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Quello che c’era dietro le orecchie da coniglio, quel che ci sarà nelle urne di maggio

La scorsa settimana è assurta agli onori della cronaca tal “Candy Candy Forza Napoli”, che sulla pagina Facebook dell’INPS a supporto di chi ha fatto domanda per il Reddito di Cittadinanza è stata sbeffaggiata dal responsabile della pagina, stufo di spiegare per l’ennesima volta a Candy Candy -e per la millesima volta nella giornata- come si ottiene il PIN per creare un account sul sito dell’INPS.

La risposta famosa all’ennesimo “non so come fare, mi puoi aiutare?” è stata “beh, se sai postare un selfie con le orecchie da coniglio su Facebook, sei anche in grado di richiedere il PIN sulla pagina dell’INPS”.

Il che sembrerebbe avere una sua logica, ma purtroppo è completamente falso. Intanto azzardo un paio di previsioni sul responsabile della pagina Facebook dell’INPS (si, lo so che è una donna, ma il punto non è il suo sesso): è giovane, direi sotto i 35 anni, e non ha mai interagito con la pagine dell’INPS oltre alla schermata con cui si richiede il PIN.

Sul secondo punto torno dopo. Il primo punto non ha a che fare con lo scazzo (o la blastata, come hanno imparato a scrivere i giornalisti italiani) del curatore, ma con l’assunzione che chi sa postare un selfie con le orecchie da coniglio su Facebook abbia gli strumenti informatici minimi per essere autosufficiente al di fuori dei social media “classici”. Io che ho un po’ piu’ di 35 anni sono convinto che questo ragionamento sia non solo falso, ma pericoloso. E non per Candy Candy, né per il curatore della pagina INPS.

Facebook= internet= informazione è quello che pensa molta gente. Su Facebook sono capaci di andare tutti, il flusso di post è ininterrotto e l’interazione con gli altri utenti limitata a un like o a una faccina, spesso dati con la speranza che chi li riceve poi ricambi il gradimento sulla foto del gattino o sulla ricetta delle polpette di patate che andremo a postare noi.

Facebook= informazione è una equazione vera, ma non per gli utenti di Facebook. Tutti sanno dello scandalo “Cambridge Analytica“, qualcuno -spero- avrà visto il bel TED Talk di Carole Cadwalladr sul tema, di cui si trova agevolmente la traduzione in italiano (e se sapete postare il selfie con le orecchie da coniglio, ecc. ecc. ecc.). Il racconto delle sue interviste surreali in un paesino del Galles dopo il voto per la Brexit, è agghiacciante. In un posto dove il “Leave” ha preso più del 60% dei voti la gente si lamentava del fatto che l’Europa non avesse fatto nulla per loro (metà paese è stato ricostruito con fondi UE) ed era terrorizzata dall’invasione degli immigrati che secondo chi ha risposto invadevano le loro strade (risulta un solo immigrato in quel buco del Galles, dall’Europa dell’Est). Tutto questo l’avevano letto su Facebook, quindi doveva essere vero.

Certo, come no?

Facebook (ma anche Instagram, e Twitter) hanno il pregio di poter essere usati da tutti, e rappresentano un potente strumento di indirizzo delle masse (chiedete Goebbels come fosse importante negli anni ’40 controllare i media…). Sembrano anche strumenti controllabili, danno la finta consapevolezza di essere dei geni della tastiera perchè siamo in grado di tirare fuori gli emoticon in un clic (io neanche in sette), ma rendono l’iscritto un mago dell’informatica quanto il guidare una Panda renda me un pilota di Formula 1 (per togliere qualsiasi dubbio: non sono un pilota, in nessuna categoria).

