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Filosofia da muro #24. Filosofia tedesca

Non e’ Kant, ne’ Hegel.

Sono le scritte che tappezzano i muri dell’Universita’ di Stoccarda, e le strade del centro.

All’Universita’ ho trovato queste, splendide per il loro pertinace attaccamento al comunismo anni ’60 (contaminato dal tifo calcistico degli uligani locali, e da chissa’ cos’altro):

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Quest’altra e’ invece in centro, all’uscita della stazione StadtMitte:

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Colonna sonora acustica, dai Last Internationale. Che quando si parla di falce e martello ci stanno sempre bene:

Barney

Filosofia da muro #11 (Milano)

Ho approfittato di una trasferta meneghina per raccattare alcune foto di scritte murali milanesi.

Queste due sono carine. Ecco la prima, zona Milano Congressi (Via Gattamelata): siamo sul classico filosofeggiante-buonista-radicalchic-politically correct. Insomma, non credo l’abbia scritto un fan di Salvini…

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La seconda e’ meglio. E’ stata scattata nel tardo pomeriggio in via Borsieri (zona Porta Garibaldi, quartiere Isola), sul muro di un bar che si chiama “Nord Est Cafe'” (birra alla spina ottima, tra l’altro). Accanto al bar c’e’ un famoso locale in cui si fa musica dal vivo, il “Blue Note”. Credo basti questo per spiegare la scritta:

IMAGE00209Ringrazio n., membro dell’Organizzazione, per avermi fatto conoscere il locale.

Ramen, e non sperate che metta jazz, qua sotto, perche’ non se ne parla neanche.

Metto anche una bonus track nel caso n. legga. Che si sappia: non conosceva Amanda Palmer…

Barney

Paese che vai…

… colonizzatore destrumane di ogni spazio televisivo che trovi:

IMAGE00149C’e’ da dire che almeno la Marine fa tutto da sola. Noi abbiamo “Felpa” Salvini e “Orgia” Meloni che son peggio di Padre Pio, in quanto a ubiquita’, di una morsa attaccata ai coglioni in quanto a fastidio, e di un mattone forato se si parla di acume.

Per chiuderla bene ci vuole la lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio:

Barney

Postcards from Shanghai

E invece, Shanghai e’ la Los Angeles di Blade Runner, soprattutto di notte e con la bruma che sempre incorona i grattacieli immensi e colorati.

Stavolta molto meno illuminati e colorati, perche’ il sindaco ha deciso di non permettere l’accensione di tutto il campionario di enormi pannelli che ricoprono i lati dei palazzi di Pudong, per evitare l’affollamento che ha portato alla morte di una trentina di persone a capodanno.

Qua sotto la citta’ nuova (il quartiere degli affari di Pudong, perlappunto), vista dalla torre della televisione e dal Bund. In fondo, un classico pranzo cinese in un classico ristorante cinese nella periferia di Shanghai. La prima foto buffa e’ un selfie dei miei piedi sulla terrazza panoramica con pavimento in vetro a 259 metri, sulla TV tower.

“Find the river” dei R.E.M. non c’incastra una mazza, ma mi piace:

Barney

Postcards from Lanzhou

Ecco qua alcuni scatti indegni pure di “Cronaca Vera”. A grandissima richiesta c’e’ pure il cappello francese in trasferta cinese sulla testa di un italiano: ‘na barzelletta, insomma 🙂

Lanzhou, provincia di Gansu, Cina

Lanzhou e’ il posto dove sono ora.

E’ in mezzo alla Cina, a 1500 chilometri da Pechino, tra colline di sabbia e il fiume Giallo (che in realta’ e’ marrone) che la taglia in due, ma non cambia di una virgola una delle caratteristiche meteorologiche della citta’: avere un tasso di umidita’ ridicolo, cosi’ che molte delle aiuole sono finte, e sulle montagne attorno (siamo a 1600 metri di altezza) gli alberi paiono messi li’ apposta da solerti giardinieri. Infatti, e’ esattamente quel che succede: le montagne sono terrazzate a mano, e stentati cespugli perdono continuamente la guerra contro gli elementi. La pioggia e’ rara come il sole a Milano, la neve che c’e’ nei dintori dell’aeroporto e’ artificiale. Il freddo (ora siamo a -14°) e’ comunque sopportabile, perche’ il vento non c’e’.

