[Questo pezzo è stato scritto per e pubblicato su Cartaresistente, il 4 aprile 2013]
I due libri “paralleli” di oggi hanno parecchi punti in comune, ma quello che più spicca è che tra i protagonisti principali c’è in entrambi i casi la morte.
L’argomento è interessante di per se – che lo vogliamo o no, la morte è il sipario sull’esistenza di ciascuno di noi -, ma in “Un cielo radioso” di Jiro Taniguchi e ne “La strada” di Cormac McCarthy la morte non è la fine (è per questo che nella foto qua sotto si vedono i due libri e sullo sfondo un Nick Cave che canta assieme a Shawn McGowan e a Kylie Minogue “Death is not the end“): è piuttosto una ripartenza per Takuya (nello splendido fumetto di Taniguchi) e per l’innominato figlio dell’innominato padre protagonisti del postapocalittico romanzo di McCarthy (che vinse a suo tempo il Pulitzer).
In entrambi i libri si avverte l’immanenza della morte, esplicitamente dichiarata nel caso di “Un cielo radioso”, e aspettata dal lettore quanto meno come alleviatrice delle sofferenze dei protagonisti in “La strada”.
In entrambi i libri il rapporto padre-figlio è l’altro vero protagonista del romanzo, anche laddove i due protagonisti non sono biologicamente padre e figlio, ma forse addirittura qualcosa di più (è il caso di “Un cielo radioso”).
In sottofondo, a fare da indispensabile scenografia, due storie completamente diverse sia per ambientazione che per prospettive finali, che partono entrambe da un fatto drammatico (un incidente stradale nel fumetto, una imprecisata catastrofe mondiale nel romanzo).
Due storie in bianco e nero (il fumetto ha solo le chine e il tratto pulito ed occidentale tipico di Jiro, il romanzo vive in un continuo paesaggio di grigi e di bianchi ben rappresentato sia nella copertina dell’edizione inglese, sia in quella della traduzione di Einaudi) che pero’ terminano catarticamente con immagini di cui i due autori vogliono prepotentemente fare avvertire i colori: le trote iridee con i riflessi arcobaleno che guizzano nella pozza d’acqua di McCarthy, e il cielo radioso e sereno del mattino di Taniguchi.
Due visioni di catastrofi inevitabili che, però, lasciano lo spazio ad un finale aperto… perché forse appunto la morte non è che un nuovo inizio.
“The Road”, di Cormac McCarthy. Edizioni Picador (UK). In Italia, “La strada” (Einaudi).
“Un cielo radioso”, di Jiro Taniguchi (Coconino Press).
Questa invece è “Death is not the end” di Bob Dylan, cantata da Nick Cave and the Bad Seeds, in “Murder Ballads”, 1996:
Barney