Oltre al vapore, all’ottone ingrassato che gira in ingranaggi barocchi, alle griglie metalliche stile Liberty e al cuoio color tabacco, per me “Steampunk” vuole dire soprattutto “Posta pneumatica“. Magari, con le capsule che scorrono in tubi di ottone grazie a vapore in pressione…
Mi stupisco sempre, quindi, quando vedo sistemi di posta pneumatica ancora in funzione, in luoghi che sono tutto meno che vittoriani. Un esempio e’ la sede dell’ESA a Noordwijk, l’ESTEC. Qua tutte le volte passo un minuto a guardare i cilindri di plexiglas con i tappi rossi alle estremita, impilati accanto alla stazione di invio che somiglia a un fornetto a microonde con un tastierino per la scelta della destinazione.
Il sistema e’ composto da una rete di tubi a tenuta, entro cui scorrono delle capsule che contengono le cose (piccole, chiaro) da spostare. Le capsule si muovono dentro i tubi grazie a “spari” di aria compressa, oppure a pompe che fanno un blando vuoto “davanti” alla capsula, e la attraggono verso la stazione successiva. Una rete di valvole permette di selezionare il percorso che fara’ la capsula, aprendo e chiudendo le varie sezioni di questa mini-metropolitana. Avete mai visto questa roba qua? No? Eccovi un po’ di immagini dalla rete. Le capsule:

Si noti la gommina nera a circondare i tappi: serve per la tenuta entro i tubi cosi’ che la capsula si comporta alla fine della fiera come un proiettile in una cerbottana.
Questa e’ la stazione di invio e ricezione:

Dalla tastiera si seleziona la destinazione, si mette la capsula nella fessura, si preme il pulsante verde e… via!
Il sistema e’ affascinante, e molti romanzi di fantascienza usano lo stesso concetto per spedire… Uomini, esatto. O in contenitori singoli, oppure in enormi treni supersonici che si muovono in tubi a bassissima pressione (cosi’ si evita anche il problema dell’attrito).
Ma torniamo a noi. La posta pneumatica e’ stata inventata un par di centinaia di anni fa, e sospetto che -oltre che nei romanzi steampunk- la sua epoca d’oro sia stata la fine del diciannovesimo e la prima meta’ del ventesimo secolo. Poi e’ venuto fuori il fax, Internet e i Pony Express, e un sistema affidabile ma dannatamente costoso come la posta pneumatica e’ andato praticamente a morire.
Tranne che poche ma significative eccezioni.
Una era la famosa rete -del tutto funzionante ed utilizzata- che percorreva decine di chilometri sotto Praga. Fino al 2002 la rete e’ stata utilizzata, poi c’e’ stata una brutta alluvione che ha reso inagibile parte dei tubi, e il servizio e’ stato sospeso (perche’ mancavano e mancano i soldi per le riparazioni…).
Ma vi sono ambiti in cui la posta pneumatica vive e vegeta pure oggi. ESA deve ad esempio aver copiato da NASA, perche’ anche l’Agenzia Spaziale americana ha un esteso sistema in uno dei suoi centri.
I settori di punta per la moderna posta pneumatica sono pero’ il veloce trasferimento di campioni biologici dai centri prelievi degli ospedali ai vari laboratori di analisi e il periodico invio di denaro dalle casse periferiche di centri commerciali verso un caveau centrale che costudisce gli incassi. Il settore e’ vivo e vegeto, dunque, alla faccia di quel che pensavo io, e vi sono aziende che progettano e realizzano impianti chiavi in mano per vari settori produttivi. Questi tedeschi ad esempio dichiarano tra i possibili clienti i casino’, Auto-Banche (qualsiasi cosa siano), ovviamente ospedali e posti dove serve logistica spicciola e… arte moderna. Vi lascio la scoperta di cosa c’incastri l’arte moderna con la posta pneumatica, e a questa postina d’antan:
Barney