Doppia filosofia da muro, che ha come caratteri unificanti la città degli scatti (Pisa) e la zona (nei pressi di due dei luoghi dove vado ad ascoltare musica del vivo).
Il primo è nei pressi del Lumière, un ex-cinema riadattato a locale multifunzionale con palco annesso (la zona dove c’era il telone per proiettare i film):
Sta in un labirinto di vicoli e corticelle vicino al locale, che immagino luogo di spaccio e di liberazione emetica post-sbronza, oltre che pissoir di fortuna. Nessuno dei tre argomenti sopra citati mi ha peraltro portato in quel dedalo, solo semplice curiosità e ricerca di scritte murarie, lo giuro Vostro Onore. Ero sentire per l’ennesima volta Giorgio Canali e i Rossofuoco, per completezza di informazione.
Il secondo sta in una piazza dove ho anche lavorato, vicino al Borderline, una specie di antro nero e cupo che ospita a volte concerti d’un certo livello (per dire: c’ho sentito CJ Ramone e John Garcia, qualche anno fa):
Questa è notevole anche per come è scritta: il puntino sulla “i” di “ogni” potrebbe anche essere un punto dopo “sta”, in un costrutto alla rovescia che in effetti ci potrebbe anche stare.
Ma la frase in se non è male: oltre alla interpretazione metempsicotica (si dirà, metempsicotica?) mi domando cosa renda possibile morire “ogni tanto”.
Amore? Droga? Musica?
La trimurti “sex and drugs and rock and” che potrebbe farvi pensare ad una chiusura con Ian Dury; ma siccome ero stato a sentire i Diaframma, quella sera, quelli vi beccate da una performance alla Flog di Firenze:
Un altro reperto di graffito che mi ha spedito Katia “Pendolante“, direttamente dalla latrina di una stazione emiliana, che mostra alcune cose.
Intanto la scritta:
Allora: se quello e’ davvero un muro d’un bagno di una stazione, chapeau alla stazione e ai frequentatori del bagno.
Anche la grafia e’ bella sfarfallante: un misto di maiuscole, corsivi, script che paiono messi a casaccio e che datano la mano piu’ d’una carta di identita’ (direi tra i diciotto e i ventitre’ anni).
Infine, la chiosa del ragionamento-protesta per la modalita’ digitale di azionamento dell’aria condizionata nei carri bestiam treni regionali per pendolari (acceso, modalita’ “Siberia”, o spento. Tertium non datur), che non so quanto consciamente si presta a una doppia lettura “ibernati” – “i Bernati“, con la seconda a dare finalmente un nome a questa razza di viaggiatori nomadi che -in pieno agosto- sortono fuori dalle tradotte a tranci, come i merluzzi.
Per la musica non ci si puo’ sbagliare: i Diaframma nella formazione originale, con Sassolini alla voce e Fiumani “solo” alla chitarra. E il pezzo e’ -ovviamente- “Siberia”. Mimato in una squallida stazion trasmissione televisiva di piu’ di trent’anni fa.
Il titolo, intanto.
E’ la chiamata standard a Bridge secondo la convenzione Blackwood in cui i due partner (che si trovano delle carte molto buone in mano) cominciano a interrogarsi secondo un codice che prevede risposte tipo “5x” con x che puo’ essere uno dei 4 semi a seconda di quanti assi il rispondente ha in mano. Il partner puo’ andare avanti e dichiarare 5NT, e allora il rispondente risponde “6x” dove stavolta il seme (la x) dichiara quanti Re si hanno in mano.
In genere la Blackwood prelude a uno Slam (piccolo o grande).
Sempre che i due che giocano assieme abbiano un livello di giUoco almeno minimo, ma questo e’ davvero uno degli step zero per il Bridge. Per dire: questa roba qua la so io che sono uno scarsissimo, quindi avete la conferma che si parla di livello terra-terra.
