Da Cartaresistente penultima puntata della serie di sette raccontini di fantascienza su sette pianeti del Sistema Solare. Oggi tocca ad Urano, gigante gassoso che tra le sua particolarita’ ha anche quella di avere l’asse di rotazione che punta verso il Sole. Urano rotola sulla sua orbita insomma. E qua e’ abitato da un organismo che si ispira al maestoso Coeurl di A.E. van Vogt.
L’altro “protagonista” e’ -diciamo cosi’- un manufatto umano, e Davide Lorenzon ha illustrato la strana coppia con la consueta bravura.
Da una Shanghai splendida e piovosa come la Los Angeles di Blade Runner sono a ricordare che su Cartaresistente e’ stato pubblicato ieri il quinto racconto della serie Sette Pianeti. E’ la volta di Saturno, o meglio di uno dei suoi satelliti più famosi. E di una saga cinematografica d’una certa notorietà…
Non riesco a linkare la colonna sonora, che sarebbe “Saturn return” dei R.E.M., vediamo se ce la faccio con una foto “Deckeriana” 🙂
Oggi Cartaresistente pubblica “Giove“, e a me Giove piace particolarmente (e’ che non l’ho scritto io: e’ stato l’omino del cervello, come vedrete da soli).
E’ psichedelico e alienante come “2001: odissea nello spazio”, con assaggi di “Shining” a far presagire una fine non rosea. Vabbe’: leggetevelo, con la consueta colonna sonora fatta da due brani.
Il primo e’ uno dei pezzi che piu’ mi piacciono, che avro’ messo qua mille volte anche in questa versione. E’ la storia del Maggiore Tom che si ritrova in una sottile lattina di metallo a fluttuare nello spazio, a vedere la Terra blu sotto di lui, e a non poter fare nulla per tornare. La voce e’ quella di Happy Rhodes, sentite qua che roba:
Il secondo pezzo e’ un’allucinata versione live di “Anestethize” dei Porcupine Tree, che vi consiglio di tenere in sottofondo mentre andate a leggere “Giove”. Eccola:
Terzo pianeta da Cartaresistente: Marte, il pianeta rosso che fa venire in mente gia’ dal nome guerra e distruzione.
Il racconto e’ un indegno omaggio a Frederick Brown e alla sua opera breve piu’ famosa, “La sentinella“, un classico dello stravolgimento della prospettiva uomo-alieno. Si vede che qua l’omino del cervello era in ferie, vero? Dopo e’ tornato, secondo me i racconti successivi sono meglio.
La colonna sonora e’ doppia:
“Soldier of fortune” dei Deep Purple…
… e l’immarcescibile “Killing in the name” dei RATM, che come pezzo incazzato ha pochi rivali:
Da Cartaresistente seconda puntata di “Sette pianeti” in cui io, l’omino del mio cervello e Davide Lorenzon cerchiamo di fare fantascienza. Stavolta tocca a Venere, e ad un improbabile ménage a distanza tra B., emigrato a Lovetown in cerca di fortuna, e A., rimasta a San Francisco ad aspettare (??!!!!) il maritino che si spezza la schiena per lei e per il figlio che verra’. Forse…
Il racconto e’ in forma di lettera di B. ad A., (per i nerd in ascolto: no, non c’e’ C. in mezzo ad ascoltare[1], pero’ c’e’ M., alla fine :-P) ), ed e’ molto liberamente ispirato ad un romanzo non di fantascienza: Expo 58 di Jonathan Coe. Segnatamente alla parte in cui i due protagonisti si scrivono lettere, uno da Bruxelles, l’altra da Londra.
La musica, infine, prima di invitarvi ad andare da Nando e Davide a leggere il racconto e -soprattutto!- a godere della splendida illustrazione à là Karel Thole di Davide. Stavolta, due pezzi invece che uno. Il primo e’ scontato e bellissimo: “Venus in furs” dei Velvet Underground,
Il secondo e’ un molto piu’ casareccio “Rosa” di Brunori Sas, che potrebbe essere la seconda fonte di ispirazione del racconto, chissa’… 🙂
[1] per i non nerd, A. B. e C. (o Alice, Bob e Charlie) sono i nomi dei personaggi fittizi che si usano sempre quando in informatica si fa l’esempio di attacco “man in the middle” a messaggi crittografati: (. A. (Alice) manda un messaggio a B(ob), pero’ C(harlie), cattivello, si mette in mezzo e riesce, usando la chiave pubblica di B(ob), a capire quel che c’e’ scritto nel messaggio. Ganzo, vero?
