Avevo promesso al blogger che cura Cartaresistente che avrei provato ad emularlo, rubando qualche scatto in treno con l’iPad. C’e’ voluto un viaggio a Napoli, per lavoro[1], cui s’e’ aggregata anche Mrs. Panofsky come turista perche’ riuscissi nell’impresa. Devo dire che Mrs. s’e’ prestata di buon grado, a patto che non la riprendessi in modo “riconoscibile”. Lo scatto qua sotto ha in ogni caso il suo imprimatur, quindi lo posso pubblicare senza timori:
“Gli oggetti che sopravvivono a quei momenti felici conservano i ricordi, i colori, l’odore e l’impressione di quegli attimi con maggiore fedeltà di quanto facciano le persone che procurano quella felicità”.
Per la cronaca, e per dare un senso alla nota [1]: ero alla IAC 2012, che ha ricevuto notevoli critiche piu’ o meno da tutti i 2500 partecipanti. Un giudizio, sentito durante una pausa, mi pare possa sintetizzare bene il sentire comune:
“The worst conference since… I cannot remember when…”
Sottoscrivo: l’organizzazione, data in mano a un branco di babbuini ubriachi, sarebbe andata quasi certamente meglio.
Per la cronaca2: abbiamo viaggiato benissimo con Italo, che in due ore e quaranta (e quaranuno euri) ti porta da Firenze S.M. Novella a Napoli Centrale con il WiFi gratis. Che non e’ poco… Note dolentissima: prezzi e qualita’ delle bevande ai distributori automatici Illy, che se il caffe’ era verametne Illy c’e’ da stare preoccupatissimi.
Ieri sera Mrs. Panofsky arriva in camera lanciandomi l’ultimo numero di “D“, il settimanale “femminile” di Repubblica, e mi chiede se so qualcosa della chirurgia plastica vaginale. Le mie conoscenze si fermano al titolo del libro di qualche anno fa della Littizzetto, “Rivergination”, che m’immagino abbia a che fare con l’argomento. Vado quindi curiosissimo a leggere l’articolo-inchiesta che copre tre pagine e mezzo del settimanale.
E’ un pezzo scritto da una giornalista che per caso s’e’ trovata dentro al nuovo e rutilante mondo di questa branca della medicina estetica. I numeri, intanto, sono significativi e in costante crescita sia negli USA (patria di qualsiasi vaccata uno si possa immaginare), sia in UK (patria di qualsiasi imitazione di vaccata USA). L’incremento percentuale da un anno al successivo e’ dell’ordine del 70%, e il mercato “vale” oggi qualche milione di dollari l’anno. Ancora poco, ma con questi tassi di crescita si prevede di arrivare alle centinaia di milioni in meno di dieci anni. Un business, tanto che nell’articolo si racconta del medico USA che pubblicizza la sua attivita’ assai redditizia con la foto della sua nuova, fiammante Porsche.
Ma di che cosa stiamo parlando, di grazia?
Beh, accanto al rivergination abbiamo la labioplastica, il rimodellamento/ringiovanimento vaginale, la parziale esposizione del clitoride, e la risistemazione del perineo. Tutto fatto sulla base di nessuna necessita’ medica, ma solo su richiesta delle pazienti che si sentono “esteticamente non a posto” proprio li’. Soprattutto oggi che la depilazione “alla brasiliana” va per la maggiore. E se non avete idea di cosa sia la depilaziona alla brasiliana, sappiate che si tratta di roba -come dire?- un po’ drastica, rispetto al numero di peli rimanenti sul pube…
Una delle cose divertenti (a parlarne da uomo, sia chiaro) della questione e’ che non esiste alcuna “scuola medica” che insegni la labioplastica (per i leghisti: stiamo parlando di piccole e grandi labbra, non dei canotti che contornano la boccuccia della Minetti) o il rivergination. Il suggerimento dei “guru” della materia e’ impratichirsi con un cadavere (in effetti a trovarlo sarebbe un’ottima scuola guida…), oppure fare i primi interventi su povere sessantenni che dal rifacimento del naso, al pompaggio delle tette, al tiraggio degli zigomi passano allegre ma consce della loro eta’ al ringiovanimento vaginale. Tanto, se l’inesperto chirurgo sbaglia, che cosa puo’ protestare, la sessantenne?
