“From a Buick 8” (in italiano semplicemente “Buick 8“) e’ un romanzo di King del 2002.
Parla di un’auto non certo normale, un po’ come la piu’ famosa -e forse piu’ inquietante…- Christine.
La storia e’ scritta nel peculiare modo kinghiano di raccontare le cose: si parte dal presente e si procede a suon di flashback che vengono in questo caso inseriti come racconti “in linea” rispetto allo svolgersi degli eventi (che per buona parte del libro sono rappresentati da una lunga chiacchierata tra varie persone). I flashback sono in pratica un continuo “infodump” che pero’ e’ funzionale al dipanarsi del racconto, che illustra al giovane Ned Wilcox il motivo per cui nel capannone B del posto di polizia di uno sperduto paesino della Pennsylvania e’ rinchiusa da decenni una Buick Roadmaster nera. Come questa qua sotto:
Ned Wilcox e’ il diciottenne figlio dell’agente Curtis Wilcox, morto qualche anno prima per colpa di un ubriaco che l’ha inchiodato ad un camion in una stanca serata di normale pattuglia.
E come il padre, appena scopre l’auto ne subisce il fascino magnetico, l’attrazione anche fisica verso una cosa di cui scopriremo ben presto le peculiarieta’ e la pericolosita’.
E’ interessante leggere la postfazione di King, dove l’autore racconta la genesi dell’idea. La scena iniziale, in cui la macchina fa la sua comparsa sulla scena contestualmente alla scomparsa del suo misteriosissimo pilota, e’ stata suggerita a King da un episodio che gli e’ capitato, mi pare proprio in Pennsylvania. La morte di Curt Wilcox per investimento ha un inquietante parallelo con il pauroso incidente di cui resto’ vittima Stephen King stesso pochi mesi dopo avere iniziato la scrittura di “Buick 8”.
I due temi fondamentali del romanzo sono l’inevitabilita’ di certi avvenimenti e la sostanziale inutilita’ di cercare di capire il perche’ sono accaduti.
Molti ritengono “Buick 8” una brutta copia di “Christine”, ma a parte la macchina i punti di contatto sono veramente pochi. A me comunque, “Buick 8” e’ piaciuto.
Il titolo originale del romanzo e’ un omaggio ad un gran pezzo blues di Bob Dylan, “From a Buick 6”, qua magistralmente interpretato dal bluesman albino Johnny Winter (recentemente scomparso):
Barney
Anch’io qualche mese fa dedicai un post a Buick 8: http://wwayne.wordpress.com/2014/04/18/misteri-e-segreti/. Tra l’altro tu fosti uno dei primissimi a commentarlo. Lietissimo che tu condivida il mio giudizio positivo sul libro! : )
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Ricordo, ricordo 🙂
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(commento da donna, ma che nessuno si azzardi a confermare che è un commento da donna)
La macchina però, con quel culo basso da casalinga in menopausa, è orrenda. Io amo quelle col culetto da puttana, tipo la vecchia Giulietta. E che siano scattanti: immaginare scattante quel pachiderma è come immaginare di veder scattare la tabaccaia di Amarcord.
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In effetti, quel catafalco mi fa pensare ad un solido blocco di granito. Non credo che sia particolarmente scattante, ma mi informo: m’hai fatto venire la curiosita’…
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