In questi giorni mi sono accorto che le recensioni che si trovano sui siti “ufficiali” sono tutte uguali, e se va bene si limitano alla quarta di copertina (se si tratta di un libro), o al copincolla del comunicato stampa della casa discografica (se è di musica che stiamo parlando). Dubito che qualcuno legga veramente il libro, o ascolti il disco.
“Middle England”, di Jonathan Coe, non fa eccezione.
Il libro è scritto benissimo, come tutti i libri di Coe (qua, qua e qua altre mie impressioni su parte di quel che ho letto della sua produzione), è divertente e -di nuovo- come capita sovente con lo scrittore inglese racconta in modo eccezionale un periodo storico recente dell’Inghilterra: in “Middle England” (e l’assonanza con la Tolkieniana “Terra di Mezzo” è assolutamente cercata) la storia si dipana tra il 2010 e il 2018, e ci fa capire meglio di molti saggi e articolesse di giornalai italiani da cosa si è partiti e dove si è arrivati per quel che riguarda la Brexit.
I personaggi principali sono quelli de “La banda dei brocchi” e “Circolo chiuso”: Benjamin e Lois Trotter, oramai sulla sessantina come i vecchi compagni di scuola, e le loro famiglie. Benjamin continua a cercare di scrivere un libro-summa della sua vita, accompagnato da ore e ore di brani da lui composti, Lois è sull’orlo della separazione e sua figlia troverà per caso l’uomo della sua vita -forse…- grazie ad una multa per eccesso di velocità (??!!!).
Attorno ai Trotter e quasi voce narrante della cronaca politica di questi otto anni c’è Doug, giornalista in eterno contrasto con la moglie ricchissima e la figlia che odia entrambi i genitori. I suoi incontri sempre allo stesso pub con il vice-vice addetto stampa di Cameron sono tra i punti migliori del libro. Ed è incredibile come certi avvenimenti pre-e post Brexit (o Brixit, come erano convinti si chiamasse Cameron e la sua squadra) siano passati in cavalleria nella mia memoria, e scommetto in quella di molti altri. A partire dall’omicidio di Jo Cox, parlamentare assassinata perchè schierata con i Remainers nel 2016 al grido “Britain first” (vi ricorda qualcosa?). E’ altrettanto incredibile leggere che le motivazioni di chi ha votato l’uscita fossero del tutto identiche a quelle di un qualsiasi sovranista della Val Brembana, avendo esattamente la stessa inconsistenza logica.
Leggetelo, questo libro. Leggete Coe, anche in inglese, che davvero scrive come pochi oggi come oggi, e che oltre a scrivere bene racconta la Storia con la maiuscola.
E leggete pure questo bel pezzo su Phastidio di oggi, che di Brexit parla, e che si chiude con il mio mantra da una decina di anni a questa parte: il populismo propone “soluzioni” semplici a problemi complessi.
Le virgolette sono volute.
Barney