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Il concerto fine-di-mondo

Eh, una vittoria della liberta’ contro il terrorismo.

Mavaffanculo, va’, parliamo di musica seria, che il titolo acchiappa click ha gia’ svolto la sua funzione.

Questo pezzo lo conoscono tutti (nel senso chel’han sentito tutti almeno una volta), ma in pochi conoscono chi lo canta. E in meno ancora sanno che e’ una canzone folk di origini incerte, con mille interpretazioni di cosa sia la “Black Betty” del titolo: un fucile col calcio di legno, una bottiglia di whisky, una frusta, il cellulare che porta i galeotti in prigione…

Il pezzo e’ Black Betty che in genere si ascolta in questa versione degli sconosciutissimi Ram Jam, gruppo merregano degli anni ’70 che di dischi ne ha fatti credo due:

La storia piu’ accreditata del pezzo e del suo significato ve la potete leggere su Wikipedia, pero’ la cosa e’ discussa parecchio, alcuni la considerano un brano folkloristico inglese del 1600.

Non sara’ in diretta su Rai Uno, non avra’ venduto 220.000 biglietti, non sara’ un pezzo sull’amMore, o sulla pace che vince l’odio e l’indifferenza, ma preferisco i Ram Jam a Vasco, se non s’era ancora capito.

 

Barney

Strategie discordanti

Qualche giorno fa m’e’ capitata per le mani una copia del “Fogliaccio“, mensile quindicinale pisano di annunci gratuiti compro-vendo-regalo che -nella parte “Per lei – per lui”- non delude mai.

La crisi che attanaglia il paese ha pero’ lasciato il segno anche sulla rubrica dei cuori solitari del Fogliaccio, perche’ gli annunci sono sempre piu’ rari, e sempre meno divertenti.

Pero’ a volte qualcosa di valido si trova:

fogliaccio

Lascio i numeri perche’ lo scopo degli annunci e’ annunciarsi, perlappunto, e farsi trovare.

Prima di passare a “Per lui” e “Per lei”, soffermatevi anche sull’annuncio precedente, che offre servizi di stiratura a casa propria, a ore, solo a donne. Che messa cosi’ non e’ chiarissima come cosa…

Ma andiamo al clou: “Per lei”. Il primo annuncio e’ un classico del “conosciamoci, poi si vedra’”, e infatti finisce cosi’: con la leggera consapevolezza che solo una enorme botta di culo potrebbe far trovare al cinquattaquattrenne longilineo l’anima gemella sul Fogliaccio, pero’ non si sa mai e guai a perdere tempo.

I due annunci successivi sono fantastici, perche’ vengono da una persona sola (a meno che non siano due gemelli con lo stesso cellulare :-)). La persona prima si presenta come nipote di un ricco industriale (non so se mi spiego…), e vorrebbe una “bella fidanzata”. Sotto invece si va sullo spicciolo: cercasi una donna massimo 35 anni che la dia senza farsi troppi problemi. Anzi, che sia proprio decisa a darla via al 35enne, che presumiamo essere sempre il nipote del ricco industriale. Il quale si cerca nella stessa pagina fidanzata e ganza.

Astenersi perditempo, si SMS, chi ci vuole provare si faccia avanti, e chiami. Dopo tutto e’ nipote a suo nonno :-).

Di certo non chiamera’ la signora di mezza eta’ che cerca una relazione finalizzata alla convivenza, non una botta e via.

 

Barney

 

Evoluzione

Qualche giorno fa ho scoperto che il passaggio successivo al selfie sulla scala (d)evolutiva dell’Homo socialneworkensis coglionato si biforca in due rami distinti (almeno per quel che riguarda le femmine della specie):

  • il belfie (o “#belfie”, o “foto del tu’ culo allo specchio”)
  • il bikini bridge  (o “#bikinibridge”, oppure “autoscatto della topa che si intuisce ma non si vede”).

Il primo ramo prevede minime conoscenze di fisica (rifrazione), e riesce meglio se si inguaina il culo in mutandine inesistenti con filo interdentale d’ordinanza a separare le due meta’ del culo.

Un esempio SFW e’ questo qua, che ci permette di notare come uno specchio montato in un anta dell’armadio e’ di notevole ausilio nell’ottenere questo selfie del nostro lato “b” (si, insomma, la foto del vostro culo).

