Se ne avete voglia, e’ molto interessante confrontare “Jubilee street”, dall’ultimo disco di Nick Cave and the Bad Seeds, quando viene suonato in studio e quando viene invece proposta dal vivo.
E’ un pezzo che live riesce benissimo, soprattutto perche’ (lo sentirete, ve l’assicuro) la band riesce a farsi sentire tutta.
C’e’ un punto in cui la chitarra elettrica del tizio che sembra uno ZZ Top (si chiama Warren Ellis) si trasforma in un ringhio, poi lascia il posto al violino elettrificato che a me fa rizzare i peli sulle braccia. Ecco, in tutto quel magnifico casino voi riuscirete a sentire anche -distintamente peraltro- la chitarra acustica, oltre alla linea ritmica di basso, alla potente batteria e alle tastiere. Quando Cave suona il piano, voi sentite il piano. Voglio dire che questi qua suonano e si divertono alla grande sul palco, e trasformano il brano in studio in qualcosa che rasenta un sabba (Cave ci mette molto del suo, ovviamente): se lo senti non puoi non ballare, devi fornire la tua quantita’ di sudore alla piazza, che lo reclama a gran voce.
Ma bando alle ciance, ecco qua il pezzo live:
Il crescendo finale con il tempo che accelera ad ogni battuta, diciamo dal minuto 4,30 in poi, e’ assolutamente splendido, lo sentite e lo vedete da soli. E spero vi dimeniate, almeno 🙂
In studio il pezzo e’ ottimo, molto pulito ma molto, molto meno trascinante. Piu’ da brandy invecchiato in botti di quercia che da birra:
C’e’ un tempo per il brandy e un tempo per la birra: mi pare che la morale della favola sia piu’ o meno questa.
Oltre al fatto che ascoltare buona musica fa sempre bene…
Barney