Ora, qualcuno pensera’ che ‘sta roba non arrivera’ mai in Italia, soprattutto ora che c’e’ la crisi e via andare di luoghi comuni. Errore: i centri medico estetici che offrono il pacchetto completo anche dalle nostre parti sono innumerevoli, tutti millantano interventi in day hospital (ma allora non fanno un cazz, nulla, la’ sotto!), tutti ovviamente usano il laser (fa taaaanto figo usare il laser!), tutti sparano cifre di migliaia di Euro per ciascuno dei trattamenti, con sconti a pacchetto se tu, bella signora che stai leggendo le nostre tariffe, decidi per il trattamento completo. E attenzione a cercare siti, perche’ abbondano -giuro!!!- foto prima-dopo il trattamento che nulla hanno da invidiare a un trattato anatomico da Medicina e Chirurgia (niente di pornografico ne’ di vagamente erotico, lo dico per gli uomini).
Aspetto comunque trepidante l’offerta speculare per noi maschietti: ricostruzione prepuziale, trimming testicolare, alesaggio e corsa del pistone e via andare.
Rubo il titolo a Guccini per parlare di Lucio Magri e del suo suicidio assistito.
Da meccanicista convinto non mi riesce di concepire il suicidio come azione plausibile, e forse e’ per questo che nutro profondo rispetto per chi lo ha praticato o ci pensa seriamente. Spesso non ce la faccio a capire i motivi del gesto piu’ estremo che ci sia, altre volte invece e’ relativamente semplice comprenderne il perche’; il caso di Lucio Magri ricade nella seconda fattispecie.
Magri non era “tecnicamente” ammalato di una malattia incurabile: era depresso, molto depresso, si. Ma la depressione si puo’ curare, non e’ un cancro, ne’ la sclerosi laterale amiotrofica.
Magri pero’ aveva anche perduto la moglie da poco. E siccome era legatissimo alla compagna, ha deciso che non valeva la pena continuare a vivere da solo.
Ecco, questa cosa m’ha fatto pensare, da uomo, non tanto a come reagirei io nella sua medesima situazione (che la cosa richiederebbe un paio di mesi di autoanalisi, e forse non basterebbero), ma al fatto che non e’ la prima volta che un uomo decide, alla morte della compagna, di seguirla nel viaggio eterno. E siccome l’opposto accade meno spesso (sto facendo delle affermazioni basate sul numero di annunci mortuari che riportano “vedova” sotto il nome della novantanovenne morta di vecchiaia, nulla di scientifico, per carita’…), anzi secondo me molto meno spesso… allora ci deve essere una spiegazione.
Ne parlavo ieri sera con Mrs. Panofsky, e siamo arrivati alla ovvia conclusione che se e’ vero che i suicidi di mariti rimasti soli sono di piu’ rispetto a quelli delle mogli rimaste sole, allora cio’ significa che l’uomo regge molto meno bene della donna i dolori e gli sconquassi dell’anima.
La donna si riprende, continua a tirare avanti imperterrita spesso per anni dopo la morte del marito (le mie nonne sono sopravvissute ai loro mariti, una per una trentina di anni, cosi’ come la nonna di Mrs. Panofsky morta vedova a 103 anni mentre era in vacanza). L’uomo cade in depressione, e a volte si suicida. Sara’ una questione fisiologica, ci sara’ una componente evolutiva che spiega la cosa (e una potrebbe essere che le guerre le han sempre fatte gli uomini, e nelle guerre si muore parecchio, e le donne rimangono vedove ed han bisogno di altri mariti…), ma il dato di fatto e’ che le donne sopravvivono spesso ai loro compagni, e tirano avanti abbastanza disinvoltamente, parecchie volte addirittura cambiando compagno.
Ecco, tutto questo per dire cosa? Che le donne sono -da questo punto di vista e secondo il mio modestissimo parere- molto, molto piu’ forti degli uomini. E che chi non capisce il motivo del suicidio di Magri e’ un coglione insensibile, anzi diciamo pure una merda d’uomo che non ha mai amato una donna, cosi’ chiariamo meglio il mio punto di vista.
Chiudo con un brano da “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”, la canzone piu’ famosa e piu’ bella del CD. Non parla espressamente di morte, ma e’ una delle piu’ belle dichiarazioni d’amore scritte dal cantautore di Pavana: Cyrano. Come dice il Guccio, “tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali!”
Prima di scrivere il dovuto coccodrillo dedicato al nano pelato (e lo scrivero SOLO dopo che il nano e’ politicamente stiantato sul serio e definitivamente…), mezza pagina sulla crisi, i CDS, la finanza e il raddrizzamento delle banane (quest’ultimo sport nazionale al pari del calcio e del tresette bestemmiato).