Peraltro, l’uso eccezionalmente efficace che fa Luca Morisi (il guru del marketing online di Salvini) dei social media è dimostrazione del livello dell’elettorato generale di oggi (non ce l’ho solo con i leghisti, sia chiaro): dovesse affidare ad un articolo di giornale il nulla cosmico che questo governo produce ogni giorno il povero Luca si troverebbe in difficoltà. Invece, una foto e dieci parole a caso colpiscono il cuore dei fans, che rispondono con (immaginate un po’?) migliaia di like e fiumi di faccine. Preparatevi dunque ad un maggio fittissimo di foto, frasi a caso e like ancor più a caso di persone che poi andranno a votare convinte che gli zingari in Italia siano dodici milioni (cit. Gero Arnone), e che quello di cui c’è bisogno oggi è una Beretta calibro 9 in ogni casa col colpo in canna.

Ma siccome s’è fatto tardi arrivo all’altro punto della storia di Candy Candy Forza Napoli: il fatto che la poveraccia non riesce a interagire con il sito dell’INPS. Ecco, l’altro giorno ho scoperto di essere se non l’unico uno dei due o tre che tra i miei colleghi (una cinquantina di persone) usa il portale per la dichiarazione ISEE. Tutti gli altri vanno dal Patronato, e si parla di gente che se ti va male ha una laurea. In ingegneria. E io lo faccio perchè sono testardo, che se dovessi affidarmi all’usabilità di quel sito morirei di stenti nel tentativo di capire la logica da scimmia ubriaca che ha guidato la definizione dell’interfaccia e dei contenuti.

Ma forse il portale INPS è fatto così pour cause: perchè la gente “esperta” di Facebook continui a non capire un cazzo del resto, pur essendo convintissima di capire invece tutto, e molto profondamente.

Perchè gliel’ha spiegato Luca Morisi, che in effetti credo sia bravissimo a farsi i selfie con le orecchie da coniglio…

 

Barney

 

 

Si diceva “fantas(c)i(enz)a”…

Come no? Ieri la notizia principale sui media italianiera Zuckeberg che al Congresso ha fatto ammenda della leggerezza con cui Facebook ha stretto accordi con Cambridge Analytica (e in una botta sola le azioni dell’azienda di Menlo Park hanno riguadagnato quasi il 5%).

Oggi per caso ho acceso la tv su Rai1 alle 20, e nel sommario tra le notizie principali del tg c’era quella del cane abbaione che -grazie ad una petizione bBobolare- e’ stato liberato dal canile di Sarcazzo di Sotto (giuro che e’ vero).

Nessuno vi segnalerà il nuovo exploit del riconoscimento facciale cinese, ossia della schedatura di Stato, che ha beccato un ricercato ad un concerto. Tra più di 50.000 (cinquantamila, esatto) altri cinesi che erano allo stesso concerto.

Adesso capisco quegli strani bagliori che tempestano le strade cinesi di notte, quando passi con la macchina sotto tralicci stracolmi di telecamere: ti fanno il flash come con l’autovelox, ma di continuo, anche se il limite non lo superi.

E se questo non bastasse a far capire che il problema non è Zuckeberg, c’è quest’altra notizia sempre dalla Cina: controllo attraverso riconoscimento facciale delle minoranze musulmane [1], e allerta automatico alla polizia se uno della minoranza si allontana troppo dalla sua “safe area”, la riserva indiana in cui può stare liberamente.

Fuori no, chissà cosa può combinare.

Se comunque siete tra quelli che credono che il male sia solo Cambridge Analytica (che è il male, ma solo perché l’end user inetto gli da i dati…), leggetevi questo pezzo che spiega come si derivano -dalla serqua di quizzettini del cazzo che impestano Facebook- importanti e pregiati tratti della vostra personalità.

Poi, come sempre, condividete.

Su Facebook.

[1] incredibile, ma ci sono posti nel centro e nord della Cina in cui ci sono moschee che neanche alla Mecca. Lanzhou -che è una delle mie mete di lavoro-è uno di questi.

Barney

Tappa la telecamera, apriti al mondo

“Tappa”, nel titolo, è il toscanismo per “chiudi” (ma potrebbe anche essere una esortazione a giocare un paio di Terre a Magic, chissà?).

