Domenica prossima ci sono le elezioni politiche.
Non credo assisteremo a plebisciti clamorosi per uno dei tre raggruppamenti maggiori, ne’ che i partiti minori che non hanno accettato apparentamenti riusciranno a fare qualcosa di più che dignitoso (m’aspetto un qualcosa più del 3,5% da Liberi e Uguali, il resto finirà come lacrime nella pioggia).
Non so davvero chi voterò. So che è impossibile per me votare Lega, Fratelli d’Italia, il Partito della Famiglia, CasaPound e i forzanovisti travestiti da Italiani.
E sono ragionevolmente sicuro che chiunque vincerà, messe da parte le mirabolanti ed impossibili promesse elettorali, si troverò dinnanzi a un compito improbo e del tutto inadatto a -perlappunto- chiunque vincerà.
In questo clima di balle sparate a due a due finché non diventan dispari ci viene in soccorso Gipi con i suoi splendidi corti, che in pochi minuti disegnano per immagini il ritratto dell’Italia vera.
Questo, mandato in onda venerdì scorso, risponde alla domanda del titolo: per governare, in Italia, si fa così:
Barney
Visti anch’io: Gipi legge bene il Paese.
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Come si fa?
Molto semplice. Se si ha tempo da buttarie si va al seggio e si riempe la scheda di cazzetti stilizzati ed insulti ai soliti scrutatoricielliniparaculatisempreglistessiamicidegliamicineilgirodellaparrocchiaedelcomune oppure meglio, ci si alza a pisciare e si torna a letto. Tanto in questa itaglietta da operetta pucciniana e mulino bianco non cambia una virgola.
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Una visione molto chiara. Votiamo Gipi?
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