Forse qualcuno di quelli che ancora non ha infilato la testa nel forno acceso si chiedera’ cosa significa “NT“. E’ “No Trump“, ossia senza Atout (che da noi si tradurrebbe con “briscola”).
E allora, eccoci a Donald.
Il trionfatore delle elezioni di novembre, il vero padrone-di-mondo per i prossimi 4 anni.
Che rischiano di essere davvero 4NT, 4 anni senza atout.
Dico subito che di Trump mi preoccupa soprattutto -anzi, direi solamente- la visione medievale e bigotta (diciamo TeoCon, cosi’ ci si capisce) della scienza e del progresso umano. Lui e i suoi accoliti vedono dio (minuscolo voluto) dietro a tutto, quindi nessun global warming, nessuna evoluzione naturale, probabilmente tutte le catastrofi sono dovute al ditone di dio (minuscolo voluto) che si accanisce contro i sodomiti peccatori (maanche negri e comunisti. E guidei al sabato).
Cosa fara’ Trump del suo programma “alternativo” per me e’ abbastanza chiaro: un cazzo di nulla. I meno attenti, quelli che da una settimana godono perche’ ha vinto il maverick (che poi col cazzo che e’ un maverick, bimbi: quello ha piu’ soldi di molti stati del mondo…) pensano veramente che il muro al confine col Messico verra’ innalzato.
Stronzate.
Ve lo ha detto stamani Donald: “Beh, dai… dicevo “muro” ma in realta’ si tratta di una rete, di staccionate, e ogni tanto du’ mattoni ce li mettiamo.”
Molto di quel “muro” e’ stato fatto da Bill Clinton (la parte “rete e staccionata”, quella che insomma gia’ c’e’). L’odiato marito di Hillary. Il confine messicano ha inziato a blindarlo lui…
E quell’altra pastura da cavedani? “Durante il mio mandato espellero’ dai 2 ai 3 milioni di immigrati clandestini!“. Beh, amici di Donald: ve lo dico sottovoce, ma quel negro di Obama nei suoi otto anni ne ha espulsi 2 milioni e settecentomila. Cioe’, Obama ha gia’ fatto quello che Trump ha solo promesso.
Ed era -ribadiamolo per i destrumani del KKK- negro.
Non vi sembra tutto molto ironico?
Sempre che abbiate un briciolo di ironia, dico.
Le “idee” di Donald sull’economia sono ancora piu’ bizzare, ma certo avranno avuto un notevole impatto sugli elettori-giocatori di bridge alle prime armi.
Protezionismo, dazi per le merci importate, rientro sul sacro suolo statunitense delle aziende americane che avevano delocalizzato in Malesia e Vietnam, revisione dei trattati di libero scambio (ironicamente, uno dei sogni bagnati dei no-global e dei veri comunisti di tutto il mondo. Promesso da uno dei piu’ ricchi magnati del globo. E i coglioni abboccano…).
Robe che per un leghista brembano sono oro colato, ma per un capitalista anche a capo di una microimpresa del Veneto fanno gelare il sudore dietro la schiena: il prodromo al vero Stalinismo tanto odiato dai WASP che in massa hanno votato adDonald, uno stato wannabe autosufficiente che autosufficiente non sara’ mai perche’ bene o male siamo nel 2016, e per fare il giro di questo piccolo mondo ci metti un paio di giorni.
Tra l’altro non si capisce come non si possa vedere la beffa dietro il protezionismo declamato da Trump: se lui mette i dazi contro i prodotti cinesi, i cinesi -che sono tutto meno che leghist scemi- aumenteranno i prezzi di quelle simpatiche materie prime che gli americani non hanno e che invece loro si sono accaparrati negli ultimi anni. Cose tipo le terre rare, elementi che si usano in quantita’ infinitesimali per sostanzialmente tutto quello che e’ elettronico. E che si trovano abbondanti in Cina, ma non negli USA. Voglio poi vedere la Apple come li produce i suoi fenomenali iMinchius, magari a Cupertino, pero’ con le pigne delle sequoie invece che con Neodimio e Samario, prodotti al 95% in Cina. Magari funzionano lo stesso perche’ lo dice Trump, chissa’…
Ma i miei due lettori con simpatie TeoCon a questo punto diranno: “Si, ma Hillary era peggio. Era il prodotto dell’establishment, la guerrafondaia a capo delle truppe merregane in Libia, quella che s’e’ fatta finanziare la campagna elettorale dai beduini dell’ISIS!”