Il Tresette bestemmiato: la Napoletana a Bastoni
Siccome non ho studiato economia (sebbene io personalmente ritenga che “studio” ed “economia” siano concetti antitetici, v’e’ gente che c’ha passato una vita a leggere saggi e teorie astruse sul valore, il plusvalore, il minusvalore e via andare. E quindi, per rispetto verso di loro mi dichiaro un completo ignorante in materia), lascio il palcoscenico a tre personaggi completamente differenti l’uno dall’altro, che portano avanti tre tesi assolutamente antitetiche ma interessanti.
Due parole per presentare ciascun portavoce pero’ ci vogliono: iniziamo con…
Uriel, architetto di sistema e tuttologo ad ambio raggio, in trasferta lavorativa a Dusseldorf. Il suo blog e’ molto letto, e i suoi lettori sono in genere adoranti assertori della assoluta verita’ delle tesi del nostro. I commenti -moderati- che Uriel fa passare iniziano in genere cosi’: “Cazzo, non avrei potuto esprimere meglio il concetto!“, oppure “Concordo con te al 110%!“, o anche “+1!“. Scrive bene, Uriel. E scrive anche romanzi di fantascienza, alcuni liberamente scaricabili dal sito di Murasaki eBooks. Ottimo tecnico, mi pare leggermente monomaniaco nel trovare il colpevole a tutto cio’ che e’ successo in Italia negli ultimi vent’anni (no, non e’ Berlusconi: i colpevoli per lui son sempre i comunisti/la sinistra/le cavallette). A livello mondiale piu’ o meno i colpevoli sono gli stessi, solo che cambiano nome (Obama, Lula, i comunisti/la sinistra/le cavallette). La sua visione della crisi e lo spiegone sui CDS e sulla situazione greca e italica la trovate qua, e come sempre mischia considerazioni di ottimo buon senso a puttanate clamorose, ma Uriel e’ cosi’ e va preso per quel che e’. Tanto che nel tempo che io ho scritto questa roba lui se ne e’ uscito con un pezzo sui… CDS! Passiamo al secondo esperto:
Phastidio, un blog collettivo di Chicago boys&girls retto -forse…- da Mario Seminiero. Graffianti interventi quotidiani da parte di Seminiero e alcuni altri giovani economisti liberali (ma non iper-liberisti) su qualsiasi evento che abbia a che fare con l’economia. Potremmo (io e l’omino del mio cervello) definire Phastidio “il twitter di NoiseFromAmerika“, o “il braccio destro del Chicago blog“. Sicuramente piu’ a destra di LaVoce.info, quindi probabilmente nel punto mediano e sicuro per osservare e commentare la decadenza di un intero sistema economico, Seminiero and friends non sono mai teneri con nessuno, nemmen con loro stessi. Il commento alla situazione attuale lo affido all’articolo di oggi, che riguarda la fantastica proposta di tal Giuliano Melani sul come ridurre drasticamente il debito italiano. Leggendo il commento su Phastidio ci rendiamo conto che avere una classe politica come la nostra e’ una palla al piede, e va bene. Ma cazzo! Anche i nostri imprenditori te li raccomando… E andiamo al terzo esperto:
Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Un po’ di sano socialismo reale, incarnato nelle idee per nulla talebane ma molto fuori dal mainstream consumistico di Francuccio Gesualdi. Il link al sito e’ un gentile cadeau del fratello di Mrs. Panofski, di cui evito di svelare l’identita’ per vari motivi (uno -probabilmente sufficiente- e’ per evitare che la polizia mi entri in casa. Visto come hanno trattato lui a Genova una decina di anni fa, c’e’ da aspettarsi di tutto…), cosi’ come devo al cognato (ho controllato con Google: l’ultima volta che ho discusso senza appunti di gradi di parentela ho convinto un mio parente americano che il genero si chiama perlappunto “cognato”) il dodecalogo sul debito che trovate in formato html orrendo sul sito del CNMS, e che invece potete leggere e scaricare da qua in un comodo .pdf. Le voila’:
Non so chi ha ragione (anzi: credo che nessuno abbia ragione in assoluto), ma secondo me c’e’ del buono in ciascuno dei tre.
Posto che -ovviamente- la soluzione definitiva al problema della crisi mondiale e’ l’investimento in una carriolata di .338 Lapua Magnum, associata alla definizione di una qualche migliaia di target legittimi.
E non vi preoccupate: nessuno di voi e’ tra i bersagli.
Non essendo un artista [1], ne’ possedendo generatori automatici di frasi da Bacio Perugina (credo sia TM e Copyright), e volendo comunque fare degli auguri strani a Mrs. Panofski, son davanti a un bivio esistenziale.