Da qualche mese ci si imbatte, durante le notturne scorribande in sperduti ed ascosi vicoli pisani, in fogli A4 malamente appiccicati ai muri con colla da parati. I fogli portano contenuti differenti, ma la firma e’ sempre la stessa:
Movimento per l’Emancipazione della Poesia
e sotto alla firma, tra parentesi, c’e’ il link al sito:
che se non ve l’avessi scritto io col cavolo che lo digitavate. Cosi’ invece potete cliccare li’ sopra ed arrivare alla homepage di questo movimento anarco-insurrezionalista (qualsiasi cosa cio’ significhi, ovviamente) che usa la parola come arma, e l’anonimato come scelta di vita cosi’ da porre non la persona, ma cio’ che la persona dice al centro del discorso. Spersonalizzare l’atto per massimizzarne l’effetto, andare al nocciolo della questione senza distrarre il lettore con fronzoli e vanita’ da wannabe writer che tanto caratterizzano molti dei nuovi scribani almeno in Italia.
Pero’, magari prima di visitare il sito (e v’assicuro che la visita merita almeno dieci minuti del tempo di chiunque) vorreste vedere un esempio della produzione poetico-corsara di questi novelli Guy Fawkes della penna.
Bene, eccovi accontentati, fresca di oggi pomeriggio:
L’autore e’, semplicemente, F.02. Sul sito trovare altre sue opere, ma nessun cenno a chi F.02 sia: uomo? Donna? Transessuale? Macchina?
E chi se ne frega, alla fine? La sua opera e’ li’ a testimoniare che F.02 esiste, e lotta assieme a noi.
Da Cartaresistente inizia la pubblicazione dei sette pezzi facili in cui io, l’omino del mio cervello e Davide Lorenzon ci divertiamo a fare un qualcosa di simile alla fantascienza.
Si comincia per rigorosita’ filologica da Mercurio, il pianeta piu’ interno del Sistema Solare. Il protagonista e’ un uomo che lavora sul pianeta, a Terminus City e… Beh, il resto lo leggete da Nando e Davide.
A me non resta che ammettere che Terminus City e’ sia un luogo “mercurianamente corretto”, sia un omaggio ad Isaac Asimov e al suo Ciclo della Fondazione.
Ho addirittura trovato gruppo americano che si chiamava Terminus City, una punk-hardcore-emo-bimbiminkia-Oi band dei primi anni 2000, di Atlanta, che qua canta “My Castle”:
Interessera’ a pochi, ma da sabato scorso sono in trasferta tedesca, a Colonia, per una conferenza.
Colonia e’ una citta’ bella e vivace, con l’enorme problema di avere UN solo tipo di birra, una sciacquetta bionda in genere servita in bicchierini ridicoli da 0,2 litri. E fa un caldo della madonna, soprattutto nell’albergo che ospita la conferenza.
Detto questo faccio un minimo di pubblicita’ preventiva al nuovo progetto di Cartaresistente Blu, che mi ha coinvolto nella scrittura (io) e illustrazione (lui) di sette brevi racconti ambientati su Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Terra esclusa per ovvi motivi, Plutone declassato a pianetino e quindi fuori dalla lista dei pianeti veri e propri. Al progetto partecipa anche l’omino del mio cervello, responsabile di tutti i pezzi migliori (vi accorgerete da soli quando scrive lui e quando invece resto da solo davanti alla tastiera…), quindi possiamo dire che e’ una cosa fatta a sei mani, o almeno a cinque e mezzo.
Sette pianeti.
Sette come i vizi capitali, le sette sorelle, i sette re di Roma, le sette spose per sette fratelli. Spero non ci sia della Kabbalah, in mezzo (e se c’e’ me ne tiro fuori), io mi sono divertito a scrivere come spero Davide si sia divertito a creare la grafica del progetto e quella per ciascun pianeta (splendide entrambe).
Cerchero’ ogni volta di annunciare qui la pubblicazione della puntata di la’ (da Cartaresistente) usando un brano musicale a tema, o che comunque richiama per qualche motivo il pianeta del giorno: vediamo che ne esce fuori 🙂
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)