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Storie

C’e’ da un paio d’anni un fumetto Bonelli che -rifacendosi a stilemi e capisaldi di genere- racconta di un futuro postapocalittico come se ne sono visti tanti, pero’ con un mix di disegni, colori, trame e approfondimenti psicologici che e’ raro trovare anche in osannati romanzi e film epocali.

E’ “Orfani“, che dalla seconda stagione si intitola “Ringo” perche’ lui e’ l’unico sopravvissuto del gruppo originario di bambini trasformati in macchine per uccidere un nemico alieno che non esiste.

Tutto orchestrato dalla villain della serie, la bella e tremenda Jsana Juric. Prima psicologa, poi deus ex machina, infine presidentessa mondiale, l’unico scopo della Juric e’ trovare ed uccidere Ringo, che si muove con tre adolescenti in una Italia post-bomba spettacolare.

Ma non volevo parlare dei disegni (comunque splendidi, questo mese alle matite c’e’ pure Bacilieri, per dire), perche’ ogni albo e’ preceduto da una citazione di un fantomatico libro che si intitola “Il mondo dopo la fine“, della Juric (in realta’ ogni pezzo e’ scritto da Roberto Recchioni, coautore con Emiliano Mammucari della serie), e che spesso da solo vale il prezzo del fumetto.

Questo mese il testo e’ questo qua, indegnamente fotografato dal mio cinafonino a manovella:

IMAGE00118(1)E c’e’ gente che continua a pensare che il fumetto non sia letteratura…

Barney

Ringo n. 5: un fumetto che rende omaggio alla citta’ del fumetto

In edicola da oggi il quinto numero di Ringo, la seconda stagione di Orfani.

Chi non legge fumetti stara’ pensando che parlo sumero, ma se qualcuno fosse interessato qua c’e’ tutto quel che c’e’ da sapere.ringo5

Ringo n. 5 e’ scritto da Roberto Recchioni, alias Rrobe, che da un anno ha preso saldamente in mano le redini di Dylan Dog.

Ed e’ ambientato a Lucca.

Dalla copertina non si capisce, e non riesco a  trovare delle tavole in rete. Pero’ vi assicuro che l’investimento di 4 Euro e 50 vale la pena: l’immagine che Rrobe rimanda della mia citta’ e’ esattamente quella che ho in mente io.

Una Lucca ancora circondata dalle sue mura medievali, rimasta assolutamente intatta dopo i disastri mondiali narrati nella serie, popolata solo da enormi e mortali automi-sentinella. A far la guardia alla popolazione ricca e potente che ha scelto la stasi corazzata in attesa di tempi migliori.

Non racconto altro, posso pero’ dire che Lucca non e’ nuova a far da scenografia ad un fumetto. Questa roba qua che scrissi per Cartaresistente e’ solo uno dei tanti esempi (quello pero’ che a me piace di piu’).

E comunque Orfani/Ringo a me piace, mi piace l’atmosfera dopobomba apocalittica futurista, mi piace il protagonista -idealista, sognatore, ribelle, anarchico e stronzo-, mi piacciono le citazioni continue di romanzi e film di fantascienza…

In chiusura metto un classico gia’ trasmesso su questi schermi, pero’ qua alla batteria c’e’ il figlio di Ringo Starr (che va via agilissimo al padre, diciamolo subito), al posto dell’indimenticabile Keith Moon. E John Entwistle e’ ancora vivo…

Barney

“Ender’s game”, G. Hood (USA, 2013)

“Ender’s game” riconcilia con il cinema fatto di storie, di contenuti, di ottima recitazione. Riconcilia anche con la SciFi intelligente, quella che da “Blade runner” in giu’ usa il genere di nicchia (la fantascienza) per veicolare idee universali sulla societa’ e gli individui.

Quanto “Gravity” e’ un film autoerotico, che gode a far vedere allo spettatore la tecnica con la quale e’ stato girato (anche perche’ oltre la tecnica c’e’ poc’altro da mostrare), tanto “Ender’s game” si poggia su una sceneggiatura che deriva da un solido romanzo, e usa la pellicola come mezzo, non come fine.

ImageIl film di Hood e’ stato tratto dall’omonimo libro di Orson Scott Card (che non ho -colpevolmente- mai letto), che riprende le tematiche e l’impianto generale dell’heinleiniano “Starship troopers”. Il libro di Heinlein, del 1959, lascia molte tracce nel romanzo di Scott Card del 1985, a partire dalla scuola di guerra che forgia i giovani terrestri del futuro in guerrieri in grado di proteggere la terra dall’assalto di alieni insettiformi. Entrambi i canovacci sono pretesti per approfondire temi come il pacifismo, la ribellione ad un regime totalitario, la solidarieta’ e il concetto di unione che fa la forza, e chissa’ quanto altro.

Ho letto che il film e il libro dal quale e’ tratto sarebbero esempi di prodotti per la nicchia Young Adults. Mi pare una cazzata enorme, il giudizio secondo me deriva dal fatto che il protagonista -un ottimo Asa “Hugo Cabret” Butterfield- e’ poco piu’ che un bambino, oltre che probabilmente dal fatto che si tratta comunque di letteratura minore, di genere… fantascienza appunto, roba da bimbetti…

Ma lasciamo stare le critiche dei critici italiani, e parliamo del film: in una Terra che e’ sopravvissuta all’invasione dei Formic (alieni sociali simili a grosse formiche, no?) solo grazie al sacrificio di un pilota di aerei da caccia che si schianta contro l’astronave-madre nemica, si lavora senza sosta per selezionare tra i giovani liceali i futuri comandanti che dovranno far fronte ad una eventuale seconda ondata. Si cercano ragazzi in grado di ragionare come il nemico e prevenire le sue mosse, adolescenti da trasformare in terminali iperintelligenti per sistemi di navigazione astronautica e batterie di missili. L’addestramento e’ duro e basato sulla competizione tra gruppi di studenti. Sin dall’inizio spicca la personalita’ del giovane Ender Wiggin, terzogenito di una famiglia che l’ha messo al mondo in pratica solo per fornire un’altro elemento al sistema di selezione. Ender si mette in mostra per il mix di ferocia e sensibile tenerezza che caratterizza le sue mosse, quasi sempre geniali e fuori dagli schemi, e sara’ alla fine lui, giovanissimo, a prendere in mano l’intera flotta terrestre nella battaglia decisiva.

C’e’ molto altro nella pellicola di Hood, che potrebbe avere rappresentato una fonte non indifferente di ispirazione per il duo Recchioni-Mammucari ed il loro “Orfani“; il mio consiglio e’ sia di andare a vedere il film, sia di leggere il fumetto della Bonelli.

E di leggere anche questo breve post di cartaresistente, che riporta una fulminante definizione di cosa e’ la fantascienza.

Barney