Tra fumetti e romanzi di fantascienza trovo il tempo di leggere anche altro.
In questi mesi mi sono centellinato un libro splendido, “Postwar” di Tony Judt, migliaia di pagine sulla storia dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale, e mentre stavo finendo questo capolavoro di storia moderna m’e’ capitato per le mani “Come si diventa nazisti” di William Sheridan Allen. Quest’ultimo e’ inquietante non tanto per quel che racconta (l’ascesa del partito nazionalsocialista in un paesotto tedesco dell’inizio degli anni ’30, attraverso scarne testimonianze di cronaca locale e minuziose conte di raduni, manifestazioni, risse, elezioni), ma per come i fatti possono tranquillamente essere trasportati in questa epoca e adattati al rigurgito di nazionalismo cui stiamo assistendo oggi.
Certo, mancano gli ebrei prima emarginati, poi deportati, ma il resto c’e’ tutto: la crisi economica, i migranti che ne sono causa unica agli occhi del popolino, l’incapacita’ della politica di rispondere alla situazione, l’inizio degli episodi di squadrismo, le divise, le bandiere, i cortei… C’e’ tutto, e se qualcuno si mette a sorridere quando i naziskin di Sarcazzo Alta irrompono in una riunione per leggere i loro proclami, se l’affermazione ad Ostia di CasaPound sembra folklore, se Forza Nuova che sfila vestita di nero sotto una redazione di un giornale vi fa venire in mente il carnevale. beh, secondo me avete bisogno di leggere entrambi i libri.
Poi, solo dopo potete prendere per il culo i nuovi nazisti dell’Illinois; con attenzione pero’: l’ironia non e’ mai stata capita troppo ne’ dagli idioti ne’ dai nazisti.
Sto terminando di leggere un libro splendido, “Postwar” di Tony Judt. Sottotitolo: “A history of Europe since 1945“, che dice esattamente quel che il lettore si trovera’ di fronte: gli ultimi 70 anni dell’Europa raccontati con chiarezza, lucidita’, a volte distacco, direi anche con equidistanza e buon senso. Andrebbe fatto leggere obbligatoriamente a scuola -anche se sono un migliaio di pagine-, soprattutto nelle scuole italiane, cosi’ da evitare o almeno attutire il periodico tornar fuori delle nostalgie fasciste, cui fan da contraltare le alzate di scudo comuniste.
Come se fascismo e comunismo fossero ancora concetti con un senso, nel 2017.
O meglio: come se chi inneggia alla resurrezione del Duce come panacea di tutti i mali di queste stagioni sapesse di cosa sta parlando.
Andrebbe reso obbligatorio -come i due minuti d’odio Orwelliano- anche l’ascolto quotidiano de “La zanzara“, su Radio24. Perche’ gli ascoltatori che telefonano sono l’esatto specchio del paese, quello che “I Rom andrebbero bruciati vivi”, “I migranti metteteveli in casa voi/se li pigli il Papa”, “Le donne sono tutte puttane” e soprattutto “Hitler e Mussolini tutto sommato han fatto moltissime cose buone e un paio di cazzate di poco conto. Grandi statisti, i migliori del secolo passato e di quelli a venire”. Ultimamente va di gran moda il raffinatissimo adagio “Ma se il fascismo e’ proibito, perche’ non lo e’ il comunismo?”, giusto per dare l’idea del serraglio… I conduttori -soprattutto Cruciani- paiono le macchiette dell’Uomo Qualunque di Gianniniana memoria, che interrompe qualsiasi ragionamento piu’ complicato di piscia-cacca-culo con un “E allora? Embe’? E quindi, cosa vorresti dire?” ripetuto a manovella a chiudere qualsiasi possibilita’ di discorso.
“Postwar” e “La zanzara” potrebbero aiutare a capire come mai questa settimana la discussione in Italia e’ stata incentrata sull’oramai strafamoso Bagno di Punta Canna, a Chioggia, dove il proprietario vorrebbe rivivere il ventennio fascista attraverso simpatici (per lui) cartelli inneggianti ad ordine, disciplina e amor di patria o a credere, obbedire, combattere. Inframmezzando i bagni di sole con discorsi da ducetto malriuscito, con soddisfazione degli avventori, attratti dal luogo e dall’ometto come le mosche dalla merda.
In settant’anni di dopoguerra questa nazione, che si e’ sin dall’inizio basata sul compromesso e sul girarsi dall’altra parte invece che fare i conti col proprio passato, non e’ riuscita a chiudere i conti con la storia. Ha leggi che in teoria puniscono l’apologia di fascismo (e spero non vi sia bisogno di spiegare perche’ da noi c’e’ questa legge…), ma in pratica saluti romani, svastiche e fasci littori sono simboli all’ordine del giorno dovunque. Ed e’ possibile andare al mare ricordando con malinconia “quando c’era lui”. Che poi sanno una sega quelli del Bagno Punta Canna di quando c’era lui: si basano su racconti di terza mano, lievitati come l’impasto del pane in anni di mantrugiamenti, su nessuna lettura (che leggere e’ faticoso), e sul comodo assioma che la colpa sia sempre di qualcun altro. Prima dei partigiani, ora degli zingari e dei negri.
Ma prima dei partigiani la colpa fu degli ebrei, non ce ne dimentichiamo. E si: anche Stalin e il suo comunismo ne ammazzarono a milioni, come il fascismo e il nazismo.
E allora aspettiamo che torni lui (quello pelato o il nano sifilitico coi baffetti, o l’altro -il contadino russo ubriacone-) un lui a caso che ci risolva i problemi. Che tanto se dobbiamo imparare a risolverceli da soli, imparando dal passato, non ci leveremo mai le gambe.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)