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“Elysium”, N. Blomkamp (USA, 2013)

Dopo la splendida prova iniziale di “District 9”, Blomkamp era atteso alle forche caudine della seconda pellicola un po’ da tutti. Forse anche per questo ha messo su un cast in cui un paio di star di Hollywood (Matt Damon e Jodie Foster) la fanno da padrone sin dalle locandine, e s’e’ fatto ispirare (attenzione: solo ispirare) dalla produzione letteraria di PK Dick e William Gibson.

ImageIl risultato e’ un buon film, ben scritto e ben girato da Blomkamp, in cui gli effetti speciali sembra non ci siano perche’ quando ci sono sono funzionali alla storia (oggi va di moda costruire una pellicola sugli effetti speciali intervallati da qualche dialogo, un po’ come i film porno in cui ogni tanto un idraulico nuovo interrompe la gang bang o il bukkake suonando il campanello), e la storia stessa e’ assolutamente lineare.

Siamo anche qua nel futuro, ma al contrario di “District 9” non vi sono gamberoni alieni che si nutrono di cibo per gatti. In “Elysium” gli alieni sono i pochi ricchi che si possono permettere di vivere sulla paradisiaca stazione orbitante che incombe su un pianeta Terra inquinato, devastato e pieno di straccioni schiavizzati. Bene contro male, insomma, e morale sociale chiara e lineare sin dai primi fotogrammi.

Jodie Foster e’ splendida e odiosamente glaciale nel ruolo del Ministro della Difesa della stazione spaziale, una specie di vipera arrivista, perfetta nei suoi tailleur grigio fumo anche quando ordina stragi e assassinii.

Matt Damon e’ il protagonista buono, con infanzia dickensiana, adolescenza da mariuolo e eta’ adulta da schiavo moderno che cerca di guadagnare onestamente i soldi per il proprio riscatto sociale, rappresentato dal biglietto per Elysium.

Lassu’ non esiste violenza, tutte le malattie si possono curare, i prati sono verdi e i laghetti blu cobalto… e qualsiasi intrusione non autorizzata se la deve vedere con M.me Foster.

Il finale lo si intuisce da parecchio prima, e per la sua scontatezza mi ha un po’ deluso, li’ per li’. Riflettendo meglio sulla storia, pero’, ho pensato che una trama cosi’ lineare e netta aveva bisogno d’un finale altrettanto lineare e ottimista.

Rispetto a “District 9”, in conclusione, una leggera flessione. Ma siamo sempre nella fascia di film da vedere senza timore di trovarsi davanti una cazzata immane.

Un’ultima notazione per due attori non protagonisti: Sharlto Copley e’ stato Wikus Van De Merwe, il protagonista di “District 9”. Qua fa -benissimo- il pazzo e sadico agente infiltrato Kruger, perfetto braccio armato della Foster. Wagner Moura e’ invece il nevrotico capo ribelle Spider. Moura e’ stato Orso d’Oro a Berlino come protagonista di “Tropa de Elite“, e l’ho visto recentemente in un film che vi consiglio se riuscite a scovarlo (io l’ho visto in portoghese con sottotitoli in inglese…): “A busca”. Il film non risulta nemmeno nella filmografia di Moura su Wikipedia Italia, pero’ esiste 🙂.

Barney

Libri in vacanza dalla Grande Muraglia

Spiare al tempo degli smartphone

C’e’ un casino incredibile attorno a questo tizio qua, ‘sto Edward Snowden che pare si sia rintanato in un terminal dell’aeroporto di Mosca e abbia chiesto asilo a una ventina di stati a caso (Russia inclusa). Che poi il nome e’ anche ganzo: Snowden, tana di neve… Notevole! E s’e’ pure rifugiato in Russia!

Il casino che Eddie ha alzato riguarda il suo precedente lavoro alla NSA, che non sara’ la CIA, ma insomma… E la NSA, nel suo compito di proteggere gli USA da qualsiasi possibilita’ di attacco, fa quel che fa ogni agenzia di spionaggio e controspionaggio del mondo: monitora, controlla, registra e analizza flussi di informazioni.

Lo scandalo nasce quando Snowden dichiara che la NSA ha “monitorato” anche flussi informativi europei.

“Ben svegliato!” a chiunque sia caduto dal pero a questa notiziona, spero vi siano anche persone che davano per plausibile/possibile potesse accadere. Però, (non pero: però 🙂 trovo su Wikipedia questa fantastica dichiarazione che mi fa pensare ci sia gente caduta non dal pero, ma dal banano:

Matthew M. Aid, an intelligence historian in Washington, said disclosures linked to Snowden have “confirmed longstanding suspicions that NSA’s surveillance in this country is far more intrusive than we knew.”

Ora, non so se Mr. Aid ha un cellulare/un tablet, io propendo per il si.

Se ce l’ha, vi sono ottime probabilita’ che sia un terminale Apple, oppure un device basato su una qualsiasi release Android (le cose cambierebbero di pochissimo anche se la tavoletta fosse un Blackberry/RIM, o qualcosa basato su una qualsiasi distro linux, o peggio su Windows 8): ecco, in ogni caso il suo terminale possiede la facolta’ di inviare a una serie di soggetti una mole di informazioni mostruosa, di cui io sono consapevole perche’ spesso ci penso (sono anche paranoico), ma di cui Mr. Aid non so se si e’ mai interrogato. E la cosa incredibile (credo per parecchia gente) e’ che siamo stati io, Mr. Aid e ciascuno di voi a fornire esplicitamente al nostro-vostro terminale il diritto di raccogliere, elaborare ed inviare quelle informazioni.

