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[Cartaresistente] Paralleli su carta n°2: Spiegelmann e Meyssan

Paralleli divergenti in questo caso, tra un fumetto serissimo nella sua opera di documentazione d’un dramma raccontato in presa diretta, e un romanzo-inchiesta a teorema, che vorrebbe dimostrare la falsità e l’inconsistenza della versione ufficiale dello stesso dramma.
L’episodio preso in esame è famosissimo: l’attacco all’America dell’11 settembre 2001, e ci viene raccontato attraverso il World Trade Center caduto a New York, disegnato qualche settimana dopo da Art Spiegelmann ne “L’ombra delle Torri“, e l’aereo caduto sul Pentagono pochi minuti dopo l’attacco a New York, che secondo il Therry Meyssan di “L’incredibile menzogna” non e’ mai esistito.

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I punti di vista opposti nascono da esperienze nemmeno lontanamente comparabili tra di loro: Spiegelmann che vive da sempre a New York, e che ci racconta l’ansia di sapere la figlia proprio nella zona dell’attacco, al suo terzo giorno di scuola, la corsa pazza e senza fiato alla ricerca di informazioni, l’orrore in successione dei crolli delle due Torri, l’odore nauseante delle settimane successive che ricorda quello che suo padre gli ha raccontato dei camini di Auschwitz… e Meyssan, che costruisce tutto il suo libro su assunti e prese di posizione del tutto arbitrarie, e lo fa “osservando” foto e filmati dalla Francia, senza nemmeno aver visto da vicino i luoghi di cui millanta di sapere tutto, che ci racconta di bugie e coincidenze incredibili, che discetta di ingegneria e tecnologie aeronautiche non avendo una base nemmen minima per farlo.

Io – ve lo dico subito – sto con Spiegelmann; ma i due libri leggeteli entrambi, perche’ solo il fatto che si possano esprimere idee cosi’ diverse su un episodio che tutti abbiamo vissuto e’ stupefacente e meraviglioso allo stesso tempo.

Art Spiegelmann “L’ombra delle Torri”, Einaudi 2004
Thierry Meyssan “L’incredibile menzogna”, Fandango Libri 2002

 

Barney

Death, baby, is just a shot away…

Ieri una delle notizie del giorno era l’uccisione accidentale di una bimba di due anni da parte del fratellino, di cinque anni.

Con un fucile calibro 22 che il bambino aveva ricevuto in regalo.

Lo scorso Natale.

Un fucile vero, il calibro e’ quello della Beretta del Mostro di Firenze, piu’ che sufficiente ad uccidere un uomo, se si sa dove sparare, o se si ha (s)fortuna.

Si scopre cosi’, noi italiani, che i fucilini da bimbo sono un classico natalizio americano, e che molte case produttrici hanno in catalogo armi a misura di piccoli uomini. Come questo fucile qua, che viene via in offerta a 119 dollari, e che -ci dice la pubblicita’- e’ una scelta perfetta per gli sparatori in erba, un’arma sicura perche’ a colpo singolo, leggera e facile da maneggiare per i piu’ giovani, cui insegna che ogni colpo conta. Da poligono e da bosco, il perfetto compagno per il ragazzino che vuole cacciare scoiattoli e coniglietti.

Sono giocattolin armi con una gittata dichiarata di 150 iarde, che fan quasi 140 metri. Ma -ci viene detto sul sito- attenti che il proiettile puo’ andare molto piu’ lontano ed essere sempre pericoloso. E a 100 iarde c’e’ chi assicura d’avere agevolmente ammazzato marmotte e cani della prateria.

E quindi, perche’ un oggetto del genere non dovrebbe ammazzare un bambino? E’ il suo compito: non e’ un giocattolo, e’ un’arma, una cosa terribilmente pericolosa e drammaticamente seria…

Obama c’aveva provato, a limitare la possibilita’ di comperare e usare armi negli USA, ma la potentissima NRA ha mosso mari e monti, e in pratica le cose sono rimaste come prima, con la possibilita’ per tutti di emulare i pazzi che hanno fatto strage a Columbine e a Newtown.

O il povero bambino fratricida di ieri.

 

Per tentare di smuovere le coscienze degli americani si sono allora mossi alcuni tra i piu’ famosi disegnatori di fumetti (Trudeau, Spiegelmann, Mazzucchelli tra i tanti altri), che hanno tirato fuori questo bel video qua:

Non so se sortira’ qualche effetto, ma almeno c’hanno provato.

 

Barney

Paralleli su carta (n. 2)

Ringrazio Cartaresistente e Davide Lorenzon per l’ospitalita’. Come ho detto loro per posta elettronica, a me piaceva di piu’ questa foto qua sotto:

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Barney