Belfie-1Il secondo ramo e’ -quasi- esclusivamente femminile e prevede di farsi una foto da sdraiate, con il bikini. Per ottenere un effetto come questo qua:

bbridgeComprendendo appieno il dramma di dover sempre cercare di andare oltre per distinguersi dalla massa, e la voglia matta di conquistarsi i propri dieci minuti di notorieta’ di wharoliana memoria, suggerisco l’evoluzione successiva, dal #bikinibridge alla #ecografiadelleovaie in falsi colori. Piu’ di quello credo ci siano solo gli esami del sangue messi in bacheca su facebook, ma qualcuno potrebbe scandalizzarsi…

Colonna sonora doppia e adeguata:

 

 

Barney

Apericena

Sostantivo femminile (anche maschile, dipende dai gusti…) che definisce una roba in cui paghi 10 Euro per un bicchiere di qualsiasi cosa, e un consumo illimitato di stuzzichini.

Il problema e’ che io preferisco la birra agli stuzzichini :-O…

…e il rock-blues al resto…

 

 

Barney

Amanda Palmer e la tetta che scappa

Di Amanda “Fucking” Palmer ho gia’ parlato, qua sopra. Oltre ad essere la front-woman e musicista principale dei Dresden Dolls e’ pure moglie di Neil Gaiman, bisessuale convinta e altro ancora.
E’ inoltre una bella donna, molto intelligente e in grado di massacrare qualsiasi persona cerchi di irriderla per stupidaggini tipo “una tetta le e’ uscita dal reggiseno mentre cantava al mega-festival di Glastonbury!”.

E siccome la stupidaggine e’ uscita su un (scusate l’overstatement) giornale, lei risponde al giornale con una lettera. Cantata. Che dovrebbe diventare immediatamente un altro tassello del programma del PD (partito che si affanna a proteggere il corpo delle donne sui media, ma poi alla fine e’ misogino come il resto del paese): chiamate Amanda, e lasciate fare a lei, per favore.

Una che nel 2013 riesce tranquillamente a non depliarsi le ascelle (la adoro solo per questo) merita il posto di Letta, Bersani e RosyBindi tutto in un colpo. Per tacer del Renzi…

Barney

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Al di là del Buco

di Jinny Dalloway

Il tempo è adesso: come sovvertire il sessismo dei media con ironia e nudità autodeterminata

Per chi non la conosce, Amanda Palmer è una cantante, compositrice e performer americana: “la vera ragazza cattiva che Lady Gaga vorrebbe essere”. Incidentalmente, suo marito è Neil Gaiman, uno dei più apprezzati scrittori inglesi contemporanei.

Il 28 giugno scorso Amanda si è esibita al famoso festival annuale di Glastonbury, in Inghilterra. Viene fotografata mentre canta, con il reggiseno casualmente fuori posto che rivela un seno. Il tabloid inglese Daily Mail pubblica subito uno scoop con la fotografia “osé” titolando con un gioco di parole (“making a boob of herself”) che rimanda all’idea del “fare la figura di una scema” e insieme all’idea di “tetta” erotizzata. Il sottotitolo spiega che una “tetta” le è “scappata dal reggiseno” e l’articolo la descrive come “vittima di un imbarazzante errore nell’abbigliamento”. Senza…

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Stavamo in pensiero

Silvio Berlusconi oggi ha ufficializzato la sua relazione con tal Francesca Pascale, anni 28, sopracciglia elettrodepilate e poi tatuate, labbroni a canotto ipersiliconati, tette e culo ribassati e preparati per assetto da rally, in politica per meriti evidenti (si, col cazzo…).

Pare che il settantaseienne satiro priapista abbia dichiarato che “Francesca e’ bella fuori, ma ancora piu’ bella dentro“.

Aspettiamo quindi con ansia la pubblicazione delle varie endoscopie, della risonanza magnetica nucleare “whole body“, della tomografia e -infine- un assaggino dei campioni ricavati dal prelievo di midollo.

Cosi’, giusto per capire se davvero e’ bella, almeno dentro.

 

Barney

Quella sottile linea che divide il galleggiare dall’affondare come un sasso

Non mi stanchero’ mai di definire la fotografia un fantastico strumento per raccontare la realta’ e un pessimo modo per scimmiottare pittura, scultura e altre arti visive.

Questo progetto e’ la riprova che -almeno in questo caso- non ho del tutto torto: riprodurre tette e culi in penombra potrebbe riuscire pure a me (oggi come oggi si sparano talmente tante foto che una anche per sbaglio ti viene come se l’avesse scattata Helmut Newton…), soprattutto se tette e culi son di qualita’… ma per imbarcarsi nel progetto di Stefen Chow (il fotografo) e Lin Hui-Yi (l’economista, la creativa) ci vuole testa, coraggio e talento.