Il fatto di stare in alto, circondata da montagne che bloccano il vento, fa si che Lanzhou abbia un’altra caratteristica poco simpatica: risulta essere la citta’ piu’ inquinata della Cina (Pechino e’ meglio, e ho detto tutto…), e una delle piu’ inquinate del mondo. Le macchine sono tutte coperte da uno strato di polvere che mi fa pensare che i moltissimi fumatori siano quelli piu’ fortunati, qui: i filtri delle sigarette sicuramente evitano di inalare PM10 e altra bella roba.

La citta’ e’ un continuo cantiere: le gru e i camion riempiono ogni metro libero di spazio per costruire incessantemente palazzoni di quaranta piani. Wikipedia dice che gli abitanti sono 3,6 milioni, ma a me da l’idea che siano molti di piu’.

Trovandosi sulla Via della Seta vanta una storia bimillenaria, ma credo che le cose antiche siano pochissime: una di queste e’ un ponte in ferro, che mi dicono sia stato fatto dai tedeschi un centinaio di anni fa. Il resto invece e’ molto piu’ recente, o ancora da venire. Come la metropolitana.

Una caratteristica comune ad altre citta’ cinesi e’ l’illuminazione notturna (che invariabilmente viene spenta alle 22,30 0 -d’estate- alle 23): sembra di essere in un perenne e fantasmagorico presepe. Infatti davanti all’albergo c’e’ ancora un enorme albero di natale di plexiglas, ovviamente illuminato sino alle 22,30.

Gli occidentali non sono tantissimi, e quelli biondi (sto parlando dei tre capelli che mi restano, chiaramente) e con la barba ancora meno: io in tre volte che sono venuto qua sono stato oggetto di osservazione divertita da parte di molti bambini (vulg.: mi stanno a piglia’ per il culo senza ritegno, o mi si presentano come se avessero visto la donna barbuta del circo Barnum, credo che poi lo raccontino in classe per bullarsi con gli sfortunati compagni che non han goduto dello spettacolo), e stamani un canetto da calcio, al guinzaglio di una signora distinta, alla mia vista e’ quasi impazzito; ha cominciato ad abbaiare e a tirare il guinzaglio manco avesse visto il diavolo in persona. Mah… Forse ha disturbato il fatto che avessi anche il cappello?

Il cibo e’ vario e piacevole (per me, anzi: direi che e’ davvero buono) e include stranezze come le meduse, le classiche zampe di gallina in umido, i noodles freddi (?!!) da mangiare anche a colazione (!!!???), l’agnello fatto in tremila modi differenti, e un the’ aromatico molto particolare. Quello che quai chiamano “vino bianco” e’ in realta’ una grappa di riso che ha almeno 50°, e va bevuta a shottini ad ogni giro di brindisi (in una cena “ufficiale” tutti devono brindare a qualcosa almeno una volta).

La gente e’ simpatica (a me stanno simpatici un po’ tutti, pero’. Quindi il mio giudizio e’ assolutamente irrilevante), e data la posizione centralissima c’e’ un mix di etnie notevole.

Un posto interessante, dove forse l’unica cosa che per me non sarebbe sopportabile a lungo andare e’ la barbara usanza di servire la birra calda.

Domani si torna nel caos di Shanghai, per abituarci al ritorno nel Bel Paese (del cazzo).

Barney

Out of office

Da lunedi’ sono -tanto per cambiare…- in trasferta.

E -tanto per cambiare…- sono a Bruxelles, per un workshop in cui quelli del nostro ambiente -siam sempre i soliti, piu’ o meno- si son trovati per parlare delle stesse cose di cui parliamo sempre, e convincere qualcun altro che tra pochi anni (oggi no, domani forse, dopodomani di sicuro) se non andremo su Marte sara’ perche’ siamo gia’ su qualche luna di Saturno.

E’ stata una settimana intensa (e non e’ ancora finita): dalle otto e mezza del mattino alle sette e mezza di sera (la prima sera anche fino alle nove e mezza) ci siamo sorbiti discussioni, slideshow, coffee break, cocktail di benvenuto… in un continuo salutarsi e riprendere discorsi che magari erano cominciati tre anni fa a Wiesbaden o due anni dopo a Pechino, poi ripresi da qualche collega mio e del mio interlocutore chissa’ dove.

