Si parte da Asimov, ovviamente, e si arriva alla GoogleCar. Passando per i droni da guerra e Curiosity:
Nel mezzo, c’e’ la prova che cambiando l’ordine dei fattori il risultato cambia, eccome se cambia 🙂
L’alt-text e’ questo:
In ordering #5, self-driving cars will happily drive you around, but if you tell them to drive to a car dealership, they just lock the doors and politely ask how long humans take to starve to death
Peccato -per gli entusiasti Monaci Diacci Marmati degli Ultimi Giorni- che il brevetto sia stato riconosciuto ad un bussolo (sinonimo di accrocchio inguardabile) entro cui scorre acqua, che viene scaldata attraverso una reazione chimica (lo dice lui, mica io!) tra litio e idrogeno, i quali reagirebbero grazie alle proprieta’ endocroniche della tiotimolina risublimata al nickel che funge da catalizzatore. Nickel che fino a ier l’altro era il “carburante” della reazione, ossia l’elemento che reagiva; peraltro la reazione era nucleare, e trasmutava il nickel stesso in un suo rarissimo istopo e in rame. Ma solo di venerdi’ dei mesi che finiscono in “o”. Nei mesi pari tale reazione nucleare (o chimica, a scelta del lettore) emetteva raggi Gamma, che nei mesi dispari termalizzavano su uno scudo di piombo Il quale scudo, va detto, risultava essere in grado di sopportare temperature ben superiori al punto di fusione del materiale per motivi che per questioni di proprieta’ intellettuale nessuno vi potra’ mai spiegare. In tutti gli altri periodi dell’anno si potevano cuocere salsicce sull’oggetto acceso, senza alcun problema di radiazioni.
Pero’ niente paura: anche oggi, come sempre il bussolo garantisce (parole di Rossi, ovviamente) un rendimento pari a sei volte l’energia immessa. Se ti va male, perche’ spesso fai anche un par di chilometri al litro in piu’, specie se sei in discesa e col vento a favore. La moltiplicazione dei pani e dei pesci? Bischerate da dilettanti…
Non sono ubriaco, ve l’assicuro. Ho cercato di sintetizzare lo status quo delle “ricerche” di Rossi prima di lasciarvi estasiati all’ammirazione del brevetto.
Io nutro profonda ammirazione per il modo con il quale l’uomo gestisce il circo che e’ riuscito a mettere su, e profondo disprezzo per le sue sboronate da Nobel in pectore che non si rende conto di quanto egli rappresenti la prova vivente della bonta’ delle teorie di Dunning e Kruger, ma c’e’ chi lo ammira senza “se” e senza “ma”, che fa l’esegesi terzarolata di quanto egli (anzi: Egli) dice e scrive, c’e’ chi infine aspetta imperterrito e fiducioso il magGico “Gattone” sugli scaffali dei Leroy Merlin. Oggi no, domani forse, dopodomani di sicuro.
Per un’approfondimento di parte opposta alla mia, inveterato scettico che alla fatina dei dentini ha smesso di credere anni fa, non c’e’ che l’imbarazzo della scelta:
La vignetta di oggi mi permette di parlare di fantascienza, di citarmi addosso e di far conoscere un paio di eccellenti racconti brevi a chi ancora non ne sospettava nemmeno l’esistenza: potenza di Mr. Munroe…
Ma andiamo con ordine; ecco l’illustrazione:
L’Isaac della scritta e’ Asimov, e nell’alt-tex e’ scritto IsaAC, l’alt-text e’ un gioco di parole con “like”, ma per capire sia lui che la vignetta (che il perche’ Isaac sia scritto IsaAC :-)) bisogna aver letto il racconto che da la stura a tutto.E che si gioca sulla ripetizione di una unica risposta ad una domanda iniziale che si puo’ tradurre dallo scientifichese cosi’:
“Quando tutte le stelle saranno spente, e i pianeti smetteranno di ruotare, e tutti ma proprio tutti gli esseri viventi saranno gia’ bell’e che stiantati da miliardi di anni… Che succedera’? Finira’ tutto?”
La risposta e’ quella in rosso, famosissima tra i fan di Asimov:
“Dati insufficienti per una risposta significativa”
Il racconto si intitola “L’ultima domanda” e ne ho parlato qui, tempo fa; una versione italiana la si trova qua (anche se l’inglese di Asimov e’ assolutamente comprensibile), e quella in inglese e’ qua. E’ splendido per come e’ costruito: la stessa scena che si reitera millennio dopo millennio con protagonisti in parte nuovi -e un unico protagonista sempre uguale…-, e il finale che si intuisce ma che resta uno dei migliori di sempre.
Ecco: questa e’ la Fantascienza classica, quella degli anni d’oro. In trenta righe scarse si tirava fuori un concentrato di suspense, riflessioni filosofiche, religione, sociologia da far quasi paura. Non stupisce che spesso Randall si ispiri alla Fantascienza, no?
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)