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Un evergreen che ci ricorda Don Quixote e i famosi mulini a vento

E’ la Teoria della Montagna di Merda, naturalmente. Per gli amici, la TdMdM.

Che dice, in sostanza, che il successo che otterrai nel convincere un fanatico delle scie chimiche, o un antivaccinista, o anche un credente col cervello apertissimo che prende per buone tutte le teorie scientifiche piu’ strampalate (a patto che siano venute fuori da ignoti cialtroni buffi che “fanno ricerca” in bui e umidi garage) che le sue idee sono stronzate sesquipedali e’ pari a zero.

Perche’ lui -forte della sua ignoranza totale da un lato, e della sua cieca fede nel magGico dall’altro- a ogni tua confutazione parte con altri argomenti pescati a  caso dal pozzo senza fondo di Internet, dai vortici di ignoranza di Youtube, dai siti personali del santone di turno.

E’ una battaglia persa, e il motivo e’ semplice: la competenza e’ molto piu’ faticosa dell’incompetenza. Studiare e capire sui libri costa sforzi e fatica. “Informarsi” su Youtube e’ un gioco da bimbetti. E i risultati si vedono…

Ecco qua di nuovo l’immortale scritto.

 

Barney

Skills

Sarebbero le abilita’ che ciascuno di noi possiede.

C’e’ questo rapporto (no, lo linko alla  fine) dell’OECD che -pareggiando il famoso studio PISA sulle abilita’ nei bambini e ragazzi fino a 16 anni- analizza le skills linguistiche, logiche e matematiche di adulti di 22 paesi nella fascia 16-65. I cui risultati sono impressionanti, ma danno tra le altre cose una ulteriore spiegazione del perche’ la gente crede ai santoni, alle sciechimiche, alle medicine alternative, all’E-Cat e ai grillini.

Sono 466 pagine notevoli, che uno puo’ sfogliare anche a caso tanto dove caschi caschi.

Lo studio e’ stato citato da De Mauro qui, ma l’analisi dell’ex-ministro a me pare troppo benevola per la nostra Patria, perche’ il buon Tullio si rifugia spesso nel “si, noi siamo nella merda ma non e’ che gli altri stiano meglio“.

Beh, lasciamo il buon De Mauro e vediamo qualche titolo a caso dalle prime pagine:

Skills transform lives and drive economies
Skills have a major impact on each individual’s life chances.

Low-skilled individuals are increasingly likely to be left behind… …and countries with lower levels of skills risk losing in competitiveness as the world economy becomes more dependent on skills.

Inequality in skills is associated with inequality in income.

Those with lower skills proficiency also tend to report poorer health, lower civic engagement and less trust.
E qualche bella figurina:

literacy1

Questa qua sopra e’ la rappresentazione di quanto il campione e’ in grado di leggere, scrivere e capire un testo scritto, anche facendo ragionamenti astratti. Il grado 1 e’ il peggio del peggio, il 5 il meglio che si puo’ fare. L’Italia e’ cerchiata in rosso, da me. Si, siamo gli ultimi…

A pagina 64 del documento che prima o poi vi linkero’ c’e’ spiegato tutto, non dubitate.

 

itajap

Questa qua sopra invece e’ la fotografia dei sistemi scolastici italiano e giapponese. Per rendere la cosa chiara, sul grafico si evidenzia come i liceali giapponesi hanno abilita’ di comprensione del testo comparabili a quelle dei laureati italiani.

Uno dice: si, ma che importanza ha se non capiamo un cazzo di quello che leggiamo? Mica c’e’ una correlazione tra quanto un cazzo io non capisco e il mio lavoro, no?