Sara’ pure vero, come e’ vero che la sua campagna elettorale tutta giocata sulle minoranze (e gli ispanici, e i froci, e le donne, e via e via) ha perso il timone di un sentimento di una popolazione che voleva farsi raccontare altro.
Tutto vero, d’accordo.
Ma una cosa almeno e’ certa: Hillary non si sarebbe circondata di razzisti, creazionisti, negazionisti e altri pagliacci da corte medievale come invece pare stia facendo the Donald.
In questo, la mano di bridge giocata ad inizio novembre era molto equilibrata: entrambe le coppie avevano carte da schifo. Trump e’ stato solo molto, molto piu’ bravo a raccontare una realta’ diversa da quella che aveva in mano, sostanzialmente barando quindi. Ossia promettendo mari e monti con in mano due fanti e basta.
Le convenzioni, dicevo all’inizio, sono la base del bridge.
Per questo e’ un gioco estremamente noioso se giocato con le regole ufficiali, ma e’ anche estremamente corretto, e prevede sanzioni pesantissime se ti trovano a barare in tornei seri. Ad una famosa coppia italiana e’ successo qualche anno fa. Espulsi dalla federazione internazionale.
La politica da qualche decennio e’ invece un gioco senza regole se non quella di sparare cazzate piu’ grosse del tuo avversario. Non c’e’ controllo a posteriori, nessuno ti guarda nelle maniche alla ricerca di carte nascoste, nessuno poi controlla se quando hai dichiarato 4NT tu davvero avevi una ventina di punti in mano, nessuno si prende la briga di verificare quanti assi aveva in mano il tuo compagno.
La competizione elettorale viene poi vista piu’ come assistere ad una partita allo stadio che come competizione tra idee e -non sia mai!- programmi realizzabili. Non interessa alla gente cosa si fara’, interessa che qualcuno dica loro quel che si vogliono sentir dire.
E sentirsi dire “quattro senza”, con la prospettiva di andare a slam anche avendo in mano carte del cazzo e’ troppo allettante per stare a pensarci troppo.
Ti fidi, tu hai carte di merda ma sicuramente il compagno ha assi e re a profusione.
Altrimenti, come avrebbe fatto a prometterti la Luna?
Chiudiamo con un po’ di roba che rispetta le convenzioni, almeno le mie. Questo e’ uno dei tanti concerti dei Diaframma che ho visto e il pezzo e’ uno di quelli che meriterebbe fare ascoltare a tutti quelli che “ma X-Factor e Amici sono musica!”.
Eccomi ancora a sfrangere i maroni ai tre lettori superstiti con un nuovo punto di vista sul referendum “delle trivelle”, che con le trivelle non c’entra un cazzo.
Rubo il post a Enrico Coppi, il cui scritto porta alla luce un’ulteriore chiave di lettura per il quesito referendario di domenica.
Le voilà, con commenti tra parentesi quadre, a capo, grassetti e corsivi miei qua e la’:
Pensiero condiviso.
Purtroppo in tema di referendum ancora una volta la propaganda mistifica la realtà. Provo a fare un po di chiarezza.
Intanto diamo l’informazione corretta. Poi dico quello che penso.
Il quesito si propone di abrogare (cancellare) un emendamento inserito nella scorsa legge di stabilità che ha difatto cancellato la durata temporale di una concessione in mare. Quindi se uno vota no lascia le cose come stanno.
