“Ender’s game”, G. Hood (USA, 2013)

“Ender’s game” riconcilia con il cinema fatto di storie, di contenuti, di ottima recitazione. Riconcilia anche con la SciFi intelligente, quella che da “Blade runner” in giu’ usa il genere di nicchia (la fantascienza) per veicolare idee universali sulla societa’ e gli individui.

Quanto “Gravity” e’ un film autoerotico, che gode a far vedere allo spettatore la tecnica con la quale e’ stato girato (anche perche’ oltre la tecnica c’e’ poc’altro da mostrare), tanto “Ender’s game” si poggia su una sceneggiatura che deriva da un solido romanzo, e usa la pellicola come mezzo, non come fine.

ImageIl film di Hood e’ stato tratto dall’omonimo libro di Orson Scott Card (che non ho -colpevolmente- mai letto), che riprende le tematiche e l’impianto generale dell’heinleiniano “Starship troopers”. Il libro di Heinlein, del 1959, lascia molte tracce nel romanzo di Scott Card del 1985, a partire dalla scuola di guerra che forgia i giovani terrestri del futuro in guerrieri in grado di proteggere la terra dall’assalto di alieni insettiformi. Entrambi i canovacci sono pretesti per approfondire temi come il pacifismo, la ribellione ad un regime totalitario, la solidarieta’ e il concetto di unione che fa la forza, e chissa’ quanto altro.

Ho letto che il film e il libro dal quale e’ tratto sarebbero esempi di prodotti per la nicchia Young Adults. Mi pare una cazzata enorme, il giudizio secondo me deriva dal fatto che il protagonista -un ottimo Asa “Hugo Cabret” Butterfield- e’ poco piu’ che un bambino, oltre che probabilmente dal fatto che si tratta comunque di letteratura minore, di genere… fantascienza appunto, roba da bimbetti…

Ma lasciamo stare le critiche dei critici italiani, e parliamo del film: in una Terra che e’ sopravvissuta all’invasione dei Formic (alieni sociali simili a grosse formiche, no?) solo grazie al sacrificio di un pilota di aerei da caccia che si schianta contro l’astronave-madre nemica, si lavora senza sosta per selezionare tra i giovani liceali i futuri comandanti che dovranno far fronte ad una eventuale seconda ondata. Si cercano ragazzi in grado di ragionare come il nemico e prevenire le sue mosse, adolescenti da trasformare in terminali iperintelligenti per sistemi di navigazione astronautica e batterie di missili. L’addestramento e’ duro e basato sulla competizione tra gruppi di studenti. Sin dall’inizio spicca la personalita’ del giovane Ender Wiggin, terzogenito di una famiglia che l’ha messo al mondo in pratica solo per fornire un’altro elemento al sistema di selezione. Ender si mette in mostra per il mix di ferocia e sensibile tenerezza che caratterizza le sue mosse, quasi sempre geniali e fuori dagli schemi, e sara’ alla fine lui, giovanissimo, a prendere in mano l’intera flotta terrestre nella battaglia decisiva.

C’e’ molto altro nella pellicola di Hood, che potrebbe avere rappresentato una fonte non indifferente di ispirazione per il duo Recchioni-Mammucari ed il loro “Orfani“; il mio consiglio e’ sia di andare a vedere il film, sia di leggere il fumetto della Bonelli.

E di leggere anche questo breve post di cartaresistente, che riporta una fulminante definizione di cosa e’ la fantascienza.

Barney

3 pensieri su ““Ender’s game”, G. Hood (USA, 2013)

    1. Barney Panofsky Autore articolo

      A me tocca fare alla rovescia, adesso 😦
      Il film e’ recitato molto bene, il libro pare sia uno dei testi consigliati per molte accademia militari USA.

      Se posso permettermi un altro consiglio: “Il blu e’ un colore caldo”, la graphic novel da cui hanno tratto il film vincitore dell’ultimo Cannes. E’ una delle cose piu’ belle che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Anche “Unastoria” di Gipi promette bene, l’ho iniziato ieri.
      Ciao,
      B.

      "Mi piace"

      Rispondi

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.