Filosofia da muro #38 (hat trick: Pendolante)

Oramai questi post si reggono sulle segnalazioni di Pendolante e di altri benevoli delatori sparsi qua e la’ per il mondo.

Stasera ringrazio di nuovo Katia, cui va un plauso per lo scatto, e ancor prima per avere avuto l’idea dello scatto, e presento l’opera: splendida nello stridente contrasto tra la scritta (impreziosita pure da un murales un po’ naif-manga, ma assolutamente niente male nel suo complesso) che promette amore eterno, e la precaria situazione strutturale del muro che la sostiene.

Ecco qua:

Life is a song

Ora dovrei rovinare tutto con una qualsiasi canzone tirata fuori dall’ultimo Festival di Sanremo, o da una puntata a caso di Amici o X-Factor. Ma non me la sento, quindi vi propongo Mr. Smith e i suoi Cure per l’ennesima volta. Questa, ovviamente, non puo’ che essere “Lovesong”:

 

Barney

 

10 pensieri su “Filosofia da muro #38 (hat trick: Pendolante)

  1. blogdibarbara

    Ma io non ci vedo mica contrasto: un amore durato dalla salita a bordo all’affondamento del Titanic è stato un amore eterno nel senso più letterale del termine. Poi nota la cauta progressione: in questo momento… ancora per molto (“penso”!)… per sempre. C’è proprio tutta la saggezza dell’universo, lì dentro.

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    1. Barney Panofsky Autore articolo

      E’ il muro che mi preoccupa, piu’ che la giovine coppia. Perche’ -citando i cani- “anche se non fosse amore non per questo è da buttare, com’è logico che sia”. Per il muro mi pare ci siano meno speranze, ecco.

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      1. blogdibarbara

        E tu stai attento a non mettertici sotto, e che diamine. Che poi non so, c’è stato uno, per dire, innamorato degli ebrei e di Israele, che un po’ di mesi fa ha scoperto che Beppe Grillo è antisemita e gli è crollato il mondo addosso, e tu stai a fare tante storie perché potrebbe crollarti addosso un muro, sei di un egocentrismo, guarda, che non so come faccio a frequentarti ancora.

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      2. blogdibarbara

        Dunque, la storia è questa. Questo tizio, oltre a commentare nel mio blog, che amava soprattutto per la mia posizione nei confronti di ebraismo e Israele, un giorno sì e uno no mi scriveva privatamente per dirmi cose tipo sei fantastica, sei un mito, sei il mio mito, la prima volta che vieni a Padova preparati che ti devo abbracciare per almeno un quarto d’ora di fila. Eccetera. Poi un giorno qualcuno nel mio blog scrive qualcosa di critico nei confronti di Grillo e grillini, io rispondo rincarando la dose e allora il tizio scrive: vorrei una presa di posizione chiara da parte della gestione di questo blog nei confronti di Beppe Grillo per sapere se lo devo frequentare ancora o no, perché non sono disposto a leggere critiche all’uomo che ha salvato il parlamento italiano dal cadere in mano ai nazisti tipo alba dorata (tranquillo: non mi sono mai sognata di pensare che i filoisraeliani debbano necessariamente essere intelligenti). Io chiarisco la mia posizione nei confronti di Grillo e lui cancella l’iscrizione al mio blog e scompare nel nulla. Passa un bel po’ di tempo e un giorno mi scrive disperato, stravolto, sconvolto: ha scoperto che Grillo è antisemita. Ha pianto per tre giorni di fila. E’ distrutto. Il suo mondo è crollato. Per un momento aveva addirittura meditato il suicidio. Poi passa dell’altro tempo, un giorno si trova a parlare con un grillino e trova che quello non è antisemita, riconosce anche, almeno in parte, le ragioni di Israele, insomma, forse non sono tutti persi e allora comincia a mobilitarsi con grande entusiasmo, mi chiede contatti a Padova per organizzare serate, per informare, per recuperare almeno quelli a metà strada… Fino al triste giorno in cui ha scoperto che io non solo mangio carne e non mi ritengo un’assassina, ma sono addirittura convinta che mangiare carne sia un diritto degli umani. E quella è stata la fine: dopo avermi coperta di insulti e contumelie e tonnellate di disprezzo, è scomparso per sempre.

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