E’ incredibile soprattutto per gli utenti Apple, perche’ la filosofia take it easy della casa di Cupertino prevede che la domanda:

“vuoi tu, utente di questo iPad/iPhone/iPod/iRBudelloDiTuMa’ (® e © Apple) fornire a me casa madre ogni privilegio di accesso in lettura/scrittura/cancellazione a ogni tuo dato che tu, utente di questo iPad/iPhone/iPod/iRBudelloDiTuMa’ (® e © Apple) piazzi sul terminale? Sappi, caro utente, che dati, musica, libri, documenti che ti venisse in mente di piantare qui diventano organicamente parte del terminale, e quindi -per estensione logica- proprieta’ di Apple. Nel caso tu voglia provare (PROVARE) a passare un .mp3 ad un tuo amico, e’ bene che tu utilizzi iTunes, cosi’ io vedo quel che fai. Oppure puoi jailbrekkare il terminale, mallora sei un pirata/un ladro!”

che la domanda che ho cercato di sintetizzare qua sopra, e che nella vita reale occupa sette schermate in carattere Arial 6, dicevo, sia posta una e una sola volta, all’inizio della vita del terminale, la prima volta che l’utente ignaro (convintissimo di avere la piena proprieta’ su un aggeggio pagato seicento euri) clicca a caso su tutti i pulsanti “Ok”, solo per potere arrivare al browser e poter finalmente guardare “youporn” dal tablet. Che e’ la mèta di molti professionisti italiani, cosi’ a naso.

Da li’ in poi, piu’ nessuna autorizzazione verra’ chiesta, tanto l’end user ha fornito accesso a tutto e anche a qualcosa di piu’. E’ per questo che l’iPad e’ fantastico: non ti chiede mai piu’ nessuna autorizzazione, installa silenzioso e fedele qualsiasi App tu voglia (a patto che sia gratis, o che il tuo conto iTunes sia in attivo), e altrettanto silenziosamente spedisce a chi di dovere la tua posizione, i tuoi dati di navigazione (ah, si diceva “youporn”, vero? ;->), i tuoi gusti… Cosi’ che se il GPS interno dice alla casa madre che sei vicino ad un megastore di dischi, e se Google sa che a te piacciono i Nirvana, e se -infine- casualmente quel giorno e’ uscita l’ennesima raccolta postuma di c-sides… Beh, il tuo terminale ti avverte con un messaggino/un banner/un risultato sponsorizzato e tu, volendo, puoi approfittare. No?

Image

PK Dick vedeva sempre una trentina di anni avanti…

Chi ha un terminale Android e’ in teoria piu’ informato su quanto gli viene fatto sotto al naso, pero’ in pratica se vuole avere quella App o quel servizio e’ costretto a leggersi tutte le volte le richieste di accesso a ogni minimo dato (esattamente quelli che legge Apple), e a dire sempre:

“Ok, Android: stuprami, fammi tuo. Si! Lo voglio! Voglio la App che mi misura il consumo di calorie mentre mi scaccolo e poi lancio la pallina di moccio sul segnale stradale!”

E’ una rottura dover dire sempre “si” a queste violenze, ma d’altra parte se volete che il vostro Nexus somigli all’iPad questo dovete fare. E alla fine anche voi, appena loggati in Chrome con il vostro account Google, sarete profilati e usati per riempire migliaia di database in ogni angolo del mondo.

Arrivo al punto: e’ incredibile che ci si svegli adesso e si scopra grazie a Julian Assan^W Edward Snowden che la NSA monitora le telefonate europee. E’ altrettanto incredibile che ci si indigni di questo e magari si commenti la cosa con l’amico usando un Samsung Galaxy 4S, pieno zeppo di App che -del tutto legalmente- spediscono a Google e ad altri mille siti la tua posizione, i tuoi gusti sessuali, le tue preferenze politiche e financo la squadra per la quale tifi.

E’ un pochino tardi per protestare: il Grande Fratello e’ vivo e ascolta in mezzo a noi da mo’. E molte delle sue orecchie sono aperte grazie al comportamento degli utenti finali.

Barney

Audio Incipit: “Un oscuro scrutare”, Philip K. Dick

“Un oscuro scrutare” e’ uno dei libri piu’ visionari e incasinati che abbia mai letto, e uno dei film piu’ inquietanti che abbia mai visto (tra l’altro fedelissimo al libro, anche grazie alla tecnica di animazione rotoscopica usata da Richard Linklater per realizzarlo).

Il libro sara’ co-protagonista di un parallelo da Cartaresistente, tra qualche settimana, ma nel frattempo mi e’ venuta voglia di ripetere l’esperimento “audio incipit”, che gia’ ha contribuito a far ribaltare ferocemente Douglas Adams nella sua tomba a causa di questo post qua.

L’inizio di “Un oscuro scrutare” mi piace un sacco: e’ divertente, diretto, assurdo, allucinato… Da manuale di scrittura, ma certamente Dick non aveva bisogno di seguire corsi di scrittura creativa: con tutto quel che ha scritto l’ispirazione di sicuro non gli mancava.

Il romanzo parla di droga e di schizofrenia indotta dalla droga, e gia’ dalla prima pagina ci immerge in una atmosfera lisergica e straniante che non ci lascera’ nemmeno dopo aver letto l’ultima pagina.

Eccolo qua, l’incipit.

Il resto merita d’essere letto su una delle tante versioni che Fanucci ha sfornato negli anni.

 

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