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Una garanzia: CitizenGO

In questa campagna referendaria pensavo di averle viste e lette tutte.

Mi sbagliavo, ovviamente.

I miei “amici” di CitizenGO (la risposta scema de noantri ai TeoCon americani) mi fanno sapere proprio oggi che c’e’ un motivo profondo e  decisivo per votare “NO” al referendum di domenica prossima.

Eccovelo qua:

citizengo1

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Adesso sono tranquillo, sappiatelo. Adesso ho almeno un buon motivo per andare a votare, e -nel caso decidessi di andare- per votare si: voi, immensi coglioni retrogradi e cattotalebani di CitizenGO. Voi, che se al governo ci fosse Forza Nuova fareste due settimane di festa perche’ loro li’ si che rispettano i vostri valori del cazzo, e che sicuramente impedirebbero anche solo di parlare di gender.

Grazie di esistere, davvero.

E -come sempre- vaffanculo.

 

Barney

“The Voice”, Appino e Monina

The Voice” (of Italy) non e’ Sinatra, non mi piace quel tipo di musica ne’ quel tipo di voce. E’ il talent show che ha visto trionfare una suora qualche anno fa (?!!), che cerca di riciclare vecchie glorie (???!!!!) della musica italiana (Paola di “Paola e Chiara“, per esempio, o la cantante dei “Jalisse” -i Jalisse, vi prego… I Jalisse…-), e che dovrebbe rappresentare il trampolino di lancio per nuovi talenti italiani.

Una puttanata spaziale, insomma, che pero’ ben si inserisce nel panorama dell’entertainment televisivo nostrano, con un palinsesto ricco di “MasterChef”, “Amici”, “Grandi Pasticcieri” e altri spaccati di vita vera (come “Uomini e Donne”, “Forum” e “Il budello di su ma’ vestito da pirata”).

Volete le prove? La stagione che sta per finire ha visto il trionfo (trionfo…) di questa roba qua:

auditel2015

“The Voice” sta selezionando i partecipanti alla nuova edizione, e tra gli inviti che ha diramato c’e’ stato anche quello per Andrea Appino. Che nessuno o quasi conoscera’ a parte me, ma che di mestiere fa il cantante e chitarrista di un gruppo, gli Zen Circus, che calcano la scena musicale italiana da una ventina di anni, hanno pubblicato parecchi dischi e girano come trottole -sempre- in tour infiniti. Appino ha anche pubblicato due album solisti, “Il testamento” (in memoria di Mario Monicelli, grande disco veramente, per favore ascoltatelo) e “Grande raccordo animale“, uscito quest’anno che a me e’ piaciuto meno soprattutto perche’ le musiche sono molto meno dure e molto piu’ pop di quelle de “Il testamento”. Appino ha risposto pubblicamente all’invito della redazione di “The Voice” con un post su facebook. Questo qua, che inizia con la citazione dell’invito:

AppinoFB

E’ un lungo discorso autocelebrativo e riassuntivo di una carriera che personalmente seguo con affetto e interesse (ho perso il conto di quante volte ho visto gli Zen Circus o Appino da solo suonare dal vivo. Ma ho visto anche Ufo fare il DJ, e Qqru con il suo gruppo “La notte dei lunghi coltelli”, se e’ per quello), un discorso che condivido nell’essenza, che e’ “se volete fare innamorare i giovani della musica, fateli andare a sentire i concerti, non fate vedere loro i Talent Show”, o anche, tradotto: “non e’ che i R.E.M. siano venuti fuori da The Voice of USA, eh?”. Tra l’altro c’e’ una frase bellissima: “io non ci voglio provare, io lo voglio fare“, che da la cifra della persona. Si, certo: e’ toscano, quindi borioso (facciamo tutti “Boria” di secondo nome, in Toscana), antipatico, cinico e strafottente. Ma e’ vero; e’ un uomo che suona e canta veramente e non in playback davanti a una giuria che deve schiacciare un pulsante, per poi essere visto da milioni di telespettatori omologati e omogeneizzati.

