Joaquin Phoenix avrebbe dovuto vincere l’Oscar qualche anno fa, per la splendida interpretazione di Doc Sportello nel bellissimo “Vizio di forma” di Paul Thomas Anderson. Probabilmente lo vincerà a furor di popolo per la sua trasfigurazione in Joker, di Phillips, che però è un film mediocre da molti punti di vista.
La probabilità che un film (liberamente) ispirato ad un personaggio dei fumetti che vince il Leone d’Oro a Venezia sia una delusione è pari a quella che io non diventerò mai Papa: quasi il 100%.
Phillips gioca d’astuzia e racconta le origini di uno dei cattivi storici della DC ispirandosi (ancora molto liberamente) a “The killing joke” scritto da Alan Moore e disegnato da Brian Bolland.
Del fumetto si salva in pratica la storia del comico mancato, deriso in localini, e basta.
Il resto del Bat-Universe serve per (s)contentare chi al cinema c’è andato pensando al fumetto: l’ambientazione (siamo ovviamente a Gotham, e dove, sennò?), l’Arkham Asylum, il vestito sgargiante e il trucco da pagliaccio del Joker trasformato nel prodromo del criminale che impazzerà per decenni sulla metropoli immaginaria, financo la scena dell’uccisione dei genitori di Bruce Wayne nel vicolo -vista da tutte le angolazioni in dieci pellicole diverse, negli anni-… tutta roba in più che i veri cinefili andati a vedere il film vincitore di Venezia non avranno percepito o avranno giudicato inutile.
I primi tre quarti del film indagano nella psiche già traballante di Arthur Fleck, e preparano all’inevitabile scoppio di follia senza ritorno che coinciderà con la nascita di Joker quasi a giustificare la malvagità finale, che potrebbe apparire davvero inevitabile se la pellicola avesse mire di introspezione psicanalitica.
In realtà -come ho letto da qualche parte- l’unico modo di godere del film è fermarsi alla superficie, perchè scavando non si trovano che falle evidenti nella sceneggiatura e nella regia. Un’operazione furbetta che cerca di mettere la cravatta al porco, come si direbbe in Toscana, facendo assurgere a wannabe capolavoro artistico una storia a fumetti proprio perchè il fumetto viene considerato non degno di essere catalogato tra le opere d’arte.
Ecco: andrebbe detto a Phillips che le cose non stanno così, e che avere vinto Venezia con questo film non lo pone certamente nell’Olimpo dei registi.
Anzi…
Voto: 5 al film, 9 a Phoenix.
Barney