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Filosofia da muro #146 e #147

Doppia filosofia da muro, che ha come caratteri unificanti la città degli scatti (Pisa) e la zona (nei pressi di due dei luoghi dove vado ad ascoltare musica del vivo).

Il primo è nei pressi del Lumière, un ex-cinema riadattato a locale multifunzionale con palco annesso (la zona dove c’era il telone per proiettare i film):

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Sta in un labirinto di vicoli e corticelle vicino al locale, che immagino luogo di spaccio e di liberazione emetica post-sbronza, oltre che pissoir di fortuna. Nessuno dei tre argomenti sopra citati mi ha peraltro portato in quel dedalo, solo semplice curiosità e ricerca di scritte murarie, lo giuro Vostro Onore. Ero  sentire per l’ennesima volta Giorgio Canali e i Rossofuoco, per completezza di informazione.

Il secondo sta in una piazza dove ho anche lavorato, vicino al Borderline, una specie di antro nero e cupo che ospita a volte concerti d’un certo livello (per dire: c’ho sentito CJ Ramone e John Garcia, qualche anno fa):

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Questa è notevole anche per come è scritta: il puntino sulla “i” di “ogni” potrebbe anche essere un punto dopo “sta”, in un costrutto alla rovescia che in effetti ci potrebbe anche stare.

Ma la frase in se non è male: oltre alla interpretazione metempsicotica (si dirà, metempsicotica?) mi domando cosa renda possibile morire “ogni tanto”.

Amore? Droga? Musica?

La trimurti “sex and drugs and rock and” che potrebbe farvi pensare ad una chiusura con Ian Dury; ma siccome ero stato a sentire i Diaframma, quella sera, quelli vi beccate da una performance alla Flog di Firenze:

 

Barney

Lumiere, Pisa: Diaframma (12 gennaio 2014)

Fiumani e’ arrivato sul palco in orario quasi perfetto, in sordina; ha piantato il jack nella chitarra e tre secondi dopo i Diaframma gia’ suonavano come trent’anni fa.  Durante il concerto il frontman della band fiorentina ha detto cinque “grazie”, due “buonanotte” di cui l’ultimo trasformato in “buonasera” vista l’ora da aperitivo, ha presentato i tre che adesso lo accompagnano sul palco e -alla fine- ha chiesto al pubblico che riempiva il Lumiere di comperare il disco e sostenere la musica italiana indipendente.

Nel mezzo han suonato tutti i classici dei Diaframma, piu’ parecchi pezzi del nuovo album “Preso nel vortice”, bel disco davvero, senza soluzione di continuita’, con la gente che pogava sotto al palco.

Siberia, Gennaio, Labbra blu, Diamante grezzo, Io amo lei, Blu petrolio… E una versione di Vaiano splendida, con Fiumani che a cinquantacinque anni somiglia sempre piu’ a David Byrne, che suona la sua Telecaster con talento e ruvidezza, che -soprattutto- si soffia il ciuffo ribelle via dagli occhi come solo lui sa fare.

Chi non c’e’ stato ha perso un gran bel concerto.

 

Io c’ero…

 

 

Barney

Lumiere, Pisa: Perturbazione (8 dicembre 2013)

Prima di parlare del concerto, meritano due parole di presentazione sia il luogo sia l’ora.

Il luogo e’ il Lumière, a Pisa, in un vicoletto dietro ai lungarni, vicino alla Sapienza. Il posto -si intuisce dal nome- era un cinema, e (per alimentare ulteriormente il mito) era un cinema porno, come ci ha ricordato Andrea Appino qualche settimana fa. Adesso e’ un centro culturale in cui si puo’ mangiare, bere e ascoltare musica stando in una sala cinematografica che in parte ha mantenuto la sua identita’, in parte e’ spazio vuoto per ballare sotto il palco. Bello, davvero; soprattutto se penso a cosa son diventati i due cinema che qui a Lucca hanno chiuso i battenti in anni non remotissimi. Il glorioso teatro Pantera, in pienissimo centro storico, e’ adesso una mostruosa profumeria che appesta l’adiacente via Fillungo a tutte le ore del giorno e della notte; il cinema Mignon, quello a luci rosse, e’ stato trasformato in appartamenti di extra lusso. E vaffanculo alla cultura, che qua contano solo i soldi…

L’ora era un preserale domenicale, dalle 18 in poi. Come ha ricordato Tommaso Cerasuolo (il cantante dei Perturbazione) e’ un’orario che permette una cena ed un eventuale dopocena in tutta tranquillita’: per una domenica che prelude ad una nuova settimana di lavoro e’ l’ideale.

Il concerto: il gruppo torinese si e’ presentato in una formazione che fa a meno di basso e batteria, e si appoggia sulle chitarre acustiche e sul violoncello di Elena Diana (molto valorizzato dal contesto). Il set ha coperto molto dell’ultimo album dei Perturbazione, “Musica x”, ma ha anche spaziato all’indietro cogliendo a piene mani dai precedenti lavori. A me e’ piaciuto parecchio anche il taglio raccolto e quasi intimista della musica. Qua sotto “Tutta la vita davanti” live per radio RAI, pero’ senza violoncello 🙂

Dopo due bis, il cantante e’ scappato nei camerini per recuperare il trolley dove aveva dischi e magliette da vendere dopo il concerto. Roba d’altri tempi, roba che non sa assolutamente di plastica e metallo, ma di sangue e sudore. E di musica.

Barney