[meglio: come stanno dall’ultima “legge di Stabilita’”, meglio nota come “Sblocca-Italia”, la legge che Renzi rammenta sei o sette volte al giorno]
Se uno vota si si torna alla situazione precedente, ovvero quella che era in vigore fino a novembre [2015].
Che significa? Che se vince il si le compagnie petrolifere devono smantellare le piataforme di produzione? NO! Significa che torna tutto come prima. Le concessioni durano 30 anni e sono prorogabili 5 + 5!
E se uno vota no o non vota? Significa che le compagnie non hanno più neanche l’onere di fare un istanza di proroga. Gli si fa un favore?Si. Gli si fa un regalo. Cioè il regalo lo ha fatto il governo. I cittadini votando no gli firmano il biglietto di auguri.
Ora esprimo il mio pensiero.
Tutte le concessioni (minerarie e non) hanno una durata ed i progetti di un pozzo per idrocarburi considerano un arco temporale di 20-25 anni mediamente. Dopodichè quel pozzo ha prodotto circa il 90 -95 % del possibile e del conveniente. Togliere la durata temporale significa solo questo: rimandare a babbo morto i costi che la compagnia dovrebbe sostenere per chiusura mineraria e smantellamento della piattaforma. In più non dovendo chiedere proroga non sarà obbligata al procedimento di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) che la proroga prevede.
Per l’istanza di proroga il proponente tra le altre cose deve presentare il progetto di chiusura mineraria e ripristino ambientale. Sarebbe anche obbligato agli adeguamenti normativi in materia ambientale…che male non fa. Ma davvero perchè dobbiamo fare questo regalo? Grazie a questo emendamento una piattaforma potrebbe dichiarare di estrarre gas o greggio per altri 20 anni e non avere nessun obbligo verso il territorio.
Se invece si vota SI questo regalone non l’avranno e dovranno sottoporsi ad un procedimento di VIA se alla scadenza naturale vorranno una proroga.
Ci sono posti di lavoro in pericolo? È una enorme puttanata!
Ma se voto SI salvo il mare? È una grande puttanata anche questa.
È molto molto peggio ciò che scarica il depuratore vicino Fesca! O quello che scarica il Basento in mare.
Io voto Si. Ma so che non salvo niente.
So solo che è profondamente ingiusta la legge in vigore oggi grazie all’emendamento del governo inserito nella legge di stabilità a novembre e che nessuno ha discusso nel merito perchè come al solito c’era la fiducia.
Se vuoi condividi pure.
Avevo detto che mi sarei informato, ma ne ho veramente poca voglia.
Mi sembra di capire pero’ che lo “Sblocca-Italia” sia servito anche a fare questo favore ai possesori di piattaforme, oltre che a tenere buono il ganzo della Guidi.
Mi prende lo sconforto perche’ questa qua sopra e’ una disamina che non ho mai sentito fare a un “NoTriv”, ne’ per quello a uno di Forza Nuova o di Casa Pound (si sono uniti al fronte del “si'” anche i piccoli merdosissimi fascistelli de noantri, che si sappia).
Capisco che -fosse vero- i governativi renziani se ne stiano zitti.
Ma chi vuole che la gGente voti “si'”, perche’ non ha detto quello che ha detto l’ignoto Enrico Coppi?
Perche’ dei contenuti del referendum non ne sa un cazzo, ovviamente.
I soloni dell’ambiente, del NoTutto, del ritorno alle caverne ma col culo degli altri han letto “petrolio” e gli e’ saltata la vena. Han sentito “piattaforma” e gia’ si sono mobilitati con gli striscioni, su cui il “NO” era gia’ scritto, il resto si inventa li’ per li’. Poi si sono accodati quelli che “facciamo lo sgambetto a Renzi! Gne’ Gne’!“. Gente come Salvini, Meloni, Merda Pound e Roberto Fiore, diocristo, con una coscienza che ha come massima aspirazione quella di non avere i tarzanelli al culo, che si scoprono ambientalisti. Credibile, certamente.