Si, certo che c’e’:

productivity

In pratica, questo grafico qua sopra ci dice che (interpretazione buonista)  mediamente l’italiano fa lavori in cui importa poco di quanto capisca e riesca ad interpretare cio’ che legge, o anche (interpretazione cattiva) che facciamo lavori -come dire?- poco intellettuali. Pero’ stranamente in posti come la Norvegia, dove le abilita’ di lettura paiono eccezionalmente utilizzate nei posti di lavoro, la produttivita’ e’ nettamente migliore che in Italia. Mah, sara’ un caso… Come consolazione sappiate che pur non capendo un cazzo di quel che leggiamo per lavoro, abbiamo una produttivita’ superiore a quella coreana, giapponese e canadese. Il che e’ impressionante, se ci pensiamo.

E se pensiamo a cosa potremmo fare se solo capissimo un quarto delle stronzate che ci fanno leggere…

Poi si passa ad illustrare sempre con disegnini quanto sia fondamentale di questi tempi studiare per trovare lavoro:

occupazione1

Li’ sopra c’e’ l’evoluzione dei posti di lavoro per livello di studio dal 1998 ad oggi. Non credo occorrano commenti: senza un pezzo di carta in mano (o senza abilita’ specifiche) si va poco lontano.

Questa qua sotto e’ interessantissima -almeno per me-. Ci dice quanto sia cambiato cio’ che il mercato del lavoro chiede ai lavoratori: da lavori routinari anche cognitivi, a mansioni non routinarie analitiche e basate sui rapporti interpersonali. Anche questo concetto mi pare sia abbastanza alieno per l’italiano medio, ligio all’orario 9-18, sempre inchiodato al mansionario e alle procedure e impastoiato alla scrivania come un bue all’aratro.

skillsper

Questa qua e’ l’ultima che metto, poi finalmente potrete scaricarvi il mattone.

dotheevo

Si torna alle abilita’ linguistiche (e a quelle matematiche), per dimostrare come chi fa meglio in questi compiti (chi ha queste abilita’ insomma) trova piu’ lavoro di chi ha minori skill. Il che non e’ per niente sconvolgente, ma magari visto nero su bianco qualcuno si convince che e’ vero…

Ecco qua finalmente il malloppone, fatene buon uso. Come della chitarra di Jerry Garcia.

 

 

Barney

 

 

 

 

LamMerde de lamMerde. Ovvero: worst “thing” ever. O anche: consigli per una comoda sopravvivenza negli anni 2000

Inauguro una rubrica indispensabile per l’uomo e la donna moderni che devono stare al passo coi tempi e al tempo coi passi, quelli che non devono chiedere mai perche’ non c’e’ bisogno, scherzi? Quelli che nessuno di noi e’ cosi’, ma col cazzo bimbi: siam tutti uguali, e quindi ecco qua i primi consigli pratici per una tranquilla vita nel ventunesimo secolo dell’Evo moderno.

Numero UNO: il peggior sistema operativo per smartphone mai concepito da mente umana e’…
Beh, qua e’ facile. L’ho gia’ detto. E’ Windows coso, li’, Phone 8.

Un troiaio inutilizzabile che solo i peggio terminali accettano di montare. Per dire: Huawei aveva dei cellulari con Windows 8, ma si sono ricreduti in fretta, e prima di fallire hanno pensato bene di tornare ad Android. No, se non ci credete, questo e’ il modello di punta Huawei, con Android 4.4, e questa roba qua e’ un Nokia di fascia alta. L’interfaccia “mosaico” fa schifo al majale, e’ inutilizzabile, le app sono poche e quasi tutte a pagamento, per fare le cose piu’ semplici devi leggerti il manuale… Insomma: la negazione dell’usabilita’ e dell’amichevolezza.

Stupisce qualcuno sapere che il telefono cellulare che mi hanno appioppato al lavoro e’ un Nokia con Windows 8?

 

Numero DUE: il peggior aereo per fare un qualsiasi volo di piu’ di tre ore e’…
Il Boeing 757!