Non hai tette e culi, davanti ma una composizione che deve -secondo il loro canone- definire il livello di poverta’ di una persona.

Una foto, una persona, un giorno, un posto a caso in culo al mondo, a partire da Cina, Nepal, Tailandia e Giappone:

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Un giapponese povero puo’ comperare questo, in un giorno. Mentre il suo connazionale ricco si sfonda di sushi, immagino…

 

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Il Madagascar e’ famoso per la produzione di vaniglia. Un povero puo’ comperarne cinque bacche al giorno, nel caso sappia cosa farne.

E allora hai quell’unico scatto, con lo sfondo rappresentato da una pagina di un quotidiano locale e -sparso sopra il giornale- quel che un povero, il povero protagonista della giornata, riesce a comperare per quel giorno con i soldi che ha.

Spesso quasi niente, e’ chiaro: lo si puo’ vedere sopra. E spesso Chow e la Hui-Yi rapportano il potere d’acquisto del povero di turno con la produzione locale che rende famoso il luogo, a rafforzare lo stridente contrasto tra quel che noi sappiamo di quel paese e delle sue ricchezze, e quel che di quel luogo un abitante povero puo’ fruire.

Insomma, una roba che prevede l’accensione dei tre o quattro neuroni che ci son rimasti dall’ultima visione del “Grande Budello”, o della partita di calcio di Champions League. Una roba che magari se si spegne la scatola delle cazzate si riesce a capire meglio.

Uno stimolo a pensare, che di questi tempi non e’ poco.

Per niente.

 

A patto di non avere il cervello completamente danneggiato:

 

Barney

C’e’ gente dimolto strana in giro…

Si, basta guardare le statistiche di ricerca che hanno usato gli incauti navigatori che sono approdati al mirror di questo blog ospitato su WordPress (che poi, chi legge su WordPress non si capacita della cosa. Bene: che si sappia che finche’ Posterous non muore io pubblico da li’ 😛 ).

Ecco uno screenshot di pochi menutini fa:

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Ora, se alcuni termini sono il comprensibile portato d’una toscanita’ che rivendico con orgoglio (“e non si frigge mìa coll’acqua!”), oppure testimoniano quanto abbia fatto per pubblicizzare la teoria della montagna di merda di Uriel, o ancora il mio amore per Roberto Bolaño, altre chiavi di ricerca sono -come dire?- imbarazzanti. Soprattutto per la richiesta di visionare “Biancaneve sotto ai nani”, ma gratis, e sul cellulare senza abbonamento.

Ora, anonimo visitatore occasionale: il possibile lo abbiamo fatto ieri, l’impossibile lo stiamo facendo… Per i miracoli ci stiamo attrezzando. Magari torna domani e… chissa’? Se non e’ Biancaneve, sara’ Raperonzolo 🙂

 

 

Barney

 

Nuove tendenze: di corda, di frusta e di altre manette

DISCLAIMER:

Nessun essere umano e’ stato legato-imbavagliato-ammanettato-marchiato a fuoco per scrivere questo post.

 

Sembra che tutto converga verso uno sdoganamento a tutti i livelli del bdsm, nelle sue varie sfaccettature.

Abbiamo infatti il femomeno letterario dell’estate E. L. James, la tipa che ha scritto la trilogia “50 sfumature di…”, in cui (mi par di capire) c’e’ una tizia giovane che viene schiavizzata sessualmente da un piacente e raffinato Master. Milioni di copie vendute, quasi tutte a donne, per un bondage che mi si dice di pessima qualita’.

Abbiamo poi l’articolo di oggi su Repubblica, che racconta la storia di una coppia di Padova che ha addirittura normato contrattualmente il rapporto Master-Slave tra marito e moglie: no a zoofilia, coprofilia, marchiature a fuoco, atti che possano comportare danni fisici permanenti, si piu’ o meno a tutto il resto, safeword da usare come “stop” assoluto: Mario (Monti, o Balotelli?).

Abbiamo, infine, il bel pezzo di Gramellini di ieri, che riporto qua sotto congelato per evitare che vada perduto:

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Con la solita ironia, il giornalista della Stampa analizza i possibili motivi di questo rampante crescendo del bdsm, oramai pronto per una puntatona di “Porca a porca” con Vespa in mutandoni e catene al collo. E -tra il serio e il faceto- ipotizza che le donne siano attratte dai dominatori perche’, in fondo in fondo, essi danno loro le attenzioni (perverse, in questo caso) che le signore richiedono, e confermano la desiderabilita’ delle signore.