Nel frattempo si e’ scatenato anche il fronte laico-meccanicista, quello della gGente che cerca di ragionare sui problemi (con le informazioni che ha in mano), e che se gli racconti che il Mare Adriatico puo’ diventare il nuovo Golfo del Messico si mette a ridere, cosi’ come se dai la colpa alle “trivelle” dei terremoti in Emilia di qualche anno fa. Io, per dire, sono tra questi.
E adesso non so davvero cosa votare: Si’ non mi viene, mi mischierei a una ciurma inguardabile, che vota si’ per i motivi sbagliati (nell’ipotesi che abbia un motivo). No, adesso, mi metterebbe in difficolta’, perche’ in fondo sono un anarchico insurrezionalista antisistema e anti capitalista, soprattutto se il capitalismo e’ quello italiano, che e’ un socialismo russo degli anni ’50 in peggio. Astenermi? E’ quello che vuole Babbeo, che viene telecomandato da chissa’ chi. Non scherziamo…
La quarta via e’ la fetta di salame. Che avrebbe anche il fortissimo sapore di protesta contro il montante veganesimo di risulta, il che non fa male.
Che mi sembra la sintesi perfetta di cio’ che e’ accaduto ieri a Roma, in occasione della visita del barbudo asciugamanato Rouhani, Presidente dell’Iran.
La storia e’ oramai tristemente nota in tutto il mondo, e non val la pena spenderci piu’ di tre o quattro righe. Per dire essenzialmente che s’e’ trattato di una idiozia enorme che ci ha rappresentato come un paese vassallo della qualunque, che l’arte non si censura, lo fanno in genere i regimi totalitari. E che non si capisce come mai una cosa del genere a parti invertite (Renzi che va in Iran) non avviene mai. Ci sarebbe poi la questione della sovranita’ nazionale e della liberta’ di esprimerci -a casa nostra- come vogliamo, ma qua forse volerei troppo alto.
Mentre stasera tornavo a casa, pero’, pensavo che la stessa lecchinaggine, lo stesso atteggiamento da pelle d’orso distesa davanti al caminetto, la stessa censura per motivi prima di tutto religiosi, poi magari anche (anche) economici di sicuro i nostri politici l’avevano gia’ mostrata con altri capi di stato esteri.
Per esempio, mi chiedevo se una tale censura del cazzo (ma anche del culo e delle tette) fosse mai stata attuata per omaggiare la visita del Capo dello Stato di Citta’ del Vaticano, per evitare ai suoi occhi la vista delle nude forme classiche d’un Bronzo di Riace, o robe piu’ moderne come -che ne so?- “L’origine del mondo” di Courbet (che pero’ sta in Francia, e forse un caso non e’ che stia la’…).
Detto fatto, stasera scopro che a Torino nel giugno scorso i manifesti di una mostra di Tamara De Lempicka sono stati oscurati in occasione della visita del Papa alla Sindone.
Perche’ i dipinti della polacca -tra l’altro bisessuale- avrebbero potuto turbare sia il Papa che i pellegrini, accorrenti alla Sindone come mosche sul miele.
E allora, di che ci indignamo oggi? Di un comportamento che e’ lo standard del politico medio nostrano?
Oppure del fatto che la censura del cazzo e’ sostanzialmente lo specchio della assoluta mancanza di coglioni?
M’e’ venuto in mente sabato sera, mentre ero a sentire Federico Fiumani in splendida forma con i suoi Diaframma (il nome e’ lo stesso di trent’anni fa, i compagni di viaggio tutti diversi, la musica sempre quella, bellissima e inarrivabile per i cloni tutti uguali che oggi escono dai vari talent show), che ci sono molti brani con titoli simili o addirittura identici, suonati da tizi totalmente differenti, che raccontano storie diametralmente opposte.