Perche’? Beh, un aereo per voli lunghi concepito per essere il piu’ piccolo possibile e’ una ganzata per la compagnia aerea, ma lamMerda per chi ci deve stare sopra per parecchio tempo. Se poi pensate che l’attrezzo e’ omologato per voli intercontinentali, avete il quadro completo.
Come potete vedere, un solo corridoio, e sei posti in ogni fila. Tre per lato. Pochi bagni, spazio per la crew quasi inesistente, possibilita’ di farsi un giretto a bordo limitate ad un andirivieni da orso in gabbia tra la tua “poltrona” (ahahahaha!!! Poltrona!!!) e l’unico cesso libero a meta’ aereo. Pranzare e’ roba adatta a fachiri ascetici. Diciamo insomma che e’ l’esempio massimo di capitalismo volante: il minimo investimento in comfort per il massimo risultato in termini di ricavo per posto. Buon per le compagnie aeree, male per l’utente.

 

Numero TRE: Il peggior tipo di valigia da imbarcare in aereo e’…
un trolley medio di colore nero.

Il motivo e’ semplice: nel caso il vostro bagaglio si smarrisca (succede, succede…), se andate a fare denuncia al lost&found dell’aeroporto scoprirete che il 90% delle valigie che vengono smarrite sono -ma va?- trolley neri. Volete massimizzare la possibilita’ di ritrovare velocemente il vostro bagaglio gia’ dal nastro bagagli? Niente di meglio che una valigia rosa shocking a pois verdi. Vi verra’ il mal di mare a guardarla, ma di sicuro non vi sbaglierete mai, e nessuno ve la pigliera’ per errore.

Fidatevi.

 

 

Barney

Valentine’s day

Si sa gia’ dove si andra’ a parare, con la musica, visto anche che giorno e’ oggi…

Ma proprio perche’ oggi e’ San Valentino (e proprio perche’ per me e’ un giorno come gli altri, perche’ non son mai riuscito ad essere qualcuno o qualcosa a comando, a scadenza, a cazzo di cane insomma. Tanto meno ad amare qualcuna secondo un calendario che prevede anniversari e feste comandate…) m’e’ caduto l’occhio stamane sulla homepage di Repubblica, che ho prontamente salvato per un proficuo uso serale.

Questo, ovviamente.

Ecco quindi lo screenshot:

ImmagineL’argomento e’ l’amMore, as you may see, ma la declinazione e’ differente a seconda che ad incontrare le coppie di innamorati sia Renzi (e allora per l’appunto son “coppie”), o PapaBuonoFrancescoUno, e qua siam di fronte a “fidanzati”, immagino normalmente eterosessuali.

Il resto dei titoli e’ a tema, come se davvero oggi fossimo tutti compagni e coniugi perfetti e da domani si potesse ricominciare a comportarsi normalmente, che poi spesso significa “falsamente”.

Bene, nella stessa pagina, un po’ piu’ sotto, c’era anche quest’altra splendida notizia, anche essa a tema-San Valentino:

ImmagineIo -lo si sappia- sto tutta la vita dalla parte di Suzanne, in culo a Renzi e al PapaBuono.

La chiusura non puo’ non essere che di David Bowie:

Barney

xkcd: Actually

E’ fondamentale andare sul sito di Randall e leggersi l’alt-text:

Image

E comunque, da quel che ci ha raccontato GOCE in realta’ e’ una patata 😛

Barney

Polli in batteria

M’e’ venuta in mente una cosa, ieri mattina mentre facevo la spesa al supermercato. Ve la dico subito, prima pero’ devo fare una premessa.

Faccio la spesa all’Esselunga, per pigrizia e comodita’. E perche’ abito in una citta’ che e’ sempre stata piu’ amica di Caprotti che della Coop, per cui sono letteralmente circondato da Esselunga, mentre la Coop ha un solo punto vendita decente.

