Non sono muri, quelli che mi hanno folgorato stasera in stazione, ma container su un lungo treno merci sul binario accanto al mio.
Container di una serie che il suo autore ha chiamato quasi come questa mia rubrica irregolare, ma che -vista la tavolozza- si trasforma in una mostra viaggiante.
Ecco a voi due “filosofi su container”:
La cosa splendida di questa cosa qua -che per me è arte a tutti gli effetti- è che la scelta del medium su cui il graffittaro ha deciso di esprimersi rende ciascuna opera una specie di museo itinerante. I container girano su rotaia, arrivano a un porto, vengono imbarcati e girano tutto il mondo. Ho scoperto che ‘sto Jindu (che è partito come street artist del CollettivoFX di Reggio Emilia) è famoso, e se cercate in rete ci sono decine e decine di container fotografati qua e la.
Tutti con il loro filosofo sopra, numerati come le figurine dei calciatori.
Da oggi farò molta più attenzione ai treni merci.
Barney
Bella idea di street art vagante.
Hai messo i Minutemen di D. Boon e Mike Watt….
http://www.sullamaca.it/musica/intervista-mike-watt-le-tre-opere-testi/
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Mi ci stavano bene, i Minutemen. Gruppo che ha molto innovato suonando purtroppo pochino.
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Ma è lo stesso di quello che ho fotografato io a Reggio? Non mi sembrava ci fosse la firma
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Ho scoperto che a Reggio Emilia c’è un covo di writers notevole. Se non sbaglio quello che hai fotografato te è nella pagina di CollettivoFX, e dovrebbe essere un’opera a più mani, oppure l’ha fatta lui quando era uno dei membri. La mano sembra sua, in effetti…
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Vedi, non lo sapevo. Lo cerco
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