Mi riferisco alla moda oramai imperversante di appiccicare un post-it o comunque una pecetta sulla camera e sul microfono del PC, così che un hacker malintenzionato non possa prendere da remoto possesso delle tue periferiche e spiarti mentre ti pulisci i denti dopo pranzo. Addirittura esistono linee guida aziendali che lo consigliano-lo impongono. Non so come funziona dove lavoro, e mi importa il giusto in questo caso, ma ho colleghi che lo fanno credendo di proteggere la propria privacy, non ho ancora capito contro cosa: un attacco dall’esterno su un PC aziendale non si limiterebbe al controllo della telecamera, e i controlli interni hanno poteri assoluti su tutto quel che passa sul tuo PC, figurati se si mettono a guardare la webcam…

Molte delle persone con la pecetta sulla webcam le ritrovo poi a partecipare ai peggio giochini su Facebook: chi saresti stato se fossi nato nel medioevo, a quale star del cinema somigli, come sarai tra trent’anni, e via andare. Tutti passatempi innocui, che però cominciano sempre con un “devi loggarti, puoi farlo con il tuo account Facebook. Mi dai il controllo del tuo account? Grazie, eh?“. Tu giochi, pubblichi il risultato, un amico ci clicca e vuole sapere anche lui a quale campione di biliardo somiglia, e così via. E queste sono le cose “innocue”, i passatempi che ci sono nei periodi normali.

Durante le elezioni può succedere che -al posto di scoprire quale grande condottiero del passato fosse imparentato cor budello di tu mà vestito da pirata- ti venga proposto un quizzettino per decidere da che parte dello schieramento stai. E parte il clicca e condividi a tema, con grafici quasi sempre uguali anche se fatti da uno di destra e uno di sinistra, come l’oroscopo di tre dei dodici (credo siano dodici, giuro che non lo so) segni zodiacali presi a caso in un qualsiasi giorno della settimana.

Quanto questi dati possano (possano, nel senso che vanno saputi leggere. Io non me ne farei una ceppa, chiaramente) essere interessanti in molti l’hanno scoperto tra venerdì e oggi, venendo a conoscenza dello scandalo Cambridge Analytica (CA, per inciso: interessante che Google dia il link all’azienda come DECIMO risultato, oggi…) e del crollo conseguente di Facebook in borsa (ha perso in una giornata più dell’8% del suo valore).

La storia di CA è certamente esagerata dai media (no: non ha fatto vincere Trump, e no: non ha fatto vincere il “leave” al referendum sulla Brexit), ma avere per le mani decine di milioni di profili personali (si, personali. Di gente che ha cliccato sul giochino psicologico su Fb e ha volontariamente permesso a CA di entrare in possesso dei suoi dati) non è una cosa da buttare via, oggi come oggi. Se poi si è abbastanza spregiudicati da venderli, questi profili personali, si troverà sempre qualcuno disposto a spendere anche molti soldi per avere la certezza di titillare il giusto interesse nell’utente giusto al momento giusto.

Dispiace che quasi la totalità dei commenti su questo episodio -non ve li linko, ce ne sono miliardi- sia diviso in due grossi filoni, che potremmo chiamare “desinistra” (CA ha fatto vincere Trump, Fb è cattiva, moriremo tutti) e “dedestra” (i dati di CA non servono a nulla, Trump avrebbe vinto anche da morto contro la Clinton, nessuno può fare nulla di sensato con questi dati che non hanno alcun valore, morirete tutti).

Dispiace sia perché la verità non è né dedestra né desinistra, sia perché invece si dovrebbe parlare di un altro aspetto: la facilità con la quale -spesso ignari delle conseguenze- forniamo senza pensarci a qualcuno che manco conosciamo una serie di informazioni che la nostra webcam non sarebbe in grado di tirare fuori neanche in dieci mesi.

Io staccherei la pecetta e farei più attenzione al cursore del mouse, insomma.

Barney