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“Jojo Rabbit”, T. Waititi (USA, 2019)

Va visto, punto. Assieme a “Parasite” uno dei più bei film degli ultimi tempi, ma con in più l’azzardo di trattare una materia delicata come il nazismo con un sarcasmo che “La vita è bella” se lo sogna. E con una colonna sonora fantastica.

jojorabbit

Jojo Rabbit parte con “Komm gib mir deine Hand” che accompagna, nel 1945, il protagonista -un imbranato decenne austriaco invasato del Reich- ad un campo di addestramento della Gioventù Hitleriana. E il pezzo altro non è che “I wanna hold your hand” dei Beatles cantata dai 4 di Liverpool in tedesco. Sui titoli di testa scorrono in sincrono con la musica spezzoni originali dell’epoca, con le mani che sventolano e si rizzano nel saluto al Fuhrer a tempo con i coretti dei fab four, e le gole che urlano altrettanto a tempo.

Si prosegue con lo stesso campo, e con i bimbetti impegnati in improbabili scalate con le corde, e la musica ora è “I don’t wanna grow up“, versione originale di Tom Waits.

E non vi dico null’altro del resto, se non che il finale è bellissimo e vede i due piccoli protagonisti ballare sulle note di “Helden“, che ovviamente è “Heroes” di David Bowie (la versione che sta nella colonna sonora di “Christiana F.”, insomma).

Commuove e fa ridere, “Jojo Rabbit”. E fa pensare a quanto folle sia stata quella carneficina, a quale livello di idiozia ci fosse dietro la guerra e lo sterminio degli ebrei.

Che -come scoprirà Jojo- non hanno nè corna nè coda.

Anzi, sono proprio uguali a lui.

 

Barney

 

Still life with two loving holes

Potrebbe essere la prima di una serie: foto della spazzatura lasciata dai viaggiatori sui binari.

Questa e’ il risultato di una trasferta dei tifosi della locale squadra di calcio, ci scommetterei:

IMAGE00064Ma l’intera composizione -assolutamente casuale- non e’ male, dai…

La colonna sonora e’ obbligata, e se questo post diventa una serie sara’ la sigla:

Barney

La precisione geometrica della perturbazione polare

Stamani il cielo a est, visto dalla stazione, si presentava cosi’:

IMAGE00462Non siete sul blog di Cartier Bresson (che tra l’altro e’ pure morto…), quindi non avrete mai qua sopra opere d’arte. Almeno, non opere d’arte fatte da me.

Pero’ la linearita’ della situazione mi ha colpito, e ho cercato di fermarla sul ccd del mio ciottorofonino cinese.

La cosa ganza sono le nuvole, la’ in fondo: finiscono nette esattamente al livello della traversa reggicavi, quasi fossero state tagliate col coltello dalla mano di un gigante. Credo che la cosa sia dovuta a flussi di aria fredda che scorrevano sopra l’aria umida e calda piu’ in basso… ma qualsiasi sia stato il motivo a me e’ piaciuto il risultato di insieme, l’idea delle linee di cavi e pali, le parallele convergenti dei binari e in mezzo, un po’ nascosto dal resto, il Sole che nasce.

Ve lo dicevo, che a me piace di piu’ l’autunno.

Barney

Mauro Moretti, ovvero: come spiegare al mondo perche’ l’Italia e’ senza speranza

Sono un paio di giorni che uno degli argomenti piu’ chiacchierati sui giornali, in tv e dai parrucchieri e’ la dichiarazione di Mauro Moretti, AD di Ferrovie dello Stato, in risposta alla proposta di Matteino Renzi di porre un limite agli stipendi dei manager pubblici.

 

Me lo puppa!

pare abbia dichiarato Moretti ai suoi piu’ stretti collaboratori, mentre a gambe larghe si afferrava il pacco. Qua sotto un’istantanea della scena, per gentile concessione del duo Pagani-Caluri:

 

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In realta’ questo e’ Don Zauker che commenta il commento di Moretti

Qualche minuto dopo, le dichiarazioni ufficiali del numero 1 delle ferrovie italiane davanti ai microfoni sono state piu’ lievi solo nella forma:

“… Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via. Questo lo deve mettere in conto”.

Il boiardo di stato, ex-sindacalista, amico di destra, sinistra e centro ha continuato cosi’:

“… io prendo 850mila euro l’anno e il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto. Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all’italiana, un minimo per poter far sì che i manager bravi” rimangano ad operare là “dove ci sono imprese complicate e dove c’è del rischio ogni giorno da dover prendere”

Renzi ha risposto pacatamente da Bruxelles, sostenendo che quando Moretti avra’ letto la ratio del provvedimento, si trovera’ d’accordo con lui.

Io, fossi stato in Renzi, avrei mandato a chiamare Moretti, l’avrei preso per un orecchio e l’avrei gentilmente accompagnato a calci in culo alla piu’ vicina frontiera. Avrei anche voluto assistere a qualche colloquio di lavoro di Moretti, per vedere se la sua specchiata professionalita’ e competenza gli avrebbero garantito non gli ottocentocinquantamila Euro l’anno che prende oggi, ma tre volte quello stipendio che -parole di Moretti- sono il salario per l’AD di Deutsche Bahn. Ora, di questa affermazione io personalmente non ho trovato alcun riscontro in giro. Tutto quel che ho trovato e’ questa simpatica infografica che mette in relazione gli stipendi dei manager pubblici di alto livello in vari paesi del mondo. Stupisce qualcuno che al top ci sia l’Italia?

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Fonte: Lettera 43.

La colpa pero’ non e’ mica di Moretti.

Lui fa i cazzi suoi, da sempre. Massimizza il suo guadagno, che spero si renda conto -ma non se ne rende conto, e’ matematico: Lawrence Peter rulez…- essere alla fine dei conti il frutto di una botta immensa di culo e di amicizie giuste, piuttosto che di capacita’ imprenditoriali sopra la media.

La colpa e’ di chi ce lo ha messo (politici di tutti i colori, massimamente di sinistra pero’), di chi ce lo ha tenuto dal 2006 ad oggi (di nuovo: tutti), e un po’ anche di noi. Noi italiani, che permettiamo che gente come Moretti, che Lombroso avrebbe immediatamente destinato a lavori piu’ produttivi (la zappa, la vanga, spalare fieno e letame nelle stalle… Robe cosi’, insomma), possano permettersi di dire questa serqua di stronzate senza che nessuno non dico gli raddrizzi un paio di randelli di castagno sulla schiena, ma che gli rida sul muso come si fa davanti a un pagliaccio, perdio questo si.

Sono persone come Moretti che fanno fuggire dal paese uomini e donne di gran lunga migliori di lui, che vanno fuori per essere pagate non dico alla Moretti, ma almeno alla tedesca, alla francese, all’inglese… A volte solo per essere pagate, che magari uno a trent’anni si sarebbe anche rotto i coglioni di stage non retribuiti, immagino.

Ecco: per spiegare a Bruxelles che razza di paese siamo sarebbe bastato raccontare di Mario Moretti, del suo stipendio, del trasporto dei pendolari su rotaia… Di Viareggio

Avrebbero capito, tutti.

 

 

Barney