Alcune date rimangono impresse nelle nostre vite per sempre: il primo bacio, la laurea, il giorno del matrimonio… E poi altri avvenimenti che hanno un significato globale: l’11 settembre 2001, o l’11 luglio 1982 (questa vale solo per gli italiani), e -per chi c’era- il 20 luglio 1969.
Io ricordo pure il 16 marzo 1978.
E lo ricordo bene non solo perche’ era il compleanno di mio fratello, ma anche perche’ mentre eravamo in giardino a giocare con gli amici delle case vicine venne mia madre ad annunciare che Aldo Moro era stato rapito. Erano anni incerti, quelli, e anche nella tranquilla campagna toscana c’era tra le famiglie la sensazione di incertezza e paura d’esser possibili bersagli del terrorismo. Di destra o di sinistra, senza distinzioni, anche se i giornali parlavano piu’ delle Brigate Rosse che dei neri di Ordine Nuovo. Anche in casa nostra v’era la paura che mio padre non tornasse, la sera…
Si parlava di politica, a quei tempi, anche tra ragazzetti di dieci anni. E il rapimento di Moro fu un avvenimento che tenne il paese con il fiato sospeso per un paio di mesi: i TG di quel giorno raccontarono con dovizia di particolari la dinamica dell’assalto all’auto di Moro e a quella della scorta, la feroce determinazione dei terroristi nel freddare i cinque carabinieri della scorta e la velocita’ quasi diabolica dell’intera operazione. Un blitz militare che fece sparire il rapito e i rapitori in una nebbia che si sarebbe diradata solo anni dopo.
Ricordo gli appelli, il Papa e Andreotti e Cossiga, e oltre loro le persone normali che avrebbero voluto Moro libero subito… poi la famiglia del politico, i servizi in bianco e nero alla tv, e nei giorni successivi quelle cose cui eravamo tutti abituati a quei tempi: i comunicati deliranti dei terroristi stampati su ciclostile, spesso contornati da foto del rapito con in mano un giornale, a testimoniare con la data della testata l’esistenza in vita dell’ostaggio almeno per quel fugace attimo dello scatto. Un lento stillicidio di trattative, promesse, speranze, indagini… il tutto culminato -il 9 maggio dello stesso anno- nel ritrovamento del corpo di Moro in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, la barba lunga di settimane, lo stesso cappotto blu addosso, il corpo crivellato dalla raffica della Skorpion.
Ricordo anche quel 9 maggio: nel pomeriggio ero a casa di un compagno di classe e ci fu comunicato che il giorno dopo non saremmo andati a scuola, lutto nazionale.
Quei giorni se li ricordano anche i Virginiana Miller, che li cantano nella gia’ rammentata “Anni di piombo”.
Pero’ oggi han fatto uscire il video, che mi ha fatto tornare indietro a 35 anni fa, e quindi tocca condividere, oltre che rammentare il loro concerto di sabato prossimo, a Livorno.
Barney