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Darwin Award 2018, ma anche altro

Il Darwin Award è un premio cinico e satirico che viene assegnato a chi, ogni anno, muore in situazioni ridicole e assurde, così che il suo patrimonio genetico (e -sottinteso- la sua innata stupidità) non possa essere passato ai discendenti. Una roba non certo politicamente corretta, ma confesso di essere un appassionato visitatore della loro home page direi da quando la pagina e’ stata tirata su, nel 1994. Una reminescenza di quando ero giovane e biologo.

Quest’anno un ottimo candidato al premio (che ovviamente viene assegnato alla memoria…) è John Allen Chau, un ventisettenne americano dello stato di Washington, ucciso un paio di giorni fa da una tribù che vive isolata dal mondo in un’isoletta dell’arcipelago delle Adamantine, nel Golfo del Bengala, tra Thailandia e India. L’isola si chiama “Sentinella del nord”, e il nome fa venire in mente l’ultima Thule: un posto più o meno in culo al mondo. Invece e’ qui, a una trentina di chilometri da una delle mete turistiche più visitate delle Adamantine.

Tenete a mente tutto, perché i particolari sono importanti in questa storia (almeno per me).

Ora, John Allen Chau s’era messo in testa di portare la parola di Cristo in quell’isoletta sperduta a metà strada tra India e Thailandia, pur sapendo che avvicinarsi a Sentinella del Nord è severamente vietato dalle leggi indiane, e che gli abitanti dell’isoletta (un paio di dozzine, forse un centinaio, nessuno lo sa di preciso) sono particolarmente ostili verso i forestieri. Oppure (ci sono ovviamente millemila versioni diverse) John Allen Chau era un avventuriero amante dell’adrenalina che solo i luoghi molto proibiti e molto pericolosi ti può dare.

Prendiamo per buona la prima ipotesi (non cambierebbe nulla con la seconda, solo i particolari di contorno): John era un giovane idealista, ed era convinto che Cristo l’avrebbe protetto. Ha pagato due pescatori per essere portato vicino all’isola, poi ha cercato di attraccare una prima volta usando un kayak.

L’hanno preso a frecciate, e ferito è riuscito a tornare sulla barca dei pescatori, ma poi ha deciso che doveva portare a termine la missione, e si è diretto di nuovo verso l’isola.

La seconda volta pare che ad attenderlo non ci fosse solo un bimbetto con l’arco, ma l’intera tribù con archi e frecce, che in un balletto l’ha ucciso.

John Allen Chau non ha certo brillato di sagacia nella sua missione per conto di Dio, e possiamo dire con cinico distacco che un po’ se l’è cercata.

Si può anche aggiungere che tutti sanno del divieto di avvicinarsi a Sentinella del Nord, e tutti sanno che i suoi abitanti (dodici o cinquecento, nessuno lo sa) sono incazzosi e pronti a fare male -tanto male- a chi si avvicina alle loro spiagge.

E si può concludere con “e ne hanno ben donde”, perché è sicuramente vero che in quella zona gli inglesi, qualche secolo fa, hanno fatto direttamente o indirettamente stragi inenarrabili. Ed è sicuramente vero che -essendo queste popolazioni vissute in isolamento per secoli e secoli- una malattia portata da un visitatore esterno potrebbe sterminare le poche decine di Sentinellesi del Nord in un paio di settimane, proprio come il vaiolo mieté decine e decine di migliaia di vittime nelle Americhe ai tempi della “scoperta” di Colombo (ma ricordiamoci che gli americani ci hanno regalato la sifilide, in cambio. A dire che virus e batteri sconosciuti circolano nei due sensi, sempre…).

Come è vero che se si evitano contatti con l’esterno si preserva di sicuro la cultura dei Sentinellesi del Nord.

Quindi, se volete vedere come e’ fatta Sentinella del Nord, o come sono i Sentinellesi, vi dovete limitare a Wikipedia o tre o quattro filmati su YouTube. Tipo questo qua:

Ma c’è l’altra faccia della medaglia, almeno per quel che posso vedere io. Perché se è vero che gli abitanti di quell’isola hanno tutto il diritto di starsene per conto loro, non possono secondo me e l’omino del mio cervello ammazzare chiunque sbarchi, solo perché si e “ai Sentinellesi nun je devi rompe er cazzo“.

In questa storia (che è vecchia solo di un par di giorni) in tanti tifano per gli isolani, perché i popoli hanno diritto alla loro autodeterminazione. A me la storia dell’autodeterminazione decisa a colpi di freccia non convince per nulla: se è vero che la libertà dell’uomo bianco finisce dove inizia quella del Sentinellese, è vero pure il contrario, e né l’uomo bianco, né il Sentinellese hanno alcun diritto di ammazzarsi a cazzo di cane “perché si”.

Tra l’altro c’é il fantastico profumo di nazionalismo sovranista, sopra tutta questa storia, che a me fa particolarmente ridere sia per il fatto che questa isoletta è a soli 30 chilometri dal turismo becero e truce, sia perché non si capisce il motivo per cui per loro il sovranismo difeso a frecciate va bene e invece quello di Salveenee no. Che per inciso: se un leghista potesse sparare agli zingari nel nome dell’autodeterminazione de stocazzo ci sarebbero le feste matte, a Bergamo e dintorni.

Oh, siamo alla fine dello sproloquio. Per dire che son tempi strani e interessanti, dove può capitare d’essere ammazzati a frecciate con la punta di pietra in un posto in culo al mondo, che poi è così in culo al mondo che a 30 chilometri c’ha la Rimini del Golfo del Bengala. E capita che chi è contro i sovranisti/nazionalisti nostrani difenda il diritto di autodeterminazione di questa tribù, e chi invece è per le rRadici cCulturali identitarie abbia a schifo i Sentinellesi perchè, in fondo, sono solo dei negri selvaggi…

 

La chiusura non può che essere dei Brian Jonestown Massacre, ovviamente.

 

 

Barney