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(Di)Visioni diverse #2 e #3

E’ un filone inesauribile, come già sospettavo.

Ieri avevamo questo parallelo:

Stamani la situazione è la seguente:

E’ abbastanza evidente come la linea editoriale de “La Nazione” prediliga -al netto della carenza di morti eccellenti/truculenti- una titolazione “da cronaca locale” con aggiunta di contenuti speciali (ad oggi dovremmo dire “premium”) variegati e del tutto scollegati dalla notizia principale -la giornata dell’acqua e i mondiali (di cosa, poi?)-, mentre “Il Tirreno” punta al solito so(l)do e alle tasche dellagGente.

In tempi bui come questi, presumo che la praticità del secondo quotidiano locale paghi più del tentativo di aggrapparsi alle chiacchiere da comare del primo, ma è una mia impressione (peraltro supportata dal fatto che nel bar dove in genere prendo il caffé quando lavoro da remoto l’unico quotidiano a disposizione è appunto Il Tirreno…).

Una nota per chi non è lucchese (i.e., tutti fuorché me): nella civetta del Tirreno in alto, la notizia su sfondo nero riguarda le prossime elezioni comunali, alle quali concorrerà anche (forse, non si sa ancora di preciso…) Giorgio Del Ghingaro. Che ha una storia molto simile a quella di Mourinho: prima sindaco di Capannori (il mio comune natale, uno dei più grandi d’Italia con i suoi quasi 170 chilometri quadrati di estensione) sotto le insegne del PD, poi -dopo due mandati- si candida in una lista civica di sinistra alle elezioni comunali di Viareggio (??!!!!) e VINCE, da straniero in terra straniera. Adesso -con la città di Viareggio in subbuglio perchè la sua amministrazione ha sostanzialmente risanato un comune oltre l’orlo del fallimento- è tra i papabili a Primo Cittadino di Lucca, ma dice di voler correre solo sotto la bandiera di una lista civica col suo nome, senza simboli politici a far ombra a se stesso.

In una parola: l’attuale stato della politica italiana, fatto di personalismi più che di idee. Che magari ci sono anche, per carità… Ma quello che conta è primariamente la faccia.

Ad onore di Del Ghingaro, c’è da dire che lui la faccia ce la mette sempre -nel bene e nel male-, e che riesce a fare cose che i nostri politici a Roma si sognano.

Forse proprio perché lascia i partiti in quarto piano?

Commento musicale che non c’entra nulla con il resto di Anna Calvi:

Barney