Bene: nell’Esselunga dove vado solitamente, ci sono dei lavori di ammodernamento. Mi pare vogliano mettere dei tapis roulant al posto degli ascensori (devono aver fatto degli studi e aver scoperto che i tapis roulant sono piu’ efficienti nel trasportare il cliente davanti alla merce da comperare), ed hanno completamente rivoluzionato la disposizione della merce sugli scaffali. Quello che trovavi in fondo al percorso ora e’ a meta’, quello che era al centro e’ a sinistra vicino alle casse, e cosi’ via. La gente non ci capisce una sega -e’ normale- e molti protestano. Ma a chi ha pianificato la cosa non interessano i mugugni passeggeri di pochi clienti. Interessa massimizzare il profitto di ciascun singolo punto vendita, e credo abbiano studiato a tappeto tutti i supermercati Esselunga d’Italia, e verificato quale e’ la combo perfetta per vendere di piu’. Nutella accanto a preparato per crepes, per dire. Oppure prezzemolo e aglio accanto al pesce, robe cosi’ (no, in realta’ son robe molto piu’ complesse, ovviamente). Quella combo la vogliono replicare per 140 volte, ovvero per il numero di punti vendita Esselunga in Italia.

In tutti i supermercati poi stanno introducendo massicciamente quello che Caprotti chiama “Presto Spesa“, ossia il lettore di codice a barre che tu cliente ti porti dietro per scansionare la merce che comperi, e evitare di far lavorare la cassiera alla fine. Fino a una settimana fa chi usava il Presto Spesa doveva dirigersi a una delle prime 4 casse nella parte “iniziale” del percorso. A me la cosa e’ sempre parsa stupida, perche’ c’era da tornare indietro e si intralciava il “traffico” degli altri clienti. Infatti da una settimana le casse Presto Spesa sono tutte alla fine del percorso, e sono tutte automatiche, ossia senza cassiera. Ora tu arrivi in fondo e sei costretto a infilarti in un corridoio transennato. Passi di fronte a una fila di totemini rossicci, ne scegli uno a seconda di come vuoi pagare, ci spari sopra il tuo raggio laser con il lettore di codice a barre, e lui ti sputa fuori il totale. Tu paghi, e lui ti da lo scontrino e –fondamentale!– un altro codice a barre alla fine dello scontrino, che devi passare sotto un altro lettore un po’ piu’ in la’ che ti apre la porta per uscire. Se NON hai il codice, NON esci. Sparute lavoratrici Esselunga presidiano la zona dei totem, sbrogliando i possibili problemi che possono sorgere (generalmente una non lettura di qualche articolo), ma per il resto la zona e’ del tutto priva di umani. O meglio: di umani non clienti.

Ma veniamo al vero motivo per cui ho scritto il post. Tutto questo standardizzare, guidare, automatizzare, indirizzare umani verso percorsi predeterminati e ripetitivi mi ha ricordato un video che ho visto un mesetto fa. Parlava di allevamenti intensivi e di come gli animali vengono costretti a vivere (vivere?), di come vengono uccisi a migliaia ogni giorno, di come i loro corpi passano davanti a vere e proprie catene di smontaggio per poi arrivare dritti sugli scaffali di quel supermercato dove io, ieri mattina, ho fatto la spesa.

Il video e’ questo qua (puo’ disturbare qualche stomaco…):

… e fa parte di un documentario che sembra notevole.

Alla fine, passando dallo stretto corridoio delle casse Presto Spesa e dovendomi fermare di fronte al totem elettronico, mi sono sentito una bestia in un allevamento, veramente.

L’unica differenza e’ che a me non m’hanno ammazzato: hanno solo gentilmente prelevato dal mio magro conto in banca l’esatto ammontare che il lettore ha comunicato al totem, e m’han fatto uscire.

Sino alla prossima volta, sino alla prossima mungitura di denaro…

 

Barney

 

Le basi (piccolo corso di politica, sociologia, psicanalisi e tutto il resto. Si: anche di cucina a vapore macrobiotica)

Tutto lo scibile umano si puo’ concentrare in un compendio d’un par di paginette, che raccolgono la legge di Murphy e i suoi corollari principali, le leggi del Cipolla, il principio di Peter, e le leggi della merda.