Avevo letto la notizia stamani, poi dopo un po’ un amico (che tra l’altro suona, dal vivo, e non credo andrebbe mai a The Voice…) condivide questo articolo di Michele Monina, sul Fatto Quotidiano. Io non conoscevo Michele Monina, ma letto l’articolo sottoscrivo molti dei commenti che sono immediatamente fioriti sotto il pezzo, manco fosse primavera.

Monina infarcisce il pezzo di grassetti, iniziando con la citazione di Lemmy Kilmster -storico frontman dei Motorhead morto ieri-, per passare poi a Laura Pausini e ai Radiohead, a Lou Reed, ai Velvet Underground, e via andare. Per chiudere cosi’:

ilFattoAppino

Come ho gia’ detto, sicuramente Appino e’ borioso. Ma non parla di se in terza persona (“ci sta solo facendo molto ridere“. Anche il signor Michele ha un omino del cervello come me, forse?) come invece fa Monina. Il quale accusa il cantante degli Zen d’essere salito su un piedistallo non accorgendosi che su quel piedistallo sta sbavando dalla voglia di esserci lui stesso, Michele Monina. Che mi pare piu’ borioso di Appino e di me messi assieme, se devo essere sincero.

Ah, i gatti che vanno a sentire gli Zen Circus sono spesso piu’ di quattro, in file sparse e poganti. Come testimonia questo da me abusato video d’una delle loro migliori canzoni, a tema oggi piu’ che mai:

 

 

Barney

La pagliuzza, la trave e tutto il resto

Ogni tanto anche dalle nostre parti, anche su media “di regGime”, si possono trovare aggiornamenti sullo stato dei LuxLeaks, l’enorme mole di documenti che dimostra, al di la di qualsiasi ragionevole dubbio, come Jean-Claude Juncker (l’attuale presidente della Commissione Europea; non lo Sbuzzagrilli, quindi…) sia assolutamente uno scandalo in quella posizione li’.

Due brevissimi accenni al caso, ma prima la premessa fondamentale che da sola basterebbe a definire “unfit” l’uomo: egli ha fatto per diciotto fottutissimi anni il Premier del Lussemburgo, e si e’ dimesso solo a causa di uno scandalo ingestibile di raccolta illegale di informazioni, intercettazioni, ricatti e altre amenita’ di questo livello.  Diciotto anni a capo del governo di uno stato che solo un anno fa ha iniziato a perdere lo status di paradiso fiscale, una meta per i capitali (leciti ma molto spesso illeciti) di mezzo mondo. Un posto dove -come ha evidenziato LuxLeaks– si potevano -attenzione: legalmente– pagare tasse sugli utili del 10, 6, 2 e addirittura dello ZERO VIRGOLA VENTISEI per cento. Cioe’, io guadagno cento Euro, e verso VENTISEI CENTESIMI nelle casse dello stato lussemburghese. Che mi ha proposto lui l’affare, sia chiaro.

Zero virgola ventisei. Era l’aliquota che pagava la Disney sui suoi ricavi, di MILARDI di Euro.

Ecco, tutto questo e’ accaduto quando Jean-Claude Juncker era il capo di governo del Lussemburgo, paradiso fiscale per quasi quattrocento multinazionali che impiantavano la loro sede legale nel principato e beneficiava di leggi fatte apposta per attirare investitori (non si sa con quale vantaggio per lo stato stesso, visto che la produzione rimane in altri posti, e di tasse ne incassano pochine).

Ora l’ometto di specchiatissima onesta’, quello costretto alle dimissioni dallo scandalo-intercettazioni dopo diciotto anni di accordi sottobanco con centinaia di multinazionali con bilanci multimiliardari, e’ Presidente della Commissione Europea.

E ieri il soggettone ha minacciato Francia e Italia riguardo allo sforamento del rapporto deficit-PIL. Ha detto “se i due paesi sforeranno, ne pagheranno le conseguenze”.

E’ bello sentire queste affermazioni apodittiche, soprattutto da uno di cotali principii morali, uno che che se pagasse le conseguenze delle sue azioni avrebbe come minimo una quarantina di anni di carcere duro.

E nella migliore delle ipotesi (dal mio punto di vista, chiaramente) un trave piantato di traverso in culo.

Barney