L’idea iniziale era mettere qua sotto una versione registrata in studio per il disco del 1973 di “Love, reign o’er me“[2]. Ma sarebbe sembrata troppo da Bacio Perugina (sempre sia lodato il TM e il Copyright), quindi niente: chi la volesse comunque ascoltare la trova ad esempio qua, completa di parole e stupenda copertina dell’LP (tra l’altro, quando i Baci Perugina (TM & (C)) conterranno parole come quelle che si trovano in “Love, reign o’er me” fatemi un fischio, che vuol dire che sta avvicinandosi il giorno del Giudizio).
Allora, come seconda opzione ci sarebbe stato un brano ” a nome“, ma francamente si scadrebbe nell’oscenamente sanremese (non cliccate sul link,se avete mangiato da poco), o nel finto trasandato/impegnato radical chic con velleita’ tardo-Bradburiane. Ah, ho appena scoperto che vascorossi ha cantato una canzone che si chiama “Laura”. Ma si diceva che volevo far gli auguri, non porre le basi per una separazione consensuale, no?
Mi rimane la terza opzione, che vado immediatamente a mettere in pratica. Si tratta dell’abusata e trita poesia di Stefano Benni che potete ascoltare qua sotto, declamata da non so chi. A me e’ sempre piaciuta, perche’ spesso un rapporto di coppia e’ veramente cosi’ [3]; nello specifico ancor di piu’:
[1]: nell’accezione classica del termine, si capisce. E’ che far passare per arte la capacita’ di centrare con un nocciolo di ciliegia sputato un bicchiere posto a 5 metri e’ arduo, pure per me.
[2]: The Who, Quadrophenia, 1973. La seconda rock opera della band dopo “Tommy”, e pietra miliare nella storia della musica moderna.
[3]: cosi’, e come viene descritto -specularmente- nell’altra poesia di Benni “Le piccole cose”, in cui e’ la donna che parla.
Ma -carezza o calcio in culo che sia- non mancate di far loro vedere il grafico qua sopra.
Grafico che certifica come non avessi poi cannato del tutto i miei studi, e soprattutto come il figlio maggiore mio e di Mrs. Panofsky deve avere degli ottimi informatori, perche’ da un paio di settimane ci dice che fara’ Medicina e Chirurgia, all’Universita’…
Sabato sono riuscito a trascinare la consorte e la figlia piccola a sentire i Virginiana Miller a Livorno. In realta’ non e’ stata una fatica: son venute tutte e due volentieri, perche’ si sono appassionate alla musica di Lenzi e compagnia. Greta addirittura canta tutte le canzoni dell’ultimo album… Bene, siam partiti avendo una vaga idea del posto da raggiungere e nessuna indicazione sull’orario, e siamo riusciti ad arrivare sotto al palco esattamente nel momento in cui i cinque livornesi ci son saliti sopra: tempismo perfetto!
Il concerto e’ volato via veloce, con i pezzi dell’ultimo album quasi tutti presenti, molti legati uno all’altro senza soluzione di continuita’. Uniche concessioni al passato “Dispetto” e “La verita’ sul tennis“. La formazione storica ha subito la defezione di Marco Casini, dopo la registrazione dell’ultimo album recensito anche qui, ma il nuovo chitarrista, Matteo Pastorelli, ha iniettato vitalita’ e forza alla loro musica, con un suono ruvido e sporco, da garage band o da Clash prima maniera, che a me piace parecchio. Gli altri componenti la band sono di valore assoluto, con la sezione ritmica che non sbaglia un colpo e scandisce precisamente il tempo dei brani; Pomponi alle tastiere viene spesso sovrastato dalla chitarra di Pastorelli, molto piu’ arrabbiata di quella di Casini, ma dal vivo la cosa va piu’ che bene.
Resta da chiedersi, alla fine di concerti come questi, perche’ i VM non vendano dischi a palate. Certamente la loro non e’ una musica facile: i testi sono ricchi di allitterazioni, di giochi di parole, di divertimenti lessicali che possono spiazzare l’abituale ascoltatore di Tiziano Ferro o dei Pooh. Ma credo che uno dei motivi del non successo del gruppo sia il fatto che Simone Lenzi non “vuole” -giustamente- fare il personaggio. Rispetto a un Bianconi che si traveste da dandy, e che passa tre ore prima dei concerti a spettinarsi nella maniera piu’ scenografica, il Lenzi che arriva sul palco con un cappellaccio vecchio di paglia alla Sampei e’ quasi irritante. Andate a cercarvi sulla pagina Facebook di Repubblica XL il video del concerto, e capirete cosa voglio dire.