Il pezzo che ha fatto scattare la molla nella mia testa (e che spiega come se avessi continuato ad andare dalla strizzacervelli forse oggi sarei messo meglio. O forse no, chissa’…) e’ stato il terzo del trittico classico d’apertura: “Siberia“, brano che lancio’ il gruppo decenni fa, la bellissima “Gennaio” e infine “Agosto“, chiaramente. Eccovela qua, un twist cazzone sulle ferie passate in casa con duemila giornali porno, a studiare le posizioni che Fiumani non conosce, che sono cosi’ tante:
C’e’ almeno un’altra “Agosto” che conosco (pero’ sono tante le canzoni che io non conosco, mi chiudero’ in casa con duemila copie di “Rolling Stone”, l’agosto prossimo), quella dei Perturbazione. Che sicuramente ho gia’ passato su queste frequenze, perche’ mi piace il pezzo e mi piace moltissimo il video. La canzone in realta’ ha sotto sotto lo stesso tono malinconico di quella dei Diaframma, si capisce che agosto e’ il mese piu’ freddo dell’anno per Tommaso Cerasuolo perche’ il mese s’affaccia su un cuore malato, e’ tutto ghiacciato anche se siamo nell’emisfero sbagliato. Malinconica come l’altra “Agosto”, pero’ qui l’approccio e’ cupo e triste, e non ci si ride addosso come fa Fiumani (che e’ veramente un personaggione, un lupo solitario anarchico e indifferente al mondo). Il video e’ -l’ho gia’ detto?- d’una dolcezza infinita e fa un po’ a cazzotti con il clima del pezzo:
Che volevo dire?
Nulla, per carita’.
Magari che il diverso agosto di Fiumani e Cerasuolo riflette anche le differenze di due generazioni, con ciascuna una sensibilita’ diversa ma non migliore o peggiore dell’altra. Diverse, ma uguali insomma.
Pero’ se all’omino del mio cervello viene in mente un altro paio di esempi, potrei inaugurare un’altra rubrica a cadenza rigorosamente casuale…
Fiumani percorre i binari del rock post punk da trentacinque anni, e per fortuna non s’e’ ancora stufato di sudare e schiaffeggiare la sua Stratocaster Telecaster (eccheccazzo, ero certo di avere scritto Tele invece che Strato!). Con quelli che adesso formano i Diaframma s’e’ concesso in un set tiratissimo e pogatissimo da chi c’era (molti fiorentini, dagli accenti che si sentivano in giro). I capelli sono sempre piu’ grigi, ma il taglio e’ quello del 1980, cosi’ come la voce e l’energia che Fiumani scatena sul palco. E’ stato bello vedere ventenni brufolosi che cantavano a squarciagola tutti i pezzi, accanto a cinquantenni che con quella musica ci son cresciuti! Dai, c’e’ un briciolo di speranza… Barney
Fiumani e’ arrivato sul palco in orario quasi perfetto, in sordina; ha piantato il jack nella chitarra e tre secondi dopo i Diaframma gia’ suonavano come trent’anni fa. Durante il concerto il frontman della band fiorentina ha detto cinque “grazie”, due “buonanotte” di cui l’ultimo trasformato in “buonasera” vista l’ora da aperitivo, ha presentato i tre che adesso lo accompagnano sul palco e -alla fine- ha chiesto al pubblico che riempiva il Lumiere di comperare il disco e sostenere la musica italiana indipendente.
Nel mezzo han suonato tutti i classici dei Diaframma, piu’ parecchi pezzi del nuovo album “Preso nel vortice”, bel disco davvero, senza soluzione di continuita’, con la gente che pogava sotto al palco.
Siberia, Gennaio, Labbra blu, Diamante grezzo, Io amo lei, Blu petrolio… E una versione di Vaiano splendida, con Fiumani che a cinquantacinque anni somiglia sempre piu’ a David Byrne, che suona la sua Telecaster con talento e ruvidezza, che -soprattutto- si soffia il ciuffo ribelle via dagli occhi come solo lui sa fare.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)