Vado qua sotto ad esporre queste ultime, per gentile concessione di Leonardo Serni, eminente grigio dormiente della casta (o B.R.A.N.C.O.) dei localhost:

Prima legge della Merda:

Dalla merda non otterrai mai altro che merda.

 

Seconda legge della Merda (o legge dell’AND):

Unendo un cucchiaino di maccheroni a un piatto di maccheroni, hai un piatto di maccheroni.

Unendo un cucchiaino di maccheroni ad un piatto di merda, ottieni un piatto di merda.

Unendo un cucchiaino di merda ad un piatto di maccheroni, ottieni un piatto di merda.

 

Terza legge della Merda:

Piu’ rimesti la merda, e piu’ questa puzza.

 

Serve altro, nella vita, oltre a questo compendio di saggezza e ad un asciugamano?

 

Barney

Due o tre cose che non sopporto

La prima e’ la stupidita’, i comportamenti illogici e cretini. Le bizze in eta’ matura, insomma.

La seconda e’ la gente che sul treno spippora (tecnicismo per “interagisce a randa con la GUI di un dispositivo elettronico”) sullo smartphone del cazzo per verificare il proprio status su Facebook, e tiene a palla il volume delle notifiche/dei messaggetti della chat. Spero almeno che ogni “piiiiing” corrisponda ad un orgasmo, perche’ a me invece scassa i coglioni, vedi te i casi della vita?

La terza cosa mi manda davvero in bestia, e mi succede parecchie volte a settimana. E’ il classico comportamento da decerebrato totale che tiene l’utonto italiano medio di posta elettronica allorquando gli arriva una mail indirizzata a n persone (con n maggiore di 20), in cui si annuncia una riunione/una cena/un qualsiasi evento a caso, e si chiede la conferma della partecipazione. Un po’ come ricevere a casa una lettera di invito per una festa di compleanno, no? Sulla lettera c’e’ scritto di confermare la propria presenza, e una persona normale in genere cosa fa? Telefona o scrive al mittente e dice “Allora venerdi’ sera io ci sono. Grazie”.

Non e’ che alla persona normale gli viene in mente di cercare tutti gli invitati e far sapere anche a loro che venerdi’ sera ci sara’ anche lui. No, perche’ agli altri invitati gli potrebbe anche importare una sega se io sono presente alla festa e Pallette invece resta a casa, se Moana passa dopo le undici e Franchino preferisce il torneo di Burraco a Lido di Camaiore.

Per gli inviti per posta elettronica invece tutti (tutti e’ una esagerazione, diciamo il 95% degli italiani, e ci stai larghino) cliccano a caso sul tasto di risposta del loro client (nel caso fortunato che ne abbiano uno, altrimenti e’ una iconcina in una finestra del browser) e scelgono piu’ o meno coscientemente (meno, meno) di rispondere a tutti.

ImageSi vengono quindi a creare thread infiniti e surreali di risposte inutili e piu’ o meno standard: “Io ci saro'”, oppure “Scusa Egisto, ma ho un’unghia incarnita e proprio non mi posso muovere”, o anche “Al posto mio mando il leccafrancobolli che abbiamo appena assunto proprio per mandarlo alle feste del cazzo come questa”.

