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Io non volevo, davvero…

Ve lo giuro, non volevo.

Sono ventiquattro ore che resisto alla tentazione di scrivere qualcosa sul fatto del giorno, per una serie di motivi che vi esporro’ sotto, ma che se volete potete leggere anche subito su Giornalettismo, che sin dall’inizio ha tenuto un equilibrio a mio avviso encomiabile.

Pero’ oggi Gipi con le sue considerazioni (che sono molto simili alle mie) mi ha spinto a scrivere qualcosa (ovviamente, se non sai chi e’ Gipi puoi smettere di leggere da adesso), quindi eccoci qui.

Il fatto (meglio il “fatto”) del giorno e’ ovviamente il post su Facebook della (ex?) compagna di Massimo Di Cataldo, che e’ tipo un cantante degli anni ’90 del genere “melodico sfrangimaroni che le ragazzine gli tirano i reggipuppe della seconda e strillano come checche isteriche ai suoi concerti”, uno che io manco se mi dai duecento euro lo vado a sentire (per cinquecento ovviamente ci vado; sai, c’e’ la crisi, le bollette, la benza costa come l’oro…). Uno che insomma non mi sta simpatico per niente.

Ieri la sua (ex?) compagna, madre di suo figlio (o figlia) posta su facebook una serie di foto normali, e inframmezzate alle foto normali ve ne sono alcune -che tutti avrete visto- che ritraggono la donna col volto tumefatto e sanguinante.

Poi ce n’e’ pure una con un qualcosa di rosso sanguinolento in un lavandino, e la didsacalia (meglio: il tag. Siamo su Facebook, perdio!) dice che quella cosina rossa nel lavandino e’ un feto, un aborto causato dalla botte di Di Cataldo alla donna.

La reazione iniziale mia e di moltissimi altri e’ stata di sdegno e di ferma condanna per il cantante. Pero’ dopo a me e’ suonato un campanellino di allarme quando ho scoperto che la donna e’ una visual artist (qualsiasi cosa cio’ significhi), poi quando ho letto che le foto avrebbero dovuto essere visibili solo per il Di Cataldo, infine quando ho letto che la signora non ha alcuna intenzione di denunciare il cantante.

Non voglio dire che la donna si sia inventata tutto, assolutamente: solo che la storia e’ molto, molto strana.

Ho sospeso il giudizio, insomma: non ho elementi per giudicare, e mi pare che l’argomento sia cosi’ grave e penalmente rilevante da suggerire cautela nel momento dell’accertamento dei fatti, e mano ferma e pesante nel comminare le eventuali pene.

La gGente, invece, e’ da ieri sera che sta lapidando elettronicamente Di Cataldo. Se fate un giro sulla sua pagina Facebook, vi troverete un 90% di commenti di colpevolisti (che in sostanza dicono al cantante “vergognati, pezzo di merda!”), un 5% di commenti di uomini che picchiano le loro donne e che dicono che e’ giusto cosi’ e che l’amore e’ anche botte a sangue (non sto scherzando, spero solo che siano tutti dei troll coglioni), un 4% di fans sfegatati che danno ragione a prescindere al loro idolo, e l’1% che rimane dice che sarebbe forse il caso di aspettare notizie ufficiali da parte della polizia.

Ma la pagina di Di Cataldo e’ UNA delle mille che ospitano la discussione: un’altra e’ ad esempio quella di Selvaggia Lucarelli, la quale ha gia deciso cosa e’ successo e chi e’ il mostro. Poi c’e’, appunto, Gipi.

Io -ve l’ho gia’ detto- sto con Gipi, oltre che con le donne picchiate. A maggior ragione quando la gogna e’ mediatica, e quando il plotone di esecuzione spara da Facebook.

Come nel caso dello zio di Avetrana, caso mirabilmente riassunto ancora una volta da Gipi nel suo geniale “A 1562 persone piace questo elemento“.

Un capolavoro di creativita’ a costo zero, che dice forse anche troppo del degrado culturale che stiamo vivendo in questi anni. E sara’ probabilmente sempre peggio.

Eccolo qua, il cortissimo di Gipi, con Chopin in sottofondo a far da contraltare al degrado italiota:

 

Barney