy

    Coraggio, Barney, ci tocca rassegnarci: non proveremo mai che Rossi le spara grosse, è molto più abile di un qualunque pescatore, e le triglie che pesca lui sono felici di abboccare. Intanto aspettiamo di vedere che succede coi suoi cugini greci: in questi giorni sono sotto la lente di scettici e credenti, e qualcosa ben deve uscire. Vedremo se sono anguillosi come il genio italico o se stavolta nella rete loro ci finiscono davvero.

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  3. Pingback: Novita’ (??!!!!) sulla fusione fredda | BarneyPanofsky

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