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Filosofia da muro #139 (hat trick: Rudi e Antonella)

Nelle campagne lucchesi ogni tanto escono fuori scritte interessanti, come questa qua:

sicurezza

La foto è rubata ad Antonella, perchè la versione inviatami dal compagno Rudi era veramente impubblicabile (il che è oltremodo strano, visto la splendide foto che fa), il muro e la scritta sono gli stessi nei due scatti.

Il messaggio è chiaro e illuminante, così come la connotazione anarchica di chi scrive e la sua totale non adesione alla tranquillizzante e narcolettica sicurezza -che immagino per lui significhi controllo-.

Notevole la precisione di scrittura, l’accento giusto, la spaziatura pulita… Capisco che l’atto vandalico in se sia più impattante che il messaggio veicolato, ma francamente se i problemi dell’Italia fossero le scritte sui muri saremmo a cavallo.

Si, è stato commesso un reato. Ma scommetto che anche questo potrebbe essere giudicato non passibile di pena, si mettesse su un sondaggio in rete…

 

 

Barney

Internet, la privacy e il futuro

La scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato una nuova legge che regola i contenuti condivisi su Internet. Le cose vengono spiegate più o meno da tutti così, la Electronic Frontier Foundation la spiega invece cosà (leggetevelo, perché lo scenario della EFF è abbastanza preoccupante…), i parlamentari italiani a Strasburgo (quelli che c’erano) hanno votato in maniera opposta a seconda dello schieramento, ma sono certo che nessuno ha votato avendo capito davvero quello che c’è in ballo.

Nel frattempo, un paio di giorni dopo il voto europeo, m’è capitato sotto mano questo pezzo qua, ancor più apocalittico e con chiare connessioni allo scenario disegnato dalla EFF.

Purtroppo è roba lunga da leggere, ma secondo me è indispensabile capire a cosa possiamo andare incontro nei prossimi anni. Soprattutto se non leggete science fiction, non siete abituati a queste cose che stanno diventando sempre meno fiction giorno dopo giorno.

 

Barney

 

“Ex_Machina”, A. Garland (UK, 2015)

Altro gran bel film in questa estate torrida e inutile, “Ex Machina” ha piu’ di un punto a suo favore.

1-UK_Ava-AW__Close-Crop_28198-Ex_MachinaIntanto e’ un film bello in tutto: la storia, l’ambientazione, la fotografia… ma soprattutto la recitazione dei quattro attori principali (in realta’ tre e mezzo, perche’ una donna non parlera’ mai durante tutto il film), in pratica gli unici sul palcoscenico a parte qualche comparsa alla fine e una scena iniziale funzionale al resto della trama.

La storia, in breve e senza troppi spoiler: Nathan (Oscar Isaac), ricchissimo genio misantropo, creatore del più usato motore di ricerca del mondo (Blue Book, usato dal 94% degli utenti), s’e’ rinchiuso in una villa ultra moderna sperduta da qualche parte vicino ad un ghiacciaio. Li’ sta cercando di realizzare la prima intelligenza artificiale (IA) “vera”, ossia in grado di passare il test di Turing [1]. Nathan indice una lotteria nella sua azienda, e il vincitore risulta essere il piu’ brillante programmatore dell’azienda, Caleb (Domhnall Gleeson). Caleb “vince” un soggiorno di una settimana nell’eremo di Nathan, dove scoprira’ che il suo unico compito e’ testare l’IA di Nathan, e verificare se riesce a passare il test di Turing. C’e’ una complicazione, pero’: al contrario della formulazione normale del test, in cui la prova deve essere fatta senza vedere l’interlocutore (altrimenti sarebbe troppo semplice decidere :-)), qua Caleb parla direttamente con un’androide, AVA, che ha le fattezze di una giovane ragazza (Alicia Vikander).

Le sessioni di analisi di Caleb si alternano alle discussioni tra lui e Nathan, quasi perennemente ubriaco, con altro unico spettatore Kyoko, una giapponese tuttofare al servizio del magnate.

Tra le molte cose interessanti la discussione tra i due su “come e’ fatta” AVA: hardware leggero e adattabile per il cervello, e come software Blue Book, il motore di ricerca stesso. E’ interessante come Nathan giustifica la scelta: oramai tutti sono connessi in rete, e su Blue Book passano Terabyte di informazione ogni secondo. Questa immensa mole di dati non e’ solo utilizzabile per profilare ciascun utente, ma -potendo accedere a telecamere e microfoni di PC e smartphone- rappresenta anche la completa gamma di sensazioni, stati d’animo, espressioni facciali dell’umanita’. Senza considerare che a valle c’e’ una capacita’ di elaborazione di dati mostruosa…

Mi ha colpito questa cosa, perche’ siamo nell’epoca di Windows10 (che mi si dice sia assolutamente intrusivo come controllo delle abitudini dell’end user), ma anche di Android e di iOS, sistemi operativi che esplicitamente ti chiedono il consenso per fare piu’ o meno tutto sul tuo dispositivo.

Il finale e’ notevole, non telefonato e certamente fa pensare.

Da vedere.

Paranoid android ci sta bene, sia perche’ e’ dedicata ad un altro famoso androide (Marvin di Douglas Adams), sia perche’ Tom Yorke somiglia inquietantemente al Caleb di Ex Machina…

[1] test di cui esistono innumerevoli modifiche, inclusa l’interessante stanza cinese di Searle.

Barney