Non dico che sia stato come essere alla catena di montaggio (non lo farei mai, ho troppo rispetto per gli operai), ma e’ stato un discreto tuor de force, questo sicuramente.

Due sono le cose che mi hanno fatto estremamente piacere: vedere un paio di ex colleghi (ma ancora amici) che era un po’ di tempo che non incontravo, e la location del workshop.

Si: e’ vero, siamo stati rinchiusi per ore in un grande edificio. Ma signori… che edificio! Il Museo di Scienze Naturali di Bruxelles, una chicca che non conoscevo e che ogni mattina si e’ popolata di turme di bimbetti felici e contenti di poter scorrazzare tra scheletri di dinosauri, elefanti impagliati e altre meraviglie della Natura. Se capitate a Bruxelles, e’ una delle tappe da mettere in agenda.

Le foto cinafoniniche non rendono appieno l’idea:

Beh, poi c’e’ stato il Bonnefooi che oramai e’ una tappa obbligata, il Fin de siecle, Amadeo e le sue spare ribs, e la new entry Goupil le fol (merci, Leo). Business as usual qua: si lavora tanto, ma la sera ci si rilassa.

Ci vivrei, a Bruxelles.

Barney

Ma questa me l’ero scordata!

No, perché per la prima volta in vita mia a Bangalore ho mangiato una torta Banoffi non fatta da me.

Se non sapete cosa è una torta Banoffi, probabilmente siete sani di mente. Ma se siete curiosi, ecco qua la ricetta.
Per la cronaca: la mia è migliore 🙂

Barney

Gang Bang a lore

Il titolo mi assicurera’ tonnellate di visite, la gGente solo sesso cerca su internet 🙂

Invece, metto solo alcune indegne foto da Bangalore e qualche breve nota.

Prima di tutto, il casino: le strade (un incrocio tra una mulattiera asfaltata e un torrente di montagna) sono stracolme di auto, moto guidate da personaggi con caschi improbabili e -in quantita’ biblica- riscio’ a motore che fanno i taxi a 40 all’ora in un posto dove ogni semaforo e’ una partenza di un GP. Questo comporta che il pilota di qualsiasi mezzo di trasporto a Bangalore inizi a suonare il clacson ancor prima di avere avviato la macchina. La stanza del mio hotel da sulla strada, dal quarto piano, e il concerto e’ continuo. Non ci credete? Ecco un video fatto appositamente oggi per tutti i miscredenti 😛

Poi, ovviamente, le mucche e le capre in giro libere, la quantita’ incredibile di nibbi ed altri rapaci che volano in continuazione sulle case, e l’ancora piu’ impressionante quantita’ di libellule: qua gli sciami son fatti di libellule, non di mosche o zanzare (pure presenti e ben disposte a succhiar sangue dal primo che capita).

Infine, la birreria Arbor Brewing, succursale indiana direttamente da Ann Arbor, e in grado di sfornare otto differenti tipi di birra artigianale non male. Non a livello di Lagunitas, ma mai avrei pensato di poter bere roba simile quaggiu’. Se capitate da queste parti, il luogo vale la visita senza alcuna discussione.

Ah, le foto. Eccole 😛

[vedo che le immagini non sono a risoluzione piena. Devo mettere per forza quella del loft 38. Enjoy, ovvia:

Ingrandite per favore e leggete tutto. E' il regolamento del Loft 38, vicino al nostro albergo. Un night in cui NON PUOI fare NULLA. Non dico baciare le ballerine, ma neanche portare un'arma da fuoco! Eccheccazzo!!

Ingrandite per favore e leggete tutto. E’ il regolamento del Loft 38, vicino al nostro albergo. Un night in cui NON PUOI fare NULLA. Non dico baciare le ballerine, ma neanche portare un’arma da fuoco! Eccheccazzo!!

Barney

Miti del passato

Non ne avevo mai vista una dal vivo. Eccola!

IMAGE00039Musica adeguata alle circostanze:

 

 

Barney