In ogni caso, se siete dalle parti di Firenze il 7 agosto e capitate alla Fortezza da Basso verso le 9 di sera, avrete l’occasione di rivedere i Virginiana Miller, in una serata che prevede pure Bobo Rondelli e Nada come special guest. A cinque euro mi pare ci si possa stare. E scusate se e’ poco.
Sono alcuni giorni che ho in mente di descrivere episodi (che si accumulano di continuo) significativi dello stato pietoso in cui versa la scuola pubblica italiana. Andiamo a descrivere molto parzialmente il disastro, per flash.
Oggi Mrs. Panofsky e’ stata ad una riunione di genitori della scuola media di uno dei nostri figli. Il problema che e’ uscito prepotentemente fuori ancora una volta e’ quel fenomeno sempre piu’ diffuso che e’ conosciuto dalle nostre parti come “lo smistamento“. Si tratta di questo: quando un insegnante e’ assente per i piu’ vari motivi per meno di 10 giorni la scuola non può (per legge) nominare un supplente[1]. E allora cosa si fa? Semplice, si smistano i ragazzi: a due o tre si mandano in classi differenti, cosi’ da tenerli “sorvegliati” per il tempo necessario. Ho forse gia’ scritto che nostro figlio -come tutti gli altri- ha dal primo giorno di scuola la classe di smistamento assegnata: la 1 F (lui e’ in seconda, ma che importa?). Esattamente come ad Hogwarts: i Grifondoro, i Corvonero, i Serpeverde… OK, una roba cosi’.
Alla riunione odierna e’ venuto fuori che i genitori di una scuola fuori citta’ si sono organizzati con turni di volontari per “coprire” le assenze degli insegnanti, ed evitare cosi’ lo smistamento. C’e’ sempre un volontario che tappa il buco e controlla l’intera classe. Tralascio le considerazioni legali (se succede qualcosa alla classe quando c’e’ il volontario, non voglio nemmeno immaginare cosa puo’ succedere a lui ed al preside dal punto di vista legale), e rimarco il fatto che questo accade nelle scuole pubbliche. In tutte. Oggi.
E andiamo avanti. Ieri l’altro nostra figlia (in prima elementare) ci porta un foglio da riempire. Si tratta del nuovo regolamento della mensa scolastica valido per tutto il Comune. Le principali novita’ esplicitate dal foglio: pagamento anticipato il mese prima della fruizione del servizio, accesso ai locali della mensa non consentito se non si e’ pagato, rimborso dei giorni di non fruizione solo se le assenze in un mese sono piu’ di dieci consecutive[2], recupero degli eventuali soldi in caso di assenze prolungate solo a fine anno, previa richiesta da portare -con apposito modulo che al momento non esiste- ad un ufficio aperto solo tre ore al giorno. Periodo in cui si puo’ presentare eventuale richiesta di rimborso: due settimane. Le cose non esplicitate: il costo del buono pasto schizza da 3,20 a 4 Euro. Circa il 20% in piu’, cosi’ tanto per gradire.
Infine: qualche giorno prima io sono stato al consiglio di Interclasse della scuola elementare. Tra gli argomenti il bilancio che riguarda i “contributi volontari” che ogni genitore deve pagare all’inizio dell’anno scolastico. Tali contributi sono poi utilizzati per comperare consumabili (carta, matite, pennarelli, penne, gomme, e via andare), che in teoria sarebbero coperti dal Ministero dell’Istruzione. Il problemuccio e’ che per l’anno scolastico 2009-2010 tale contributo ministeriale e’ ammontato, per le scuole dell’intera provincia, a zero Euro. Zero. E quindi anche l’anno prossimo verra’ richiesto il contributo volontario, si rifara’ una qualche manifestazione raccatta-soldi a Natale e a fine anno, e si continuera’ ad andare avanti cosi’, verso il baratro.
Che e’ sempre piu’ vicino.
[1]: Nel caso in cui l’insegnante sia assente per piu’ di 10 giorni il Preside puo’ nominare il sostituto. A patto pero’ che abbia soldi per pagarlo, ovviamente. Soldi che il Ministero eroga alle scuole con minimo 24 mesi di ritardo. E quindi in soldoni anche in questo caso molto spesso si ricade nello smistamento.
[2]: Si, avete capito bene: se uno sta assente 18 giorni a blocchi di nove NON HA DIRITTO AL RIMBORSO. Come non ne ha diritto se rimane assente “solo” nove giorni. Non chiedetemi perche’: potrei bestemmiare troppo forte.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)