Capisco che tutto questo volare di salamelecchi, scuse false come una dentiera e annunciazioni di concomitanti viaggi di piacere alle Maldive possa rappresentare un interessante bacino di ricerca per i sociologi e gli etologi, ma e’ tutta banda e tempo sprecato. Quindi, per ribadire il concetto, esiste la concreta possibilita’ che se guardate bene la barra dei pulsanti del vostro client di posta elettronica/la vostra casella webmail, vediate che il pulsante “Reply to all” sia come questo qua sotto:

(C) Yarek WaszulLascio chiudere ai PJ, che altrimenti perdo il filo:

 

Barney

Non so se e’ un caso, ma sono certo d’una cosa…

… che questo signore qua sotto, che di mestiere fa il prete, e’ uno stronzo fatto e finito:

Don La Merda, con l'espressione intelligente. Quella PIU' intelligente che e' in grado di fare

Il signore in questione ha stampato e affisso alla chiesa in cui celebra messa tutti i giorni questa roba qua, che viene da un sito nazicattolico di cui mi fa schifo anche pronunciare il nome, e quindi linko solo il carico di letame che ha dato la stura al pretucolo di San Terenzo(1).

La firma, lo si sappia, e’ di Bruno Volpe. Addirittura, dopo che in molti si sono incazzati, lo stesso covo di nazisti dell’Illinois ha ribadito il concetto con l’articolo ancora piu’ folle d’un certo Carlo Di Pietro. Ma personaggioni del genere pullulano su quella cloaca di integralisti di destra.

Il succo del discorso di Volpe, ripreso e fatto proprio da don Stronzillo, e’ che se le donne vengono ammazzate e’ perche’ provocano, con le loro gonne microscopiche, i tacchi a spillo e l’ombelico di fuori.

Perche’“, chiede il tronfio don Merdelli all’attonito intervistatore del GR1, “lei non prova nulla di fronte a una donna nuda? E’ mica frocio anche lei, eh?“, a significare che se uno non stupra, violenta e poi ammazza una donna men che intabarrata in un sacco da cadavere (quindi, provocante per colpa sua) e’ un anormale. Che i froci mica li si considera normali, nella Chiesa Cattolica (TM e Copyright RazingaZ), cribbio!

Questa e’  l’apertura mentale di una parte (si spera minoritaria) dei cattolici di oggi, fine 2012. Questi son quelli che vorrebbero dettare le linee di condotta etica per il nostro paese e per il mondo intero. Questi sono, infine, coloro che vedrebbero bene le donne chiuse in casa a lavar piatti e sciacquare i cenci.

Questi sono i talebani de noantri, che si permettono di sparare sentenze ad mentula canis su argomenti di cui dovrebbero essere all’oscuro, tipo per esempio il sesso, che pero’ li ingrifa e li infoia peggio che cinghiali in calore.

Che poi, a rigor di logica, se a Don Coglioni gli si rizza quando vede una donna, il problema e’ solo suo: e’ lui che ha fatto il voto di castita’. E’ lui che ha anteposto il suo consacrarsi a Cristo all’avere normali (e anche anormali, diciamolo) rapporti sessuali con altre persone. E se si eccita ancora alla vista d’una delle sue parrocchiane che ad agosto affollano le spiagge del paesello in succinti bikini e monopezzi olimpionici, che si mortifichi col cilicio, che si dia la disciplina nella schiena e poi si cosparga di sale… Ma che non venga a rompere i coglioni a noialtri normali (da intendersi come “non consacrati ne’ a Dio, ne’ a Cthulhu, ne’ a Maria De Filippi”).

Ho gia’ dato troppo spazio alla notizia trash della settimana; rimane da ricordare ai miei tre lettori che l’estensore dell’articolo incriminato, quello che ha dato il “la” al pretello di San Terenzo, e’ quel Bruno Volpe che un annetto fa fu arrestato in flagranza di reato.

Per stalking.

Ai danni di una donna di ventisei anni.

Tout se tient…

Barney

 

(1) Mi cospargo il capo di cenere e mi flagello con la disciplina dopo essermi innestato il cilicio sulla coscia. Avevo prima scritto “San TerenzIo”, invece m’e’ stato fatto notare che il paese si chiama San Terenzo.

Grazie, Nicola!

What-if romantico

Una doppia ripresa molto carina, con il what-if secondo per secondo. Molto ben fatto, molto vero, molto realistico:

 

Barney