E’ un’ipotesi affascinante e secondo me non esattamente campata in aria, che si sostanzia pure nel particolare momento socio economico che stiamo vivendo: molti mariti senza lavoro, o con occupazioni precarie, probabilmente hanno poco tempo da dedicare alle loro mogli, che si sentono trascurate e messe da parte. Se in questi frangenti arriva il maestro di frusta, ha buon gioco nell’affascinare la donna. E cosi’ ho demolito centocinquant’anni di psicanalisi moderna in un solo paragrafo.

Mi resta solo di linkare un po’ di immagini di pratiche bdsm “light”, giusto per far capire soprattutto agli uomini di cosa stiamo parlando. Le donne, infatti, hanno gia’ letto tutte “50 sfumature di…” 🙂

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Model in elbow bondage, da Wikipedia

 

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Bondage dal tumbr di Sugar Fuji

 

Per chi volesse cimentarsi nel settore: oltre che di un partner consenziente c’e’ bisogno di attrezzature, manuali e strumenti di sicurezza. Non dovrebbe essere una sorpresa scoprire che sulla rete c’e’ il mondo anche in questo ambito, con possibilita’ di acquisto da casa e comoda consegna a domicilio in pacchi anonimi.

Prima di chiudere, torniamo seri per un attimo, e presentiamo il lavoro di Melanie Bonajo, una fotografa che vive e opera in Olanda, e che ha realizzato anche un lavoro che si intitola -vedi te i casi della vita?- “Furniture Bondage“. La serie di scatti fa parte di un progetto piu’ ampio, che si intitola “All cliches are true“, e viene presentato cosi’ dalla fotografa:

The furniture bondage series speaks of the impossible need to create a perfect harmony with the world around us by exploring seemingly opposing elements together: a choreography of magnetic fields lingering between attachment/detachment, bonded/liberated, subject/object.

 

 

Barney

 

 

Non ci son discussioni: i grandissimi problemi nazionali, oggi come oggi, sono questi qua.

Su, dai… lo sapete tutti, di che sto parlando! Non ci sarebbe nemmen bisogno di rimarcarlo, non fosse che:

  • sono stanco per fare altro che scrivere,
  • oggi sono riuscito a consegnare il lavoro ben un’ora prima della deadline, e -contestualmente-
  • ho dovuto tenere a freno telefonicamente Mrs. Panofsky, incazzata come una biscia perche’ i vigili urbani avevano gentilmente portato ad un garage qua vicino la nostra auto, che io avevo parcheggiato in un luogo dove pare non si potesse [1].

Insomma, con lo spread a men di 300 punti, la disoccupazione sotto il 20%, l’inflazione che viaggia al 3,3% ma dice che e’ solo colpa del petrolio, gli stipendi italiani che rimangono piu’ alti solo di quelli bulgari ma giocando la combo con le tasse svedesi siamo nel bottino… insomma il grandissimo tema di discussione, quello che impegna alla dichiarazione virgolettata, all’esternazione meditata e alla semplificazione educativa i nostri politici e’…

IL MATRIMONIO TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO.

Nei giorni scorsi si sono ascoltate sull’argomento cruciale e cogente le stronzate partorite da menti illustri come Domenico Scilipoti, Carlo Giovanardi, Vittorio Sgarbi, Carlo Casini (che non e’ Gianfry Casini, e non son manco parenti) e di sicuro ne dimentico qualcuno, ad esempio Rosy Bindi che ha puntualizzato la sua posizione a latere degli interventi dei suddetti maitres a penser della destra ultra cattotalebana italiana. Mancano all’appello alcuni calibri da novanta (Walter Veltroni, per dirne uno, che sta sicuramente elaborando un commento tranchant, del tipo “Bene i gay, maanche gli eterosessuali, e chi sono io per giudicare male i coprofili e i sadomasochisti in latex?”; tutti i leghisti, cui deve ancora essere spiegato bene che “omosessuale” equivale a “busone” in bolognese stretto; qualche ciellino di ritorno e molti ciellini-OpusDeireñi stanziali).

Tutto questo perche’ in un paio di giorni abbiamo avuto un pronunciamento di indirizzo del Parlamento Europeo e -proprio oggi- una sentenza della Cassazione che pone le basi per un futuro riconoscimento delle unioni omosessuali. A me paiono cose normali, che non dovrebbero nemmeno essere discusse tanto riguardano liberta’ individuali che non ledono assolutamente le liberta’ degli altri. Ma tant’e’, siamo in Italia… E allora, Scilipoti ha pensato (oddio… “pensato” e’ un overstatement) che fosse indispensabile rammentare che due uomini che si amano avranno rapporti sessuali anali, che non va bene per nulla, perche’ non si fa. Ma la stessa cosa tra un uomo e una donna, allora si, e’ ammessa (se avete tempo, ecco qua l’.mp3 de “La Zanzara” di ieri, con tutto questo e molto di piu’). Mi manca la posizione dell’illustre olista riguardo al sesso tra due donne, magari devo solo cercar meglio tra le puttanate che il viscido nano grasso (si, sono razzista. Ma il mio e’ un giudizio politico, si badi bene!) ha vomitato in questi mesi. Oppure, Carlo Casini che ci dice che l’omosessualita’ diffusa a macchia d’olio sarebbe la fine della civilta’ umana, uguale all’ecatombe nucleare (toh, non ci credete, eh? E allora ecco un altro .mp3!).

Lasciamo da parte Sgarbi, che tanto spara sempre le solite stronzate, e chiediamoci come mai c’e’ da noi questo terrore da parte di certi cattotalebani destrumani riguardo all’omosessualita’. Che poi, in realta’ si tratta di assoluto panico per l’omosessualita’ maschile, e di tremenda avversione per baci, sesso ed effusioni amorose solo tra maschi. Le donne, se proprio vogliono, son tollerate; e si esemplifica sempre, se si vuole esternare sull’argomento, sui due giovanotti che si sbaciucchiano in una qualsiasi piazza d’Italia.

Certamente vivere di fatto in una semi-teocrazia aiuta a reprimere -anzi: addirittura spinge decisamente verso-  le espressioni di liberta’ individuale quali -tra tutte- la sessualita’ di ciascuno. Il fatto che vi sia sempre, nei farneticanti discorsi di queste capre ammaestrate, l’accenno alla procreazione -impossibile nei rapporti omosessuali- e’ ulteriore argomento di riflessione: la donna (esclusa ovviamente da qualsiasi possibilita’ di carriera nella teocrazia cattotalebana) deve esser ridotta a fattrice e compagna del maschio dominante. Altro ruolo non se ne vede.

E l’uomo non puo’ certo permettersi di avere un rapporto alla pari con un suo simile, perdio! La schiava, ci vuole, per lui!

Si osservi poi l’ossessivo ricorrere alla descrizione del culo e dei suoi variegati usi (cfr. Dante Alighieri, Divina Commedia) ad aggiungere dileggio e oltraggio nei confronti degli omosessuali maschi. E’ veramente incredibile come questi maestri del pensiero liberale siano ossessionati dal sedere, quasi a testimoniare la loro impossibilita’ a superare la fase anale di freudiana memoria.

Tutto cio’, me lo si lasci dire, fa decisamente schifo.

E lo fa ancor di piu’ quando un coglione lampadato come Angelino Alfano usa l’argomento delle unioni omosessuali come spauracchio elettorale. Fa schifo al cubo sia perche’ si rivolge ad una larga fetta di coglioni come lui (il che ci dimostra come il nostro paese li attiri, i coglioni, come la calamita attrae la limatura di ferro), sia perche’ e’ un argomento che non riesco a definire se non “razzista”. Perche’ se oggi si accetta che l’unione tra due persone dello stesso sesso non sia normale, cosa ci impedisce di ritornare a vietare i matrimoni tra bianchi e neri?

Anche in questo la storia non c’ha insegnato nulla: ad Auschwitz assieme agli ebrei gasavano gli omosessuali.

Comunque, i cattotalebani da sbarco diano un’occhiata qua sotto: e’ la mappa dell’Europa in cui sono evidenziati i paesi che permettono unioni civili tra persone dello stesso sesso. L’Italia e’ nel gruppetto minuscolo dei retrogradi (Grecia, Eire e Estonia); ci piace farci riconoscere sempre…

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[1]: In realta’ penso che riusciro’ a vincere il ricorso a occhi chiusi, mancando qualsiasi segnalazione di divieto di sosta con rimozione coatta nella strada dove avevo legittimanente parcheggiato. E sottolineo “legittimamente”. 🙂

 

Barney